Racconti,  Sociale e Solidarietà

Felice di aver regalato un sorriso

di Maria Libera Nigra (13 ottobre alle ore 21.55)

Ciao Ezio,

mi chiamo Maria Libera e sono semplicemente un ex fidanzata di un militare carrista che perse la vita su un carro armato dopo 7 anni di felicità trascorsi nell’Esercito Italiano. Oggi, dopo 20 anni, mi emoziono ogni volta che vedo in tv una bara col Tricolore. E’ eroe chi e andato in guerra?

Non lo so perché comunque è una scelta che viene pagata anche se rischi ce ne sono e come.

E’ un eroe il mio ex ragazzo che faceva esercitazioni come sottotenente all’Aquila nel 1989?

No lo so di certo ma credo fermamente che un vero eroe è colui che rischia la sua vita salvandogli altri, come ha fatto il tuo amico “Simone Neri”. Nessuno lo pagava per questo, nessuno lo pagava per salvare gli altri e questo si che gli fa vero onore. Spero che aiutino anche la gente del sud nella ricostruzione come hanno aiutato noi abruzzesi ma siate prudenti,  fatevi ricostruire le case in zone meno rischiose.

Mi sono permessa di scriverti perché c’è troppa indifferenza, menefreghismo e cattiveria su questo pianeta e purtroppo è sempre peggio!

Io, per esempio non capivo la “disabilità” finché non ho avuto un bimbo cerebroleso e cieco per un parto cesareo non fatto e per una ritardata intubazione. Questo è il Servizio Sanitario Nazionale: “beati gli assetati di giustizia” tu dimmi se per questo non dovevo armarmi di un mitra?

Invece no, tutto quello che mi è successo mi ha reso più ricca, ho conosciuto un mondo a se, abbandonato anche dai comunisti, per dare precedenza agli extracomunitari. Non sono razzista né, tantomeno, ho un orientamento politico specifico di riferimento. E’ solo per sottolineare che in Italia non c’è un servizio sanitario adeguato alle prospettive di crescita sociale del nostro Paese, non c’è controllo ma in compenso nel settore sanitario (e non solo in quello) c’è tanta gente “vigliacca”.

Carissimo Ezio, due anni fa accidentalmente la mia casa ha preso fuoco e so cosa significa rimanere senza un tetto, senza le tue foto, i tuoi abiti, i tuoi mobili, la tua vita ma per fortuna conservo le cose più belle e più importanti che sono riuscita a salvare: “i miei figli” e questo mi basta e mi avanza.

A casa non ho ancora le tende, non ho i mobili che vanno sopra la cucina e non ho tante altre cose ma in questo momento buio per mia fortuna ho trovato lavoro e mi ritengo tutto sommata fortunata.

Gli amici mi ripetono spesso che sono troppo educata e timorata ma che ci posso fare sono fatta così. Per me la parola “onore” ha ancora un significato.

Non voglio annoiarti e non so perché ti scrivo e ti confido queste cose. Scusami ancora non voglio essere “villana”, ho capito che sei un marinaio, amico di  Pasquale, che ha perso forse un parente  o una casa o non so.

Volevo solo che ti arrivasse il messaggio che sono una persona che ha sofferto molto ma che trova ancora la forza di andare avanti (…anche senza psicofarmaci).

Ho la terza media e so esprimermi e scrivere così praticamente elaboro concetti.

Quando mi hai detto “sii più esplicita” e sincera ho avuto un colpo al cuore, come se tu mi avessi preso per una che ti ha contattato per una colletta o un aiuto e ci sono rimasta mala perché ho pensato che i miei messaggi non ti fossero arrivati al cuore. Forse in me  c’è un ramo di pazzia, scusami ancora.

Ezio ti rendi conto che adesso sono più contenta e vivo più serenamente la mia vita?

Al mattino lavoro a casa di una anziana disabile “capricciosetta” ma capisco il perché del suo atteggiamento. Fino a 6 mesi fa era in grado di guidare e di essere autosufficiente ed invece adesso trova umiliante che una persona debba prendersi cura di lei a 360 gradi. Lei sa che ho un bimbo cerebroleso ed è contenta di me. Adesso quando vado via mi bacia sempre e sono felice: felice di averle ridato il sorriso.

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