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    Giuseppe Raimo (Resina oggi Ercolano, 21.4.1903 – 10.6.1976)

    di Carlo Di Nitto

    (Resina oggi Ercolano, 21.4.1903 – 10.6.1976)

    Un protagonista della storia cantieristica gaetana

    Giuseppe RAIMO nacque a Resina (oggi Ercolano) i1 21 aprile 1903.
    Negli anni della prima giovinezza, si arruolò nella Guardia di Finanza. Congedatosi, avendo già acquisito esperienze lavorative nel settore della cantieristica navale nei cantieri di Torre del Greco, venne assunto nei cantieri di Castellammare di Stabia dove ebbe modo di approfondire la sua esperienza lavorativa. Fece parte delle maestranze che costruirono, tra l’altro, anche la Nave Scuola “Amerigo Vespucci”, varata nel 1931, e conseguendo il brevetto di  “carpentiere navale in legno sviluppatore”.

    Questa figura professionale deve saper leggere ed interpretare il disegno progettuale di uno scafo, predisponendo i materiali più adatti al lavoro da eseguire. Nel caso di costruzione di un intero natante, dopo aver “sviluppato” in scala reale le sagome delle varie componenti che costituiscono uno scafo, il carpentiere deve tracciarle sul materiale da tagliare per poterle successivamente assemblare coordinando altri operatori del cantiere. E’ un lavoro che richiede estrema precisione, nel quale Giuseppe Raimo si mostrò particolarmente abile.

    Negli anni della guerra Giuseppe condivise le vicissitudini dei Cantieri di Castellammare di Stabia che al termine delle ostilità erano ormai quasi completamente distrutti. Passò quindi, nel periodo 1945 / 1946 a lavorare nei Cantieri Navali di Posillipo.

    In quegli anni a Gaeta, su iniziativa del conte Orlando – Castellano, nacque l’omonimo cantiere. Contemporaneamente, a livello internazionale, era nato il movimento clandestino “Alyah Beth”, sorto per consentire il rientro in Palestina di migliaia di ebrei sopravvissuti alla Shoah. Una delle principali esponenti del movimento, Ada Sereni, ha scritto: «… mi proposero Gaeta come nuova base… Tutta la bella contrada attorno aveva sofferto orribili distruzioni al tempo della guerra e la cittadina … era ridotta ad un villaggio semidistrutto, triste e misero. Il proprietario di un piccolo cantiere… fu felice di lavorare per noi. Per la popolazione locale, affamata e disoccupata, il nostro lavoro fu una benedizione. …»

    Questo cantiere era il Cantiere Orlando – Castellano che, assunti numerosi dipendenti tra operai, maestri d’ascia e calafati, cominciò intensamente a sistemare diversi natanti acquistati in vari porti italiani. I battelli erano poi condotti a Gaeta dove venivano riparati gli scafi, revisionati i motori ma soprattutto ricavati nelle stive gli opportuni adattamenti che permettessero il trasporto degli sventurati profughi, durante la navigazione da Gaeta in Palestina.
    Si rese pertanto necessario disporre di personale particolarmente esperto ed abile nella cantieristica. Quindi la direzione del Cantiere gaetano inviò un proprio incaricato, un certo sig. Vassallo, a chiedere ai Cantieri di Posillipo di indicare l’artigiano più adatto allo scopo. L’ingegnere dirigente indicò Giuseppe Raimo e lo convinse a trasferirsi a Gaeta, dove incominciò la sua abile opera consistente anche nella formazione professionale di altri artigiani navali. Si ricorda che in circa 2 anni, fino al 1948, furono approntate per la Palestina una dozzina di navi da 200 a 300 tonnellate di stazza.
    Terminata l’emigrazione verso la Palestina, nei primi anni ’50, il cantiere Orlando ottenne la commissione per la realizzazione di alcune motobarche guardacoste armate in legno per conto della Guardia di Finanza, le prime realizzate in Italia dalla guerra. Il progetto, che prevedeva l’utilizzo di ben tre diversi tipi di legname, fu elaborato dai progettisti del Cantiere, ma toccò a Giuseppe Raimo di sviluppare e tradurre in fase esecutiva il piano di lavoro sviluppandone e tracciandone i relativi grafici. I familiari ricordano ancora le notti insonni da lui trascorse a realizzare disegni e ad elaborare calcoli, correggendone anche qualcuno progettuale.

