Marinai,  Naviglio,  Racconti,  Recensioni

Nave Flegetonte

di Franco Orlandini

Queste pagine cosa sono, infine?
Una specie di elettroencefalogramma o un cardiogramma di una esistenza vera e tangibile, quasi sempre vissuta aspramente e senza consentirsi riflessioni. Questi fogli sono da considerare aggiornamenti.
San Lorenzo di un secolo fa.
E’ notte fonda. Tra la mezzanotte e l’alba, quando ci si sente parecchio soli al mondo. Vento stabile da ovest-nordovest. Mare nero puzza di sale caldo, penetrante e stordente, e plancton fosforescente si arrotola lontano dalla prua, incanta gli occhi, fa scivolare nel non pensiero, niente passa per la mente, un vuoto perso in quel fluttuare luminoso, e a volte non pensare è meglio.
La cisterna non è dotata di radar: è una vecchia carretta, buona solo per navigazione sottocosta, così nella notte si naviga a vista. Per quel che possono servire, fuori, all’aperto, ci sono due marinai, uno a dritta ed uno a sinistra. Loro sono gli occhi della nave. Scrutano l’orizzonte per 180°, cannocchiali alla mano. La plancia è al buio, tutta la nave è al buio, proprio per non creare riflessi che possano impedire di vedere nella notte là, oltre la piccola luce rossa installata sulla prua. Quella luce indica alla plancia dove finisce la nave e dove inizia il mare. Gli uomini del turno di seconda sono silenziosi, persi ognuno per proprio conto. Il comandante è a dormire ed è il nostromo a farne le veci. Al timone c’è il Livornese, non servono i nomi, è comunque il miglior timoniere a bordo, quello di manovra, con lui si approda sicuri di non sbattere nelle banchine.
Il pulsare dei motori si trasmette alle strutture d’acciaio e batte come un cuore, forse è davvero un cuore, forse la vecchia carretta ha davvero un’anima, ormai. Il contromare, induce nello scafo un digrignare che a volte diventa lamento di vecchie lamiere, uno scricchiolìo che parte da prua e che si perde a poppa. Se appoggi la mano su qualsiasi superficie, la vibrazione metallica t’entra dentro ed entri anche tu dentro quell’acciaio, una ben strana unione, se ci rifletti bene. Tuttavia la vecchia nave si ostina a navigare, seppure appesantita dagli annosi strati di vernice che cercano di mascherare la ruggine squamosa, le perforazioni dei tumori di vecchiaia ed ecco che la vernice si rigonfia, sbolla, si sgretola mangiata dal salmastro. Ne ha solcate, di acque, e ne ha viste di lune, la vecchia cisterna. Un bel giorno qualcuno decise che doveva attraversare l’Atlantico e per una nave fluviale dev’essere stato mitico navigare per giorni incontro al sole nascente. Dalla tranquilla navigazione sul verde sporco e fangoso del Mississippi all’appena increspato azzurro scuro del Mar Tirreno, che non sarà un oceano ma ha pur sempre le sue onde maligne e le sue immense profondità. Il suo fondo piatto mal si addice all’onda breve e corta. La prua è dritta e verticale e la fa sembrare un vecchio ferro da stiro, di quelli che si scaldavano con la brace. Nonostante tutto naviga. Rumorosa, fumigante, percorsa da migliaia di scricchiolìi, ancora riempie i suoi cavernosi tanks di carburante, di acqua potabile e naviga, nessuno sa bene come, ma naviga.
Sarà per quello che gli uomini del turno di notte sono silenziosi, forse sono stupiti di stare ancora a galla sul ferrovecchio.
La campana di cielo di quest’agosto puzzolente di gasolio, di lavoro sudato e continuo, di fatica malpagata, è la solita meravigliosa passerella di stelle, – quante sono? Sei – settemila, non di più. Ma sembrano davvero miliardi – ormai non la guarda più nessuno, si fa l’abitudine anche allo splendore, oltre che alla feccia.
Il bolide attraversa l’orizzonte da dritta a sinistra con un albedo di pochi gradi, rapido. Si libra, sembra, trasformando la notte in cielo dal fulgore blu – ghiandaia, azzurro-palpitante e canuto -iridescente come un maestoso lampo, come una saetta, maestoso come un sole mutante che in un battito di ciglia nasce ad ovest e tramonta a sud, parallelo al mare, all’orizzonte, sfiora la prua per un attimo d’eternità, scompare. Scompare scintillando e lasciando negli occhi la scia di un arcobaleno incendiato.
E’ ancora più silenziosa la plancia, adesso. Per un attimo tutti sono volati sulle stelle, al bello frantumato e dimenticato ed ora ricordato, da oriente ad occidente fin dove arriva l’occhio in movimento, in quel mistero ch’è lo splendore e la meraviglia del mondo, il bagliore e la gloria del tuono che illumina, fuori di sé, oltre la prua, oltre l’orizzonte, oltre la comprensione, da qualche parte là, dove tutti si fanno domande senza aver risposta alcuna.
La nave-cisterna arranca affaticata, lo scafo vibra frenetico sul sibilo acuto delle macchine a scoppio.
Il turno di seconda avrà il cambio alle 04.00.

