La barca chiamata desiderio
(Henri Laborit)
segnalata da Marilena Aiello
Quando non può più lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa (il fiocco a collo e la barra sottovento) che lo fa andare alla deriva, o la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela.
La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l’illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama desiderio.
7 commenti
Antonio Piras
non sono d’accordo in mare non e’ proprio cosi inprevisti ci son sempre atlantico pacifico e la rotta se e’ rischiosa si cambia
Ezio Vinciguerra
Ezio Pancrazio Vinciguerra Henri Laborit è un filosofo prima ancora che amante del mare. Probabilmente non è salito a bordo così come Salgari..
Filippo Mallamaci Scubapoint
Grazie Ezio.
Francesco Montanariello
Grazie è la mia Nave, il mio primo amore.-
Salvatore Spoto
Amo cercare la cultura nella folla. Tra brusii e cianciane trovo l’umanità con il valori ed i meriti dei cuori e delle menti che la compongono.
A,N.M.I. PIOMBINO
… sei brezza e luna,
sogno lontano… sei profumo,
il mio mondo… la mia poesia.
Ti ascolto tra i versi
mi nutro dei tuoi respiri…
A.N.M.I. CATANIA
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
… che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.