C'era una volta un arsenale che costruiva navi

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    30.12.1911, varata regia nave Nino Bixio

    
di Antonio Cimmino



    Antonio-Cimmino-per-www.lavocedelmarinaio.com_1All’inizio del XX secolo la tattica navale e, conseguentemente, le costruzioni militari subirono numerose modifiche anche in funzione degli ipotetici teatri di guerra marittima. Nel Mediterraneo, ad esempio, ed in Adriatico in particolare, sorse per la Regia Marina la necessità di pensare ad un naviglio sottile e veloce che, però, non era adatto ad affrontare né le corazzate e neppure gli incrociatori protetti.
Queste unità, veloci e manovrabili erano, dunque, deputate a contrastare naviglio similare sulla scorta dell’esperienza già fatta dall’Inghilterra con le unità tipo scout cioè esploratore.
    La Regia Marina, quindi, chiese ai progettisti di approntare una nave veloce, ben armata e, necessariamente poco protetta per contrastare quelle in costruzione dalla Marina austroungarica che aveva già assimilato la tecnica inglese. Del naviglio sottile e leggero erano già stato costruito in Italia con gli incrociatori tipo Agordat e Coatit ma che, a causa della limitata velocità dovuta alle motrici alternative, non erano risultati soddisfacenti per le sopravvenute esigenze.

    Cartolina illustrativa del varo della regia nave Nino Bixio - www.lavocedelmarinaio.com
    Al Maggiore del Genio Navale Giulio Truccone, nel 1908, era stato affidato il compito di progettare una nave lunga di scafo, con un castello che si prolungava fino alla tuga centrale di comando, bassa ed allungata.
    Rota - www.lavocedelmarinaio.comIl poco sviluppo delle sovrastrutture doveva dare all’unità una certa stabilità. La velocità maggiore era data dall’utilizzo di turbine del tipo Parson in luogo delle motrici alternative a triplice espansione, alimentate da una decina di caldaie. Tutto l’apparato di propulsione, che occupava la gran parte dello scafo, doveva imprimere alle 3 eliche, con pale di bronzo, una velocità di circa 28 nodi sviluppando una potenza di 29.000 cavalli. Su queste indicazione fu costruito, nell’Arsenale di Venezia, il Quarto, primo esploratore della Regia Marina. 
Sulla scorta di tale unità sperimentale, furono costruiti a Castellammare di Stabia, gli esploratori Bixio e Marsala. Il progettista fu l’ingegnere napoletano Generale del Genio Navale Giuseppe Rota.
    Il Bixio fu impostato nel 1911, varato nello stesso anno (30 dicembre) e consegnato alla Regia Marina nel 1913. Al varo assistette, come di consueto, una immensa folla e madrina fu la stessa figlia di Nino Bixio.
    Come per tutti i vari, l’avvenimento ebbe eco nazionale ed il settimanale l’Illustrazione Italiana nel numero 1-7 gennaio 1912 così scrisse:
    Una nuova e bella nave da guerra è stata varata la mattina del 30 dicembre dal cantiere di Castellammare di Stabia – l’esploratore Nino Bixio.  Sebbene svoltasi senza le grandi forme ufficiali, la cerimonia è riuscita solenne.
    La nave è stata benedetta dal parroco, anzi che da monsignor De Juro; madrina ne è stata la signora Giuseppina Bixio vedova dei Conti, unica figlia del generale, accompagnata da altri parenti venuti da Parigi, cioè, signora Abeille Bixio, nipote del generale, dalla signorina Luisa Busetto e dal comandante Jean Lèonard Kocklin caposquadra dell’esercito francese. Il varo è stato compito felicemente, con molta rapidità, e la nave è scesa in mare, quasi completa avendo già quattro fumaioli e due alberi. La propulsione della nave è ottenuta con tre turbo-motrici, capaci di sviluppare 22.500 cavalli. È questa la prima nave italiana varata con le caldaie e tre eliche in bronzo. L’autore del progetto, colonnello Rota, premiato con medaglia d’oro per l’incremento delle scienze navali, dirige attualmente l’arsenale di Spezia. Costruttori furono il colonnello Padrone, il capitano Capaldo e i tenenti Dardanoni, Celentano, Barpi, Sculteci. Prima del varo, accanto alla Nino Bixio su un altro scalo vedevasi maestosa la Marsala, che sarà varata fra due mesi”.
    Nave sullo scalo di costruzione, posata sull'invasatura e con i puntellilaterali - www.lavocedelmarinaio.com
    Il giornalista della Cronaca Illustrata, con un linguaggio poco tecnico, così descrisse l’avvenimento:
    A Castellammare di Stabia ebbe luogo il giorno 30 dicembre il varo dell’esploratore “Nino Bixio” la nave gemella del “Quarto” già in mare e del “Marsala” che toccherà le onde nel prossimo febbraio. La manovra riuscita benissimo venne diretta dal colonnello Martinez direttore delle costruzioni navali di Napoli. Madrina è stata la signora Bixio vedova Conti. La cerimonia si svolse davanti alle autorità marinare e civili, tutte le maestranze di Castellammare e una larga rappresentanza degli operai dell’arsenale napoletano. La mattina era splendida. Pochi gl’invitati; numerosa folla assisteva fuori dal cantiere e su varie imbarcazioni nello specchio d’acqua di fronte all’arsenale. (…) La costruzione della “Nino Bixio” è durata poco più di dieci mesi, durante i quali le laboriose maestranze del cantiere oltre ai lavori della “Marsala”, sono stati adibiti a quelli della nuova chiglia del “San Giorgio” ed alla lavorazione del ferro occorrente per la impostazione della super dreadnought Duilio (…).
”

