Senza categoria

  • Senza categoria

    Francesco Serra Maninchedda (Porto Torres, 5.3.1892 – Roma, 14.4.1959)

    a cura Pancrazio “Ezio Vinciguerra

    (Porto Torres, 5.3.1892 – Roma, 14.4.1959)

    Nasce a Porto Torres il 5 marzo 1892. Al termine degli studi liceali nel 1911 entra a far parte dell’amministrazione delle Capitanerie di porto rivestendo il grado di Applicato di porto di 2^ classe.
    La sua prima destinazione di servizio è Genova, dove si metterà in luce per avere salvato la vita ad un diportista in pericolo. Seguirà il trasferimento per Taranto.
    Trascorre gli anni della Prima Guerra Mondiale in Libia quando, militarizzato con il grado di Tenente, ha la reggenza della Capitaneria di Bengasi. Anche a Bengasi si mette in luce allorquando, in occasione di una tempesta, mette in salvo 22 naufraghi del piroscafo Alba M.. Per questo gesto gli viene conferita la Medaglia d’Argento al Valor di Marina. Successivamente verrà insignito di una ulteriore decorazione per avere recuperato un passeggero caduto in mare da un piroscafo.
    Promosso Capitano, fa rientro in Italia nel 1921 dopo un breve periodo trascorso a Tripoli.
    Problemi di salute, dovuti a malattie contratte nel continente nero, lo terranno lontano dal servizio attivo per due anni.
    Nel 1923 rientra in Libia e dopo un breve periodo trascorso a Tripoli nel 1924, ritorna operativo, per due anni, al Comando degli Uffici Circondariali di Misurata e della Sirte.
    Rientra a Tripoli con l’incarico di Comandante in 2^.
    Dal 1929 al 1941 alterna periodi di destinazioni fra Genova e l’Africa Orientale (sede di Massaua e Direzione Marittima di Mogadiscio). A Mogadiscio viene catturato e fatto prigioniero dagli inglesi fino al 1944.
    Riammesso in servizio nel 1945, viene impiegato al comando della Direzione Marittima di Ancona e successivamente di Venezia.
    Nel 1951 è nominato Tenente Colonnello e destinato presso l’Ispettorato Generale del Corpo sino al 31 dicembre 1954, giorno del suo congedo.
    Muore a Roma il 14 aprile 1959.

  • Senza categoria

    Lucio Dalla (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    di Vincenzo Campese (*)

    (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    …i miei ricordi, la tua Termoli e le tue Isole Tremiti.

    I miei ricordi del cantautore Lucio Dalla partono dal lontano 1978, quando giovane appena diplomato all’Istituto Tecnico Nautico Statale “Ugo Tiberio”, partii per la fatidica chiamata alle armi in quel di Taranto, dove arrivai nella caserma Maridepocar, al lato dell’Arsenale.Svolsi li il periodo di addestramento insieme ad altri amici Termolesi, nel periodo più caldo dell’estate, il mese di Agosto, e poi dopo il giuramento ebbi la destinazione a bordo del mitico Incrociatore Lanciamissili Caio Duilio.
    Imbarcai i primi di Settembre, la nave era ai lavori di trasformazione a nave scuola per gli allievi ufficiali, e per alcuni mesi si fece avanti e dietro da bordo di Nave Duilio alla Nave Bafile, dove si trascorrevano le ore libere, si mangiava e si dormiva.
    Si dormiva per modo di dire, visto che il caldo asfissiante nei locali equipaggi, ti portava a trascorrere le prime ore della notte sul ponte all’aperto, almeno fin quando la temperatura all’esterno lo permetteva.
    Nel trascorrere quelle ore all’aperto si ascoltava una piccola radio, che ancora oggi conservo a ricordo di quei tempi, e le canzoni più gettonate all’epoca, venivano a volte cantate in coro a squarciagola dai marinai presenti sotto le stelle del Mar Piccolo dove eravamo ormeggiati.

