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Branda calda

di Enzo Arena

Nel sentir parlare di “branda calda” qualcuno potrebbe pensare ad un letto riscaldato con la moderna tecnologia. Se è invece un Sommergibilista a sentirne parlare sa che si tratta di qualcosa del passato. Una specie di materasso non più alto di cinque centimetri, chiuso dentro un fodero di plastica con cerniera e messo dentro un cassettone a scomparsa. Era questo il letto su alcuni sommergibili ora tutti in disarmo.
Si chiamava “branda calda” perché, per ragioni di spazio, a bordo di quella classe di Sommergibili, c’erano la metà dei letti rispetto al numero di persone (30 persone – 15 letti).
“Branda calda” perché chi andava a riposare trovava il letto caldo perché si era appena alzato il collega che era venuto a rilevarti nel turno di guardia. Non c’era tempo ne spazio per fare altro dopo il turno di guardia quindi, a parte il brevissimo tempo per il pranzo e la cena (scompariva il cassettone con il letto e veniva tirato fuori un piccolo tavolo) e qualcuno che si ingegnava quasi nel buio totale perché altri dovevano dormire, a rinunciare a qualche ora di sonno per fare la partitina a Quintilio, bisognava andare in branda.  Un solo cuscino per due persone con l’accorgimento di girarlo ogni volta che si andava in branda perché il collega ci aveva dormito (accorgimento che non serviva perché dopo qualche turno di guardia non ci si ricordava più quale era il proprio lato e non si sapeva se il collega lo aveva girato o meno). Soltanto una coperta ed ovviamente niente lenzuola. Si dormiva (si fa per dire) vestiti.
C’era in più una branda che non era calda. Mi ricordo che a differenza delle altre non era a scomparsa ed aveva perfino la tendina. Era la branda del Comandante, era soltanto sua ed era fredda perché il poverino non dormiva quasi mai. Il senso di responsabilità, il senso del dovere e l’operazione da portare a termine nel miglior modo possibile lo tenevano lontano dalla branda. Stava sempre vestito anche lui, chiudeva gli occhi per poco tempo in branda e poco su una sedia in sala operativa durante un periodo di relativa calma.
Per giorni e giorni di navigazione era questa la nostra vita.

Branda calda
di Enzo Arena

“Sveglia ragazzo”, diceva l’Aiutante.
Hai dormito per quasi quattro ore.
Ora è il tuo turno, c’è il cambio che ti tocca.
Due passi fuori? …Ma dove vuoi andare?

Lascia la branda, rassetta la coperta,
stiamo a quota duecento a navigare.
Gira il cuscino e poi bagnati gli occhi;
lo sai che non c’è acqua da sprecare.

C’è il tuo collega di guardia che ti aspetta.
In branda calda ha diritto a riposare,
digli che il cuscino l’hai girato
e che tranquillo può stare quattro ore.

Quella branda che è parte del passato,
al suo pensiero mi assale nostalgia.
Niente lenzuola e a letto coi vestiti.
Quella branda non era tutta mia!

57 commenti

  • Clara Funiciello

    IL MIO PAPà MI PARLAVA ANCHE DELLE FAMOSE GALLETTE….CHI LE RICORDA?…..MI PIACE LEGGERE DEI SOMMERGIBILI….GRAZIE DI AVERMI A BORDO CON VOI

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Francesco Crispe so’ per certo che è una bugia da marinaio…Un abbraccio 🙂

  • Mari Carla Torturu

    Enzo sei una “finestra” nel significato più nobile del termine su un mondo, per me, sconosciuto

  • Angelo Pala

    sono stato uno dei pochi fortunati, non ho mai avuto branda calda in quanto i cuochi avevano la branda singola, sia nei battelli ex usa sia nella classe Toti, un saluto a tutti, ciao

  • Giueppe Esposito

    …l’avevamo sull’Attilio….senti, a proposito di brande, hai mai dormito sulle amache? ero diventato di una bravura eccezionale.

