• Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni

    Giuseppe Fioravanzo (Monselice, 14.8.1891 – Roma, 18.3.1975)

    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Monselice, 14.8.1891 – Roma, 18.3.1975)

    Giuseppe Fioravanzo nasce a Monselice il 14 agosto 1891, da Bartolo e da Teresa Miani, anche se la famiglia, patrizia, era originaria di Firenze.
    Entra in Accademia nel 1909 e ne esce, con il grado di guardiamarina, nel 1912. È ancora allievo quando partecipa alla guerra italo-turca imbarcato sulla corazzata Benedetto Brin.
    Partecipò alla Prima guerra mondiale impiegato in Alto Adriatico nel “Raggruppamento Marina”. Terminata la guerra, nel 1921, è distaccato per un certo periodo al comando militare marittimo di Pola.
    Nel 1923, diventato ufficiale superiore, assume il comando della torpediniera Calliope.
    Nel periodo della Guerra d’Etiopia, a causa della quale si arrivò a una grave crisi politica fra l’Italia e la Gran Bretagna, Fioravanzo fu Capo di Stato Maggiore del comandante in capo delle Forze Navali Riunite, organismo costituito nel settembre 1935 per dare un quadro di omogeneità ai criteri di impiego e di comando delle due squadre in cui era allora suddivisa la Marina italiana, in un momento nel quale lo scontro con la potenza anglosassone sembrava inevitabile.
    Dal 14 gennaio 1936 al 12 ottobre 1936 fu al comando dell’incrociatore leggero Armando Diaz e successivamente assunse il comando della Flottiglia Scuola comando navale di Taranto e del cacciatorpediniere Aquila capo flottiglia del complesso di siluranti che erano aggregate organicamente alla scuola.
    Il 1º gennaio 1939 fu promosso contrammiraglio.
    Durante il 2° conflitto mondiale ricoprì incarichi di stato maggiore sino al marzo 1942; a partire da tale data invece, ebbe in prevalenza incarichi operativi. Nel frattempo era diventato Ammiraglio di Divisione.
    Il 25 marzo 1942 imbarcò per assumere il comando della 9ª Divisione Navale costituita dalle corazzate della classe Vittorio Veneto. Il primo combattimento cui partecipò Fioravanzo, come comandante della 9ª Divisione, fu il contrasto all’operazione britannica “Vigorous” tendente a far giungere un convoglio di rifornimenti a Malta da Alessandria d’Egitto. Quest’azione si svolse nel quadro degli scontri navali noti come battaglia di mezzo giugno e Fioravanzo vi partecipò agli ordini dell’ammiraglio Iachino che era il comandante superiore in mare. L’azione della 9ª Divisione, unitamente a quella della 3ª e 8ª, costrinse gli inglesi a rinunciare al compimento della missione senza che si arrivasse al contatto balistico.
    Il 14 marzo 1943 assunse l’incarico di Comandante della 8ª Divisione Navale.
    Alla data dell’armistizio Fioravanzo aveva l’incarico di ammiraglio comandante la piazza militare di Taranto e si offrì di sostituire l’ammiraglio Da Zara nel comando delle navi italiane in quella base che dovevano andare a Malta nel caso il collega non si fosse sentito di farlo. Successivamente, durante la cobelligeranza con gli alleati, Fioravanzo per un certo periodo fu prefetto di Taranto e poi fece parte di una delle Commissioni che avevano l’incarico di epurare il personale della Marina compromesso con il fascismo.
    A partire dal 1950, diresse l’Ufficio storico della Marina Militare. È di quel periodo la polemica con strascichi giudiziari che, come capo dell’Ufficio, ebbe con il giornalista Antonino Trizzino, autore del pamphlet “Navi e poltrone”. Trizzino, nel suo libro, metteva sotto accusa il vertice della Marina durante la seconda guerra mondiale, adombrando l’ipotesi che gli ammiragli italiani avessero tradito l’Italia favorendo la vittoria degli inglesi. Oltre all’Ufficio Storico diresse anche la “Rivista Marittima” periodico per il quale, dagli anni Venti, aveva scritto quasi cinquanta articoli sui più svariati argomenti di carattere navale. Fioravanzo lasciò la direzione dell’Ufficio storico nel 1959, che aveva diretto per quasi dieci anni.
    Morì a Roma il 18 marzo 1975.

    Carriera
    – Guardiamarina (1912)
    – Sottotenente di Vascello (1914)
    – Tenente di vascello (1916),
    – Primo tenente di vascello (1918)
    – Capitano di Corvetta (1923)
    – Capitano di Fregata (1928)
    – Capitano di Vascello (1934)
    – Contrammiraglio (1º gennaio 1939)
    – Ammiraglio di Divisione (1940),
    – Ammiraglio di Squadra (1953).