    La figlia di Ninino Bixio madrina del varo della regia nave - www.lavocedelmarinaio.comLa “Nino Bixio” appartiene al tipo scout (esploratrici) perché avrà una velocità di 29 nodi all’ora e quindi potrà agevolmente disimpegnare il servizio di avanscoperta di una divisione navi da battaglia di prima classe; e per questo è il tipo intermedio fra un gruppo di siluranti, ed un incrociatore velocissimo. Lo scafo della nuova nave è in acciaio in resistenza elevata, ha tre ponti di coperta, di corridoio e quello di protezione che assicura la galleggiabilità della nave stessa contro le invasioni d’acqua delle breccie aperte in muorata nella zona sottostante alla linea di galleggiamento. 
Tre potenti turbine tipo Curtiss, azionanti ciascuna un’elica costituiscono lo apparato motore. Esse sono installate in tre locali indipendenti e separati dai locali delle caldaie che, come ho detto, sono quattordici, tipo Blexinder e sono raggruppate in modo da mandare i prodotti della combustione in quattro direzioni. Lo scafo è completo con i fumaioli anche a posto e pesa poco più di 2000 tonnellate. Il progetto della “Bixio” è del colonnello del genio navale cav. Giuseppe Rota. I lavori di costruzione sono stati diretti dal tenente colonnello del genio navale cav. Gaetano Padrone efficacemente aiutato dai suoi ottimi collaboratori (…)”.
    Il dislocamento a pieno carico era di 4.141 tonnellate, quello normale di 3.575. le dimensioni dell’unità erano: 140,3 metri di lunghezza fuori tutta e 131,4 fra le perpendicolari, larghezza 13 metri ed immersione 4,7 metri. 13 caldaie a tubi d’acqua alimentate a carbone (750 tonnellate) ed nafta (180 tonnellate) facevano girare 3 turbine che imprimevano alle 3 eliche una velocità di 26,5 nodi; la potenza dell’apparato motore era pari a 22.500 cavalli.
    Il motto della nave era:” Obbedire e tacere” riferendosi ad un episodio della vita di Nino Bixio quando, in occasione di un tentativo di ammutinamento dei suoi uomini, disse loro:” domani mi ucciderete, ma oggi mi dovete obbedire”.

