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    19.4.1943, affonda la regia nave Alpino

    a cura Sandro Salvadori e Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Domenico Arpino (Vico Equense, 23.3.1921 – Mare, 19.4.1943)
    di Antonio Cimmino


    (Vico Equense, 23.3.1921 – Mare, 19.4.1943)

    Il marinaio Domenico Arpino è nato a Vico Equense il 23 marzo 1921.
    Imbarcato sul regio cacciatorpediniere Alpino, nella notte tra il 18 ed il 19 aprile 1943 l’unità si trovava ormeggiata nel porto di La Spezia quando la città fu sottoposta ad un devastante bombardamento a tappeto da parte di 170 velivoli del Bomber Command della Royal Air Force.
    La nave, colpita da bombe e spezzoni incendiari, saltò in aria causando la morte di 44 uomini tra cui il cannoniere Domenico Arpino che risultò disperso.

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    19.4.2024, al Centro Candiani di Mestre Venezia proiezione del film inchiesta “Hedia – Quella sporca faccenda”

    a cura Centro Studi Storici di Mestre

    HEDIA 1962 oltre sessant’anni di silenzi per il più incredibile giallo marinaro del XX secolo
    HEDIA – GRAFFEO – MATTEI – GUERRA ALGERIA – DE MAURO
    Incontro con proiezione documentario e dibattito si terrà venerdì 19 aprile 2024 ore 17:30 sala conferenze del Centro Candiani Mestre Venezia.
    Il 14 marzo 1962 alle ore 10:00, mentre viaggia da Casablanca a Venezia, la motonave HEDIA comunica la posizione e annuncia un cambio di rotta per il mare forza otto: ma solo il giorno 20, e dopo vane ricerche, la nave è dichiarata persa con l’intero equipaggio. Da subito in quel naufragio senza SOS, relitti, cadaveri, chiazze di nafta e con qualche giornale che scrive di siluri magnetici e armi destinate alla guerra in Algeria, si nota qualcosa di strano.
    E quando a settembre, nella foto di prigionieri rilasciati ad Algeri i parenti degli scomparsi riconoscono cinque loro cari, lo strano si trasforma in inquietante. Tuttavia, solo col passare del tempo verranno fuori trame da quasi giallo dagli intriganti tocchi di fantapolitica, tra servizi segreti, verità negate, assurdi dinieghi, fake news ufficiali, depistaggi insistiti, insabbiamenti di stato e spudorate montature, da troppi temuti come un mortale virus carico di tutta la crudele arroganza del potere, diritto rubato da altri uomini.
    Accursio Graffeo nipote di Filippo Graffeo uno dei 19 marinai italiani con ricerche rigorose, con l’analisi di dati ha scoperto la verità su quei fatti.
    Diciannove marinai italiani ed un gallese morti sull’altare degli interessi delle multinazionali del petrolio insieme all’italiano più importante di tutti i tempi Enrico Mattei presidente dell’ENI promotore del miracolo economico degli anni sessanta, che aveva come obiettivo di rendere l’Italia indipendente dal punto di vista energetico.
    Durante la guerra indipendenza Algeria 1954-1962 Enrico Mattei aiutò il Fronte Liberazione Algerino (F.L.N.) con aiuti di varia natura tra cui l’invio di armi che saranno fondamentali per la vittoria finale contro la Francia.
    La motonave HEDIA viene sequestrata e l’equipaggio fatto prigioniero, i francesi volevano sapere per conto di quale stato stavano facendo il trasporto, il governo italiano di allora non reclamo quei marinai altrimenti significava metterci la firma su quel carico di armi.
    De Gaulle presidente francese fece assassinare tramite la Main Rouge braccio armato dello SDECE servizio segreto francese tutti i personaggi che in vario modo rifornivano di armi i ribelli algerini, aveva anche fatto mettere una taglia su Enrico Mattei alias “spaghetti” a favore di chi portasse le prove arrivate poi con il sequestro della motonave HEDIA.
    Il 27 ottobre 1962 l’aereo di Enrico Mattei esplose in volo a Bascapè (PV) di ritorno da Catania dopo essersi recato a Gagliano Calstelferrato (EN), attentato eseguito con una micro carica esplosiva tipico modus operandi della Main Rouge.
    Con assassinio di Enrico Mattei la trattativa in corso per riportare in Italia i nostri marinai voluta da Don Michele Arena naufrago, sarebbe stato troppo pericoloso farli ritornare per il futuro politico di Fanfani ed Andreotti, verità scomode, cose grosse sulla testa della povera gente, un sequestro finito nel peggior dei modi, (tipico esempio mafia dei colletti bianchi che decide chi deve vivere e chi deve morire).
    Il 16 settembre 1970 viene sequestrato è fatto sparire per sempre il giornalista Mauro De Mauro incaricato dal regista Rosi di ricostruire gli ultimi giorni in Sicilia di Enrico Mattei, in un articolo Espresso Sera intuisce il rapporto Mattei Hedia così che ai suoi colleghi confida che nella busta gialla ho uno scoop che farà tremare l’Italia.
    Sulla scomparsa della motonave HEDIA nel 1962 non ci furono né ricerche né denunce.
    Dopo dieci anni di ricerche iniziate nel 2012 oggi abbiamo la verità giornalistica in attesa che la giustizia faccia il suo corso.
    Info: Accursio Graffeo
    cell. 3396232810
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    L’affondamento del motoveliero goletta Amabile Carolina

