Storia

I lazzaretti di Livorno

di Gabriele Giorni


I lazzaretti derivano il loro nome dagli ospedali che l’antico Ordine di San Lazzaro, istituito al tempo delle Crociate, aveva costruito per la cura dei lebbrosi.
Il nome passò poi a indicare non più ospedali, ma quei luoghi dove gli equipaggi e le merci delle navi che provenivano dai paesi sospetti d’essere centri di malattie infettive, venivano tenuti in osservazione per un certo periodo di tempo.
Le prime misure sanitarie marittime furono adottate dalla Repubblica di Venezia, che vietò l’accesso ai suoi mercati delle merci sospette, ma i danni derivanti ai commercianti indussero a emanare norme per l’osservanza di contumacie, disinfezioni ed isolamento.
Il primo lazzaretto di Venezia sorse durante la peste del 1403 nell’isola di Santa Maria di Nazareth, ivi le merci ed i passeggeri sospetti venivano tenuti isolati per 30 giorni, portati poi a 40, donde il nome di quarantena dato al periodo di sosta.
Livorno, che sin dai tempi del Granduca Cosimo I aveva iniziato intensi traffici marittimi, con il Granduca Ferdinando I era diventata una dei principali scali del Tirreno, rivaleggiando con Genova e sostituendosi a Pisa, il cui antico Porto Pisano alle bocche dell’Arno si era interrato diventando inagibile. Pertanto il Granduca Francesco de’ Medici ordinò la costruzione di un lazzaretto, che fu ubicato vicino alla torre del Fanale e che prese il nome di Lazzaretto del Fanale (anno 1552).
Dopo qualche decennio il Granduca Ferdinando I fece costruire un secondo lazzaretto più grande e più attrezzato ed in diretta comunicazione con la terra ferma, che fu il Lazzaretto di San Rocco (1590). Questo lazzaretto, ubicato ove attualmente sorge il Cantiere Navale, rimase in funzione fino all’anno 1852, e, dopo l’annessione della Toscana all’Italia, sulla sua area fu costruito un Regio Cantiere ceduto poi ai fratelli Orlando nell’anno 1866.
Il lazzaretto di San Rocco in poco tempo si era dimostrato insufficiente per contenere tutte le merci da sottoporre a quarantena dati gli intensi traffici fra Livorno ed il Medio Oriente; pertanto i mercanti di Livorno, temendo che le navi andassero a far scalo in altri porti quali Genova e Marsiglia, dove esistevano lazzaretti meglio attrezzati, chiesero al Granduca che fosse costruito un altro lazzaretto. Il 22 maggio 1643 Ferdinando II dava il suo benestare per la costruzione del nuovo lazzaretto nella località dove sorgeva l’antichissimo eremo di San Jacopo in Acquaviva. Il progetto fu eseguito dall’Architetto Francesco Cantagallina e l’opera completata dopo cinque anni nel 1648.Il luogo dove doveva sorgere il lazzaretto si chiamava «Acquaviva» perché vi scaturiva una fonte, accanto a un convento di frati Agostiniani che vi esisteva. Alla costruzione dell’Accademia l’acqua fu convogliata in una fonte che esistette, entro apposita nicchia, fino alla costruzione del Palazzo Studi (1964) e la conseguente demolizione dei vecchi edifici del Piazzale Saint Bon. La fonte già sin dal 1930-31 non gettava più che a intermittenza e talora anche acqua salata. Dopo la costruzione del Palazzo Studi la sua nicchia è stata collocata nell’aiuola del cortiletto interno con murata nella parte posteriore, una lapide che ne ricorda l’origine e lo spostamento. Il lazzaretto fu ampliato nel 1721 e costruito l’attuale porticciolo con il molo riparato per l’attraccaggio delle piccole navi dell’epoca. Fu anche completato un canale navigabile che univa il Lazzaretto di Sant’Jacopo con quello di San Rocco: questo canale era stato iniziato nel 1628 e doveva inizialmente servire solo per dare una comunicazione fra il Lazzaretto di San Rocco e il mare. Fu poi proseguito dall’Architetto Cantagallina nel 1649 per trasformarlo in via di comunicazione fra i due lazzaretti. Durante lo scavo di questo canale, in prossimità del lazzaretto furono scoperte tre polle d’acqua potabile che furono convogliate nella fonte precedentemente citata.
Nell’anno 1877 il Ministro della Marina, Ispettore generale del Genio Navale Benedetto Brin, aveva nominato una Commissione che, nella città di Livorno, indicò il Lazzaretto di Sant’Jacopo adatto per sistemarvi la nuova Accademia Navale perché situato sulla riva del mare, fuori del centro cittadino e con fabbricati che potevano essere riutilizzati per taluni servizi.
Il Lazzaretto di San Leopoldo fu costruito circa un secolo e mezzo dopo quello di Sant’Jacopo, infatti fu iniziato nel 1773 e ultimato nel 1779. Il progetto fu eseguito dall’Architetto militare Ignazio Fazzi da Portoferraio e rappresenta una delle opere più grandi del genere, che va a merito del Granduca Pietro Leopoldo I che ne volle la costruzione e per questo a lui intitolato.
L’imponente statua del Granduca, che attualmente si trova nel piazzale accanto alla chiesa di Sant’Jacopo in Acquaviva, vi è stata trasportata, con relativa nicchia a fondale, nell’anno 1915 quando il vecchio lazzaretto fu demolito per l’ampliamento della Accademia Navale. La statua, opera dello scultore Domenico Andrea Pelliccia da Carrara, era in origine sistemata sul fondo del viale che separava le grandi tettoie per lo sciorino delle merci. Questo monumento, in cui il Granduca è rappresentato in atto di accennare al luogo in cui doveva sorgere il lazzaretto, oggi è sistemato con il viso rivolto nella direzione del tutto opposta a quella originale, ed all’esterno di quello che era il muro di cinta del pre esistente Lazzaretto di Sant’Jacopo.
Il lazzaretto fu cinto di mura, che sul lato verso terra erano accompagnate da un fossato che poteva essere riempito con acqua di mare. L’ingresso era munito di ponte levatoio, e l’arco di entrata insieme ad un lungo tratto di mura di cinta, sono ancor oggi in piedi e quasi intatti. L’edificio centrale, ancor oggi quasi inalterato nelle linee esterne, comprendeva l’ufficio del Capitano ed il parlatorio; sul lato destro, guardando il mare, vi erano due lunghissime tettoie per lo sciorino delle mercanzie. Sul lato sinistro vi era un recinto, costituente un lazzaretto dentro al lazzaretto, e separato da un ponte levatoio, destinato a «serraglio per i passeggeri» nel quale i viaggiatori trascorrevano la quarantena. Ancor più a sinistra vi era un «serraglio per le merci sospette» di forma triangolare e lungo le banchine del porticciolo vi erano delle tettoie per gli animali da porre in contumacia.

