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    Nicola Conte (Tripoli, 15.4.1920 – Roma, 15.4.1974)

    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Tripoli, 15.4.1920 – Roma, 15.4.1974)

    Nacque a Tripoli, nell’allora Africa Settentrionale Italiana, il 15 aprile 1920.
    Nel 1938 diviene allievo della Regia Accademia Navale di Livorno, uscendone con il grado di guardiamarina nel 1941. Fu dapprima imbarcato sulla nave da battaglia Littorio e poi sulla Vittorio Veneto dove conseguì la promozione a sottotenente di vascello.
    Nel maggio 1942 passò, dietro sua domanda, alla Xª Flottiglia MAS e, ottenuto il brevetto da sommozzatore, operò nell’ambito del Reparto d’assalto subacqueo. All’atto dell’armistizio dell’8 settembre 1943 rifiutò la richiesta del suo comandante, capitano di fregata Junio Valerio Borghese, di collaborare con la Marina della Repubblica Sociale Italiana. Raggiunta Roma entrò a far parte attiva del Fronte militare di resistenza della Regia Marina, e dopo la liberazione della Capitale, il 4 giugno 1944 raggiunse il Centro Marina di Roma, venendo destinato al ricostituito Gruppo mezzi d’assalto. Fu protagonista nelle acque di Genova, assieme al sottocapo Evelino Marcolini, dell’impresa che nella notte del 19 aprile 1945 portò al danneggiamento della portaerei Aquila, operazione che gli valse la concessione della medaglia d’oro al valor militare a vivente e la promozione a tenente di vascello per merito di guerra.
    Dopo la fine del conflitto, dall’ottobre 1945 al dicembre 1947, prestò servizio al Centro Subacqueo di Taranto, partecipando attivamente alle operazioni di sminamento e bonifica delle coste e dei porti dell’Adriatico. Collocato in aspettativa per infermità contratta in servizio, nel 1951 fu posto in congedo assoluto ed iscritto nel Ruolo d’Onore nel grado di capitano di corvetta. Promosso capitano di fregata nel 1962, divenne capitano di vascello nel 1967.
    Si spense a Roma il 15 aprile 1976 nel giorno del suo 56º compleanno.

    Onorificenze
    Medaglia d’oro al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione:
    «Operatore volontario dei mezzi d’assalto, sorpreso dall’armistizio in territorio occupato, ricongiuntosi ai compagni d’arme per rinnovare le gesta che già tanta gloria avevano dato alla Regia Marina, otteneva di partecipare ad ardita operazione di forzamento di porto nazionale nella zona occupata, benché a conoscenza che il materiale da impiegare fosse ormai poco efficiente e conscio di affrontare in caso di cattura l’estremo sacrificio. Con abilità somma, sorretta da mirabile freddezza, indomita decisione e temerario coraggio, superava le ostruzioni attentamente vigilate, attaccava con successo l’obiettivo, riuscendo poi a rientrare incolume sull’unità che lo aveva trasportato nelle acque foranee del porto. Con questa azione che sollevava l’ammirazione dei compagni d’arme della Regia Marina e delle Nazioni Unite e risparmiava ulteriori gravi offese ad uno dei maggiori centri marittimi nazionali, già tanto provato, recava – in un momento particolarmente difficile – nuova gloria alla Marina ed alla Patria. Esempio mirabile di elette virtù di soldato. Acque di Genova, notte sul 19 aprile 1945— 31 maggio 1946.

    Croce al merito di guerra (4 concessioni) – nastrino per uniforme ordinaria Croce al merito di guerra (4 concessioni)

    (*) digita il suo nome e cognome sul motore di ricerca del blog per conoscere le altre sue ricerche. 

