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28.8.2009, ricordando Franco Papili

di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra, A.N.M.I. Stabia, Antonio Cimmino, Egidio Alberti, Gerardo Fabiano, Gianfranco Iannetta, Sergio Ben, Luca Cersini

(Chiaravalle (AN), 5.1.1929 – Castellammare di Stabia (Na), 28.8.2009) 

Alla memoria dell’ammiraglio Franco Papili, in ricordo di una giornata indimenticabile trascorsa in compagnia dei marinai di una volta accompagnati e vegliati dalle loro Penelope…

Nella mia carriera di uomo di mare,  mi sono posto tante volte questa domanda: ma chi è veramente un Signore dei mari?
È colui che entra in punta di piedi, senza invadere lo spazio sacro dell’altro, senza condizionare l’unicità, l’originalità, l’individualità, senza imposizioni o richieste faziose e interessante e falsa retorica militare.
È colui che sta vicino con la vocazione di comunicare fiducia, stima, ottimismo, incoraggiamento ad andare avanti, a cavalcare il successo, a riconoscere i propri errori, a raggiungere traguardi sempre più alti, senza invidia e timore di essere superato perché sa di aver agito nel rispetto del Giuramento per servire la Patria con onore.
È colui che fa tutto per l’altro, senza risparmiarsi, senza rendiconti, con l’unico desiderio di condividere il proprio “tutto” al parigrado, superiore o subalterno.

E’ colui che ripone per l’equipaggio lo spirito di  conservazione per quel semplice ma primordiale valore che è l’amore per la vita in questa Gerusalemme terrena.
E’ colui che verrà ricordato ai posteri perché vive nella Gerusalemme eterna.
Ognuno raccoglie ciò che semina  e il male, come il bene, tornano sempre indietro… anche a distanza di tempo.

Quelli come noi perdono mai la speranza.
So che è molto difficile, in questi tristi momenti, dove sconforto e scoramento si mischiano a mille altri pensieri compresa la vergogna e l’onta che stiamo subendo.
Tutti i nodi vengono al pettine, è solo questione di tempo. La verità è sempre ed è solo una.
Ora che abbiamo toccato l’apice o il baratro della nostra italica storia, mi sento di affermare, senza presunzione alcuna che:
quelli come noi, che indietro non  lasciano incompiute persone e cose; quelli come noi, che quotidianamente ci  sacrifichiamo e caparbiamente ed ostinatamente lottiamo per il bene di quella  continuità terrena che si chiama ”vita; quelli sappiamo benissimo che non si può abbassare la guardia perché il nostro unico desiderio comune è la Patria e l’Onore senza alcuna retorica e demagogia di parte”.

Partiamo verso l’orizzonte,
forse incontreremo Achille,
forse nuovi lidi ci aspettano.
Anche se non siamo più
le armate che muovevano cielo e terra,
siamo come siamo,
resi un po’ più deboli dal tempo
ma forti nella volontà
di continuare, di cercare, di trovare
e non cedere!
Odisseo
(Ripartenza da Itaca)

Orfano di padre, sottufficiale di Marina, disperso in mare durante la 2^ guerra mondiale, Franco Papili entrò in Accademia Navale nel 1947. Il suo primo incarico fu quello di Ufficiale di rotta delle corvette Gru e Scimitarra. Successivamente si specializzò nel servizio di artiglieria e divenne il primo Direttore del Tiro Missili dell’incrociatore Garibaldi (unità trasformata ed adattata al lancio di missili balistici). Comandante di nave Gaggia e Gabbiano, fu prescelto nel 1969, come Comandante in 2^, all’allestimento di nave Vittorio Veneto (nuova ammiraglia della Squadra Navale). In seguito fu comandante di nave Carabiniere, ebbe incarichi presso la NA.T.O. del Sud Europa e, da Capitano di Vascello assunse nel 1976 il comando del Vittorio Veneto. Oltre agli incarichi presso lo Stato Maggiore della Marina, assunse nel 1983, il comando della 2^ Divisione Navale e, successivamente quelli di Comandante dei dipartimenti di Ancona e La Spezia. Concluse la sua carriera come Presidente del Consiglio Superiore delle Forze Armate.
Sempre vicino all’A.N.M.I ed ai suoi marinai, salpò per l’ultima missione dalla sua Castellammare di Stabia il 28 agosto 2009, assistito amorevolmente dalla moglie Luciana.
Uomo di raffinata cultura, gli equipaggi lo ricordano perché amava ripetere:
“la Marina è la mia famiglia e i Marinai sono i miei figli”.