    Decorazioni
    – Croce di guerra al valor militare BAR.svg Croce di guerra al valor militare;
    – Commemorative Italian-Austrian war medal BAR.svg Medaglia commemorativa della guerra 1915 – 1918 (Regio Decreto 29 luglio 1920, n.1241);-
    Vittoria.png Medaglia interalleata della vittoria (Regio Decreto 13 dicembre 1920, n.1918);
    – Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia BAR.svg Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia 1848-1918 (Regio Decreto 19 ottobre 1922, n.1229).
    – Croce di guerra al valor militare BAR.svg Croce di guerra al valor militare (1943);

    Onorificenze
    – Decorazione Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia 22.04.1941;
    – Decorazione Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia 26.05.1942;
    – Decorazione Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana 30.12.1952.

    (*) per conoscere le altre sue ricerche digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Pittori di mare,  Recensioni,  Storia

    Alberto Banfi (Pinerolo, 18.3.1903 – Roma, 28.1.1958)

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (Pinerolo, 18.3.1903 – Roma,  28.1.1958)

    Nacque a Pinerolo (Torino) il 18 marzo 1903. Orfano di Ufficiale Superiore degli Alpini caduto alla testa del Battaglione “Val Varaita” durante il primo conflitto mondiale, nell’immediato dopoguerra entrò Allievo all’Accademia Navale di Livorno e nel 1923, al termine dei regolari corsi, conseguì la nomina a Guardiamarina, prendendo imbarco su unità siluranti di superficie.
    Promosso Sottotenente di Vascello nel gennaio 1925, Tenente di Vascello nel marzo 1928 e Capitano di Corvetta nel maggio 1936, ebbe il comando del cacciatorpediniere Borea e, dal gennaio 1940, il comando della 1^ Squadriglia Torpediniere ad Augusta, con insegna sull’Airone. L’11 ottobre 1940, durante una missione di intercettazione di forze navali nemiche nelle acque del Canale di Sicilia, sostenne un intenso ed aspro combattimento contro soverchianti forze navali nemiche e l’Airone al suo comando, inesorabilmente centrato dalle batterie dell’incrociatore inglese Ajax, affondò a circa tre miglia a Sud Est di Capo Passero.Trascinato nei gorghi e riportato a galla da una grossa bolla d’aria, gravemente ferito, fu tratto in salvo e poi ricoverato in un ospedale nazionale.
    Ripreso il servizio attivo nell’ottobre 1941, nel 1947 venne collocato, a domanda, nell’ausiliaria e nel marzo 1953 promosso Capitano di Vascello.
    Mori a Roma il 28 gennaio 1958.

    Fu insegno della  Medaglia d’oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
    Comandante di una squadriglia di torpediniere, nel corso di una ricerca notturna nei pressi di una base avversaria, riuscito a conseguire l’agognato contatto col nemico, con pronta, abile, audacissima manovra portò la squadriglia all’attacco spingendo con cosciente aggressività la propria torpediniera a ravvicinatissima distanza da un incrociatore inglese contro il quale lanciava tutti i siluri, aprì il tiro dei suoi cannoni ed infine quello delle mitragliere.
    Inflisse così al nemico danni considerevoli mentre la sua silurante, fatta segno alla preponderante reazione del fuoco avversario, veniva ripetutamente colpita. Gravemente ferito e visto vano ogni tentativo inteso a provvedere alla salvezza della torpediniera, dispose il salvataggio dei superstiti. Dopo aver con essi inneggiato al Re non li seguì sulla silurante accorsa per raccoglierli, ma volle dividere con i moribondi e con i feriti più gravi l’estrema sorte della sua nave che si inabissava.
    Riportato alla superficie del mare dall’onda stessa che lo aveva sommerso, in uno sforzo sovrumano delle sue già provate energie, riusciva a riunire i superstiti rifugiatisi su zattere. Sopravvenute condizioni di tempo avverse guidò i naufraghi inspirando in tutti, con la sua esemplare forza d’animo, calma e serenità. Ricuperato infine dopo 36 ore da unità nazionali, egli volle e seppe ancora essere di aiuto alla sua gente dando le direttive opportune perché tutti potessero essere salvati.
    Luminoso esempio di eroico ardimento, di elevatissime virtù militari e di ammirevole spirito di abnegazione”.
    Canale di Sicilia, 12 ottobre 1940.
    Fonte Marina Militare.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    18.3.1993, viene consegnata nave Luigi Durand de la Penne