    Tra le canzoni che più ci davano conforto a quei tempi, tra cui “Generale” di Francesco De Gregori, “Classe 58” dei Pooh, 4 Marzo 1943 di Dalla ed infine “Ma come fanno i marinai” di Dalla-De Gregori.
    Immaginate un gruppetto di marinai, di leva e non, sul ponte di nave Bafile, a lume di luna, cantare le canzoni che riguardavano la nostra vita di militari, lontani da casa, lontani dagli affetti, lontani dai primi amori, che effetto potevano avere su di noi, effetto emozionale e nostalgico.
    Si cantava con trasporto ed emozione, anche perché, all’epoca il telefono più vicino era la cabina “SIP” fuori dall’Arsenale, e si a quel tempo cellulari e smarthphone non esistevano.

    Ma torniamo a Lucio Dalla che nel frattempo era diventato un mito, si continuava a seguire ed a sentire, negli anni a seguire prima su stereotto, le famose cassettone, poi su musicassette ed LP, poi su CD ed ora su internet (YouTube).
    I miei ricordi più recenti, prima della sua scomparsa, risalgono al 5 Agosto 2004, quando a chiusura delle festività patronali di Termoli, Lucio Dalla chiuse con il suo concerto al porto. Circa quindicimila persone affollavano il piazzale del porto ed all’unisono cantavano le canzoni più belle che il cantautore proponeva mano mano, inutile elencarle, le conosciamo tutti.

    Ma immaginate alla canzone “Ma come fanno i marinai”, in un paese che è l’unico porto molisano, in cui risiedono quasi tutti i pescatori della marineria termolese, accompagnati anche da una piccola schiera di militari della Marina Militare di stanza alla Capitaneria di Termoli, la potevi ascoltare a chilometri di distanza dal porto.
    Tra l’altro Lucio Dalla era un assiduo frequentatore della costa termolese e, soprattutto delle sue amate Isole Tremiti dove Dalla aveva una villa immersa nel verde a San Domino, una delle tre isole dell’arcipelago.
    Era molto legato anche a Termoli, dove si vedeva spesso in giro a fare spese, a passeggio per il  Corso Nazionale ed il paese vecchio e dove aveva una casa per trascorrere gran parte dell’anno con i suoi amici termolesi e come base di partenza per la villa a Tremiti.
    Altro evento in cui Lucio Dalla si espose in prima persona fu nel 2011, e precisamente il 7 Maggio, nella battaglia contro le trivelle nel mare Adriatico, dove arringò la popolazione a ribellarsi a coloro che volevano rendere l’Adriatico una postazione per trivelle alla ricerca di risorse di idrocarburi, con il rischio di inquinare quello che lui definiva un lago chiuso e quindi con scarse possibilità di sopravvivenza in caso di fuoriuscite incontrollate di petrolio.
    Dalla in quell’occasione rivolse al popolo Termolese una frase che resto memorabile:

    “Non vengo come un cantante; ma come un cittadino del mare”.

    Sappiamo tutti che egli  dedicava al mare, le sue più belle canzoni, inneggiando alla sua eterea bellezza, ricordo per esempio “Come è profondo il mare” un pezzo del suo repertorio.
    Un grande artista; piccolo solo di statura, che con i suoi grandi occhiali tondi, lo zucchetto di lana a nascondere la sua calvizie, la barba spesso incolta e la sua mimica facciale durante i concerti, ha insegnato a tutti noi cosa significhi essere umani.
    Il mio ricordo più triste è quando il primo marzo del 2012, otto anni or sono, ascoltando le notizie, sento, prima alla radio e poi al telegiornale, che Lucio Dalla se n“è andato, stroncato da un infarto mentre era a Montreaux, in Svizzera. Pensando ad uno scherzo di cattivo gusto, di quelli che allungano la vita, mi dissi tra me e me: vedrai ora smentiscono, ora dicono che si è trattato di uno scherzo…. immaginando lui che con il suo solito piglio bolognese, con il suo faccino birichino, in televisione smentisce di persona le cattive novelle sul suo conto e lascia tutti con un sorriso in volto per l’allegria della sua smentita….
    Purtroppo non è così, i telegiornali rilanciano la notizia e le smentite non arrivano, anzi i big della canzone a lui vicino confermano le brutte notizie in arrivo dalla costa francese.