  • Enzo Arena

    hahahah 🙂 caro Giuseppe sull’amaca a bordo di Sommergibile non ho mai dormito ma su di un siluro si. Era una rete che con la parte inferiore si incastrava sopra un saluto, c’era il solito sottile materasso ma questa volta era un letto tutto mio

  • Giueppe Esposito

    Mi pare di ricordare di una branda volante sul smg. La branda delle corvette, l’amaca, veniva montata su due puntali, che potevano essere fissati solo a sera, dopo la mensa. Devo confessarti però che era bellissimo dormirci e sentirsi cullare dalle onde. Poetico, no

  • Giueppe Esposito

    terziglio….quintiglio….quanti ricordi. Per me che non sapevo mantenere in mano tre carte, figuratevi il dramma di mantenerne 12……dovetti pagare una lauta tassa di iscrizione alle “Giovani marmotte” prima che imparassi a difendermi. I miei istruttori erano piuttosto stitici nell’insegnarmi qualcosa.

  • Francesco Crispe

    ahahahaha magari Ezio …. non vorrei essere l’unico a non ricordare il numero di branda ahahahaha ciao un abbraccio anche a te

  • STEFANO BAGNASCO

    “La prima branda non si scorda mai”
    La mia fu in Equipaggio 1, lato dr, 3^ in alto.
    Ogni volta che alzavo troppo la testa…CRANIATA su una saracinesca idraulica( che ogni tanto perdeva anche…)
    Dovremmo raccontarlo a quelli che si lamentano oggi: 76 persone in Equipaggio 1 !!!

  • Danilo Del Giudice

    io dormivo subito dopo il locale sgt-4 verso prora dove c’erano i convertitori frequenza 400 hz

  • Marcello Ledda

    equipaggio due, la chiudevo tiravo la tendina e mi imboscavo. dormivo in pendenza attaccato alla paratia ahahahah 🙂

  • STEFANO BAGNASCO

    eppure, ragazzi, dopo la guardia in navigazione, sembravano un paradiso, ‘ste brandacce…

  • e.mannarino

    E’ vero non vedevi l’ora di arrivarci e chiudere la tendina improvvisata per non fare entrare la luce

  • Luciano Auricchio

    …. (prosieguo). da 11, centrale e quasi di fronte a quelle della foto. erano cosi strette che le braccia, lungo i fianchi, non c’entravano! I tubolari erano gelidi, l’aria condizionata , ti ammazzava, pero’ ….. che bei tempi!,

  • CARLO RAGONESI

    IO ERO EQUIPAGGIO 2 A POPPA ANCHE LI UNA MAREA STESSE BRANDE E IL RUMORE DELL’ELICA A CULLARTI ….. IO DORMIVO IN MEZZO CON SOTTO CAPOCEFALO ….. MA ERANO TEMPIO MERAVIGLIOSI…..

  • Luciano Auricchio

    branda 11 ( credo) . RT:posto di lavaggio lunghissimo. ” Quintali” di pittura impiegata:era meno faticoso riverniciare che togliere le macchie.

  • Angelo Piazzi

    Ho dormito in sgt1, in sgt2, in sgt4 ed in sgt5. Ma la mia prima branda, x 3gg e 2notti, fu in eq2 a poppa nelle brande centrali verso prora, in alto. E ricordo che la prima notte vennero i nonni x non so quale rito d’imbarco, ma x fortuna uno si rese conto che ero un sgt e mi lasciarono dormire.

  • Flavio Gallo

    o in otto anni di Ardito ne ho cambiate tante…ma la prima era nel locale di fronte alla lavanderia.

  • Mario Madè

    ECG Madé del 5° 53 , locale equipaggio 1 branda n°62 lato dritto, scendendo dal boccaporto a destra e poi destra, quando c’era mare e la prora usciva dall’acqua per poi ripiombare giù , fa parte di quelle cose della vita che non ti dimentichi più. Al luna parck devi pagare per una quasi simile emozione, a noi ci pagavano. Scherzi a parte , come non ricordarsi del luogo che è stata la tua casa per 17 mesi , come non mi dimentico di quando sparava il 127 sopra il locale, o quando mettevo in funzione il sonar, rompendo le scatole a tutto l’ equipaggio. Marinai Una Volta , Marinai Per Sempre . Con l’ occasione, approfitto per chiedere se ci sono , compagni di imbarco ,di Nave Ardito ,del 3° 4° 5° e 6° / 53 della prima crociera ,che vogliano condividere i ricordi . Ciao ECG Madé

  • EZIO VINCIGUERRA

    grazie a te Francesco, a Clara Funiciello per aver ricordato un marinaio per Lei e per noi importante e a Enzo Arena che lo seguire oltre l’ultima frontiera proprio come il comandante Kirk dell’Enterprise

  • Giovanni Brandano

    Gent.le Sig.ra Clara Funiciello. Come si puo’ dimenticare la cara e vecchia galletta, da parte dei marinai autentici, schietti e genuini? Era molto dura e tosta la nostra bianca galletta ! In prima versione, ossia quella del dopo-guerra (anni’50 e ’60), era di circonferenza media, con tanti buchi concentrici, necessari per l’ammorbidimento con irrorazioni di acqua (spesso anche salata) ed a volte con un goccetto d’olio d’oliva in aggiunta .Spesso capitava che in mezzo a questa generazione di carboidrati ci fosse anche qualche altra partita di gallette molto piu’ anziane e piu’ dure, geneticamente risallenti ai periodi……. bellici!Tuttavia, andava bene lo stesso. La nostra ci teneva una piacevole compagnia, pur lamentandosi spesso sotto lo stridente sforzo mascellare, con acuti modulati in ampiezza e frequenza per l’incisivita’ dei nostri denti alquanto resistenti per elevate proprieta’ meccaniche e tecnologiche individuali! Ci accompagnava anche nei nostri pensieri versoi nostri cari e versola nostra casa, aiutando cosi’ il nostro metabolismo, gia’ sottoposto a turni stressanti, a causa delle poco gradite interruzioni forzate della digestione, a rendersi un poco piu’ normale.Lei si’ che sii faceva a volte rosicchiare senza lamentarsi di piu’ ed a volte ci invitava dolcemente – soprattutto di notte- a farci accompagnare da una squisita tavoletta di cioccalato fondente e da un poco di “cordiale”. Per coloro che svolgevano i turni di guardia in navigazione vieppiu’ all’aperto (oggi sono tutti all’interno e con aria condizionata, regolarmente diffusa a modo idi microclima n tutti i locali interni), la nostra amata galletta era una gioia. Spesso prelevata dalle scorte personali dimenticate nel cassone sotto la branda, era quasi un modo di essere anch’essa parte integrante ed eseenziale dell’equipaggio. In altri termini. era un classico. Spesso veniva conservata nelle tasche delle tenute di navigazione. Era, ancor piu,’ un’istituzione quando si pensa che la propria introduzione nella razione del marinaio, risaliva all’epoca nelsoniana , ovvero comparve unitamente alla “gammella”.Quest’ultima scompave si pensi definitivamente dalle “mense equipaggio” di bordo e dagli “scenari navali” quasi negli ultimi anni’80! Pero’ prima prima di eclissarsi definitivamente nelle pagine piu’ ingiallite della storia navale e delle nostre memorie, la galletta fu sostituita da un consimile carboidrato denominato in chiave moderna come “biscotto salato”.Come quello “dolce” questo aveva forma quadrata e non tonda. Sempre in quegli anni alcune Unita’, quando vi era mare molto mosso ed era impossibile preparare pasti caldi nelle cucine di bordo, adoperavao la galletta nel suo ruolo o accezione piu’ dotta – opportunamente frantumata- ovverosia come ingredeante base ad elevato potere nutritivo, assieme a cipolle affettate, tonno o sardine e olio di oliva, con sale alla quanto basta e poi abbondantemente integrata, per palati piu’ fini,con sottoaceti , peperoni e pomodori. Veniva “servita” all’interno di un tino di faggio, a mo’ di mangiatoia, da prendersi razionalmente con un cucchiaione in legno, quando con con mare forza 9/10 si era costretti a mettersi “alla cappa”. Nelson, a dirla proprio tutta, ci lascio’ un’altra grande eredita facente sempre capo alla galletta’: l”a rotazione viveri”, che consisteva appunto in epoche piu’ prossime a noi e per un solo giorno, di nutrirsi con viveri secchi ed in scatola, ove la galletta (quella vera), era la regina della tavola per chi riusciva a strare seduto tra rollii e beccheggi incessanti. Questa descrizione altro non e’ che uno spaccato di un’epoca appartenente ad una GRANDA MARINA, quale e’ sempre stata la nostra, e che oggi non c’e’ piu’. Regards.-

  • Bruno Caleffi

    che bei ricordi, sembra una favola, ma non lo e’, o forse se serve, va bene ricordarlo come favola bella.