IN RICORDO DELL’AMMIRAGLIO FRANCO PAPILI
di Antonio Cimmino

Non ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere l’Ammiraglio di Squadra Franco Papili.
Venerdì 20 marzo 2012 ho avuto il piacere di incontrare la Signora Luciana sua moglie e molti marinai che sono stati imbarcati, principalmente sull’incrociatore Vittorio Veneto agli ordini del Comandante Papili.
Una giornata indimenticabile! Tutto è iniziato con la deposizione di un fascio di fiori sulla tomba dell’Ammiraglio nel cimitero di Castellammare di Stabia. I suoi vecchi sottoposti mi hanno concesso l’alto onore di recitare la Preghiera del Marinaio. Che emozione! Molti occhi erano lucidi, qualcuno si è messo sull’attenti. Capo Bassanelli, preso dai ricordi che affioravano a fiotti, ha detto anche, rivolto, alla foto dell’Ammiraglio: ”Comandi!”
C’erano Mario Sicignano, Antonio Corsi, Pietro Rossi, Capo Buondonno, Pompeo Funzione, Luigi Diana e tanti altri di cui non ricordo il nome. Ero l’unico estraneo del gruppo ma, preso empaticamente, mi sono subito inserito, accolto fraternamente come solo i marinai sanno fare.
Subito dopo abbiamo invaso la casa della Signora Luciana che ci ha accolto amorevolmente. Ognuno ha dato stura a ricordi e aneddoti che mi sono appuntato nella mente. Verso le 12,00 sotto una pioggia dirotta ci siamo recati a visitare la Caserma Cristallina, ovvero ciò che resta dell’edificio posto in Via Duilio presso il cantiere navale stabiese, ove molti di loro hanno soggiornato durante l’allestimento del Veneto.
Da loro ho appreso che l’Ammiraglio era stato severo ma giusto, come un buon pater familias che pensa al futuro dei suoi figli. Per alcuni è stato veramente un padre perché, arruolati a 16-18 anni, hanno trovato in lui una guida e un faro nella vita militare e non solo.
Mario Sicignano ha ricordato scherzosamente il “posto di lavaggio ad oltranza” che il Comandante del Veneto chiedeva al suo equipaggio per mantenere in perfetta efficienza la bella unità o quando, fu sorpreso a leggere un fumetto e gli fu inflitta una punizione perché “ sorpreso a leggere pubblicazioni amene”.
Filippo Bassanelli ricordava a Donna Luciana il caffè che lei offriva “alla napoletana e con tre C”, forte e bollente.