    Negli anni successivi, i Cantieri Orlando iniziarono a condurre un’altra sede in località Piazza Mazzoccolo, affidata al fiduciario mastro Luigi Tramontano, dove venivano effettuati rimessaggi e costruzioni di imbarcazioni prevalentemente ad uso locale. In questa sede, l’opera e l’esperienza di Giuseppe Raimo si resero necessarie. Qui, su commissione del noto attore Raf Vallone, disegnò e realizzò due motoscafi da diporto in mogano che si rivelarono ottime imbarcazioni.
    Verso la fine degli anni ’50, soprattutto a causa della riduzione delle commesse, i Cantieri Orlando chiusero la loro attività a Gaeta. Inoltre, anche a seguito della costruzione del Lungomare Caboto, tutte le attività cantieristiche locali si dovettero spostare in località Peschiera e il Cantiere già ubicato in Piazza Mazzoccolo venne rilevato dal padre del cantante Nico Fidenco ed assunse la denominazione di CaNaGa (Cantieri Navali Gaeta). In questa sede Giuseppe Raimo, intorno al 1963/64, disegno e realizzò, per conto dell’armatore gaetano Bisbiglia, il Motopeschereccio “Orizzonte” che all’epoca rappresentò il più moderno e grande battello da pesca costruito a Gaeta.
    Gli ultimi anni lavorativi di Giuseppe Raimo, lo videro sempre impegnato nell’attività cantieristica, intento a fornire la sua notevole esperienza alle nuove generazioni di operatori navali.
    Giuseppe Raimo è scomparso il 10 giugno 1976 lasciando di sé l’ottimo ricordo di una persona buona, riservata e schiva, sempre disponibile e prodiga di consigli sulla difficile arte del carpentiere navale che, con profonda maestria, aveva praticato negli anni della sua vita.
    Difficile dimenticarlo.

    Fotografie (p.g.c. della Famiglia):
    1 – Giuseppe RAIMO;
    2 – La motobarca armata realizzata per conto della Guardia di Finanza;
    3 – Il conte Orlando offre pacchi dono alle sue maestranze (1953 circa);
    4 – Il conte Orlando tra i suoi dipendenti (1953 circa);
    5 – Uno dei due  motoscafi realizzati per l’attore Raf Vallone;
    6 – Il varo del M/p Orizzonte;
    7 – Il M/p Orizzonte subito dopo il varo.

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    21.4.1940, varo della regia nave Fabio Filzi

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    La regia motonave da carico Fabio Filzi fu impostata il 30.07.1939, varata il 21.04.1940 e consegnata il 14.08.1940. Dislocava 6836 tsl. Operò per la Regia Marina come segue:
    – 02.10.1941, prima traversata Napoli Tripoli.
    – 22.11.1941, seconda traversata Trapani Tripoli con rientro a Napoli il 02.12.1941.
    – 12.12.1941, salpa da Messina in convoglio con la motonave Carlo del Greco per Taranto e Tripoli.
    – 13.12. 1941 viene silurata ed affondata a 15 miglia da Capo San Vito (TA) dal sommergibile britannico Upright.

    Caratteristiche tecniche
    Committente: Lloyd Triestino – Trieste
    Tipo: motonave da carico
    Lunghezza: 138,68 m.
    Altezza: 12.10 m.
    Larghezza: 18,92 m.
    Motore diesel potenza 7.500 CV
    Velocità: 15,8 nodi.

    (Pola, 1.2.1921 – San Daniele del Friuli, 1.5.2002)

    … riceviamo e con immenso orgoglio e commozione pubblichiamo.


    Buonasera signor Ezio,
    sono Silvana Zocchi e sto cercando notizie/foto sulle Scuole CREM a Pola negli anni 1938/1941. Mio papà aveva fatto il corso per cannonieri e poi il 1° aprile 1941 era stato arruolato nella Regia Marina.
    Grazie se vorrà e potrà darmi informazioni.
    Cordialità Silvana.

    Buonasera signora Silvana,
    se mi manda una foto del suo Papà provo a farne un articolo.
    Specificando che Le sono gradite foto e notizie.
    Poi provo a condividerlo sui gruppi social e se qualcuno inserisce foto gliele invio volentieri.
    Cordialità Ezio.