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    Vincenzo Tancorre (Gioia del Colle (BA), 7.7.1923 – Mare, 2.2.1942)

    di Pasquale Mastrangelo

    (Gioia del Colle (BA), 7.7.1923 – Mare, 2.2.1942)

    Pasquale Mastrangelo per www.lavocedelmarinaio.comCarissimo Ezio,
    come promesso giorni fa, ti allego una scheda riepilogativa relativa al Meccanico Navale Tancorre Vincenzo (mio compaesano), perito a seguito dell’affondamento della regia nave Giovanni delle Bande Nere.
    Ti allego altresì un file contenente la foto da Allievo della Scuola Meccanici di Venezia, copia di una lettera inviata ad un suo amico nell’imminenza della fine del Corso da Allievo (prima di imbarcare) e della cartolina che è l’ultimo suo scritto prima dell’affondamento, praticamente sei giorni prima!
    Nel rileggere la lettera scritta al suo amico sono rimasto molto colpito dalle parole che un giovane di 19 anni sentiva di scrivere. Parole dettate dal senso di appartenenza, dallo spirito di corpo, dall’amore per le istituzioni ed il senso di Patria. Abbiamo tanto da imparare da queste frasi, soprattutto tanti giovani di questa epoca che si divertono a distruggere auto, vetrine e colpire nel cuore le Istituzioni.

    Lettera di Tancorre Vincenzo Marinaio (p.g.c. a www.lavocedelmarinaio.com)
    So’ per certo che saprai come tuo solito valorizzare questa grande testimonianza secondo i tuoi canoni e so’ di mettere “il tutto” nelle migliori mani possibili.
    Ho anche suggerito ad Aldo Capobianco cognato del TANCORRE (*) la tua amicizia su facebook. A lui puoi tranquillamente rivolgerti per eventuali altre informazioni al riguardo.
    Ti rinnovo i sentimenti di amicizia e stima e ti ringrazio per il privilegio di esserti amico.
    Pasquale Mastrangelo.

    Tancorre Vincenzo, nato a Gioia del Colle (Bari) il 7.7.1923. Frequentò la scuola per meccanici di Venezia. Perì a seguito dell’affondamento della regia nave Giovanni delle Bande Nere il 1° gennaio 1942. Fu dichiarato disperso il giorno successivo.

    (*)  https://www.facebook.com/aldo.capobianco.54


    Regia nave Dalle Bande Nere - www.lavocedelmarinaio.com
    Nota della redazione
    Giovanni Dalle Bande Nere
     era un incrociatore Leggero varato a Castellammare di Stabia il 27.4.1930. Partecipò alla Guerra dei Convogli e alla Seconda Battaglia della Sirte.
    Il mattino del 1° aprile 1942 lasciò Messina diretto a La Spezia scortato dal cacciatorpediniere Aviere e dalla torpediniera Libra.
    Alle ore 09.00, a undici miglia da Stromboli, le navi vennero intercettate dal sommergibile britannico Urge.
    Un siluro spezzò in due lo scafo e l’unità affondò rapidamente, trascinando con se 381 Marinai su 507 uomini dell’equipaggio. Fra di essi c’era anche Nicola Verdoliva nato a Castellammare di Stabia il 5.12.1916 che risultò disperso in mare. Di Lui non abbiamo nessuna foto a corredo di questo articolo ma siamo certi, ovunque si trovi con i suoi Frà che non fecero più ritorno all’ormeggio, che adesso riposano in pace fra i flutti dell’Altissimo.

    nave Giovanni dalle bande nere-www.lavocedelmarinaio.com_

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    7.7.1482, la torretta Leone Pancaldo di Savona

    di Luca Ghersi

    OMAGGIO AL NAVIGATORE LEONE PANCALDO (Savona, 7 luglio 1482 – Mar de la Plata 1538).

    Forse non tutti sanno che la Torretta di Savona, prima detta della Quarda, oggi è dedicata al grande navigatore Leone Pancaldo.
    Questo signore dei mari, tra il 1520 ed il 1522, prese parte alla circumnavigazione del globo con Ferdinando Magellano insieme ad altri 6 Savonesi.
    Rientrato in patria nel 1527, scrisse le sue memorie.

    Nel 1537 l’irresistibile richiamo del mare lo vide rimettere la prora verso sud, più precisamente a Mar del Plata in Argentina dove, nel 1538, incontrò il suo destino forse in un naufragio oppure ucciso dagli indigeni.
    Era nato a Savona il 7 luglio 1482.
    La lapide e la stampa sono conservate presso la Campanassa, mentre nel Comune di Savona è conservato un busto marmoreo in Sala Giunta.

    Onori a Leone Pancaldo, unico marinaio savonese a cui la Regia Marina ha dedicato una sua unità il regio cacciatorpediniere Leon Pancaldo.