    di Orazio Ferrara

    Ai primi di gennaio del ’43 spesso si poteva notare, ancorata nel porto di Pantelleria, una bellissima goletta a due alberi con bompresso dal singolare nome di “Amabile Carolina”. Questa goletta del Compartimento di Trapani era stata requisita  con Regio Decreto per le esigenze delle Forze Armate e inscritta  nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato, categoria navi onerarie, a decorrere dalle ore 15:00 del 21 dicembre 1942. Compito principale da quel momento era trasportare munizionamento e carburante alle nostre truppe, che stavano combattendo in Tunisia con un eroismo degno di miglior sorte.
    Generalmente la goletta con il materiale bellico partiva Trapani, facendo sosta a Pantelleria, poi dirigeva alla volta del porto tunisino di Sfax, il più vicino alla linea del fronte. Non poche volte però il carico era prelevato nella stessa isola di Pantelleria.

    L’Amabile Carolina era un motoveliero goletta, a due alberi e bompresso, con motore Diesel a 4 tempi della ditta Motoren Werke Mannheim installato nel 1939. La goletta era stata costruita nel 1907 dal cantiere “Francesco Terrizzano” d’Imperia. Da questo cantiere erano stati varati, in quel periodo, alcuni dei più belli navigli della marineria dell’epoca velica.
    L’Amabile Carolina aveva una lunghezza di 26,70 metri, una larghezza di 6,91 metri e un pescaggio di 2,50 metri. La sua stazza lorda era di 88,80 tonnellate, mentre quella netta di 61,56. Era iscritta al Compartimento Marittimo di Trapani con matricola n° 515  ed era di proprietà dell’armatore trapanese Giuseppe Russo.
    Sul far della sera del 22 gennaio 1943 ci fu movimento nel porto di Pantelleria, infatti si stavano caricando numerosi fusti di benzina e di nafta sull’Amabile Carolina, destinati al fronte tunisino. Terminato di sistemare a bordo il prezioso carico, la goletta alle ore 23:00 circa prese il largo. La destinazione, come di consueto, era il porto di Sfax.
    La notte passò tranquilla e verso le ore 09:00 del 23 gennaio l’Amabile Carolina si trovava ormai a poche miglia da Hammamet (quindi si era seguita la rotta più breve tra Pantelleria e la Tunisia), a quel punto la goletta virò con rotta verso sud. Era intenzione del capitano di navigare sotto costa fino a Sfax, in modo da usufruire della protezione delle batterie costiere italo-tedesche. Ma il destino beffardo aveva deciso altrimenti.