    Papà era nato a Pola il 01.02.1921 a Pola ed è deceduto l’1.5. 2002 a San Daniele del Friuli.
    Nel 1947 era stato esodato da Pola a Monfalcone dove ha vissuto fino al 1998.
    Papà  si chiamava Romualdo Zocchi.
    Era stato imbarcato sulla regia nave Fabio Filzi, affondata la notte del 12 dicembre 1941 al largo di Taranto. Questo è quello che so, anche perché papà parlava poco e niente di questo, forse  perché la sua nave  si erano salvati in pochi e credo che quel trauma lo abbia tormentato per tutta la vita  e, come spesso capita,  le persone che hanno amato tanto, preferiscono non parlarne.
    Era venuto ad abitare da me dal 1998. Fino ad allora dal 1947 aveva abitato a Monfalcone.
    Grazie per il suo interessamento! Mi commuovo! Io adoravo il mio papà, era una persona speciale, come lo sono le persone che hanno sofferto molto… e ho sempre sofferto sul fatto che non mi abbia raccontato nulla. Poi ho capito che molti come lui, che hanno passato tanti momenti difficili a causa della guerra, hanno preferito non angosciare i propri figli. Mi dispiace solo che se me ne avesse parlato avrei potuto capirlo di più. O forse  no, perché non era il momento.
    Grazie ancora anche per la sua sensibilità!
    Farò le ricerche come mi ha suggerito lei, e le farò sapere.
    Grazie mille!
    Cordiali saluti Silvana.

    P.s. IL MIO PAPA è A DX IN ALTO VICINO ALL’ELICA.
    Mi scuso ma non sono molto sveglia con il computer

    Dello stesso argomento sul blog
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2019/02/le-scuole-c-r-e-m-di-pola/

    Si consiglia la lettura del seguente link:
    http://conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.com/2016/01/fabio-filzi.html

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    Enzo Grossi (San Epigma, 20.4.1908 – Corato, 11.8.1960)

    a cura Antonio Cimmino

    Enzo-Grossi-sul-sommergibile-Barbarigo-www.lavocedelmarinaio.com-Copia

    Nella giornata tanta cara ai marinai, dedichiamo a coloro che non ci sono più o che sono salpati per l’ultima missione, questa bellissima immagine del Comandante Enzo Grossi imbarcato sul regio sommergibile Barbarigo, comandato dal Capitano di Corvetta Umberto de Tullio, che trasformato in natante da trasporto per l’Estremo Oriente fu affondato nel mese di giugno 1943 in Atlantico con i 59 uomini dell’equipaggio.

    regio sommergibile barbarigo - www.lavocedelmarinaio.comL'avventurosa crociera atlantica del sommergibile Barbarigo (Giuseppe Vinian) - www.lavocedelmarinaio.comIl comandante Grossi in tenuta di navigazione sul barbarigo - www.lavocedelmarinaio.comEnzo Grossi manifesto elettorale - www.lavocedelmarinaio.com

    Regio sommergibile barbarigo
    di Carlo Di Nitto

    Il regio sommergibile Barbarigo (2°), classe “Marcello”, dislocava 1060/1313 tonnellate (emersione/immersione). Fu impostato il 6 febbraio 1937 nei Cantieri “C.R.D.A.” di Monfalcone e varato il 12 giugno 1938. Fu consegnato ed entrò in servizio nella Regia Marina il 19 settembre dello stesso anno con la sigla BO.
    Inizialmente, destinato al 2° Gruppo Sommergibili con base a Napoli, svolse attività addestrativa fino allo scoppio delle ostilità. Tra giugno e la fine di luglio 1940 svolse, senza risultati, due missioni nel Mediterraneo, quando se ne decise l’invio in Atlantico. Il 14 agosto passò, in immersione lo Stretto di Gibilterra. L’attraversamento venne effettuato con notevole difficoltà a causa delle forti correnti sottomarine che caratterizzano quel tratto di mare. Raggiunto l’Atlantico iniziò immediatamente la sua attività bellica attaccando, nella zona di Madera, alcuni mercantili nemici. Diresse quindi per il porto francese di Bordeaux, sede della base italiana di Betasom.
    La sua attività bellica in Atlantico riportò notevoli risultati con l’affondamento di ben sette mercantili per 33.827 tsl., il danneggiamento di altri tre piroscafi per circa altre 14.000 tsl. e di un cacciatorpediniere nemico di 1500 tonnellate.