    Cala un gelo sul mio viso, ripensando a tutti i momenti belli e divertenti, in compagnia delle sue canzoni, cantate in qualsiasi occasione, quando ci  ritrovavamo con gli amici ed una chitarra, in spiaggia, al porto, o quando si andava a Tremiti, a passare una giornata diversa dalle altre con la speranza di vederlo, di poterlo avvicinare e magari cantare insieme a lui qualche suo pezzo. A vederlo era facile, ad avvicinarlo un po’ meno, perché era solito salire sul suo motoscafo senza fermarsi sulla spiaggia, anzi attraversandola velocemente, per non essere disturbato dai fans che lo avevano riconosciuto.
    Ok bando ai ricordi, è da poco passato l’anniversario della sua dipartita e tra poco sarà l’anniversario della sua nascita, 4 Marzo 1943, un’altro dei suoi pezzi memorabili, lo immagino lassù su qualche nuvola, incantato a guardare il blu, non dei mari, ma del cielo che lo circonda, pensando che tra poco lancerà il suo ultimo CD, con un pezzo dedicato all’infinito blu del cielo.
    Termoli, la mia città natale, non dimenticherà mai un suo concittadino, anche se condiviso con le Isole Tremiti, poiché la naturale essenza di questa cittadina era, è e sarà sempre il mare, i marinai e la gente di mare, di cui Dalla ne cantava  l’infinita bellezza.

    Ciao Lucio, questo è il mio modo per non dimenticarti.

    Arrivederci in “Piazza Grande” Marinaio
    …dove è profondo il mare tra la gente del porto, i ladri e le puttane.
    (Lucio Dalla, 4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)



    Se io fossi un angelo, non starei nelle processioni nelle scatole dei presepi, starei seduto fumando una Marlboro al dolce fresco delle siepi, sarei un buon angelo, parlerei con Dio, gli ubbidirei, e amandolo a modo mio gli parlerei, a modo mio, e gli direi:

    – ” Cosa vuoi tu da me?”…
    …“Lo so che Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è sulle panchine in Piazza Grande, ma quando ho fame di “mercanti” come me …qui non ce n’è.

    A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io. Avrei bisogno di pregare Dio, ma la mia vita non la cambierò mai, mai, mai. A modo mio quel che sono l’ho voluto io e, se non ci sarà più gente come me voglio morire in Piazza Grande, tra i gatti che non han padrone come me, attorno a me, tra la gente del porto, ladri e puttane che mi chiamano “Gesù Bambino”.

    Com’è profondo il mare
    Lucio Dalla
    Ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti degli ipnotisti.
    Siamo i gatti neri, siamo i pessimisti, siamo i cattivi pensieri e non abbiamo da mangiare… com’è profondo il mare, com’è profondo il mare
    Babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani caccia via queste mosche che non mi fanno dormire, che mi fanno arrabbiare…com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    E’ inutile, non c’è più lavoro, non c’è più decoro, Dio o chi per lui sta cercando di dividerci, di farci del male, di farci annegare … com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Con la forza di un ricatto l’uomo diventò qualcuno, resuscitò anche i morti, spalancò prigioni, bloccò sei treni con relativi vagoni, innalzò per un attimo il povero ad un ruolo difficile da mantenere, poi lo lasciò cadere a piangere e a urlare solo in mezzo al mare …com’è profondo il mare
    Poi da solo l’urlo diventò un tamburo e il povero come un lampo nel cielo sicuro cominciò una guerra  per conquistare quello scherzo di terra che il suo grande cuore doveva coltivare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Ma la terra gli fu portata via, compresa quella rimasta addosso, fu scaraventato in un palazzo,in un fosso, non ricordo bene. Poi una storia di catene, bastonate e chirurgia sperimentale …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Intanto un mistico, forse un aviatore, inventò la commozione e rimise d’accordo tutti, i belli con i brutti, con qualche danno per i brutti  che si videro consegnare nn pezzo di specchio così da potersi guardare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Frattanto i pesci, dai quali discendiamo tutti, assistettero curiosi al dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo e cominciarono a pensare nel loro grande mare…com’è profondo il mare, nel loro grande mare, com’è profondo il mare.
    E’ chiaro che il pensiero dà fastidio anche se chi pensa é muto come un pesce anzi, un pesce è come pesce, è difficile da bloccare perché lo protegge il mare …com’è profondo il mare.
    Certo, chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche: “il pensiero come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare”… così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare.