    Quel giorno in quelle stesse acque era in agguato il sommergibile britannico Unruffled (Imperturbabile) in sigla P 46, al comando del tenente John Samuel Stevens. L’HMS Unruffled, che aveva la sua base nella vicina isola di Malta, era armato con 4 tubi lanciasiluri interni di prua da 533 mm e con un cannone da 76 mm.
    Dal diario di bordo del sommergibile apprendiamo i particolari dell’attacco all’unità italiana.
    Alle ore 09.15  il comandante Stevens avvistò gli alberi di un naviglio nemico in avvicinamento da est, per cui diede ordine al suo equipaggio di prepararsi al combattimento.
    Ore 09:54 il sommergibile emerse, a circa 2.000 metri dalla goletta, per aprire subitaneamente il fuoco col suo cannone da 76. Furono sparati una trentina di colpi, di cui una decina centrati, ma con danni non gravi. L’equipaggio italiano abbandonò immediatamente la nave per l’estrema pericolosità del carico trasportato e raggiunse a salvamento la vicina spiaggia, salvo due marinai morti all’inizio sotto i primi colpi inglesi. Intanto dalla costa una batteria italiana aveva assistito all’attacco e aprì decisamente il fuoco contro l’Unruffled.


    Alle ore 10:22 il sommergibile britannico fu costretto ad immergersi in quanto i colpi della batteria erano caduti pericolosamente vicini. Ma il testardo comandante Stevens diede ordine di riemergere qualche minuto dopo (ore 10:26), sua intenzione era di abbordare addirittura l’Amabile Carolina ed impadronirsene. Ciò non fu possibile perché la batteria italiana aveva riaperto il fuoco. Fu giocoforza immergersi nuovamente.
    Alle ore 10:48 l’Unruffled, immerso, lanciò un siluro da circa 900 metri, che centrò in pieno la goletta. Fu questione di pochi istanti e la stessa si disintegrò letteralmente tra grandi bagliori di fiamme e una spessa nuvolaglia di fumo nero. Intanto Stevens annotava laconicamente “She was probably carrying petrol” (Probabilmente trasportava benzina).

    Quel che rimane dell’Amabile Carolina giace nei fondali marini presso la costa tunisina tra Hammamet e Enfida in posizione 36° 12’ N, 10° 37’ E.

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    Giorgio Scalia (Roma, 18.4.1917 – Mare, 10.1.1941)

    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Roma, 18.4.1917 – Mare, 10.1.1941)

    Giorgio Scalia nacque a Roma il 18 aprile 1917, figlio del commerciante Giovanni e Giulia Paris. Appassionato di nuoto (200 e 400 metri stile libero) fu tesserato dalla Società Sportiva Lazio. Con lo stile dorso conseguì ottimi risultati tra cui la vittoria agli Agonali del GUF Romano e contribuì alla vittoria societaria nella Coppa Federale. Nell’agosto del 1936 fu convocato per i raduno della Nazionale Italiana Nuoto a Sanremo e successivamente disputò il campionato di pallanuoto. Conseguita la licenza liceale, entrò all’Accademia Navale di Livorno. Gli impegni miliari lo costrinsero a diradare gli allenamenti in piscina, ma riuscì lo stesso a fregiarsi del titolo di Littore nel 1937 sui 100 metri dorso.
    Nel 1939, al termine dei regolari corsi, conseguì la nomina a Guardiamarina e nel gennaio 1940 fu promosso Sottotenente di Vascello. Con la dichiarazione di guerra fu assegnato su navi con compiti di pattugliamento e scorta nel Canale di Sicilia imbarcato sulla regia nave Vega.
    Il 10 gennaio 1941 l’unità navale, in navigazione insieme alla regia nave Circe, avvistò delle unità nemiche al largo di Pantelleria. La nave dopo aver combattuto strenuamente ebbe la peggio colpita in più punti. Immobilizzata in fiamme, continuò a sparare sino a che non affondò. Scalia, direttore del tiro, con la nave oramai perduta, si portò a prua e continuò il fuoco con l’unico cannone ancora funzionante, per poi affondare insieme alla nave, dopo aver ceduto il proprio salvagente a un altro marinaio.


