Sociale e Solidarietà

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    Nazzario Antonio De Mite (18.6.1962 – 27.4.2020)

    di Valter Savio

    (18.6.1962 – 27.4.2020)

    Il 27.4.2020, Nazzario Antonio De Mite, Capo di 1^ classe TSC/EM/GM (Corso 79B V3) è salpato per l’ultima missione. E’stato, oltre che collega, un nostro amico speciale, membro organo amministrativo dell’Associazione Famiglie Esposte all’Amianto – A.F.E.A. ODV- ETS (*).
    Colpito da malore improvviso a soli 58 anni (era nato il 18.6.1962), è salpato per la sua ultima missione tra i flutti dell’Altissimo. Una persona straordinaria dotato di umanità e cordialità, sempre sorridente e disponibile, di talento e molto professionale.

    Era così orgoglioso di essere entrato a far parte dell’associazione, partecipando con garbo e con tanta voglia di imparare e di fare.
    Vicino per rispetto e stima reciproca, vogliamo  darti il nostro estremo saluto, unendoci al dolore dei tuoi Cari , porgendo le nostre più sentite condoglianze.
    Noi vogliamo ricordarti così.

    (*) per saperne di più digita sul motore di ricerca del blog A.F.E.A.

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    26.4.2013, in ricordo di Giuseppe Aldo Di Cuonzo

    di Pietro Serarcangeli (*)
    https://www.facebook.com/pietro.serarcangeli?fref=nf

    Il giorno 26 aprile 2013 il Maresciallo motorista Giuseppe Aldo Di Cuonzo, dopo una tremenda malattia dovuta all’esposizione all’amianto, salpava per la sua ultima missione lasciando nel dolore e nella disperazione la Famiglia, la signora Maria e le adorate figlie.
    Giuseppe Aldo era una persona apprezzata e benvoluta da tutti. Lo avevo conosciuto durante la mia permanenza all’Officina Pronto Intervento di La Spezia e avevo potuto notarne le doti di altruismo che aveva per gli amici. Sempre pronto a dare una mano non disdegnava mai di farsi avanti, all’occorrenza.
    Ciao Giuseppe, riposa in pace nel tranquillo mare tra le braccia di Nostro Signore.

    Si consiglia la lettura del seguente link:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/08/pratica-amianto-le-daremo-tutta-lassistenza-possibile/

     

     

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Per Grazia Ricevuta,  Recensioni,  Sociale e Solidarietà,  Storia

    Chi siamo

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Bisogna iniziare ad investire sul serio su quei semi che veramente possono portare frutto.
    I semi più importanti sono nella nostra natura umana, cioè nelle energie e nelle potenzialità uniche di ciascuna persona. Nessuna crisi può intaccare questi semi capaci di portare una vera rinascita.
    Non parlo di etica, ma molto di più: energia personale inconscia.
    Dentro di noi abbiamo risorse straordinarie, il più delle volte rimangono lì perché non abbiamo l’urgenza di tirarle fuori. Spesso non ne abbiamo neanche la cognizione perché questa cultura in cui viviamo non aiuta a farle emergere. Anzi, spesso le impedisce perché le ignora.
    Occorre avere una cultura che sappia vedere le persone per quello che sono veramente, e che ne sostenga lo sviluppo completo, senza più impedirlo e ridurlo.
    Questa cultura, oggi, esiste ed è capace di sviscerare e inchiodare al muro tutti gli impedimenti che asfissiano il nostro germoglio interiore. Sofferenza, senso di vuoto, solitudine, rabbia, delusione, timore sono tutti segnali che questo sviluppo ostacola.
    Felicità, forza, creatività sono connaturate alla nostra essenza profonda e una nuova visione dell’inconscio ne scova i blocchi e sa risolverli.

    Non parlerei di questo, se non avessi sperimentato in me e in tante altre persone la portata sconvolgente di queste verità. Non è indolore partorire, non è indolore tirare fuori il meglio di noi. Occorre un superamento di sé, l’uscita da condizionamenti inconsci e presunzioni varie che riducono infinitamente la nostra vita. Ma vale più di qualunque tesoro, perché è il nostro potenziale.
    Parleremo molto, cercando di essere all’altezza di tanto onore perché siamo un popolo di santi, poeti e navigatori (reali e virtuali) che mettiamo la faccia in tutte le cose che facciamo. E Voi?

  • Recensioni,  Sociale e Solidarietà

    Pietro Calamandrei (Firenze, 21.4.1889 – Firenze, 27.9.1956)

    … sulla Costituzione – Milano 1955

    (Firenze, 21 aprile 1889 – Firenze, 27 settembre 1956)

    “In questa Costituzione di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: son tutti sfociati qui negli articoli.
    E a sapere intendere dietro questi articoli, ci si sentono delle voci lontane.
    Quando io leggo: nell’articolo 2 “L’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà, politica, economica e sociale” o quando leggo nell’articolo 11 “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli”, “la patria italiana in mezzo alle altre patrie ma questo è Mazzini! Questa è la voce di Mazzini!
    O quando io leggo nell’articolo 8: “Tutte le confessioni religiose, sono ugualmente libere davanti alla legge” ma questo è Cavour!
    O quando io leggo nell’articolo 5 ”La Repubblica, una ed indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali” ma questo è Cattaneo!
    O quando nell’articolo 52 io leggo, a proposito delle forze armate “L’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”, l’esercito di popolo, e questo è Garibaldi!
    O quando leggo all’articolo 27 “Non è ammessa la pena di morte” ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria!

    Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione. Dietro ogni articolo di questa Costituzione o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. Quindi quando vi ho detto che questa è una Carta morta: no, non è una Carta morta.
    Questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.”