    Si consiglia la lettura “Lucio Dalla e Padre Pio” digitando fra i titoli del blog oppure su www.pierolaporta.it

    (*) digita il sul nome e cognome sul motore di ricerca del blog per conoscere gli altri suoi articoli.

  • Senza categoria

    15.1.1936, impostazione del regio sommergibile Foca

    di Carlo Di Nitto


    Il regio sommergibile “Foca” (2°), classe omonima, dislocava 1333/1659 tonnellate (emersione/immersione). Era stato impostato il 15 gennaio 1936 presso i Cantieri Navali “Tosi” di Taranto. Fu varato il 27 giugno 1937 e consegnato alla Regia Marina il 6 novembre 1937.
    I sommergibili di questa classe, di grande dislocamento, costituirono la migliore realizzazione italiana nel settore dei sommergibili posamine.
    Quando scoppiò il secondo conflitto mondiale, il “Foca” (2°), era diventato operativo da poco tempo. Il 27 agosto 1940 partì da Taranto per una missione di trasporto materiali a Lero. Rientrò in Italia, a Taranto, il 15 settembre successivo.

    L’8 ottobre partì da Taranto per effettuare la posa di uno sbarramento di mine nelle acque dinanzi al porto di Haifa. Il suo rientro era previsto  per il giorno 15. L’ultima comunicazione con la base avvenne il 12 ottobre; dopo non diede più sue notizie.
    Informazioni ufficiali di fonte inglese avanzano l’ipotesi che il battello sia affondato dopo essere saltato su mine britanniche al largo della costa palestinese nel periodo 12 – 15 ottobre 1940. Alcune fonti avanzano anche l’ipotesi che sia affondato per lo scoppio di una delle mine che stava posando. Comunque la spiegazione della perdita fornita dagli inglesi, anche se non accertata, è da ritenere la più probabile.
    Con la perdita del battello andò disperso l’intero equipaggio (8 ufficiali e 61 tra sottufficiali, sottocapi e comuni).
    Nella foto, l’unità è ripresa subito dopo il varo.
    ONORE AI CADUTI!

  • Senza categoria

    Emilio Solari (Genova, 3.4.1864 – Roma, 29.11.1954)

    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Genova, 3.4.1864 – Roma, 29.11.1954)

    Nacque a Genova il 3 aprile 1864. Entrò in servizio nella Regia Marina il 1° novembre 1878 seguendo  i corsi alla Regia Scuola di Marina di Genova.
    Carriera
    – Guardiamarina nel 1883;
    – Sottotenente di Vascello nel 1886;
    – Tenente di Vascello nel 1889;
    – Capitano di Corvetta nel 1900;
    – Capitano di Fregata nel 1904;
    – Capitano di vascello nel 1910;
    – Contrammiraglio nel 1915;
    – Viceammiraglio nel 1918;
    – Viceammiraglio d’Armata nel 1923;
    – Ammiraglio d’Armata il 30 luglio 1926.
    Prese parte alla campagna d’Africa (1889) e alla guerra italo-turca (1911-1912), nella quale conseguì la commenda dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro per l’occupazione di Lero. Partecipò alla guerra 1915-1918, durante la quale comandò una divisione navale, la Regia Accademia Navale, la piazza marittima di Taranto e la squadra da battaglia, conseguendo la croce di ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia e la croce al merito di guerra. Fu comandante in capo del dipartimento marittimo della Spezia dall’aprile 1920 al luglio 1921, segretario generale al Ministero della marina dall’agosto 1921 al novembre 1922 e comandante in capo delle forze navali del Mediterraneo dal dicembre 1922 al dicembre 1923. Coprì la carica di presidente del Comitato ammiragli dal dicembre 1923 al luglio 1925 e quella di presidente del Consiglio superiore di Marina dall’agosto 1925 al dicembre 1926. Lasciò il servizio attivo nel 1926. Fu creato senatore del regno dal 2 marzo 1929.
    E’ deceduto a Roma il 29 novembre 1954.