    Giorgio Scalia fu insignito con la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
    «Direttore del tiro di torpediniera, impegnata in audacissimo attacco contro soverchianti forze navali avversarie, dirigeva con magnifico ardimento e perizia il tiro delle artiglierie e, sfidando l’intensa azione di fuoco del nemico, che concentrava tutti i suoi calibri sull’unità, riusciva a colpire ed infliggere sicure perdite alle navi nemiche. Colpita gravemente la sua unità, si portava presso il pezzo prodiero, l’unico rimasto efficiente, e con esso proseguiva con superbo slancio il tiro, fermamente deciso, nell’impossibilità di salvare la nave, a vendicarne la perdita, arrecando all’avversario i danni maggiori. Sopraffatto dalla schiacciante superiorità dei mezzi nemici, che smantellavano anche l’ultimo baluardo della resistenza, preferiva, ligio alle più belle tradizioni marinare, condividere la sorte della nave, da lui difesa fino al limite di ogni possibilità umana. Donato con generoso impulso il suo salvagente a persona dell’equipaggio, che ne era priva, rimaneva con eroica determinazione al posto di combattimento e immolava la sua giovinezza sull’unità, che gloriosamente si inabissava, consegnando ai fasti della Patria l’epica gesta». — Mar Mediterraneo 10 gennaio 1941.
    Una strada di Roma porta il suo nome.

    (*) per conoscere le altre sue ricerche storiche digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

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    Francesco Loverso (Rosarno, 18.4.1918 – Mare, 12.9.1943)

    di Mimmo Bova

    (Rosarno, 18.4.1918 – Mare, 12.9.1943)

    S.O.S. RIHIESTA NOTIZIE

    Buonasera a tutti voi,
    sono il pronipote di un sommergibilista disperso davanti alle coste della Sardegna a bordo del regio sommergibile Topazio il 12 settembre del 1943.
    Sono alla ricerca di ricostruire la carriera di marinaio di mio zio  per poter scrivere una pubblicazione corredata delle foto che mia madre (sua nipote) mi ha regalato qualche anno fa.
    Vi scrivo brevemente le tappe della sua vita in marina che ho ricostruito dal suo foglio matricolare, fortunatamente presente all’Archivio di Stato di Reggio Calabria.
    Mi piacerebbe che tra i vostri lettori ci fosse qualcuno che ha condiviso le stesse tappe e potesse raccontarmi aneddoti o momenti della vita a bordo di quei tempi, così come mi piacerebbe che magari qualcuno riconoscesse nelle foto alcuni dei suoi parenti diretti e imbarcati al tempo.
    Vi ringrazio anticipatamente e, a prescindere per tutte le informazioni che vorrete darmi. In due anni, ho comprato l’80% della letteratura esistente e pubblicata che riguarda i sommergibili della Seconda Guerra Mondiale e dell’incrociatore Montecuccoli, ho letto di tutto e di più, ma le testimonianze dirette rappresentate dalla memoria storica dei nostri uomini di mare sono una cosa meravigliosa che non si può perdere nel tempo. Buon bordo a tutti.

    Sergente Loverso Francesco
    – nato a Rosarno di Rc il 18/4/1918;
    – scuola di Pola dal 30/10/1936 al 24/07/1937 , imbarcato Incrociatore Montecuccoli dal 25/07/1937 al 21/05/1942, imbarcato sul sommergibile Jalea dal 22/05/1942 al 28/08/1942 e infine imbarcato sul sommergibile  Topazio dal 29/08/1942 al 12/09/1943 data in cui fu affondato misteriosamente.

    Grazie di cuore per avermi permesso di salire a bordo.
    Mimmo Bova

    Signor Ezio, la ringrazio molto, per me è un onore essere pubblicato sul suo blog che seguo costantemente, molti dei riferimenti che ho seguito li ho appresi seguendo i tanti consigli utili che lei negli anni ha dato a tutti coloro che le hanno chiesto assistenza. E’ mia intenzione contattarla non appena ricevo ancora più materiale a disposizione da sottoporre alla sua competente attenzione, la ringrazio ancora …

    (il primo alla vostra sinistra)

    Dello stesso argomento sul blog
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2020/09/12-9-1943-regio-sommergibile-topazio/