Attività operativa
All’inizio della prima guerra mondiale, il Bixio si trovò dislocata a Brindisi nella Divisione navale al comando dell’Ammiraglio Millo e formato dagli esploratori Palermo, Siracusa, Messina, Quarto, Marsala, Agodart, Liguria, Puglia e da 10 cacciatorpediniere e 6 sommergibili.
Alla fine del mese di dicembre 1915 e fino al successivo mese di febbraio, gran parte della flotta supportata da piroscafi, fu impegnata nel salvataggio dell’esercito serbo incalzato dalle armate austroungariche che con diverse sortite, tentarono di ostacolare il traghettamento dall’Albania a Brindisi.

    Regia nave Bixio - reparti esercito serbo traghettati a Brindisi - www.lavocedelmarinaio.com
    Grandissima parte della flotta italiana fu impegnata per la scorta a piroscafi di rifornimento e trasporto truppe, per i servizi di vigilanza e pattugliamento e per il traghettamento di circa 200.000 uomini e 10.000 cavalli dell’esercito serbo. Gli austriaci ostacolarono la complessa operazione con attacchi di aerei, sommergibili, con squadriglie di cacciatorpediniere appoggiati da incrociatori ed esploratori, nonché con la posa di campi minati.
Il 29 dicembre 1915 il Bixio guidò una gruppo navale di cui facevano parte anche unità francesi ed inglesi per affrontare la flotta nemica che insidiava le operazioni salvataggio. Il naviglio alleato causò alla Marina austriaca la perdita dei cacciatorpediniere Lika e Triglav, il danneggiamento dell’Helgoland e di altre tre unità.
A ricordo del salvataggio, nel 1924 fu posta sul lungomare di Brindisi una lapide che ricorda tale avvenimento:
    Dal dicembre MCMXV al febbraio MCMVI le navi d’Italia con cinquecento ottantaquattro croiere protessero l’esodo dell’esercito serbo e con duecentodue viaggi trassero in salvo centoquindicimila dei cemtottantacinquemila profughi che dall’opposta sponda tendevano la mano”.
    Ad onor del vero contribuirono al salvataggio anche le navi francesi, con 101 viaggi ed inglesi con 19. Dopo la prima guerra mondiale, con la Conferenza di Parigi, si crearono situazioni di tensione, specie per i confini e per le aspettative delle nazioni vincitrici. Terreno di coltura per lo scoppio del secondo conflitto. Drammatici furono i contrasti tra la Jugoslavia e l’Albania e la situazione dei numerosi cittadini italiani in quelle aree tumultuose, era piuttosto critica. I Balcani continuarono a rappresentare un nodo cruciale per il mantenimento della pace.
    La benedizione della poppa della regia nave Nino Bixio - www.lavocedelmarinaio.comNel 1919 una Commissione interalleata si recò a Spalato. La costa meridionale della Dalmazia e Spalato erano state escluse dall’occupazione italiana anche se in città viveva una nutrita comunità italiana.
A tutela della summenzionata Commissione, formata dagli ammiragli di: USA (Albert Niblack); G.B. (Edwuard Burton Kiddle); Francia (Jean E.C.M.Ratyè) ed Italia ( Umberto Cagni) fu inviato anche il Nino Bixio che ormeggiò nel porto di Spalato per difendere anche la comunità italiana. Nel pomeriggio del 24 febbraio 1919, infatti, i rappresentanti della popolazione italiana, mentre passeggiavano con Giulio Menini, comandante del Puglia, furono aggrediti da una folla inferocita.
L’indomani, a bordo del Bixio, il presidente del governo provvisorio jugoslavo ed il sindaco di Spalato, presentarono le scuse ufficiali per l’increscioso avvenimento. Fu deciso che l’ordine pubblico fosse affidato all’ammiraglio americano attraverso l’uso di pattuglie interalleate. Dopo tale missione il Bixio ritornò alla base e non partecipò a missioni di rilievo.
Fu radiato e conseguentemente demolito il 15 marzo del 1929.