    Onorificenze
    – Cavaliere dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro;
    – Ufficiale dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro;
    – Commendatore dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro;
    – Grande Ufficiale dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro decorato di Gran Cordone;
    – Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia;
    – Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia;
    – Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia;
    – Grande Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia decorato di Gran Cordone;
    – Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia;
    – Croce al merito di guerra;
    – Medaglia commemorativa della guerra italo-turca 1911-1912;
    – Croce d’oro per anzianità di servizio;
    – Medaglia mauriziana al merito militare di dieci lustri;
    – Medaglia d’onore di lunga navigazione marittima.

    (*) per conoscere le altre sue ricerche digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

  • Senza categoria

    2.12.1942, l’affondamento della regia nave Lupo

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra



    ALLA MEMORIA DI GIOVANNI SIGNORETTO, PIETRO BRESCIA E DEI MARINAI CHE NON FECERO PIU’ RIENTRO ALLA BASE

    Il regio torpediniere Lupo fu varato a Fiume e fu affondato in combattimento il 2.12.1942 presso le secche di Kerkennah (Canale di Sicilia). Il tragico evento è da inserire nella cosiddetta Battaglia dei Convogli.
    regia-torpediniere-lupo-www-lavocedelmarinaio-com

    Dell’equipaggio, solo 29 uomini uomini furono salvati dalla regia torpediniera Ardente, mentre scomparvero in mare il comandante Folli ed altri 134 tra ufficiali, sottufficiali e marinai.
    Nel maggio del 1941, l’allora Capitano di Corvetta Francesco Mimbelli, di scorta ad un gruppo di pescherecci carichi di truppe tedesche, attaccò una formazione inglese composta da tre incrociatori e cinque cacciatorpediniere. Dopo aver steso una cortina fumogena, per nascondere le piccole imbarcazioni, il “Lupo” attaccò da solo, con i suoi tre cannoni e col lancio di siluri. Nella mischia che ne derivò, gli inglesi si scambiarono tra di loro diverse cannonate mentre il cacciatorpediniere riuscì a fuggire, raggiungere Taranto con lo scafo sforacchiato in più punti dai colpi inglesi e mettere in salvo i feriti che trasportava. Per quell’impresa Francesco Mimbelli fu decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare.

    regia-torpediniera-lupo-www-lavocedelmarinaio-com
    Il relitto della regia nave Lupo è stato ritrovato nel dicembre 2011, ad una profondità di circa 130 metri, privo della prua e della poppa.
    Fu una piccola nave che fece grande la nostra Marina e i suoi Marinai.
    Il suo motto era “fulmineo sulla preda“…

    signoretto-giovanni-2-12-1942-deceduto-su-nave-lupo-www-lavocedelmarinaio-com

    Hugo Paul Hübner
    di Dr. Michael Hübner

    … riceviamo e con immenso orgoglio misto a commozione pubblichiamo certi che stiamo navigando sulla giusta rotta che ci farà approdare al porto della Misericordia Divina.

    Caro Segniore Vinciguerra,
    per favore scusa il mio cattivo italiano. Ho appena visto il tuo sito web.
    Dopo l’articolo sulla torpedinierne “Lupo” (*) voglio scriverti subito.
    Ho letto molto su questa nave e sul suo destino negli ultimi anni. Anche la scoperta del relitto da parte del tuo connazionale Mario Arena 2011.

    Mio zio Hugo è morto su questa nave il giorno dell’incidente. Probabilmente era un marinaio di segnalazione- come tedesco. Aveva 19 anni.
    Come le madri dei suoi compagni italiani, non c’era tomba dove mia nonna potesse piangere questa perdita. Il mio padre, il fratello più giovane di Hugo, che è ancora vivo oggi, si è commosso molto emotivamente quando mi è stato permesso di mostrargli il risultato della mia ricerca.