La quarantena era una specie di prigionia sorvegliata da guardie dipendenti da un capitano, quindi lungo il muro di cinta vi erano cinque torrette con feritoie, dette di San Giorgio, di Sant’Jacopo, di San Michele, di San Lazzaro e della Madonna di Montenero. Fino alla guerra 1940-43 ne esisteva ancora  in piedi una nella zona estrema del muro di cinta. Un’altra torretta, anch’essa distrutta durante la guerra, si trovava in mezzo al mare all’ingresso del porticciolo ed era denominata Mastio di San Rocco.
Il lazzaretto rimase ‘in funzione fino all’anno 1846, poi fu chiuso. Dopo un lungo periodo d’abbandono, quando la Toscana fu annessa all’Italia, nel 1862 fu adibito a caserma. Nel 1867 la parte del lazzaretto delle merci infette fu trasformata in carcere e vi fu costruita una torretta di guardia. Infine nel 1913-15 tutto il comprensorio passò a far parte dei terreni dell’Accademia Navale.
(tratto da “L’Accademia Navale 1881-1981” di G.Galuppini)

2 commenti

  • Marino Miccoli

    Proprio un bell’articolo, mi è piaciuto molto.
    Gli articoli di Gabriele Giorni hanno l’importante caratteristica di essere interessanti, sotto diversi punti di vista. Sono sempre attinenti al tema del nostro blog, ovvero il MARE e la GENTE DI MARE,infine essi sono pure divulgativi,ovvero diffondono la conoscenza.
    Pertanto giumgono le mie vive congratulazioni al signor Gabriele per quanto Egli scrive in prima persona e/o riporta all’attenzione dei visitatori di questo blog.
    A proposito dei cavalieri dell’Ordine di San Lazzaro, signor Giorni, la invito a leggere l’ultimo capitolo (il XII) del mio romanzo LA MISSIONE DEL GIOVANE CAVALIERE quando sarà pubblicato suquesto blog.
    Con stima.
    Marino Miccoli.

  • andrea

    sono interessato alla storia dell’accademia navale di livorno…ho raccolto molti dati dalle origini ad oggi..una cosa mi ha incuriosito e di cui non trovo risposta…gli scogli sotto la muraglia sud dell’attuale costruzione non sembrano di origine naturale…sono forse il rimasuglio della demolizione del vecchio lazzeretto ???…

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