Poesie

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    Quel gesto dei militari di portarsi la mano alla fronte per salutare la Bandiera

    di Enzo Arena

    Quel gesto di portarsi la mano alla fronte per salutare militarmente la bandiera ogni volta che salivo o scendevo la passerella della Nave o Sommergibile dove ero imbarcato, poteva sembrare un gesto tanto abituale ed istintivo che veniva fatto meccanicamente. Invece no!
    Quel gesto che ripetevo anche decine di volte in un solo giorno, era un gesto che sentivo dentro, era un gesto che mi dava il piacere di essere ossequioso nei confronti di un simbolo così grande che riusciva a darmi orgoglio.
 Mi soffermavo spesso a guardare con piacere anche tutti i colleghi che, come me, compivano quel gesto con amore e rispetto.
    Al suono del fischio che accompagnava “l’alza o l’ammaina bandiera” interrompevo qualsiasi cosa stessi facendo e, a capo scoperto, sull’attenti e con lo sguardo fisso sulla bandiera che lentamente saliva o scendeva lungo l’asta, seguivo con i brividi, così come facevano tutti i colleghi.
    Solo dopo che la bandiera aveva concluso il suo percorso ed il fischio o la tromba lo avevano segnalato, riprendeva il normale scorrere della vita nel nostro mondo.
    Grande il potere di quel simbolo! Per qualche minuto, tutti i giorni, alle otto del mattino ed al tramonto, la bandiera fermava lo scorrere della vita.

    Il saluto alla Bandiera (Enzo Arena)

    Ti salutavo cento volte al giorno
    mentre salivo o scendevo passerella.
    Guardavo in alto e tu sempre presente.
    Io sull’attenti e tu sempre più bella.

    Eri il buongiorno, il buon vento,
    il “buon tutto” e… anche in mare,
    al tramonto con fischio e con onori:
    sere lontane e colme di preghiere.

    Il tuo lento salire lungo l’asta,
    il mio sentir la pelle accapponare.
    Cara bandiera, ti prego, resta in alto!
    Continua tanti cuori a far sperare!

    Ti vedo meno, ti vedo bistrattata.
    Ti vedo offesa, ferita e con stampella,
    Ma resta lì! Stai sempre a sventolare.
    Cara bandiera, sei sempre la più bella

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    8 marzo, per non dimenticare Giovanna Reggiani

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    – 8 MARZO FESTA DELLA DONNA –

    … a Giovanna Reggiani e a tutte le donne uccise dall’uomo e dal loro degrado.

    A te, donna, che a questa terra rabbuiata dall’odio doni una luce d’amore, che a un mondo di fiele doni il sapore della dolcezza; che a un mondo senz’anima doni il cuore e la speranza, che a questo mondo orribile doni la tua grazia e la tua bellezza, che ad un mondo morente doni la gioia della vita e della speranza, che nel dolore del parto doni la vita ed il sorriso di un bambino, che nella distruzione della società combatti per i figli e per l’unità della famiglia.
    A te, donna, non a caso primo essere femminile creato da Dio, perché il mondo di allora, come quello di adesso, possa stupirsi e gioire della tua presenza.
    A te, donna, che sei l’espressione più bella, carezza d’amore e colomba di pace, nido di dolcezza e culla della vita.
    A te, donna. Grazie.

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    5.3.1943, il coraggio di vivere che ancora non c’è

    I giardini di marzo
    (Mogol – Battisti)

    Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati
    al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti
    io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti
    il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti.
    All’uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
    io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
    poi sconfitto tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
    e alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli.
    Che anno è che giorno è
    questo è il tempo di vivere con te
    le mie mani come vedi non tremano più
    e ho nell’anima
    in fondo all’anima cieli immensi
    e immenso amore
    e poi ancora ancora amore amor per te
    fiumi azzurri e colline e praterie
    dove corrono dolcissime le mie malinconie
    l’universo trova spazio dentro me
    ma il “coraggio di vivere quello ancora non c’è”…
    I giardini di marzo si vestono di nuovi colori
    e le giovani donne in quei mesi vivono nuovi amori,
    camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti “tu muori
    se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori”
    ma non una parola chiarì i miei pensieri
    continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri.
    Che anno è che giorno è
    questo è il tempo di vivere con te
    le mie mani come vedi non tremano più
    e ho nell’anima
    in fondo all’anima cieli immensi
    e immenso amore
    e poi ancora ancora amore amor per te
    fiumi azzurri e colline e praterie
    dove corrono dolcissime le mie malinconie
    l’universo trova spazio dentro me
    ma “il coraggio di vivere quello ancora non c’è”…

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    1.3.2012, arrivederci in Piazza Grande marinaio, dove è profondo il mare

    (4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)

    …dove è profondo il mare tra le gente del porto, ladri e puttane.
    Se io fossi un angelo, non starei nelle processioni nelle scatole dei presepi, starei seduto fumando una Marlboro al dolce fresco delle siepi, sarei un buon angelo, parlerei con Dio, gli ubbidirei, e amandolo a modo mio gli parlerei a modo mio e gli direi:
    –  ” Cosa vuoi tu da me?”…
    …“Lo so che Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è sulle panchine in Piazza Grande, ma quando ho fame di “mercanti” come me qui non ce n’è.
    A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io. Avrei bisogno di pregare Dio, ma la mia vita non la cambierò mai, mai, mai. A modo mio quel che sono l’ho voluto io e, se non ci sarà più gente come me voglio morire in Piazza Grande, tra i gatti che non han padrone come me, attorno a me, tra la gente del porto, ladri e puttane che mi chiamano “Gesù Bambino”.

    Com’è profondo il mare
    Lucio Dalla
    Ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti degli ipnotisti.
    Siamo i gatti neri, siamo i pessimisti, siamo i cattivi pensieri e non abbiamo da mangiare… com’è profondo il mare, com’è profondo il mare
    Babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani caccia via queste mosche che non mi fanno dormire, che mi fanno arrabbiare…com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    E’ inutile, non c’è più lavoro, non c’è più decoro, Dio o chi per lui sta cercando di dividerci, di farci del male, di farci annegare … com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Con la forza di un ricatto l’uomo diventò qualcuno, resuscitò anche i morti, spalancò prigioni, bloccò sei treni con relativi vagoni, innalzò per un attimo il povero ad un ruolo difficile da mantenere, poi lo lasciò cadere a piangere e a urlare solo in mezzo al mare …com’è profondo il mare
    Poi da solo l’urlo diventò un tamburo e il povero come un lampo nel cielo sicuro cominciò una guerra  per conquistare quello scherzo di terra che il suo grande cuore doveva coltivare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Ma la terra gli fu portata via, compresa quella rimasta addosso, fu scaraventato in un palazzo,in un fosso, non ricordo bene. Poi una storia di catene, bastonate e chirurgia sperimentale …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Intanto un mistico, forse un aviatore, inventò la commozione e rimise d’accordo tutti, i belli con i brutti, con qualche danno per i brutti  che si videro consegnare nn pezzo di specchio così da potersi guardare …com’è profondo il mare, com’è profondo il mare.
    Frattanto i pesci, dai quali discendiamo tutti, assistettero curiosi al dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo e cominciarono a pensare nel loro grande mare…com’è profondo il mare, nel loro grande mare, com’è profondo il mare.
    E’ chiaro che il pensiero dà fastidio anche se chi pensa é muto come un pesce anzi, un pesce è come pesce, è difficile da bloccare perché lo protegge il mare …com’è profondo il mare.
    Certo, chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche: “il pensiero come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare”… così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare.