20.10.1940, sommergibile Lafolè sette ore interminabili d’inferno
di Marino Miccoli
Stimati amici de LA VOCE DEL MARINAIO, avete mai provato a immaginare cosa significa trascorrere sette ore della propria vita sotto un continuo bombardamento?
Tentate di pensare soltanto per pochi minuti che cosa ciò possa costituire a livello psicologico ancor prima che fisico per un essere umano.
Al giorno d’oggi noi parliamo sovente e con fin troppa facilità di stress… ma come vogliamo definire quello che avviene durante sette lunghissime ore di martellamento con bombe di profondità a degli uomini rinchiusi nell’angusto scafo d’acciaio di un sommergibile che procede lentamente a decine di metri sotto la superficie del mare?
Credo che nemmeno disponendo della più fervida fantasia congiunta a una grande immaginazione noi possiamo riuscire a comprendere ciò che avveniva in quei drammatici momenti. Purtroppo è proprio quello che accadde il 20 ottobre 1940 all’equipaggio del regio sommergibile Lafolè, della Classe 600 (da piccola crociera), serie Adua. Occorre premettere che il nemico precedentemente era venuto a conoscenza della presenza del sommergibile italiano in quelle acque a seguito della cattura del sommergibile Durbo, a bordo del quale gli inglesi rinvennero i documenti segreti e i cifrati che consentirono di localizzare il Lafolè.
Si trovava nel Mediterraneo Occidentale, a nord delle coste del Marocco nei pressi di Melilla e non distante da Gibilterra quando alle ore 11:00 circa fu scoperto da tre cacciatorpediniere britannici (HMS GALLANT, GRIFFIT e HOTSPUR) a seguito del lancio di un suo siluro contro un’unita’ nemica. Il Comandante T.V. Pietro Riccomini aveva appena ordinato il lancio quando si scatenò l’inferno: i tre caccia gli furono subito addosso e lo inquadrarono con diverse salve di bombe di profondità. Ben presto il battello subì gravi danni e numerose avarie ma il Comandante lo tenne costantemente in immersione perché celandolo al nemico era fiducioso di poterlo salvare. Ma la sua lentezza durante la navigazione in immersione lo rendeva un bersaglio assai vulnerabile. Fu così che per sette lunghe quanto drammatiche ore il Sommergibile Lafolè ed il suo valoroso Equipaggio resistettero agli ostinati bombardamenti di profondità degli imperterriti cacciatorpediniere inglesi, che come dei mastini non demordevano minimamente dalla loro caccia attuando una devastante reazione antisom.
Quando alle ore 18:30 circa il sommergibile italiano, durante una brusca variazione di quota venne in affioramento facendo emergere la torretta, sopraggiunse il caccia HMS Hotspurche lo speronò.
In un attimo il regio sommergibile Lafolè affondò e scomparve per sempre trascinando con sé quasi tutto l’Equipaggio (il Comandante, 3 Ufficiali e 36 tra Sottufficiali e Marinai).
Soltanto nove Uomini si salvarono stavano cercando di alleggerire la pressione interna dello scafo agendo sul portello della torretta quando questa fu squarciata a seguito dell’improvviso speronamento. Causa la violenta collisione i nove uomini furono sbalzati in mare e questo fatto rappresentò per loro la salvezza; infatti furono recuperati dagl’inglesi e internati in campi di prigionia.
Il Comandante T.V. Pietro Riccomini venne insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare per la lunghissima e strenua resistenza opposta alle soverchianti forze inglesi, per la coraggiosa difesa della propria Unità e dei valorosi Uomini che ne componevano l’equipaggio.
Oggi 20 ottobre 2018, nel 78º anniversario dell’affondamento, li ricordiamo su questo lodevole sito e ne onoriamo la memoria. A suggellare la narrazione di questa storia, amarissima e tragica, desidero inserire un vecchio motto, caro al cuore di generazioni di Sommergibilisti italiani: SIAMO FIERI DI VOI!
11 commenti
Leonardo
In quel sommergibile vi era un mio zio di anni 21( ventuno) cerco il foglio matricolare chi può aiutarmi .Si chiamava Francesco di giuseppe
Claudio Matacera
Mio padre era uno di quelli che si è salvato
ugo tezza
mio cugino Ugo Tezza, dal quale ho preso il nome, è morto in quel sommergibile!
Ugo Tezza
Monica
Mio nonno, tenente Mario Federici li morì. Suo figlio nacque 5 mesi dopo.
alberto cecchini
Monica, era il fratello di mia nonna!!! la nonna lia figlia della nonna pina…. mi contatti grazie!!!
alberto cecchini
Il fratello di mia nonna era lMario Federici, ho ancora i disegni dei motori marini…
alberto cecchini
x Monica https://www.facebook.com/bibo.cecchini
Roberta Stefanutti
Li c’era il fratello di mia nonna, Francesco Migliorati, risultato poi disperso.
Monica Federici
Mario Federici era mio nonno. Correggere l’articolo. In quel sommergibile lui è morto.
Ezio Vinciguerra
Buonasera signora Monica Federici,
speriamo di essere perdonati per questo errore.
Riceva gradito un abbraccio grande come il mare della Misericordia Divina.
Marina Federici
Sono Marina figlia di Marcello, fratello minore di Mario e nipote di Salvatore Federici ed Elisabetta Boccanera. Molto spesso da bambina ho sentito parlare dello strazio della intera famiglia per la morte tragica di Mario ricordato da tutti con grande amore ed ammirazione. Un saluto affettuoso