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Luigi Fusco (Sepino (CB), 26.3.1924 – Mare, 22.9.1943)

di Vincenzo Campese (*)

(Sepino (CB), 26.3.1924 – Mare, 22.9.1943)

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Una vicenda che vede coinvolto il Marinaio Fusco Luigi nato a Sepino (CB) il 26 marzo 1924 – In servizio presso il Porto di Taranto – morto il 22 settembre 1943 a seguito dell’affondamento del rimorchiatore Sperone della Regia Marina saltato su una mina tedesca.
L’8 settembre 1943, giorno della proclamazione dell’armistizio dell’Italia con gli Alleati, nella rada del Mar Piccolo di Taranto, si trovavano due motosiluranti tedesche la S 54 e la S 61. Vi era poi la motozattera MFP 478 comandata anch’essa da un sottufficiale, che aveva da poco sbarcato le sue ventidue mine tipo TMA/B al deposito di Buffoluto.

Il Comandante tedesco della S 54 K-D Schmidt, alle ore 21:28 aveva ricevuto dal comandante della 3ª Flottiglia,  l’ordine di lasciare al più presto il porto di Taranto, poco prima della mezzanotte chiese all’ammiraglio di squadra Bruto Brivonesi, comandante del Dipartimento marittimo Jonio e Basso Adriatico, l’autorizzazione a far partire le tre navi in ore notturne per un porto della Grecia, motivandolo con il timore di trovare all’alba unità navali britanniche in prossimità della base.
Richiese anche il permesso di spostare le due motosiluranti dal Seno di Levante del Mar Piccolo, ove si trovavano decentrate, “a San Pietro per distruggere i congegni di accensione delle torpedini elettriche depositate in detta isola” dalla marina germanica. Schmidt assicurò che le motosiluranti «non avrebbero compiuto atti ostili entro le acque territoriali italiane», al che Brivonesi acconsentì alle sue richieste, facendo però accompagnare le due motosiluranti tedesche da due motoscafi italiani.
Quella stessa notte arrivò una telefonata dal deposito munizioni di Buffoluto, in cui si domandava come comportarsi nei riguardi della motozattera germanica che con minacce pretendeva di reimbarcare le sue mine. L’ammiraglio Brivonesi capo del Dipartimento o un suo subalterno rispose: “È roba loro dategliele”.

Quindi, le due motosiluranti tedesche S-Boote e la motozattera MFP, salparono alle 2.30 dal Mar Piccolo, passarono il canale navigabile e – nonostante che il CinC avesse disposto di tenerle sotto sorveglianza fino al passaggio delle ostruzioni esterne del Mar Grande, la MFP, contravvenendo all’impegno preso, disseminò tranquillamente le sue 24 mine nel Mar Grande tra le 3:15 e le 4:00 di quella notte senza che nessuno se ne accorgesse, e senza che nessuno notasse al passaggio delle ostruzioni esterne che non aveva più le mine sul ponte.
L’operazione di posa mine, iniziata a poche centinaia di metri dall’imboccatura del canale navigabile, e proseguita nel Mar Grande con le navi che continuavano a procedere in linea di fila, anche per non fornire sospetti.
Il 9 Settembre, ad iniziare dalle ore 17:00, gli incrociatori britannici cominciarono ad entrare nel Mar Grande e, mentre si portavano all’attracco nel porto mercantile per iniziare lo sbarco delle truppe, furono seguiti dalle corazzate che si ancorarono in rada. Verso le ore 24:00, mentre l’operazione per mettere a terra soldati era in pieno svolgimento, il posamine veloce Abdiel, che si era ancorato nel Mar Grande a circa 700 metri per sud-sudovest dal castello aragonese e quindi all’entrata del canale che porta al Mar Piccolo, ruotando sull’ancora finì su una delle mine magnetiche tedesche, posate nella notte precedente. In quel momento (erano le 00:15 del 10 settembre), l’Abdiel stava sbarcando i suoi quattrocento soldati del 6º battaglione paracadutisti (Royal Welsh).
L’esplosione della mina TMA/B, fortissima, fu udita in ogni angolo del porto, ed il posamine, con le paratie dello scafo squarciate, si spezzò in due tronconi e affondò in soli due minuti.  Con l’Abdiel si persero 48 uomini dell’equipaggio, 6 ufficiali, e 101 soldati. I feriti furono 126, tra cui 6 marinai, e 150 le tonnellate di materiale perduto, sotto forma di armi ed equipaggiamenti per le truppe, incluse 8 Jeep, 76 cannoni controcarro e munizioni. Le perdite umane potevano essere molte di più se gli uomini della nave non si fossero trovati in coperta a causa del caldo opprimente nei locali inferiori.

L’affondamento del rimorchiatore Sperone nel Porto di Taranto
Le perdite causate dalle mine magnetiche tedesche non furono limitate a quella del solo Abdiel, dal momento che alle ore 13:50 del 22 settembre, durante un normale spostamento all’interno del Mar Grande, si verificò un’esplosione che determinò l’affondamento del rimorchiatore italiano Sperone (86 tsl) dopo aver urtato una mina tedesca.  Il rimorchiatore, al comando del 2° capo nocchiere Elio Cesari, effettuava il consueto servizio di trasporto viveri e merci varie per gli insediamenti militari sulle Isole Cheradi (San Pietro e San Paolo). In poco tempo l’imbarcazione si inabissò. A bordo c’erano 148 uomini, tra equipaggio, personale di passaggio e militari che si recavano in libera uscita dall’Isola di San Pietro a Taranto. Di questi, 51 furono i feriti, 97 le vittime. Tra le vittime anche il marinaio molisano Luigi Fusco.
Ciò avvenne mentre dragamine italiani e Alleati stavano lavorando in un’opera di bonifica nel Mar Grande che, in una quindicina di giorni portò alla distruzione di ventuno mine.
Il tragico affondamento dello Sperone è ricordato con una targa in marmo posta su un edificio dell’Isola di San Pietro

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https://www.lavocedelmarinaio.com/2019/09/22-9-1943-regio-rimorchiatore-sperone/

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