Nei giorni successivi, anche obbedendo al desiderio dei marinai, mi sono recato spesso a casa della Signora Luciana per ritirare libri da donare al Gruppo A.N.M.I. di Castellammare e, principalmente, per ascoltare, davanti ad un buon caffè, i ricordi dell’Ammiraglio Franco.
La Signora Luciana aveva conosciuto il suo Franco durante la sua permanenza a Castellammare durante la costruzione e l’allestimento del Veneto, sposandosi nel 1971. L’Ammiraglio ci tenne a precisare che il primo posto nel suo cuore era la Marina ma, poi, fece posto alla sua dolce metà.
In un Capodanno festeggiato bordo del Vittorio Veneto con Ufficiali e loro consorti, l’Ammiraglio Papili disse ad un suo sottoposto:
– ”Vai a chiamare i marinai di comandata e falli salire in quadrato, non è giusto che solo noi stiamo a festeggiare”.
I marinai timidi ed impacciati stavano seduti a paratia. Allora il Comandante li invitò a far ballare le signore. Un ragazzo napoletano offrì il suo braccio alla Signora Luciana che gli chiese cosa ne pensasse del Comandante. Il marinaio rispose:
– ”è molto severo ma lo è con tutti, senza preferenze, ma…perché me lo chiedete?”
Immaginarsi la meraviglia quando seppe che aveva parlato proprio con la moglie del suo Comandante. Aveva, però, detto la verità. Tutti erano uguali per Papili, senza distinzione di grado o di categoria, tutti dovevano adoperarsi, ognuno per la parte di propria competenza, per l’efficienza e l’efficacia della nave.
Franco Papili era un marinaio di altri tempi ma anche un uomo profondamente buono sotto un aspetto burbero.
Si è saputo che per anni aveva aiutato economicamente un operaio dell’Arsenale di Taranto per mantenere un figlio all’università e solo dopo la sua morte, questo operaio ha raccontato della silenziosa e cristiana generosità dell’Ammiraglio. Mi hanno raccontato che quando si accorgeva che un suo marinaio non usciva in franchigia, g chiedeva il perché e scoprendo che era per motivi economici, spesso gli “ordinava” di accettare dei soldi.
Durante l’allestimento del Veneto a Castellammare, la padrona di un vicino ristorante andò a lamentarsi con Papili perché i marinai alloggiati in caserma, andavano dietro alle sue numerose figlie. L’ ammiraglio senza scomporsi le disse:
– ”Io alle diciassette libero i miei tori, alle sue vacche ci pensi lei!”.
Gli aneddoti sono decine e decine, questi solo alcuni di quelli che ho raccolto personalmente e che mi ricordo
Pochi ufficiali sono stati tanto amati dai loro sottoposti. Quanto è andato in quiescenza, il suo rapporto con la Marina non si è interrotto, si è sempre occupato dell’ANMI ed ha sempre accolto paternamente i suoi marinai quando andavano a fargli visita.
Già da anni ma, principalmente con il senno del poi, i suoi marinai vedevano nel loro Comandante un vero “ al amir rahl”, un “Signore del mare” che con mano ferma, giusta e paterna, ha guidato la rotta della loro nave e della loro vita. Ultimo esemplare di una Marina che ormai non c’è più. Un pezzo di storia che scompare con lui.
Con il Presidente Aldo Verdoliva ed il Vice Mario Sicignano del Gruppo stabiese, entrambi ex Sottufficiali già alle dipendenze di Papili, si è deciso, accogliendo le numerose richieste di moltissimi marinai, di istituire per il prossimo anno sociale un memorial day for Ammiraglio Papili a Castellammare di Stabia. Resta solo il rammarico di non aver conosciuto questo grande Marinaio!

Il 19 maggio 2019 è mancata all’affetto dei suoi cari Luciana de Fusco vedova dell’ammiraglio Franco Papili.
La città di Castellammare di Stabia, i suoi marinai, marittimi e pescatori, si uniscono nel dolore per la perdita di questa Nobil Donna tanto amata in vita dal marito, dai familiari e dai marinai per sempre…
I funerali si sono celebrati il 20 maggio 2019, alle ore 15.30, presso la Parrocchia del Carmine di Castellammare di Stabia.
Noi, i vostri ragazzi, vogliamo ricordare Luciana e Franco, così.

Franco Papili 
di Egidio Alberti

Anni fa gli amici Ezio Pancrazio Vinciguerra e Antonio Cimmino pubblicarono in ricordo dell’ammiraglio Papili, “salpato per l’ ultima missione il 28 agosto 2009”, un bellissimo articolo su LA VOCE DEL MARINAIO.

Avendo trovato nel mio archivio una bellissima foto che mi ritrae a bordo di Nave San Giorgio, io ero Comdinav 3, in visita ad Ancona, dove Papili era Maridipart, ho pensato di farne la rievocazione per ricordarlo agli amici che l’ hanno conosciuto.

Il corso Papili (ALBATROS) entrò in Accademia nel 1948 e fu il primo corso dopo la guerra a fare 4 anni di Accademia anziché 3.
Di conseguenza il mio corso OCEANICI, entrato in accademia nel 1950, nei primi due anni ebbe a che fare con gli Aspiranti della terza e quarta classe (corsi ALBATROS ed ALISEI).