    Dello stesso argomento sul blog:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2013/06/ricordando-il-cacciatorpediniere-leone-pancaldo/

    Dello stesso autore sul blog:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2017/09/18-9-1927-il-monumento-ai-caduti-di-savona-compie-90-anni-i-rintocchi-della-memoria/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2017/02/2-2-1919-amedeo-cacace/

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    7.7.1915, affondata regia nave Amalfi

    a cura di Antonio Cimmino

 e Carlo Di Nitto

    Incrociatore corazzato varato a Genova il 5 maggio 1908 affondato in Adriatico il 7 luglio 1915, silurato da un sommergibile tedesco U-26. con i marinai superstiti dell’unità, fu creato un Gruppo d’artiglieria inquadrato nell’XI Corpo D’Armata sul Carso.
    Il motto della nave era “Ardimento e Impeto”.

    Questo articolo è alla memoria di Luigi Iannitti, primo Marinaio di Gaeta caduto nella Grande Guerra, e dell’equipaggio del regio incrociatore Amalfi che non fece più rientro alla base.

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    Vincenzo di Rocco (Gaeta 30.8.1916 – 7.7.2004)

    di Carlo Di Nitto

    …e la tragedia di Cefalonia.

    (Gaeta 30.8.1916 – 7.7.2004)

    IN RICORDO DEI MARTIRI DI CEFALONIA
    (15 – 26 settembre 1943)

    Circa settantotto anni fa, si consumava a Cefalonia la tragedia della Divisione “Acqui” che rappresenta, senza ombra di dubbio, il primo atto della Resistenza italiana. Uno dei protagonisti di quella gloriosa vicenda, sopravvissuto a quei tristi eventi, fu il nostro concittadino, comandante Vincenzo Di Rocco. Desidero ricordarne la splendida figura di uomo e marinaio.

    Vincenzo Di Rocco nacque a Gaeta il 30 agosto 1916. Conseguito nell’anno scolastico 1936 – 37 il diploma di Capitano di Lungo Corso presso l’Istituto Nautico di Gaeta, all’atto dello scoppio della seconda guerra mondiale venne avviato alle armi nella Regia Marina Italiana come ufficiale di complemento.
    Alla proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943, Vincenzo Di Rocco, con il grado di Sottotenente di Vascello, si trovava nella base navale di Argostoli, principale città dell’isola greca di Cefalonia, assegnato, quale Capo Squadriglia, alla 37^ Flottiglia Dragaggio. Contemporaneamente svolgeva servizio presso il locale Comando Marina con incarico di Ufficiale addetto alle operazioni e comunicazioni.
    A Cefalonia si rese eroicamente protagonista nei tristissimi avvenimenti che coinvolsero la Divisione “Acqui” nella drammatica lotta contro le truppe naziste di occupazione.
    Fu tra gli Ufficiali che per primi si schierarono con fermezza nella decisione di non cedere le armi ai tedeschi e di resistere senza compromessi dopo il loro ultimatum. Non esitò, con i suoi marinai, a puntare le armi contro i nazisti e a disarmarli nel momento in cui avevano, con un blitz, ammainato la Bandiera italiana in piazza Valianos. Nei giorni in cui infuriarono i combattimenti svolse importanti ruoli di collegamento fra il Comando e i reparti impegnati.
    Quando poi si rese necessario chiedere aiuti in Italia perché la resistenza era diventata impossibile, fu autore di una notevole impresa nella quale diede prova anche di eccezionale perizia marinaresca. Il l8 Settembre 1943, infatti, su incarico del Generale Gandin e del Capitano di Fregata Mastrangelo, suo diretto superiore, venne prescelto e inviato in Puglia per riferire a Supermarina e al Comando Supremo la situazione critica di Cefalonia e chiedere aiuti immediati.

    «Per far avere un quadro chiaro della situazione al Comando supremo … si mette a disposizione il motoscafo della Croce Rossa che … con un po’ di fortuna in dodici ore può arrivare nel Golfo di Otranto. … Per spiegare le precarie condizioni della “Acqui” va bene il STV Di Rocco. … Alle ore 21 il motoscafo è condotto fuori dal porto a motore spento, usando remi fasciati. Da Argostoli lo seguono gli occhi e le preghiere di molti. …».