    Quindi sono molto contento che tu mantenga vivo il ricordo della nave e del suo equipaggio.
    In allegato trovate una foto di mio zio.Ti auguro tutto il meglio per il futuro
    In amicizia il tuo
    Michael Hübner
    2.9.2020

    LA MITICA REGIA TORPEDINIERA “LUPO”
    di Carlo Di Nitto

    La regia torpediniera “Lupo”, classe “Spica”, dislocava 1050 tonnellate. Costruita nei cantieri C.N. Quarnaro di Fiume, fu impostata il 7 dicembre 1936, varata il 7 novembre 1937 ed entrò in servizio il 28 febbraio 1938.
    All’inizio del secondo conflitto mondiale, facendo base a Rodi, venne impiegata con compiti di scorta al traffico mercantile fra le isole italiane del Dodecaneso. Nei mesi successivi iniziò missioni contro la Grecia. Nel dicembre 1940, ne assunse il comando il Capitano di Fregata Francesco Mimbelli.
    Il 30 gennaio 1941, la “Lupo” si rese protagonista di una prima ardita azione contro un convoglio britannico diretto verso il Pireo. Riuscendo ad eludere la vigilanza di una forte scorta avversaria, costituita da un incrociatore ausiliario e tre cacciatorpediniere, centrò con due siluri una nave cisterna carica di benzina e cherosene danneggiandola gravemente.
    Il 25 febbraio successivo cooperò fattivamente, con altre unità allo sbarco per la riconquista dell’isola di Castelrosso. Tuttavia l’azione che la rese celebre, la vide protagonista la notte tra il 21 ed il 22 maggio 1941 quando, destinata a scortare un gruppo di motovelieri con truppe germaniche dirette all’occupazione di Creta, difese arditamente il convoglio contro una forte formazione nemica che l’aveva attaccato. Nonostante il concentratissimo fuoco avversario, si lanciava all’attacco e durante una mischia vivacissima, colpiva con due siluri un incrociatore avversario. Con le sue manovre audaci condotte all’interno dello schieramento nemico, confuse a tal punto gli avversari che questi giunsero a colpirsi fra di loro. La “Lupo”, pur colpita lievemente e con due morti a bordo, riuscì ad evitare la distruzione e ad allontanarsi. Grazie all’azione della nostra torpediniera, buona parte del convoglio sfuggì all’attacco, mentre la “Lupo”, tornata più tardi sul posto dello scontro, provvide al salvataggio di numerosi naufraghi. A seguito di questo avvenimento, il comandante Mimbelli venne decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare, mentre la bandiera della “Lupo” ricevette la Medaglia d’Argento.
    Il 19 ottobre 1941, dopo aver inutilmente cercato di rimorchiare la torpediniera Altair, gravemente danneggiata da una mina, ne recuperò la maggior parte dell’equipaggio.
    Il 23 novembre 1941 nella difesa di altro convoglio, si rese ancora protagonista di una ulteriore memorabile azione in situazione di netta inferiorità di forze.
    Nel marzo 1942 il comandante Mimbelli ne lasciò il comando perché trasferito ad altra destinazione e la “Lupo” iniziò ad operare intensamente anche sulle rotte per le acque libiche, impegnata nella scorta di convogli per il fronte nord africano.

    Il 30 novembre 1942 partì da Napoli per scortare due piroscafi diretti a Tripoli.
    Il 2 dicembre successivo, a sud di Pantelleria, il convoglio subì ripetuti attacchi aerei. La “Lupo” si trattenne sul posto per recuperare naufraghi. Alle ore 23.47 venne sorpresa da una forte formazione navale nemica, (la famosa forza K) che la investì con salve di cannone e raffiche di mitragliere prima che potesse reagire. I colpi giunti a bordo ne provocarono l’affondamento in pochi minuti alle ore 24.00 del 2 dicembre 1942.
    Nell’affondamento persero la vita il comandante C.V. Giuseppe Folli ed altri 134 uomini dell’equipaggio.
    Il suo motto fu: “Fulmineo sulla preda”.
    ONORE AI CADUTI !

    Pietro Brescia
    di Cornelia Brescia

    (Monopoli (BA), 23.11.1921 – Mare, 2.12.1942)

    … riceviamo e con immensa commozione e orgoglio pubblichiamo.

