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The Wreck of the Titan

di Manuel Jobs Muttarini
http://www.titaniclegend.it/
https://www.facebook.com/groups/245135908929331/?ref=ts&fref=ts

Titolo: “The Wreck of the Titan”
Autore: Elizabeth Cady Stanton

Molti appassionati della sciagura del Titanic trovano davvero interessante le similitudini tra la tragica sorte del transatlantico e la stessa fine del “Titan“, un mastodontico transatlantico protagonista del libro “Futility, The Wreck On The Titan“, scritto da Morgan Robertson pubblicato nel 1898. Per tutti coloro che fossero all’oscuro di questo romanzo, racconta del Titan, un’imponente transatlantico che affonda nelle gelide acque dell’oceano Atlantico in Aprile a causa di una collisione con l’iceberg. Anche in questo caso, perirono molte persone a causa di un numero di scialuppe di salvataggio insufficienti. Tutto questo venne scritto 14 anni prima della tragedia del Titanic.
Se mettiamo a confronto le due navi, rimaniamo sorpresi da diverse coincidenze.
Il Titanic era lungo 10 metri in meno del Titan. La collisione con l’iceberg avviene a tutta velocità sia sul Titanic che nel romanzo, a differenza che la notte della collisione del Titan le condizioni meteorologiche erano pessime a causa di una fitta nebbia; invece nel Titanic il cielo era talmente limpido da riflettere le stelle.
Entrambi i transatlantici andavano alla massima velocità per ottenere il “Blue Ribbon“, il famoso “Nastro Azzurro” ambito premio per coloro che effettuano la traversata nel miglior tempo possibile. Oltre a queste similitudini, il Titanic affonda in due ore, mentre il Titan in pochi minuti. Altra e ultima coincidenza, la stessa rotta. Il Titanic parte dal porto di Southampton fino a New York, mentre il Titan partiva da New York in direzione di Liverpool. Concludendo questo libro lascia ancora oggi diverse domande a cui non avremo mai una risposta. Potremmo pensare che Morgan Robertson abbia avuto una “visione” e abbia costruito un libro, oppure che si tratti di una coincidenza. Quello che è certo è che nemmeno le porte stage presenti nel romanzo impediranno di avere la meglio sull’Oceano e entrambe giaceranno per sempre a 4.000 metri di profondità. Se foste interessati al libro lo troverete interamente in Inglese su Amazon.

10 commenti

  • Manuel Jobs Muttarini

    Sapevate che nel 1898 qualcuno aveva scritto un romanzo, in cui si narra la storia di una nave chiamata titano, che affondava come il Titanic? date uno sguardo al mio sito e al mio video…

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Manuel Jobs Muttarini è una spiegazione convincente e un video interessante e ben confezionato.

  • Marino Miccoli

    Buongiorno stimato signor Manuel Muttarini,
    In questi giorni sto leggendo un libro che parla di uno dei più grandi > scienziati italiani: Guglielmo Marconi. E’ una interessante pubblicazione scritta dalla di Lui figlia,la signora Degna Marconi Paresce. Arrivato al capitolo XXII si parla della tragedia del TITANIC e di ciò che il grande inventore italiano ne pensava e anche quello che, in seguito ebbe a lamentare, a pag. 214-215: “SE A BORDO CI FOSSERO SEMPRE DUE MARCONISTI, UNO AVREBBE POTUTO BADARE AL NOTIZIARIO E L’ALTRO AVREBBE DOVUTO STARE ALL’ASCOLTO DI EVENTUALI SEGNALI DI PERICOLO, SENZA CON QUESTO INTERFERIRE SUI MESSAGGI A LUNGA DISTANZA”.
    Allora mi sono ricordato di Lei, stimato Manuel, e ho pensato di inviarLe in allegato le pagine del libro che trattano proprio dell’affondamento del TITANIC.
    Sperando di aver fatto cosa gradita e per Lei che è uno studioso di quegli avvenimenti anche assai interessante, la saluto cordialmente.
    Marino Miccoli

  • Manuel Jobs Muttarini

    Ezio, apro una serio di articoli amici. Marino l’ho invitato a scrivere lui su questo pezzo, visto l’alta competenza in materia.
    Nel tuo caso mi piacerebbe che esprimessi una tua idea e commento su questa decisione e sulla terza classe.
    Sempre che sei d’accordo!
    Un abbraccio

  • EZIO VINCIGUERRA

    La prima classe costa mille lire,
    la seconda cento, la terza dolore e spavento.
    E puzza di sudore dal boccaporto
    e odore di mare morto.
    Sior Capitano mi stia a sentire,
    ho belle e pronte le mille lire,
    in prima classe voglio viaggiare
    su questo splendido mare.

    Ci sta mia figlia che ha quindici anni ed a Parigi ha comprato un cappello, se ci invitasse al suo tavolo a cena come sarebbe bello.
    E con l’orchestra che ci accompagna con questi nuovi ritmi americani, saluteremo la Gran Bretagna col bicchiere tra le mani e con il ghiaccio dentro al bicchiere faremo un brindisi tintinnante a questo viaggio davvero mondiale, a questa luna gigante.

    Ma chi l’ha detto che in terza classe, che in terza classe si viaggia male, questa cuccetta sembra un letto a due piazze, ci si sta meglio che in ospedale.
    A noi cafoni ci hanno sempre chiamato ma qui ci trattano da signori, che quando piove si può star dentro ma col bel tempo veniamo fuori.

    Su questo mare nero come il petrolio ad ammirare questa luna metallo e quando suonano le sirene ci sembra quasi che canti il gallo.
    Ci sembra quasi che il ghiaccio che abbiamo nel cuore piano piano si vada a squagliare in mezzo al fumo di questo vapore di questa vacanza in alto mare.

    E gira gira gira gira l’elica e gira gira che piove e nevica, per noi ragazzi di terza classe che per non morire si va in America.

    E il marconista sulla sua torre, le lunghe dita celesti nell’aria, riceveva messaggi d’auguri per questa crociera straordinaria.

    E trasmetteva saluti e speranze in quasi tutte le lingue del mondo, comunicava tra Vienna e Chicago
    in poco meno di un secondo.

    E la ragazza di prima classe, innamorata del proprio cappello, quando la sera lo vide ballare lo trovò subito molto bello.

    Forse per via di quegli occhi di ghiaccio così difficili da evitare, pensò “Magari con un po’ di coraggio, prima dell’arrivo mi farò baciare”.

    E com’è bella la vita stasera, tra l’amore che tira e un padre che predica, per noi ragazze di terza classe che per non sposarci si va in America,
    per noi ragazze di terza classe che per non sposarci si va in America.
    (Titanic – Francesco De Gregori)

  • Claudia

    Per me è troppo una coincidenza tutte quelle similitudini. Le uniche cose diverse sono il numero di morti e il clima di quella notte.guarda caso due cose non prevedibili da chi abbia potuto/voluto imitare la storia. L unica cosa che non capisco è il perché…quello mi sfugge. Anche se tanti perché sono sempre ben lunghi dalle nostre conoscenze, soprattutto quando di mezzo ci sono uomini potenti e tanti soldi ed interessi….

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