    L’impresa, molto rischiosa, doveva compiersi in condizioni estreme sotto la costante minaccia delle armi tedesche con un motore rabberciato alla meglio e poco carburante, viveri ed acqua razionati appena sufficienti per alcuni giorni, una bussola a liquido relativamente affidabile recuperata da un motopesca affondato nel porto di Argostoli, una carta nautica della zona dove doveva svolgersi la navigazione.
    L’equipaggio era formato dai seguenti uomini:

    – Capo Nocchiere 2^ Cl. Papetti Federico;
    – 2° Capo Mecc. De Candia Giovanni;
    – e gli Avieri Scelti Radaelli Mario e Sessa Antonio.

    «… A Brindisi giunge dopo un’odissea di quasi settantadue ore. Il motore dello scafo si è spento in mezzo al mare. Di Rocco ha allora combinato una vela di fortuna con i remi di emergenza e il telo di copertura …».

    Nella sua relazione scrisse: «… Con la vela di fortuna riuscimmo durante la notte, per il vento di scirocco, ad avvicinarci alla costa di venti miglia, ed all’alba avvistammo la costa fra Leuca e Gallipoli: i due motoristi di bordo ripresero i tentativi per mettere in moto riscaldando il motore; nel locale del motore si ebbe un incendio che a stento si riuscì a domare; intanto all’alba il vento era cambiato soffiando da tramontana e ci allontanava dalla costa: feci ammainare la vela. Alle 11 circa del giorno 21 si riuscì finalmente, dopo aver riscaldato il motore, a mettere in moto con una maniglia di fortuna; la costa era ancora in vista e così decisi di entrare nel porto di Gallipoli perché la benzina rimasta non mi avrebbe consentito di raggiungere Brindisi. …».

    Soltanto la perizia marinaresca del S.T.V. Di Rocco aveva permesso di superare le notevoli difficoltà incontrate, evitando di aggiungere un’ulteriore tragedia a quella che si stava consumando a Cefalonia.
    La missione, purtroppo per la “Acqui”, non ebbe seguito. Gli aiuti richiesti non furono mai inviati, con le tragiche conseguenze che la storia ci ha insegnato.
    Il 24 Settembre il Comando Supremo Germanico dichiarò: «La divisione italiana ribelle sull’isola di Cefalonia è stata distrutta». La tragedia si era compiuta. A Cefalonia 1.300 italiani morirono durante i combattimenti, 5.000 furono passati per le armi e 3.000, fatti prigionieri, scomparvero in mare per l’affondamento delle navi che li trasportavano.
    E, forse, grazie a questa missione in Italia che Vincenzo Di Rocco non venne fucilato dai tedeschi, insieme con gli altri eroici Caduti di Cefalonia.
    Il Cappellano militare della “Acqui” Don Luigi Ghilardini nel suo libro “I Martiri di Cefalonia” così scrisse: «Cefalonia è stata una pagina di purissima gloria per la nostra bandiera, una pagina però che si è voluto accantonare forse nel timore che essa rinfacciasse una lezione a chi, in quel drammatico momento della nostra storia, nelle identiche circostanze preferì comportarsi diversamente. …».
    Dopo la guerra, Vincenzo Di Rocco continuò a vivere sul mare, apprezzato Comandante nella Marina Mercantile e ottimo padre di famiglia.
    É scomparso il 7 luglio 2004.
    Per molti anni autorevole Socio del Gruppo ANMI di Gaeta, nonché persona schiva e riservata, ancora oggi viene ricordato per la sua indimenticabile, nobile ed austera figura.

    “Colligite fragmenta, ne quid pereat” (Giovanni. 6,12 ) – Raccogliete i pezzi perché nulla (della memoria) vada perduto.

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    Alberto Amendola (Castellammare di Stabia 7.7.1923 – Amburgo, 30.5.1944)

    a cura Antonio Cimmino

    (Castellammare di Stabia 7.7.1923 – Amburgo, 30.5.1944)

    Il marinaio cannoniere Alberto Amendola nasce a Castellammare di Stabia il 7 luglio 1923.
    Fu catturato a Messina, dopo l’8 settembre 1943, e deportato in Germania.
    Non volle aderire alla Repubblica Sociale Italiana e fu uno di quelli che non si arresero.
    Morì in prigionia il 30 maggio 1944 a seguito di bombardamento aereo.
    Sepolto nel Cimitero Militare Italiano di Amburgo …era un Italianische Militar Interniete (I.M.I.).
    Siamo alla ricerca di foto e notizie.