    Tuttavia la notorietà del “Barbarigo” è legata al nome del Comandante Enzo Grossi (1), che ne assunse il comando nell’agosto 1941, e alla controversa vicenda del presunto affondamento di due corazzate statunitensi, evento creato e malamente gestito dalla propaganda di regime. Infatti, nel maggio e nell’ottobre 1942, il “Barbarigo” attaccò di notte rispettivamente al largo di Capo San Rocco in Brasile e nelle acque di Freetown, l’incrociatore americano “Milwaukee” scortato da un cacciatorpediniere e la corvetta britannica “Petunia”. Gli attacchi, benché condotti con audacia e  decisione, non furono coronati da successo ma furono sfruttati dai comandi supremi italiani, bisognosi di dare notizie di grandi vittorie. Nel dopoguerra, il comandante Grossi divenne la “vittima sacrificale” di questa incresciosa e dolorosa vicenda e venne privato delle decorazioni ricevute e della promozione al grado superiore.
    Nella primavera del 1943 il “Barbarigo”  venne trasformato in unità da trasporto ed il 16 giugno, al comando del T.V. Umberto De Julio, partì da Bordeaux per Singapore con un carico di materiali strategici. Dopo la partenza, non diede più sue notizie. Si ritiene che sia affondato tra il 16 ed in 24 giugno in un punto sconosciuto dell’Atlantico per cause ignote, ma verosimilmente per attacco aereo. Nell’affondamento scomparve l’intero equipaggio, composto da 59 uomini tra ufficiali,  sottufficiali e marinai.

    Nella foto, il battello è stato ripreso nel giorno del varo.
    Il suo motto fu: “Par animo gloria” (Pari all’animo la gloria).
    ONORE AI CADUTI

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    20.4.2015, in ricordo di Celestino Quero

    di Pietro Serarcangeli (*)

    Il 20 aprile 2015, dopo lunga e penosa malattia, l’Amico e Socio A.F.E.A., Celestino Quero lasciava la sua famiglia nello sconforto e nel dolore.

    Celestino, colpito da una patologia polmonare molto grave, dovuta al suo mestiere di “saldatore specializzato navale” che lo aveva portato a contatto con l’amianto, era sempre presente alle manifestazioni dell’AFEA, come la manifestazione di Roma del 2014.

    Lo ricordiamo come Persona cordiale, disponibile, educatissima e altruista.

    Non sarai mai dimenticato caro Celestino.
    Che il Signore ti tenga tra le Sue braccia misericordiose per l’eternità…

    Si consiglia la lettura del seguente link
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/08/pratica-amianto-le-daremo-tutta-lassistenza-possibile/


    (*) per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

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    Rolando Bulletti (Prato, 20.4.1921 – Mare, 16.4.1943)

    di Antonio Cimmino

    (Prato, 20.4.1921 – Mare, 16.4.1943)

    Il regio torpediniere Cigno, di scorta ad un convoglio da Trapani a Biserta, fu attaccata da due cacciatorpediniere inglesi Paladine Pakenham.
    Colpita da siluri si spezzò in due tronconi e rapidamente affondò.
    Morirono 103 uomini dell’equipaggio.
    Qualche giorno dopo nelle acque antistanti Pantelleria fu raccolto il corpo di un marinaio con un giubbotto di salvataggio che riportava il nome del sergente Athos D’Orazi.
    Il marinaio Rolando Bulletti nato a Prato il 20.4.1921 fu dato per disperso in mare. Queste notizie furono fornite alle rispettive famiglie.
    Qualche anno dopo il sergente D’Orazi fece sapere che si era salvato e che aveva dato il suo giubbotto al marinaio Bulletti non più disperso in mare, quindi, ma morto nell’affondamento della sua unità navale, il regio cacciatorpedieniere Cigno.
    Aveva 22 anni e adesso riposa in pace fra i flutti dell’Altissimo.

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    Nicolò Grosso (Vado Ligure, 20.04.1919 – 25.09.2000)

    di Giuseppe Grosso

    (Vado Ligure, 20.04.1919 – 25.09.2000)

    La morte di mio padre ha lasciato in me un vuoto tremendo ed un grande rimpianto per tutte le domande che non gli ho mai fatto, soprattutto sul periodo della guerra.  Il nome della nave su cui era imbarcato, la regia torpediniera Calliope, mi ha però accompagnato per tutta la vita. L’avvento di internet nelle nostre vite mi ha dato modo di ricercare tutto quello che potevo su questa nave e sul suo equipaggio. Ho avuto la fortuna di trovare ancora qualche superstite o loro figli, purtroppo mio padre se ne era già andato e non ho potuto condividere nulla con lui. Chissà quale gioia avrebbe provato nel  rivedere immagini e nel leggere racconti.