    a cura Pancrazio “Ezio “ Vinciguerra


    Nave Luigi Durand de la Penne
    Varata il 20 ottobre 1989, consegnata alla Marina Militare il 18 marzo 1993. Il Porto di assegnazione è Taranto e la dipendenza gerarchica è COMFORAL – CINCNAV. Motto: “Utique vince”.
    Nata inizialmente con il nome Animoso, nel 1992 il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare decise di intitolare l’Unità all’Eroe della seconda guerra mondiale Luigi Durand de la Penne e scomparso il 17 gennaio dello stesso anno, diventando la prima Unità con questo nome.
    Terminati i lavori di fine garanzia, il 19 settembre 1994, l’Unità cambiava la sede di assegnazione da La Spezia a Taranto.

    Il Crest dell’Unità intende rappresentare quale richiamo al significato del motto (UTIQUE VINCE), l’ideale connubio tra la Nave e la vittoria alata, raffigurata in posizione di difesa, a simbolo del ruolo che caratterizza l’impiego nel settore Antiaereo. Alla base del disegno è stato stilizzato il Blasone della famiglia dei Marchesi de la Penne. Il Motto “Utique Vince” (Dovunque Vince), sta a significare che l’Unità raggiungerà la vittoria ovunque andrà.

    (Fonte Marina Militare)

    (Genova, 11.2.1914 – Genova, 17.1.1992)

    Nacque a Genova l’11 febbraio 1914. Dopo aver conseguito il diploma di Capitano Marittimo presso l’Istituto Nautico San Giorgio di Genova, nell’ottobre 1934 frequentò, presso l’Accademia Navale di Livorno, il Corso Ufficiali di complemento, al termine del quale, nel grado di Guardiamarina, imbarcò sul cacciatorpediniere Fulmine.Nel 1935 passò ad operare nell’ambito della 6a Squadriglia MAS di La Spezia e, trattenuto in servizio per esigenze eccezionali, connesse al conflitto italo-etiopico, nel 1938 conseguì la promozione a Sottotenente di Vascello.Nel secondo conflitto mondiale partecipò a numerose missioni con i MAS nel Mediterraneo e nell’ottobre 1940 conseguì la promozione a Tenente di Vascello.
    Passato ad operare con il Gruppo mezzi d’assalto, partecipò alla missione di Gibilterra (30 ottobre 1940) e all’impresa di forzamento della base inglese di Alessandria – Capogruppo dei “maiali” 221, 222 e 223 condotti rispettivamente dallo stesso Luigi Durand de la Penne, da Vincenzo Martellotta, e Antonio Marceglia, coadiuvati dai capi palombari Emilio Bianchie Mario Marino e dal sottocapo Spartaco Schergat che portò, all’alba del 19 dicembre 1941 all’affondamento delle navi da battaglia inglesi Valiant e Queen Elizabeth, della petroliera Sagona e al danneggiamento del cacciatorpediniere Jervis.

    De la Penne, dopo aver superato con notevoli difficoltà le ostruzioni del porto, da solo collocò la carica esplosiva sotto le torri di prora della Valiant e, risalito in superficie, venne scoperto e fatto prigioniero.
    Portato a bordo con il 2° capo Emilio Bianchi, secondo operatore del suo mezzo, fu rinchiuso in un locale adiacente al deposito munizioni e vi fu tenuto anche dopo che ebbe informato il comandante dell’unità inglese, Capitano di Vascello Morgan, dell’imminenza dello scoppio della carica, al fine di far porre in salvo l’equipaggio.Uscito indenne dall’esplosione che affondò la nave, tradotto prigioniero in India, nel febbraio 1944 rimpatriò a partecipò alla guerra di liberazione nel Gruppo Mezzi d’Assalto.Tutti gli operatori vennero poi decorati di Medaglia d’Oro al Valore Militare e promossi per merito di guerra. La consegna della decorazione a Luigi Durand de la Penne avvenne a Taranto nel marzo 1945 e fu l’occasione di uno storico episodio: fu infatti lo stesso comandante della Valiant nel 1941, Capitano di Vascello Sir Charles Morgan, divenuto ammiraglio, che decorò Luigi Durand de la Penne, su invito del luogotenente del Regno Umberto di Savoia che presiedeva la cerimonia.
    Promosso Capitano di Corvetta in data 31 dicembre 1941, Capitano di Fregata nel 1950 e Capitano di Vascello a scelta eccezionale nel 1954, nell’ottobre 1956 fu Addetto Navale in Brasile quindi, per mandato politico a seguito della sua elezione a Deputato al Parlamento (2a, 3a , 4a, 5a e 6a legislatura), fu collocato in aspettativa ed iscritto nel Ruolo d’Onore, dove raggiunse il grado di Ammiraglio di Squadra.
    L’Ammiraglio di Squadra (R.O.) Luigi Durand de la Penne morì a Genova il 17 gennaio 1992.