  • Sandro Macchia

    siete dei dilettanti. 😉 se pubblico le foto della mia cameretta condivisa … sembra che vi sia esplosa un bomba a mano !! …

  • Sandro Macchia

    Ezio Pancrazio Vinciguerra se ti giro un messaggio con le foto … puoi titolarle ???…. la tana dei lupi ?? 😉

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Sandro Macchia assolutamente si sempre, anche se faranno di tutto per stanarci…

  • Bruno V. Bardelli

    Gallette e come no nel 1966 sul Po c’era la rotazione viveri. Io non mi ricordo il numero della mia branda ……la mia era una “branda volante fredda se non bagnata” in quanto durante il giorno veniva arrotolata stipata tra le file dei stipetti e gli oblò…….lascio a voi ogni commento.

  • Bruno Caleffi

    vero fra’ Bruno, pero’ sono sempre bei ricordi. Eravamo giovani, padroni del mondo e poi lo abbiamo dimostrato nella vita.

  • EZIO VINCIGUERRA

    Già una vita da marinai di una volta e quindi di marinai per sempre!
    Lo so che mi ripeto sempre ma che volete farci a forza di prenderlo in c… mi è entrato anche in testa.
    Complimenti a Giovanni Brandano per la poetica, sincera e molto veritiera metafora di vita di mare.

  • Sandro Macchia

    La branda in caserma era in una stanza 4×4 condivisa in 6, senza riscaldamento in inverno ti svegliavi con la brina sulla coperta militare, in estate dormivi in terra per il fresco, comunque un hotel 5 stelle dopo aver dormito in missioni estere sul materassino in terra, con un telo tenda come tetto, o in un garage umido in 20/30 persone, in altre occasioni, quando eri fortunato, e soprattutto anziano dividevi tra il turno di giorno e quello di notte la stessa branda pieghevole con il telo a forma di amaca, dormendo rigorosamente vestito in tuta operativa . . . . mai nessuno ha lamentato disagi. Rientravi fiero in caserma, ed eri fiero della tua stanza. al 9 btg incursori..

  • Silvana De Angelis

    invece un detto napoletano è “Liett astritt ccuccat n’miez”…. se il letto è stretto ti corichi in mezzo..cioè ci si fa spazio!! x gli amici questo ed altro…….Ma qui invece il senso è diverso…è senso del dovere!!!!!!

  • Angelo Pala

    Sul SMG “F. Morosini, dormivo in batteria addietro 1^ branda in basso, ogni qualvolta dovevamo immergerci o emergere , veniva il fuochista che doveva aprire o chiudere gli allagamenti ed io dovevo alzarmi, che tempi si dormiva molto poco, anche perchè c’era il quadrato Sottufficiali e i capi che non facevano la guardia giocavano fino a tardi a quintilio, poi per quanto riguarda i viveri d’emergenza si faceva una volta al mese la cosiddetta “rotazioni viveri” naturalmente c’era quasi la rivolta a bordo quando venivano somministrati tali viveri, quanti ricordi.

  • Gianfranco De Benedetti

    Corvetta Alabarda, crociera estiva 1958,si dorme nella branda volante, sveglia data dal capo cannone o dal nostromo: sveglia! alla sera leoni leoni ed al mattino coglioni coglioni! Al secondo giro se sei ancora in branda, ti vengono tagliate le cappezziere dalla parte dei piedi, scivoli inevitabilmente (senza farti male) ed inevitabilmente ti becchi un turno di consegna! A volte sei di seconda comandata e puoi dormire fino alle otto. E’ stato un felicissimo periodo mi ha insegnato molto. Sarebbe utile anche ai giovani di oggi; eviterebbero di cercare i POKEMON e saprebbero affrontare meglio le difficoltà della vita

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