27 commenti

  • Giovanni Caruso

    Mi viene un sorriso amaro se penso a coloro che parlano di sacrificio e non sanno cosa sia.
    Il sacrificio è uno sforzo, la rinuncia a qualcosa in vista di un “fine”.
    Chi fa sacrifici senza un “fine concreto” è succube della propria inerzia, che si adagia in delle rinunce infinite senza un barlume di speranza futura.
    Non rinunciate alla dignità, alla voglia di vivere una vita dignitosa. Se dobbiamo fare sacrifici allora facciamoli per cambiare la nostra Italia e non per arrivare a fine mese con una briciola di pane.

  • Franco Orlandini

    Questo è per tutti coloro che sono sulla mia lista amici. Mi piace leggere di voi notizie buone e per quelle cattive ci sosteniamo nei momenti bui. Amo le immagini e link. Sono felice di potervi annoverare come miei amici.
    Grazie mille per essere una parte della mia vita, anche se non parliamo regolarmente, voi siete nei miei pensieri.

  • ezio vinciguerra

    Egregio Franco la ringrazio del complimento e col suo permesso desidererei pubblicare a sua firma altri suoi scritti per condividerli con i tanti amici e colleghi marinai che abbiamo in comune.
    Le auguro un sereno inizio settimana.

  • Franco Orlandini

    Veramente sarà un onore per me essere ospitato su ” la voce del marinaio” – Di nuovo grazie e buona vita.

  • Marulli Claudio

    grazie,io ci provo tutti i giorni, magari la nostra Marina ci darà anche una mano a sognare e trovare quello che desidero tanto.grazie di cuore

    Marulli Claudio

  • Marulli Claudio

    Il nostro mare ci darà anche una mano a sognare e trovare quello che desideriamo tanto.
    Grazie di cuore

  • Marina Rossi

    E verso mari procellosi o calmi. Verso mete sognate .. In mari mai solcati .. Scorre il percorso .. Della vita …! Buona giornata felice .. !

  • Franco Orlandini

    Le reminiscenze, i ricordi, il tempo.
    Il tempo passato.
    Una semplice sequenza di ricordi.
    Lineare.Da A > B.
    A——————————————————-B (il Domani.)
    Quando ciascuno di noi va a letto, la sera, può ripassare mentalmente la sua giornata, basandosi sulla sequenza degli avvenimenti vissuti.E’ un concetto semplicissimo, il tempo.
    Possiamo ricostruire tutto il nostro passato, basandosi su questa convinzione.
    L’orientamento va dal passato al futuro.
    Le cose si cominciano a complicare quando, col passare degli anni, gli eventi si assommano ad altri eventi, oppure, notiamo un’abbondanza di avvenimenti in certi periodi, ed il nulla in altri.
    Non basta una linea.Non basta più.
    Rappresentiamo allora il tempo come se fosse uno spazio, invece di una linea, e all’interno di questo spazio, rappresentiamo gli eventi in forma anch’essi di spazi.Ce ne saranno di piccoli e di grandi, alcuni esagerati, altri infinitesimali.
    Infine, senza tener conto di nessuna logica, com’è giusto che sia tra i sognatori di professione, tutto questo spazio che ci siamo inventato, guardiamolo come se fosse un oceano, un grande mare blu.
    E facciamo sì che soffi un bel vento di maestrale, teso e fresco, da nord-ovest in direzione sud-est..
    Sostituiamo quindi, alle parole nord-ovest e sud-est le parole Passato e Futuro e guardiamo le onde del mare ‘temporale’ dalla prua del nostro yawl, un tipo di barca con la quale Chichester sognò di compiere la circumnavigazione della Terra in direzione controvento ed in solitario.(E ce la fece.)
    Vedremo onde che si sovrappongono ad altre onde, che schiumano, salgono dal profondo e nel profondo scendono avvolgendosi su loro stesse, onde che non saliranno mai alla superficie, altre che si nebulizzeranno in miliardi di goccioline nel vento, altre che evaporeranno al calore del sole, onde insignificanti mescolate ad altre che schiumano sulla cresta.Si formeranno gorghi, anse, vortici, e le correnti subacquee, provenendo da direzioni differenti, rispetto al vento in superficie, genereranno mulinelli.
    Quelle onde sono i ricordi e i sogni.
    Ricordi di vita vissuta e sogni che viaggiano ancora verso il futuro.