    Nicolò, Culin, come lo avranno chiamato in tanti, ha partecipato alla “battaglia dei convogli”, raccontava di fumare montagne di sigarette durante le navigazioni, sempre con il timore di non fare ritorno. Avrà sicuramente avuto momenti di paura, ed è normale, ma sono certo abbia sempre fatto il proprio dovere e la frase sulla motivazione delle croci di guerra non è solo retorica.

    Io e mio fratello abbiamo seguito la tradizione di famiglia, (anche mio nonno paterno era marinaio), siamo stati entrambi guardiamarina di complemento. Ricordo con quanto orgoglio, durante una licenza, mio padre diceva ai compagni di lavoro: è stato a Livorno, è un guardiamarina.

    Ora Nicolò naviga lassù, lo avrà accolto tutto l’equipaggio del Calliope, lì si naviga in acque tranquille e senza pericoli.
    Tuo figlio Pino.

    Regia nave Calliope
    a cura Carlo Di Nitto

    La regia torpediniera “Calliope” (3^), classe “Spica”, serie “Alcione”, dislocava 1050 tonnellate.
    Fu varata il 16 aprile 1938 presso i Cantieri Ansaldo di Genova Sestri ed entrò in servizio nella Regia Marina il 28 ottobre dello stesso anno.
    Durante il 2° conflitto mondiale svolse intensa attività di ricerca, caccia antisommergibile e scorta ad unità maggiori.
    Il 16 giugno 1940, in sezione con la torpediniera gemella Polluce, contribuì all’affondamento del sommergibile britannico “Grampus”.
    Complessivamente, fino al settembre 1943, effettuò 117 missioni di scorta a navi mercantili isolate o convogliate e 21 missioni di guerra di vario genere, percorrendo in totale oltre 77.500 miglia.
    Nel corso di tali missioni la regia nave Calliope fu spesso in contatto anche con forze aeree avversarie e la sua reazione contraerea abbatté in diverse azioni, sei degli apparecchi attaccanti recuperando gli equipaggi di cinque di essi.
    Purtroppo il 21 luglio 1943, durante una di queste azioni, mitragliata, dovette lamentare 7 Marinai morti e 28 feriti.

    All’armistizio dell’8 settembre 1943 raggiunse Malta in ottemperanza agli ordini; ma già l’ 8 ottobre veniva nuovamente impiegata.
    Al temine delle ostilità, dopo brevi periodi di inattività, fu sottoposta a lavori di rimodernamento che le consentirono di continuare servizio di squadra nell’ambito NATO fino al 1° agosto 1958, data della sua radiazione.
    Onore ai suoi Caduti.
    Per saperne di più visitare la mia pagina:
    https://digilander.libero.it/carandin/calliope.htm

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    20.4.1922, varo della regia nave Antonio Pacinotti

    di Carlo Di Nitto

    La regia nave appoggio sommergibili “Antonio Pacinotti” venne impostata il 1° giugno 1920  presso i Cantieri di Castellammare di Stabia. Era stata commissionata dalle Ferrovie dello Stato come piroscafo postale, con il nome di “Città di Sassari” in sostituzione, con la gemella “Caprera”, di due piroscafi requisiti dalla Regia Marina e utilizzati come incrociatori ausiliari durante la Grande Guerra.
    Subito dopo il varo, avvenuto il 20 aprile 1922 per la “Città di Sassari”, si decise di incorporare le due navi nella Regia Marina  per la trasformazione in navi appoggio sommergibili
    Si cambiarono anche i nomi, il “Caprera” diventò la nave “Alessandro Volta” ed il piroscafo “Città di Sassari” la nave “Antonio Pacinotti”. Dislocava 3113 tonnellate.

    Nave Pacinotti fu consegnata alla Regia Marina il 26 luglio 1925 ed entrò subito in servizio.
    Nel 1927, al comando del C.F. Guido Almagià, divenne la nave ammiraglia della neo costituita Divisione Sommergibili, stando di base a normalmente a Napoli.
    Negli anni che seguirono svolse normale attività di squadra.
    Nel 1940, fu sottoposta ad importanti lavori di  trasformazione; il fumaiolo prodiero venne eliminato, e ne fu lasciato soltanto uno.
    Alla data della proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943, si trovava di base alla Maddalena e riuscì, unitamente ad altre unità, a sfuggire alla cattura da parte delle truppe tedesche.
    Al termine del conflitto, fu tra le navi rimaste alla Marina Militare e, dal 1949 al 1952, fu impiegata come Nave Appoggio e Officina per tutte le Unità Militari.
    Il 7 dicembre 1952, dopo 30 anni di onorevole servizio, fu radiata.