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Gianfranco Paglia: un grande esempio

di Pancrazio Ezio Vinciguerra

La sua storia ha ispirato la fiction “Le ali”, trasmessa su Rai 1 il 9 novembre 2008.
Il film tv, diretto da Andrea Porporati e interpretato da Ciro Esposito, Raffaella Rea, Sergio Friscia, Tosca D’Aquino e Remo Girone, narra un viaggio attraverso il dolore e il coraggio di un uomo scampato miracolosamente ad un attentato. Di seguito il riassunto della storia.
Nel 1993, il sottotenente dell’Esercito Italiano Gianfranco Paglia (Ciro Esposito) sta per lasciare Napoli e soprattutto la sua fidanzata Giovanna (Raffaella Rea), per recarsi in missione in Somalia.
Laggiù, nei pressi di Mogadiscio, il ragazzo si unisce ai commilitoni per controllare il territorio e portare il suo aiuto alle popolazioni locali. Il 2 luglio, durante un’imboscata, fatta di pietre e colpi di kalashnikov, quattro suoi compagni, rimangono feriti e lui, per portarli lontano dal fuoco nemico, viene colpito dai proiettili dei cecchini.
Quel giorno muoiono tre persone e ci sono ben ventitre feriti, tra cui lui.
Giunta la notizia del ferimento del loro caro Gianfranco, attraverso le immagini televisive, il suo caro amico Antonio e Giovanna, partono per la Somalia. Arrivati a destinazione la situazione si rivela peggiore del previsto: Paglia rischia di rimanere tetraplegico per tutta la vita.
Tornato in Italia, tra dolore, fatica, delusione e speranza, Gianfranco decide di non mollare e tenta ogni tipo di riabilitazione, fino ad arrivare in Russia, dove riesce a recuperare le funzionalità degli arti superiori.
Nuovamente in patria, il ragazzo può ricominciare una nuova vita, e pronto a lavorare, si fa reintegrare nell’Esercito, per tornare sul campo. Anche sentimentalmente finalmente il destino gli sorride: Gianfranco sposa Giovanna, da cui ha una bambina.
Nel 2008 si è presentato alle elezioni politiche per la  Camera dei Deputati nel collegio Campania 1, risultando eletto per il Popolo della Libertà. È membro della Commissione Difesa.
“Una storia che merita di essere conosciuta e mai dimenticata come grande esempio di valore e coraggio, forza d’animo e tenacia. Per questo voglio raccontarvi qui, con le sue parole, la sua storia, grande esempio per tutti noi…”