  • vincenzo aquilar

    bello il racconto tutto vero posso confermare perché ci sono stato due anni che non scorderò mai

  • Lorenzo Aquilar

    sig.Orlandini complimenti per il racconto. Mi sa dire se esiste qualche modello in scala di questa nave?
    Grazie e complimenti ancora.

  • moresco angelo

    sono stato il comandante del Flegetonte dall’ottobre del 1965 al marzo del 1974 data aimè de suo disarmo .é stto veramente triste l’ultima ammaina Bandiera nella baia di Assab a La Spezia ma il suo ricordo con quello di tutti i Marinai che hanno navigato con me è e resterà indelebile nel mio cuore W la marina militare.
    un abbraccio marinaro a tutti

  • Max Ronchi

    Sto cercando notizie della Flegetonte, perchè mio padre Ronchi Vittorio, Marò S.V. matr. 57325, classe 1918, vi risulta imbarcato dal 11.6.40 al 2.10.41. In seguito fu di stanza al Deposito della Marina di Messina dal 15.4.43 al 15.7.43. Ringrazi anticipatamente a chi può darmi altre notizie. Complimenti all’autore di questo scritto.

  • ermanno gozzi

    RICORDO!Con picere sig. FRANCO,le senzazioni provate,una notte di trasferimento,in estate con luna piena su nave FLEGETONTE.
    ORA dopo avere letto il suo racconto,mi resta una strana senzazione cme di tristezza.
    Penso forse le parole del comandante MORESCO,fu il mio comandante dal1968/69.
    BUON VENTO ATUTTI .

  • ruggero rizzi

    Ricordo -bene- una “Nave Flegetonte”. Sempre ormeggiata al “Molo S.Vincenzo” (Maridist Napoli, anni 1965/66) a pochi metri dalla foresteria Sottufficiali dove alloggiavo, e all’Ufficio dipartimentale del riscontro, ove la nave era ascritta ed io vi prestavo servizio) Me la ricordo come una grossa “bettolina”…..bassa e rettangolare..diversa da quella illustrata qui. Sbagliero?. Non l’ho mai vista salpare. Mi diceva uno dei componenti l’equipaggio (pochi in verità) che saltuariamente faceva servizio per trasporto e rifornimento acqua alle isole (Capri-Ischia) quando necessario e richiesto dai rispettivi Comuni.

  • Elio Baldasso

    Sono stato come segnalatore sulla Flegetonte nel 73/74 fino al disarmo, si forniva di acqua le isole toscane, durante l l’estate si naviga giorno e notte, nell’inverno, mare sempre mosso e molte nebbie

  • Elio Baldasso

    Mi ricordo benissimo del mio Comandante Sig. Angelo Moresco , bravissimo e paziente Comandante mai avuto problemi o punizioni, ci trattava come una famiglia, grazie Comandante per quello che ci hai lasciato, tanto rispetto per tutti.⁸

  • Fabio Salvador

    Io sono stato imbarcato sulla nave cisterna Flegetonte dal mese di agosto 1969, al 24 febbraio 1970, il comandante era il signor Angelo Moresco. È stato un bel periodo perché, oltre che vedere dei posti bellissimi, sebbene l’ambiente era militare, si viveva in armonia. Io il comandante lo ricordo benissimo perché ero, oltre che radarista, il suo segretario. Comandante, grazie per avermi fatto ricordare quei tempi che, pur se sono passati oltre cinquanta anni, li ricordo con molto piacere. Saluto anche tutti quelli imbarcati in quel periodo.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *