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Salpate le ancore

di Marino Miccoli

La vicenda ha inizio nell’estate dell’anno 1937, in una piazzaforte della Regia Marina dell’alto Adriatico…

-“Sono particolarmente contento dell’incarico che mi è stato affidato…” disse sorridente il capitano di vascello all’ammiraglio che camminava al suo fianco con passo lesto e deciso.
-“L’impresa è senza dubbio ardua ma per affrontarla è stato affidato al vostro comando il cacciatorpediniere Vittorio Cuniberti, una delle migliori unità che la Regia Marina abbia in squadra oggi. Soprattutto mi preme evidenziare, caro Capitano, che avrà ai suoi ordini un validissimo equipaggio composto da Marinai selezionati uno per uno tra i migliori uomini qualificatisi alle scuole C.R.E.M.M. negli ultimi tre anni”.
-“Sì, l’elemento umano è la risorsa più importante per giungere a quel risultato che tutti noi auspichiamo sia conseguito in tempi brevi e con le minime perdite.” asserì il capitano.
-“In considerazione di quanto avete appena detto e dell’esperienza acquisita finora siete stato scelto proprio voi, capitano Reggiani, per il comando della missione.” replicò l’ammiraglio.
-“Vi ringrazio per l’attestazione di stima nei miei confronti, ammiraglio Belleni;  cercherò di non deludere le vostre aspettative sull’esito della missione che ci attende.” concluse affabilmente il capitano.

I due, seguiti da un codazzo di altri alti ufficiali si dirigevano verso la banchina torpediniere e quando giunsero in prossimità della scaletta che portava al barcarizzo di dritta del “Cuniberti” si fermarono; l’ammiraglio porse la sua mano al capitano il quale, prima di stringerla, s’irrigidì sull’attenti portando la mano destra tesa alla visiera del berretto facendo quel saluto che da sempre, in ambito militare, il subordinato è tenuto a fare per primo nei confronti del superiore gerarchico.

-“Capitano Reggiani, ora non mi rimane che farvi i miei auguri! Tenetemi al corrente dell’evoluzione dei fatti con un rapporto che giornalmente invierete alla mia attenzione.” raccomandò l’alto ufficiale al comandante che con un breve cenno del capo di assenso gli rispose:
-“Signorsì”.

L’ammiraglio gli consegnò una busta sigillata con ceralacca ed il capitano, dopo averla raccolta nelle mani, si voltò e si avviò rapido sulla scaletta. Era seguito dal suo attendente, un Sottocapo cannoniere che reggeva due valigie.
Il fischio prolungato del nostromo fece sapere a tutto l’equipaggio che il comandante saliva in coperta per prendere possesso della nave. Egli, appena fu giunto sul ponte, salutò la Bandiera, proprio mentre l’ufficiale di guardia dava l’attenti a un picchetto di cannonieri schierati.

-”Benvenuto a bordo!” furono le parole con cui il suo secondo, un giovane tenente di vascello, lo accolse mettendosi sull’attenti; quindi gli presentò la forza:
-“9 Ufficiali e 145 tra Sottufficiali e Marinai, più 12 fucilieri del Reggimento San Marco. Tenente di vascello Giovanni Marostica ai vostri ordini, signor Comandante.”

Dopo che il superiore gli ebbe stretto la mano, il tenente indicò con un chiaro segno del suo braccio teso la scala che portava sul ponte di comando.
Il comandante si avviò ed il secondo lo seguì a breve distanza.
Uno dei marinai cannonieri di picchetto mormorò al suo vicino:

-“Hai visto… il nuovo comandante arriva reggendo il bastone da passeggio, ma temo che la nostra missione sarà tutt’altro che una passeggiata!”.
-“Signor comandante il Direttore di macchina comunica che siamo pronti a salpare.” disse l’ufficiale di rotta dopo aver fatto il suo saluto all’ingresso dei due in plancia.
-“Ah… se ben ricordo voi dovete essere il tenente Parodi… il mio Ufficiale di rotta; bene… salpiamo allora!” rispose il Comandante.
-“Signorsì!” rispose il tenente, il quale sorrise compiaciuto del fatto che il comandante si fosse rammentato del suo nome.
-“Salpate le ancore!”
-“Mollate gli ormeggi!” furono gli ordini che seccamente furono rivolti ai nocchieri di servizio in coperta…
-“Avanti adagio!” fu ordinato alla sala macchine e fu così che in quell’assolata mattinata di giugno il cacciatorpediniere si avviò lentamente verso l’uscita della base navale.
-“Eccole qui, le due gemelle! Non le vedevo da diversi anni…” esclamò compiaciuto il capo nocchiere Di Gennaro mentre il Cuniberti sfilava davanti alle alte prore delle corazzate “Conte di Cavour” e “Giulio Cesare”.
-“Sì, capo Di Gennaro, le due anziane signore della nostra flotta hanno terminato i lavori di ammodernamento e devo dire che ne sono riuscite come nuove.” sottolineò sporgendosi dal ponte di comando il Tenente Parodi…
“…e non vorrei mai trovarmi inquadrato dal tiro delle bocche da 320 dei loro cannoni!” aggiunse sorridendo. Quei due colossi d’acciaio da 25.000 tonnellate di stazza, sebbene si trovassero alla fonda nelle tranquille acque della base, incutevano comunque un certo timore a chiunque li ammirasse in tutta la loro imponenza;  persino i diversi cacciatorpediniere della Divisione Esploratori che erano agli ormeggi affiancati a quei giganti, in confronto parevano minuscole imbarcazioni; sembravano essere dei mastini posti a guardia di quelle due superbe navi da battaglia.

Fu così che il cacciatorpediniere imboccò a lento moto l’uscita della base navale, aggirò Capo Compare e alla velocità di 18 nodi fece rotta per Sud-Est.

-“Tenente Parodi, la nostra prima méta è Napoli. Nel tracciare la rotta prevedete una breve tappa a Brindisi.” ordinò il comandante all’ufficiale         il quale pronunciando un secco “Signorsì” si mise subito al lavoro.
Poi il comandante si rivolse al suo secondo:
-“E voi, Tenente Marostica, per l’ammainabandiera convocate in assemblea a poppa tutto il personale libero da servizio. Terrò un breve discorso.”
-“Signorsì, comandante.”

Al tramonto, per l’ammainabandiera in coperta era presente quasi tutto l’equipaggio. Il guardiamarina Rizzello diede l’attenti quando il comandante giunse sul ponte di coperta; salutò e si fermò in una posizione tale da farsi vedere da tutti i Marinai.

-”Guardiamarina date pure il riposo.” egli esordì.
-“Il mio nome è Altiero Reggiani ed ho avuto il privilegio di essere stato designato al comando di questa unità per lo svolgimento di una delicata quanto difficile missione nelle colonie d’oltremare. Sappiate che sono fiducioso nella buona riuscita della stessa perché so di poter fare affidamento sulla professionalità e il massimo impegno di tutti i miei suoi subordinati, a partire dal mio secondo fino al più giovane comune dell’equipaggio.
Sono consapevole che senza la vostra collaborazione ed il vostro sincero impegno non posso sperare di giungere allo scopo. Tuttavia sono sicuro anzi certo che tutto il mio equipaggio sarà all’altezza del compito che ci è stato assegnato e di cui, al momento, null’altro posso comunicarvi. Da parte mia vi assicuro che in me troverete sempre un punto di riferimento, disponibile ad ascoltare e pronto ad aiutarvi qualora ve ne fosse il bisogno. Nel qual caso non abbiate alcun timore a ricorrere a me personalmente. Iddio, grande ed eterno, ci assista nella nostra impresa. Viva l’Italia! Viva il Re!”
-“Viva il Re!” risposero coralmente i Marinai.

Il comandante, con un sorriso di compiacimento fece un cenno con il capo al guardiamarina e questi, dopo aver dato l’attenti, mentre era ammainata la bandiera, lesse ad alta voce la Preghiera del Marinaio:

– “ A te, o grande eterno Iddio Signore del cielo e dell’abisso cui obbediscono i venti e le onde, noi uomini di mare e di guerra, Ufficiali e Soldati d’Italia da questa sacra nave armata dalla Patria leviamo i cuori! Salva ed esalta, nella tua fede o gran Dio la nostra nazione, salva ed esalta il Re; dà giusta gloria e potenza alla nostra bandiera, comanda che le tempeste  ed i flutti servano a lei, fà che per sempre la cingano in difesa petti di ferro, più forti del ferro che cinge questa nave; a lei per sempre dona vittoria. Benedici o Signore, le nostre case lontane, le care genti; benedici nella cadente notte il riposo del popolo, benedici noi che per esso vegliamo in armi sul mare. Benedici!”