    Notizie sul Quarto
    Il Quarto (motto: Ho confidenza in Dio e nel coraggio) entrò in servizio nel 1912.
    Dopo lavori di riparazione a causa di un incendio, nel 1914 ricevette a Genova la bandiera di combattimento. Partecipò alla prima guerra mondiale senza, però, scontarsi mai con la flotta nemica. Dopo la guerra effettuò numerose missioni in Cina e nel Mar Rosso. Partecipò alla guerra civile di Spagna nel 1936. Radiato nel 1939 fu adibito a bersaglio per le esercitazioni. Il suo relitto fu messo, nel 1944, davanti al porto di Livorno per ostruirne l’ingresso.

    Regia nave Nino Bixio in navigazione - www.lavocedelmarinaio.com
    Scheda Tecnica del regio esploratore Nino Bixio
    Progettato da Giuseppe Rota Generale del Genio Navale).
    Classe: Capoclasse (Marsala).
    Impostato: 1911.
    Varato: 30 dicembre 1911.
    In servizio: 1913.
    Dislocamento: 4.141 tonn. (a pieno carico) – 3.575 tonn. (normale).
    Lunghezza: 140,30 metri (fuori tutta) – 131,40 metri (fra le perpendicolari).
    Larghezza: 13,00 metri.
Immersione: 4,70 metri.
    Apparato motore: 14 caldaie tipo Blechynden; 3 turbine a vapore tipo Curtiss della Ditta Franco Tosi di Legnano; 3 eliche.
Potenza: 22.500 cavalli vapore.
    Combustibile: nafta 180 tonn. carbone 750 tonn.
    Velocità massima: 27 nodi.
Autonomia: 1.400 miglia a 13 nodi.
    Protezione: 40 mm ponte.
    Artiglieria: 6 cannoni da 120/50 mm tipo Armstrong 1909; 6 cannoni da 76/50 mm Vickers 1909; 2 tubi lancia siluri da 450 mm sistemati sotto la poppa; 200 mine.
    Equipaggio: 336 uomini.
R
    Radiato: 15 marzo 1929.
    Demolito: 1930.
    Motto: Obbedire e tacere
.

    Antica facciata del regio cantiere di Castellammare di Stabia -www.lavocedelmarinaio.com

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    23.12.1889, varo del regio incrociatore Partenope

    di Antonio Cimmino



    … a Castellammare di Stabia c’era un arsenale che costruiva navi, e adesso?

    antonio-cimmino-per-www-lavocedelmarinaio-com_1Il regio incrociatore Partenope fu varato nel cantiere navale di Castellammare di Stabia il 23 dicembre 1889.
    Nel 1906 venne trasformato, con sostanziali modifiche anche allo scafo, in posamine con combustione a nafta.
    L’11 maggio 1908 l’unità, in navigazione verso Genova (Capitano di Corvetta Galeazzo Somma Picenardi), fu interessato ai primi esperimenti di radiotelefonia con apparati ideati e messi in opera dall’americano Lee de Forest (inventore del triodo).

    regia-nave-partenope-www-lavocedelmarinaio-com

    Partecipò alla guerra italo-turca del 1912.
All’inizio del 1° conflitto mondiale, al comando del Capitano di Corvetta Civalleri era di stanza a Taranto. Durante il conflitto svolse missioni a Tripoli, Durazzo, Valona, Santi Quaranta.
    Nel 1918, al comando del Tenente di Vascello Ernesto Urso, ebbe l’incarico di proteggere il traffico navale tra Napoli e Biserta.
Il 25 marzo del 1918, al largo di Biserta, la nave fu affondata da un siluro del sommergibile tedesco UC-67 al comando di Karl Otto Helmuth von Rabenau.

