Poesie

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    1.3.2012, arrivederci in Piazza Grande marinaio, dove è profondo il mare

    (4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)

    …dove è profondo il mare tra le gente del porto, ladri e puttane.
    Se io fossi un angelo, non starei nelle processioni nelle scatole dei presepi, starei seduto fumando una Marlboro al dolce fresco delle siepi, sarei un buon angelo, parlerei con Dio, gli ubbidirei, e amandolo a modo mio gli parlerei a modo mio e gli direi:
    –  ” Cosa vuoi tu da me?”…
    …“Lo so che Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è sulle panchine in Piazza Grande, ma quando ho fame di “mercanti” come me qui non ce n’è.
    A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io. Avrei bisogno di pregare Dio, ma la mia vita non la cambierò mai, mai, mai. A modo mio quel che sono l’ho voluto io e, se non ci sarà più gente come me voglio morire in Piazza Grande, tra i gatti che non han padrone come me, attorno a me, tra la gente del porto, ladri e puttane che mi chiamano “Gesù Bambino”.

    Com’è profondo il mare
    Lucio Dalla
    Ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti degli ipnotisti.
    Siamo i gatti neri, siamo i pessimisti, siamo i cattivi pensieri e non abbiamo da mangiare… com’è profondo il mare, com’è profondo il mare
    Babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani caccia via queste mosche che non mi fanno dormire, che mi fanno arrabbiare…com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    E’ inutile, non c’è più lavoro, non c’è più decoro, Dio o chi per lui sta cercando di dividerci, di farci del male, di farci annegare … com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Con la forza di un ricatto l’uomo diventò qualcuno, resuscitò anche i morti, spalancò prigioni, bloccò sei treni con relativi vagoni, innalzò per un attimo il povero ad un ruolo difficile da mantenere, poi lo lasciò cadere a piangere e a urlare solo in mezzo al mare …com’è profondo il mare
    Poi da solo l’urlo diventò un tamburo e il povero come un lampo nel cielo sicuro cominciò una guerra  per conquistare quello scherzo di terra che il suo grande cuore doveva coltivare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Ma la terra gli fu portata via, compresa quella rimasta addosso, fu scaraventato in un palazzo,in un fosso, non ricordo bene. Poi una storia di catene, bastonate e chirurgia sperimentale …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Intanto un mistico, forse un aviatore, inventò la commozione e rimise d’accordo tutti, i belli con i brutti, con qualche danno per i brutti  che si videro consegnare nn pezzo di specchio così da potersi guardare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Frattanto i pesci, dai quali discendiamo tutti, assistettero curiosi al dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo e cominciarono a pensare nel loro grande mare…com’è profondo il mare, nel loro grande mare, com’è profondo il mare.
    E’ chiaro che il pensiero dà fastidio anche se chi pensa é muto come un pesce anzi, un pesce è come pesce, è difficile da bloccare perché lo protegge il mare …com’è profondo il mare.
    Certo, chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche: “il pensiero come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare”… così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare.

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    Tempesta (Carmelo Scimone)

    di Carmelo Scimone

    Tempesta
    (Carmelo Scimone)

    Furibonda lotta di venti contrari
    il mare sconvolto
    spumeggia e freme
    insiste con forza e fierezza
    il vento flagella
    quelle che erano le calme acque del porto
    assalta i navigli
    spingendoli a cozzare
    fra loro
    spezza…
    disperde…
    affonda…
    i marinai corrono come mille formiche
    cercando di salvare i loro legni
    nulla può il misero uomo
    grande e la forza contro qui lotta
    e misero e lo spettacolo
    di quel che rimane.

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    La mia Divisa, la confessione di un ammiraglio

    di 
Enzo Arena

    Enzo Arena per www.lavocedelmarinaio.comCari colleghi/amici non più in servizio attivo, credo di interpretare la nostalgia e le sensazioni che ognuno di noi prova quando, a volte per caso a volte volutamente, si imbatte nell’armadio che conserva la nostra divisa o in un cassetto nel quale è conservato un distintivo, un berretto, due stellette, oppure la scarpe bianche che ci fanno venire in mente i modi più svariati e bizzarri per pulirle. Ricordate?




    Ammiraglio Enzo Area per www.lavocedelmarinaio.com
    La mia divisa (Enzo Arena)

    
La mia divisa
    
si sente trascurata,
    
dentro un armadio
    
adesso a riposare.

    Io me la guardo
    
e lei comincia a dire.
    
Io me l’ascolto
    
e lei mi tocca il cuore.
    


    Ricordi?…berretto,
    
stellette ed eri fiero.
    
Ero con te
    
in ogni posto andavi.
    
Ero blu, ero bianca,
    
ero “di bordo”.

    Ero il tuo orgoglio
    
quando mi indossavi.
    


    Cara divisa,
    
non cambio la mia pelle.
    
Non sei mai stata

    un semplice vestito.
    
Cucita addosso

    ed anche dentro il cuore.
    
Tu lo sai bene

    che non ti ho mai tradito!

    il Marinaio Enzo Area per gentile concessione a www.lavocedelmarinaio.com