Terminata l’ammainabandiera fu dato il riposo e il comandante rientrò in plancia. L’assemblea dell’equipaggio fu sciolta.

-“Il comandante ha parlato di missione nelle colonie d’oltremare… dobbiamo andare in Africa, allora… sapete per caso dove?” domandò il Guardiamarina al comandante in seconda…
-“Giovanotto, proprio come voi, non ho la minima idea di dove siamo diretti né conosco ancora il motivo della missione che, da quanto ho compreso, è riservata. Di certo so che abbiamo a che fare con un capitano di vascello esperto e preparato, disponibile con tutti e che da tutti esigerà il massimo… vedrete, Rizzello, sapremo qualcosa di più quando approderemo sulla sponda meridionale del Mediterraneo. Buona sera.”

Il Guardiamarina scattò sull’attenti e il tenente Marostica si voltò per fare ritorno in plancia di comando.


AL LETTORE
Questo mio breve scritto marinaresco termina qui.
Lascio all’immaginazione, alla fantasia e creatività di tutti coloro che lo hanno letto la possibilità di continuare il racconto.  L’incipit vuole rappresentare un mio modesto invito alla scrittura creativa. Scrivere è donare qualcosa di positivo che fa parte di sé stessi agli altri.
Marino Miccoli.

17 commenti

  • ezio vinciguerra

    Carissima Eleonora, grazie.
    Sono felicissimo di aver ricevuto questa tua mail e, allo stesso tempo, contento di essere tuo amico.
    Hai notato anche tu come ci fa emozionare Marino.
    Ti abbraccio.
    Ezio

  • Simona Cucinotta

    grazieeeeeeee ezio che bel racconto migliori di questi non c è nè grazieeeeeeeeeeeee.

  • ezio vinciguerra

    carissima Simona io ho solo pubblicato il racconto è di Marino Miccoli e se digiti il suo nome sul motore di ricerca del blog troverai altri suoi bei racconti di mare.
    Un abbraccio Ezio

  • Ester Binetti

    Che belle parole dal mio Maestro di scrittura e Comunicazione! E poi un tuffo al cuore…”bandiera a riva!”, lo diceva il mio povero papà, marinaio, quando voleva spronarmi.

  • Fernando Antonio Toma

    Molti se ne sono andati troppo presto … o se ne sono andati solo così senza lasciarci il tempo di rendercene conto … Se guardiamo il cielo ci piace pensare che ci guardano … Spesso li ricordiamo … Al mattino, la notte… quando guardiamo le stelle … una data … una canzone … … … Un luogo … Un odore … In memoria di coloro che ci hanno lasciato … Copia e incolla questo sulla tua bacheca, dedicandolo a chi ti manca e ti guarda dal cielo oggi…

    a tutti i miei cari lassù

  • Bruno V. Bardelli

    Grazie Marino sono ricordi di altri tempi che a noi militari di una volta ci fa piacere leggere

  • Marino Miccoli

    L’autore risponde:
    Ringrazio tutti i lettori per i loro apprezzamenti, in particolare:
    a Simona Cucinotta e a Ester Binetti:grazie mille per il vostro positivo commento; il mio breve e modestissimo scritto rappresenta un piccolo omaggio alla memoria di tutti coloro che resero grande la Regia Marina.
    A Bruno V. Bardelli e a Vincenzo Sanseverino: indosso una divisa e sono figlio di militare anch’io; la passione per il mare e per la gente di mare l’ho in qualche modo ereditata…
    il vostro apprezzamento è per me prezioso.
    A Eduardo Zamino e Pasquale Biscotti: sì, dobbiamo onorare coloro i quali con la propria dedizione e sacrificio hanno a loro volta onorato l’uniforme col solino che indossavano.
    Furono quei Marinai che fecero grande la Regia Marina.

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