    23-12-1899-varo-regia-nave-partenope-www-lavocedelmarinaio-com

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    20.12.1923, viene varata la regia nave Giuseppe Miraglia

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    … a La Spezia c’era un arsenale che costruiva navi, e adesso?

    La regia nave appoggio idrovolanti Giuseppe Miraglia vene costruita nell’arsenale di La Spezia, fu impostata il 5 marzo 1921 e varata il 20 dicembre 1923. Entrò in servizio il 1° novembre 1927.

    nave-appoggio-giuseppe-miraglia-www-lavocedelmarinaio-com

    La nostra Regia Marina era fornita di pochi velivoli che, perlopiù, erano assegnati dall’aviazione navale ed erano per la maggior parte idrovolanti da mettere in mare con i picchi di carico.
    In un primo momento fu realizzata come nave trasporto per le Ferrovie dello Stato con il nome di Città di Messina ma, dopo essere stata varata, fu deciso di incorporarla alla Regia Marina, perché fornisse sostegno logistico agli idrovolanti in dotazione alle navi da battaglia ed agli incrociatori. Il suo compito era, in buona sostanza, non solo quello di nave officina per l’assistenza e la riparazione degli aerei, ma anche quello di trasportarli nell’ambito delle due squadre navali dell’epoca. Queste operazioni erano penalizzanti perché si potevano effettuare solo se le condizioni lo permettevano e lo stesso si verificava a bordo per il loro recupero.
    I lavori di trasformazione ebbero inizio il 24 gennaio 1925. L’unità si trovava in allestimento, per varie cause tra cui le abbondanti piogge e la sfavorevole distribuzione dei pesi a bordo che causarono l’inclinamento della nave e l’affondamento. Questo incidente mostrava chiaramente le lacune delle fasi progettuali nella stabilità e in seguito all’accaduto entrò in piena operatività molto più tardi e più precisamente nel novembre del 1927. In questo periodo di collaudo la nave venne dotata di due aviorimesse, una a poppa che poteva contenere sei idrovolanti M-18 con le ali ripiegate e uno a prora, che poteva ospitare cinque velivoli dello stesso tipo. Per il lancio dei venti aerei che la nave poteva in totale trasportare compresi quelli presenti in coperta, furono installate due catapulte del tipo Gagnotto. La nave era anche in grado di posare in mare e di recuperare gli idrovolanti. Per la posa in mare dei velivoli furono installati, in corrispondenza della mezzerìa, due grandi portelloni laterali apribili e, sotto il cielo dell’aviorimessa, una rotaia, lungo la quale scorreva una gru a bandiera che si prolungava per nove metri fuori bordo, mentre per il recupero degli idrovolanti, se la nave fosse stata in navigazione, veniva utilizzato un telone Hein, che venne rimosso nel 1937 in seguito all’entrata in servizio degli idrovolanti IMAM Ro 43.
    Il 23 giugno 1929 ricevette la Bandiera di combattimento, madrina la contessa Elena Miraglia Mazzarini, madre del valoroso del quale la nave portava il nome.
    Circa l’impiego, l’unità venne utilizzata per il trasporto di velivoli in Africa Orientale, durante la Campagna d’Etiopia (1935-1926). Operò per lo stesso motivo durante la Guerra Civile spagnola (1936 – 1939).
    Durante il secondo conflitto mondiale, dopo essere uscita indenne dalla Notte di Taranto (11-12 novembre 1940), venne impiegata nel Mediterraneo.
    All’armistizio dell’8 settembre 1943, si trovava a Venezia e si consegnò agli alleati a Malta con il resto della flotta.
    Al termine del conflitto, venne utilizzata per il rimpatrio dei prigionieri italiani dall’Egitto e dall’Algeria e di civili dalla Libia e dal Dodecaneso. Successivamente trovò impiego, ormeggiata in arsenale a Taranto, di fronte alla caserma sommergibili, come nave-caserma per gli equipaggi delle motosiluranti. Passò in disarmo e venne definitivamente radiata il 15 luglio 1950.