LA MIA STORIA
di Gianfranco Paglia

“Sono nato il 17/07/70 a Sesto San Giovanni (MI), ora vivo a Caserta. Nel 1989 sono partito per svolgere il servizio di leva in Marina, sono rimasto per circa 20 giorni a La Spezia per il primo periodo di addestramento, il cosiddetto CAR (Centro Addestramento Reclute) e poi sono stato trasferito a Roma per i restanti 11 mesi. Mi sono davvero divertito a Roma, è una città bellissima e poi era il periodo dei Mondiali 1990. Per di più partecipai al Campionato Nazionale della Marina Militare, come portiere. E’ stato un servizio militare davvero “sudato”.
Nel 1991 sono risultato vincitore del 109° corso A.U.P.C. (Allievo Ufficiale Pilota di Complemento) presso l’ Accademia Aeronautica di Pozzuoli (NA). Un’esperienza dura, dove era chiesto l’impossibile (almeno così sembrava). Un’esperienza difficile da descrivere ma allo stesso tempo carica di soddisfazioni in quanto riuscivi esattamente a fare tutto ciò che ti veniva chiesto. Purtroppo sono stato dimesso dal corso nel marzo 1992 per aver sbagliato un esame in volo. E’ stata colpa mia. Nel 1992 ho vinto il 149° concorso A.U.C. (Allievo Ufficiale di Complemento) presso la Scuola Militare di Fanteria di Cesano (RM). Durante il corso ho fatto domanda per le selezioni come Ufficiale Paracadutista presso la Scuola di Paracadutismo in Pisa, superando le prove di selezione. Classificatomi 49° a fine corso, ebbi la possibilità di scegliere la mia destinazione: 186° Reggimento Paracadutisti Folgore in Siena, presso la 15ª compagnia Diavoli Neri. Ritornai a Pisa per prendere il brevetto da parà, frequentando il famoso Corso Palestra. Finalmente arrivò il primo lancio. Descriverlo mi riesce difficile, posso solo dire che una volta fuori dal C-130 (velivolo militare) non facevo altro che urlare di gioia, scattavo foto a tutto e a tutti. Ma una sensazione che non potrò mai dimenticare fu il silenzio nel vuoto, il galleggiare in aria, vedersi penzoloni, muovere le gambe senza alcuna resistenza. Fantastico è dir poco.
Il 28 maggio del 1993 sono finalmente partito per la Somalia. Il mio sogno si realizzò, era dal dicembre del 1992 che speravo di partecipare alla missione IBIS. Il 2 luglio del 1993 durante un conflitto a fuoco, sempre in terra somala, fui colpito da 3 proiettili, mi ricoverarono presso l’ospedale militare Americano, salvandomi la vita. Purtroppo un proiettile aveva leso la colonna vertebrale tranciando di netto le vertebre C7 – T1. Mi diagnosticarono una tetraplegia. Quel giorno vi furono 3 morti e 22 feriti. “Io fui fortunato”. Il 13 luglio rientrai in Italia e mi ricoverarono presso l’ Ospedale Militare il Celio di Roma. Dopo una serie di indagini effettuate dai miei familiari si decise, con l’appoggio dello Stato Maggiore Esercito, che il miglior Centro di Fisioterapia era quello di Nottwill in Svizzera. Il 27 luglio fui ricoverato presso il suddetto centro. Mi dissero che vista la gravità della mia lesione, la permanenza non poteva essere inferiore a 9 mesi. Mi insegnarono ad essere autonomo in carrozzina e dopo soli 4 mesi quasi mi “cacciarono”. Fu la mia prima grande vittoria dal mio ferimento. Il 22 dicembre finalmente tornai a casa e fu una grande festa per tutti. All’aeroporto di Capodichino a Napoli fui accolto da una marea di amici. Finalmente respirai aria di casa.
Il 13 gennaio del 1994 mi recai a Mosca, in un centro specializzato per lesioni midollari. Per la prima volta mi misero in piedi, per poi riuscire a fare alcuni passi. Sino ad allora mi era stato sempre detto che per me, per la mia lesione, era una cosa impossibile. Rientrai in Italia nel maggio dello stesso anno. Nell’ ottobre del 1994 durante un Giuramento presso la Scuola Militare di Viterbo, furono consegnate le onorificenze per la missione IBIS, purtroppo molte alla memoria: in quella missione morirono 11 militari, 1 crocerossina, 3 giornalisti. Durante la cerimonia fui insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare. Nel 1997 la svolta: mi iscrissero nel Ruolo d’Onore e ripresi servizio il 27 maggio presso la Brigata Bersaglieri “Garibaldi”. Il 29 giugno partii per la Bosnia per partecipare alla missione SFOR con la mia nuova Brigata. Finalmente, grazie allo Stato Maggiore e al mio Comandante il Gen. Del Vecchio, ritornai nonostante la carrozzina, a partecipare ad una missione “Fuori Area”. Ci rimasi per 3 mesi. Ritrovarmi in “zona d’operazioni” ma in carrozzina fu diverso, ma ugualmente bello. Riuscii addirittura ad assistere al concerto degli U2. Per vederlo vennero da tutta la ex Yugoslavia. Per quanto mi riguarda, posso dire senza alcun dubbio che vedere ragazzi e ragazze di varie etnie uniti per una sera risultò sicuramente più emozionante del concerto stesso.
Nel maggio 1998 sono tornato a pilotare un aereo con comandi per disabili, per la precisione un velivolo del tipo “SKY ARROW 450 T”, presso l’Aero Club Italia, situato nei pressi di Fiano Romano vicino Roma.
Nel marzo del 1999 mi recai a Vicenza per un diverso ciclo fisioterapico, con il mio instancabile amico e terapista Franco. Dopo 10 mesi riuscii a deambulare, grazie ad un computer che trasmette impulsi elettrici a degli elettrodi applicati alla muscolatura delle gambe, dei glutei e dei paravertebrali. E’ sicuramente un palliativo, ma mi permette di stare bene. Il 2 luglio 1999, dopo sei lunghissimi anni, grazie a Barbara Brighetti atleta numero uno del team Sector No Limits, sono riuscito a lanciarmi col paracadute, in tandem naturalmente (per ora). Barbara si è presa una bella responsabilità ed è per questo che non smetterò mai di ringraziarla. Chi sa, forse un giorno non troppo lontano proverò di nuovo l’emozione del lancio. Starne senza per troppo tempo… nuoce alla salute.”

Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
“Comandante di plotone paracadutisti, inquadrato nel contingente italiano inviato in Somalia nell’ambito dell’operazione umanitaria voluta dalle Nazioni Unite, partecipava con il 183° rgt. Par. “NEMBO” al rastrellamento di un quartiere di Mogadiscio. Nel corso dei successivi combattimenti, proditoriamente provocati dai miliziani somali, con perizia ed intelligenza concorreva con le forze alle sue dipendenze allo sganciamento di alcuni carri rimasti intrappolati nell’abitato. Dopo aver sgomberato con il proprio veicolo corazzato alcuni militari feriti, di propria iniziativa si riportava nella zona del combattimento e, incurante dell’incessante fuoco nemico, coordinava l’azione dei propri uomini, contrastando con l’armamento di bordo l’attacco nemico. Per conferire più efficacia alla sua azione di fuoco si sporgeva con l’intero busto fuori dal mezzo esponendosi al tiro dei cecchini che lo colpivano ripetutamente. Soccorso e trasferito presso una struttura sanitaria di Mogadiscio, reagiva con sereno e virile comportamento alla notizia che le lesioni riportate gli avevano procurato menomazioni permanenti. Chiarissimo esempio di altruismo, coraggio, altissimo senso del dovere e saldezza d’animo” – Mogadiscio, 2 luglio 1993.
Altri riconoscimenti:
Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana;
Medaglia commemorativa operazioni in Somalia;
Medaglia commemorativa operazione UNOSOM II;
medaglia commemorativa operazioni in Libano;
Medaglia commemorativa operazioni NATO nella ex- Jugoslavia.

14 commenti

  • Lucia Buontempo

    grazie carlo ..io mi domando come si faccia a dimenticarsene per gli altri 364 giorni!!!

  • Marinaio di lago

    …e nn sono solo questi purtroppo gli orrori da dimenticare….quanti ancora oggi….l’iran i giovano ammazzati per strada e nelle carceri …la siria…..orrori che passano in secondo piano nelle vie di informazione per occupati a pensare a…fabrizio corona!!!???….

  • Marinaio Telegrafista

    Ho visto il film. immagini dolorose e vergognose, che ci dovrebbero fare riflettere. vorrei sapere cosa pensano i politici e la gente di potere vedendo queste immagini, se gli pianga il cuore un pochino oppure come sempre predicano bene e razzolano male. Che DIO ci aiuti.

  • Antonio Schiavone

    ci sono storie che è giusto a volte portarle alla memoria di tutti noi e farle vivere nel ricordo!!! ONORE AL C.TE!!!