    Medaglia d’oro al valor Militare con la seguente motivazione:
    Ufficiale coraggioso e tenace, temprato nello spirito e nel fisico da un duro e pericoloso addestramento, dopo aver mostrato, in due generosi tentativi, alto senso del dovere e di iniziativa, forzava, al comando di una spedizione di mezzi d’assalto subacquei, una delle più potenti e difese basi navali avversarie, con una azione in cui concezione operativa ed esecuzione pratica si armonizzavano splendidamente col freddo coraggio e con l’abnegazione degli uomini.
    Dopo aver avanzato per più miglia sott’acqua e superando difficoltà ed ostacoli di ogni genere fino all’esaurimento di tutte le sue forze, disponeva la carica sotto una nave da battaglia nemica a bordo della quale veniva poi tratto esausto. Conscio di dover condividere l’immancabile sorte di coloro che lo tenevano prigioniero, si rifiutava di dare ogni indicazione sul pericolo imminente e serenamente attendeva la fine, deciso a non compromettere l’esito della dura missione.
    Rimasto miracolosamente illeso, vedeva, dalla nave ferita a morte, compiersi il destino delle altre unità attaccate dai suoi compagni. Col diritto alla riconoscenza della Patria conquistava il rispetto e la cavalleresca ammirazione degli avversari; ma non pago di ciò, una volta restituito alla Marina dopo l’armistizio, offriva nuovamente se stesso per la preparazione e l’esecuzione di altre operazioni, sublime esempio di spirito di sacrificio, di strenuo coraggio e di illuminato amor di Patria.
    Alessandria d’Egitto, 18 – 19 dicembre 1941.

    Altre decorazioni e riconoscimenti
    – Medaglia d’Argento al Valore Militare sul Campo (Gibilterra, 1940);
    – Trasferimento in s.p.e. nel grado di Tenente di Vascello (1941);
    – Promozione al grado di Capitano di Corvetta (1941).

  • C'era una volta un arsenale che costruiva navi,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    18.3.1922, varo della regia nave Generale Antonino Cascino

    di Carlo Di Nitto

    Varato il 18 marzo 1922 nei Cantieri Odero di Sestri Ponente,  era entrato in servizio l’8 maggio successivo.
    Nel 1929 fu riclassificato Torpediniera.
    Svolse intensa attività di squadra e bellica di scorta convogli e protezione al traffico.
    Svolse complessivamente 228 missioni di guerra (158 di scorta, 9 di caccia antisommergibile, una di posa mine, 68 di altro tipo) percorrendo circa 69.000 miglia nautiche.
    Nave “Cascino” risulta essere stata la terza tra le più attive torpediniere italiane della Seconda Guerra Mondiale.
    Alla proclamazione dell’armistizio l’unità si trovava a La Spezia per lavori. Non essendo in grado di muovere, per evitare la cattura, il 9 settembre 1943 la nave si auto affondò nel porto della città.
    Il relitto venne recuperato nel 1947 e demolito.

    Il regio cacciatorpediniere “Generale Antonino Cascino” fotografato con le unità gemelle della 1^ Squadriglia CC.TT. nel porto militare di Gaeta durante il mese di dicembre 1922.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    Angelo Barbuto (Gaeta, 18.3.1913 – Mare, 19.7.1940)

    di Carlo Di Nitto

    (Gaeta, 18.3.1913 – Mare, 19.7.1940)

    Il Sottocapo infermiere Angelo Barbuto, risultò disperso nell’affondamento del regio incrociatore “Bartolomeo Colleoni” il 19 luglio 1940.
    Il mattino del 19 luglio 1940, il “Colleoni”, unitamente al gemello “Bande Nere”, dirigeva da Tripoli a Lero, quando, a circa 6,4 miglia da Capo Spada (Creta) si scontrò con una formazione britannica composta da un incrociatore e cinque CC.TT. Il “Colleoni”, fu ripetutamente colpito in parti vitali dal tiro nemico. Immobilizzato e con un vasto incendio a bordo, alle ore 09.00, venne affondato con siluri lanciati da due CC.TT nemici.
    Nello scontro di Capo Spada persero la vita 121 Marinai del “Colleoni”.
    Angelo era nato il 18 marzo 1913 a Gaeta.

    (foto p.g.c. della Famiglia)

    Dello stesso argomento sul blog:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2019/07/19-7-1940-affonda-la-regia-nave-colleoni/