    regia-nave-giuseppe-miraglia-www-lavocedelmarinaio-com

    Caratteristiche tecniche
    – dislocamento a pieno carico: 5913 t;
    – dimensioni dello scafo: 121,22 x 14,99 x 5,82m;
    – dimensioni del ponte velivoli: 21,6 x 25,2 x 23 m;
    . armamento: 4 – 102/35 e 12 – 13,2;
    – propulsione: 8 caldaie Yarrow a tubi d’acqua; turbine a vapore; 2 eliche a tre pale;
    – potenza: 16.700 HP;
    – velocità: 21 nodi;
    – equipaggio: 16 ufficiali, 40 sottufficiali e 240 tra sottocapi e comuni;
    – corazzatura verticale 70 mm; orizzontale 80 mm;
    – mezzi aerei: 17 idrovolanti di vari tipi.

    Dello stesso argomento sul blog
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/12/21-12-1915-in-ricordo-del-tenente-di-vascello-giuseppe-miraglia-medaglia-dargento-al-valor-militare/

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    20.12.1864, varo della regia nave Messina

    a cura Antonio Cimmino



    … a Castellammare di Stabia c’era un arsenale che costruiva navi, e adesso?

    La regia corazzata Messina fu costruita e varata il 20.12.1864 presso i cantieri navali di Castellammare di Stabia (Napoli). Apparteneva alla classe Principe di Carignano.
    Entrò in servizio nel mese di febbraio 1867.
    Nata inizialmente come pirofregata ad elica, subì nel corso della sua esistenza diverse classificazioni.
    Una prima revisione con l’applicazione di piastre di ferro da 110 mm, venendo classificata pirofregata corazzata di primo ordine. Una seconda revisione fu ultimata il 1 luglio 1877 venendo riclassificata fregata corazzata di 2a classe.

    Il suo dislocamento era pari a 4313 tonnellate alimentata da 6 caldaie cilindriche che sviluppavano una potenza di 600 HP nominali per una velocità massima di 12 nodi.
    Svolse servizio di ordinaria amministrazione eccezion fatta per la partecipazione nel settembre del 1880 per la campagna di liberazione di Roma.
    Ebbe breve vita per la rapida evoluzione del naviglio corazzato e fu definitivamente radiata dal naviglio il 19.2.1880.

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    13.12.2013, nave Artigliere ammaina la sua bandiera

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

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    Era venerdì 13 dicembre 2013, quando alle ore 11:30, presso il Molo Sottoflutto del porto di Castellammare di Stabia (Napoli), hai celebrato il tuo ultimo “ammaina bandiera”, quello che purtroppo ne ha sancito il tuo disarmo definitivo.
    Sono certo che i marinai di una volta continueranno a coccolarti e non si dimenticheranno di te nel giorno della tua dipartita. Hai vissuto una storia tormentata a causa dell’embargo della “Prima guerra del Golfo” e dei successivi lavori infiniti per adeguarti agli standard NATO.
    Quanti marinai hai “cullato” fra i flutti e quanti nei hai forgiato con la forza del tuo motto “Primi Velitum”.

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    Purtroppo oggi si usano parole esotiche per non dire le cose come effettivamente stanno, nella fattispecie “Spending review” e, con la tua radiazione al termine della tua gloriosa vita operativa, ti stanno seguendo, in questa lenta agonia, 51 delle 60 attuali navi in servizio della ridimensionata Marina Militare. 
    L’arsenale e i cantieri di Castellammare di Stabia con i loro addetti sono pronti per il rilancio della cantieristica italiana, sono pronti a far ripartire l’economia, invitano Governo ed Armatori ad investire su nuove unità navali… ripartiamo dal Sud ma non a parole e slogan!

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    A CASTELLAMMARE DI STABIA C’ERA UNA VOLTA UN ARSENALE CHE COSTRUIVA NAVI, E ADESSO?