    Buonasera Sig.Vinciguerra.
    Non ci conosciamo di persona, ma c’è probabilmente un storia del passato ci accomuna.
    Sono la nipote di Pietro Brescia nato a Monopoli (BA) il 23 novembre 1921, imbarcato sulla regia torpediniera “Lupo” affondata il 2 dicembre del 1942 nel canale di Sicilia. Di lui purtroppo ho solo memoria, perché tra i 134 morti, risultò disperso nella sciagura.
    Oggi mi sono ritrovata per caso, tra le mani, il suo certificato di morte. Mia madre figlia unica, nonché sua unica figlia, non ha mai potuto abbracciarlo perché la nonna fu lasciata incinta e nonno non tornò più.
    So che ci sono stati dei sopravvissuti forse già deceduti, ma vorrei regalare a mia madre la possibilità magari di potersi confrontare con parenti che hanno potuto sentire, dalla voce viva di un loro parente sopravvissuto, la storia tragica ma meravigliosa della regia nave Lupo.
    Confido in una sua risposta, affinché la memoria possa rimanere scolpita per sempre nei nostri cuori in onore di questi grandi uomini.
    Grazie

    Buongiorno signora Brescia,
    grazie per avermi/ci coinvolto in questa bellissima testimonianza.
    Se desidera e col suo consenso possiamo farne un articolo (a similitudine degli altri) per ricordarlo nella banca della memoria.
    Possiamo fare un appello se ci sono sopravvissuti o magari coinvolgere parenti e dicenti degli imbarcati sulla regia nave Lupo.
    Qualora decidesse per la pubblicazione mi/ci invii su questa mail foto e materiale di Pietro Brescia e qualsiasi altra cosa che voglia sia pubblicata su di Lui.
    In attesa di una risposta riceva gradito un abbraccio grande come il mare.
    Ezio

    Buonasera questo è mio nonno Pietro Brescia di Monopoli (Ba) scomparso il 2 dicembre 1942 nel golfo di Sicilia.Imbarcato sulla regia nave Lupo.
    Oggi più che mai mi manca poter portare un fiore sulla sua tomba. Per non dimenticare mai.
    Grazie. Buona serata. Cornelia

  • Senza categoria

    Presentato il libro Sarrastes a Paestum

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Nella mattinata di domenica 5 novembre a Paestum, nella luminosa Sala Velia dei padiglioni della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, è stato presentato, per la Sezione Archeoincontri, il libro “Sarrastes / Un popolo della Campania antica tra mito e storia” (D’Amico Editore), scritto dallo storico Orazio Ferrara.


    Ha preso la parola per primo il sindaco di Nocera Superiore, Giovanni Maria Cuofano, che, dopo i saluti istituzionali, si è soffermato, ricevendo in questo passaggio del suo discorso un forte e sentito applauso da parte del pubblico, sull’annosa querelle dell’uso della dicitura di “agro nocerino-sarnese” o di “agro sarnese-nocerino”, auspicando che tutti i comuni della zona, superando un ormai gretto e datato campanilismo, adottino finalmente il termine unitario di “Valle del Sarno”.
    A seguire c’è stato il succinto e pregevole intervento di Giovanni Rescigno, Presidente della Pro Loco “Urbs Nuceria”. Poi è stata la volta dell’Autore che ha illustrato al pubblico, anche con l’ausilio di diapositive, alcuni punti nodali dell’opera, che peraltro potrebbero servire da spunti per ulteriori e più approfondite ricerche da parte di giovani studiosi. Infine la brillante relazione finale di Vincenzo Salerno, stimato professore all’Università di Salerno.
    Ha moderato i lavori, con la simpatia e la verve di sempre, Domenico Barbati giornalista de Il Mattino. Presente l’editore Vincenzo D’Amico e Maria Stefania Riso assessore del comune di Nocera Superiore che, con il suo instancabile attivismo, è stata il vero deus ex machina dell’intera iniziativa.
    Tra il pubblico sono stati notati Vincenzo Cerrato Presidente della Pro Loco di Sarno e la nota archeologa Claude Albore Livadie, quest’ultima massima autorità nel campo degli studi sul villaggio fluviale protostorico  di Longola.