Papili era specializzato in Artiglieria come il sottoscritto per cui le nostre esperienze a bordo su navi diverse sono state le stesse.
Ciò che ammiravo in lui era la sua cultura sulle navi e i loro comandanti di qualsiasi epoca della Marina per cui si divertiva a ” SPIVOLARE” i giovani ufficiali,compreso il sottoscritto, su questi argomenti.
CIAO FRANCO TI HO SEMPRE AMMIRATO E VOLUTO BENE….R.I.P.
BUONA GIORNATA A TUTTI GLI AMICI

Franco Papili
di Gerardo Fabiano

Voglio raccontarvi una piccola esperienza vissuta a bordo. Correva l’anno 1986 ed ero da poco stato trasferito da La Spezia (imbarcato) al Marinalles di Ancona in tabella O.I. in attesa di imbarcare su una nuova UU.NN. che la M.M.I. si stava facendo costruire. Ho avuto l’onore di conoscere quasi tutta la classe degli MM.TT.CC. perché erano ancora in fase di costruzione nell’arsenale di Ancona. Nell’attesa che fosse pronto la nave dove dovevo imbarcare, mi fecero un Temporaneo Imbarco su una di queste imbarcazioni già pronte ma non ancora consegnate alla M.M.I.(se ricordo bene si chiamava all’epoca M.T.C. 1013).
Era la notte del 31 dicembre e fuori c’era una nebbia fitta da non riuscire a vedere oltre una decina di metri. Come si può immaginare, eravamo tutti in quadrato marinai a festeggiare l’arrivo del nuovo anno e mancava più o meno un quarto d’ora alla mezzanotte. A un certo punto, la guardia mi chiama e mi dice di andare a poppetta perché c’era un tizio che mi cercava. Mi alzai e mi recai a vedere chi era e cosa voleva. Mi ritrovai difronte una persona in borghese che stava sulla banchina vicino alla scaletta d’ingresso. Lo guardai e mi disse: non mi stai riconoscendo?…la guardia non era al suo posto (faceva avanti e indietro dal corpo di guardia sia per il freddo che per brindare con noi). A quel punto si presentò: sono l’Ammiraglio Papili…
In quel momento mi sono congelato e già mi vedevo consegnato, il giorno dopo, un bigliettino giallo con una bella punizione. Invece mi consegnò una bottiglia di spumante con il suo nome e si congedò dicendomi di tenere gli occhi aperti e di non lasciare il corpo di guardia da solo. E’ stata un’esperienza unica che oggi ricordo con nostalgia. R.I.P. grande Ammiraglio.

Promozioni
Guardiamarina 29.9.1951
Sottotenente di Vascello 29.1952
Tenente di Vascello 1.1.1956
Capitano di Corvetta 1.1.1963
Capitano di Fregata 31.12.1967
Capitano di Vascello 1.1.1974
Contrammiraglio 31.12.1979
Ammiraglio di Divisione 22.1.1983
Ammiraglio di Squadra16.12.1985

Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana
Medaglia Mauriziana al Merito di 10 lustri di carriera militare
Medaglia d’Oro per lunga navigazione nella Marina Militare (20anni)
Croce d’Oro con stelletta per anzianità di servizio (40anni)
Croce Commemorativa per Missioni di Pace (Libano)

Franco Papili
di Sergio Ben

Lo ricordo, una volta, credo nel lontani anni ’70 o giù di lì, stavo rientrando dalla franchigia a bordo del incrociatore Caio Duilio ormeggiato a Taranto quando, davanti a me vedevo un sacco di marinai e non  fermi sul attenti. Osservando bene c’era una figura avvolta in un mantello scuro che fermava tutti quelli che non lo salutavano militarmente e li faceva stare fermi in piedi per punizione.
Ricordo di Lui un altro succoso episodio: ero in temporaneo imbarco sul Vittorio Veneto con tutti i componenti giovani della radio di nave Audace per fare un aggiornamento professionale da Radiotelegrafista dato che da lì, a pochi mesi, l’Audace sarebbe stato operativo. In quel periodo volevo una licenza così mi mandarono con la richiesta dal comandate Papili.

Aspettando fuori dalla porta bussai ed osservai che la luce al di sopra della porta era rossa quindi non potevo entrare. Aspettai, aspettai non so per quanto tempo, poi improvvisamente si accese la luce verde così entrai. Salutai e incominciai a fare la mia richiesta prima ancora di riuscire a finire alzò una paletta con su scritto “pazzia!” Cercai di obiettare ma mi fece vedere un altra paletta con scritto “Fuori!” Così me ne andai sconsolato. Però dopo alcuni giorni venni chiamato dall’ufficiale TLC che mi informò della approvazione della mia licenza.
Personaggio enigmatico il comandante Papili ma voluto bene dai marinai.

Un commento

  • Raffaele Raiola

    E’ stato il mio Comandante su nave Carabiniere – ero Capo posto RT e nel bene e nel male è stato un buon C.te

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