  • Ciro Laccetto

    Visto che navighiamo nella Kakka non mi stancherò mai di pubblicare “la lettera alla madre” del Comandante Carlo Fecia di Cossato Medaglia d’oro al Valor Militare .Mamma carissima,
    quando riceverai questa mia lettera, saranno successi dei fatti gravissimi che ti addoloreranno molto e di cui sarò il diretto responsabile. Non pensare che io abbai commesso quello che ho commesso in un momento di pazzia, senza pensare al dolore che ti procuravo. Da nove mesi ho molto pensato alla tristissima posizione morale in cui mi trovo, in seguito alla resa ignominiosa della Marina, a cui mi sono rassegnato solo perché ci è stata presentata come un ordine del Re, che ci chiedeva di fare l’enorme sacrificio del nostro onore militare per poter rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace. Tu conosci che cosa succede ora in Italia e capisci come siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile senza alcun risultato. Da questa triste constatazione me ne è venuta una profonda amarezza, un disgusto per chi ci circonda e, quello che più conta, un profondo disprezzo per me stesso. Da mesi, Mamma, rimugino su questi fatti e non riesco a trovare una via d’uscita, uno scopo alla mia vita.
    Da mesi penso ai miei marinai del Tazzoli che sono onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto sia con loro.
    Spero, Mamma, che mi capirai e che anche nell’immenso dolore che ti darà la mia notizia della mia fine ingloriosa, saprai capire la nobiltà dei motivi che mi hanno guidato. Tu credi in Dio, ma se c’è un Dio non è possibile che non apprezzi i miei sentimenti che sono sempre stati puri e la mia rivolta contro la bassezza dell’ora. Per questo, Mamma, credo che ci rivedremo un giorno.
    Abbraccia papà e le sorelle e a te, Mamma, tutto il mio affetto profondo e immutato. In questo momento mi sento molto vicino a tutti voi e sono sicuro che non mi condannerete.

  • EZIO VINCIGUERRA

    iao a tutti,
    con molte buone probabilità da 2015 il numero di naviglio, arruolati, iscritti A.N.M.I. toccherà il minimo storico. Per quanto precede dobbiamo ringraziare una classe dirigente che ci ha portato in questa incresciosa situazione di non credere più ai nobili ideali e cioè quelli che siamo un popolo di Santi, Poeti e Navigatori, figuriamoci il concetto di Patria e Onore oppure di Dignità e Rispetto o ancora di meritocrazia.
    Anche se non stiamo attraversando un buon periodo economico si possono fare cose come quello che da sempre facciamo gente come io e te (un libro, un sito che costa meno di 20 euro l’anno, e tantissime lodevoli iniziative dei pochissimi marinai di una volta…).
    Ti abbraccio e ti stringo forte al cuore.
    Grazie per l’incessante opera di divulgazione a costo quasi zero: questa era ed è la Marina Militare per cui ho/ abbiamo giurato.
    Pancrazio “Ezio”

  • Clara Funiciello

    una lettera che potrebbe essere attuale se vi fossero dei veri valori in coloro che ci governano!!! onore al comandante…..

  • SIMBA IL MARINAIO

    SICURAMENTE PER IL FUTURO NON CI SARà PIù LA BASE A LA SPEZIA ,SENTENDO VOCI DI CORRIDOIO – HAI RAGIONE EZIO IL PEGGIO DEVE ANCORA VENIRE CIAO A PRESTO BUONA GIORNATA –

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Simba Il Marinaio …è una constatazione desolante che rende ancora di più l’idea che il peggio deve ancora venire. Un abbraccio e grazie per averlo postato

  • Silvana De Angelis

    e la vita in fondo è un lungo viaggio……chi si ferma è perduto, percio’ guardare sempre avanti…Qualsiasi cosa sia successa ieri, qualunque possa succedere oggi, la parte più importante del tuo viaggio sarà quella che verrà…….e il ns augurio che sia un viaggio a 5 stelle….

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