    I Sarrasti. Un popolo della Campania antica tra mito e storia

    Il segno impresso dal popolo dei Sarrastes nella storia della Campania antica, poi Felix, si può ritenere, senza dubbio alcuno, indelebile. Infatti la storia e i miti di questo popolo coincidono con la storia e i miti di parte rilevante di quella stessa Campania. Sono genti sarraste a contribuire alle fondazioni di città importanti quali Pompei e Nuceria Alfaterna e, prima ancora, del villaggio protostorico fluviale della Longola e delle misteriche città di Fensern, di Hyria e di Urbula.
    Dal preistorico culto delle sacre sorgenti, retaggio di una arcaica religiosità mediterranea preindoeuropea, dove s’intravedono relitti cultuali della dea Mefite, la primigenia divinità italica, venerata e invocata per dare fertilità ai campi e per concedere fecondità, e quindi il dono della maternità, alle donne, al culto, in tempi storici, del dio Sarniner, la cui effigie viene impressa sulle artistiche monete coniate dalle città e dai pagi dell’agro sarnese-nocerino, di cui è diventato ormai il dio federale. Il benefico dio fluviale che ritroviamo poi, successivamente, in tanti colorati affreschi murali della Pompei sepolta dalle ceneri del Vesuvio.
    I Sarrastes un’aristocrazia guerriera, una specie di “Nobilitas” dei signori della lancia, che domina fin dall’inizio del primo millennio avanti Cristo quella parte della Campania adiacente e limitrofa al corso del fiume Sarno. Il loro destino guerriero è cantato financo da Virgilio nella sua Eneide, quando enumera le loro schiere e i loro equipaggiamenti militari al seguito del mitico re Ebalo. Non solo leggenda, perché, in età storica, li vediamo combattere, cadendo a ranghi serrati e quindi morire alla grande, dalla parte dei romani, nella drammatica e infausta giornata di Canne.
    E Sarrastes sono in gran maggioranza i legionari delle schiere del nocerino Publio Sizio nella sua avventura nell’Africa numidica al tempo di Giulio Cesare. Come Sarrastes sono i tanti arruolati nella III Legione Augusta, che presidiano, ai tempi dell’impero, i confini dell’Africa divenuta ormai romana. A loro si deve la fondazione della città africana di Milevi, la Sarnia Milevi.

    Autore: Orazio Ferrara
    Titolo: Sarrastes. Un popolo della Campania antica tra mito e storia
    Anno: 2023
    Pagine: 142, con illustrazioni;
    Prezzo: euro 14;
    D’Amico Editore, Via Pizzone 50 – 84015
    Nocera Superiore (Sa), tel. 3498108119
    email info@damicoeditore.it 

    (*) per conoscere gli altri articoli dell’autore presenti nel blog, digita il suo nome e cognome.

  • Senza categoria

    La trasparenza dell’anima

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    La trasparenza dell’anima si può percepire negli occhi e nell’innocenza dei bambini, difficilmente negli adulti.
    Momenti di amore fanno la differenza, fra il bene e il male che è dentro di noi, un filo sottile che fa di questa nostra vita, la differenza di questa eterna lotta.
    E così ci barcameniamo, percorrendo rotte di un domani sempre più incerto, in questo attuale mare tempestoso, alla ricerca affannosa e a tutti i costi della felicità nostra soprattutto, e non fa niente se a discapito degli altri, e ci convinciamo che sia coì, ma non lo è, e lo sappiamo!


    E allora navighiamo fra i miasmi delle nostre stesse feci, delle nostre umane nefandezze, nel peccato.
    E con l’età avanzata impariamo a sopportare il dolore, e il fetore del male, che sentiamo e avvertiamo, che ci si appiccica addosso, convinti sempre di essere davvero forti, dalla parte giusta, mai nel torto.Ma quella sottile differenza, quella lotta fra il bene e il male, è l’amletica condizione dell’esistenza umana, soprattutto la tua, la nostra…

    Spero di essere sufficientemente compreso e non frainteso, ma la scelta della via è sempre più stretta e ardua!