Marinai di una volta

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    18.7.1917, varo della regia nave Nicola Fabrizi

    a cura  Andrea Trincas

    (Venezia, 25.6.1901 – Rosignano Marittimo, 25.9.1998)

    A PERENNE MEMORIA DI GIOVANNI BARBINI
    Giovanni Barbini nasce a Venezia il 25 giugno 1901, diplomato all’Istituto Nautico di Venezia nel 1921, viene chiamato nella Regia Marina per svolgere il servizio militare.
    Viene nominato Guardiamarina nel 1922 e nel giugno del 1923 si rafferma intraprendendo così la carriera militare.

    Nel marzo del 1927 viene promosso Sottotenente di Vascello e Tenente di vascello nel novembre 1936.
    Il 19 novembre 1939 assume il comando della regia torpediniera Angelo Bassini.
    Nel 1940 assume il comando della regia torpediniera Nicola Fabrizi.

    Nella notte tra l’11 e il 12 novembre 1940 la regia nave Fabrizi, mentre scortava un convoglio nell’Adriatico meridionale, viene attaccata da quattro incrociatori leggeri e due cacciatorpediniere inglesi. Nella battaglia che ne seguì, la nave contrattaccò nel tentativo di attirare il fuoco nemico e  fu gravemente danneggiata ma l’eroico equipaggio al comando di Giovanni Barbini si portò fino a Valona

    Nella battaglia Giovanni Barbini fu gravemente ferito e, nonostante le gravi perdite di sangue da una gamba ferita, rifiutò l’aiuto del per sodale sanitario di bordo fino, per l’appunto, la su a nave raggiunse il porto.

    Per quanto sopra, per la sua risoluta difesa del convoglio di fronte a un nemico superiore, Giovanni Barbini fu insignito della Medaglia d’Oro al Valore Militare.

    In seguito fu trasferito al Dipartimento Navale di Venezia e fu promosso Capitano di corvetta.
    Aderì alla Repubblica Sociale Italiana, e fu nominato Podestà di Venezia fino al 1945.
    Nel marzo 1947, a richiesta, transita nell’ausiliaria.
    Nel settembre del 1952  viene richiamato in servizio in Sardegna, assume il comando di nave Ebe e ritorna  al Comando Navale Autonomo di Venezia.

    Nel febbraio 1955 passa nella riserva, anche se rimane in servizio attivo fino al luglio 1956, in qualità di direttore della Fondazione Cini e comandante della nave da addestramento Giorgio Cini.
    Il 1° luglio 1961 fu promosso Capitano di vascello.
    Morì a Rosignano Marittimo il 25 settembre 1998 (*).

    Il 31marzo 2006 la città di Cagliari gli  dedica una via sul mare.

     

    Notizie tecniche/storiche regia nave Nicola Fabrizi (fonte www.agenziabozzo.it)

    Nome

    Nicola Fabrizi

    Tipo

    cacciatorpediniere dal 1918 al 1929
    torpediniera dal 1929 al 1953
    dragamine dal 1953 al 1957

    Classe

    Giuseppe La Masa

    Unità

    Giuseppe La Masa
    Angelo Bassini
    Agostino Bertani  (dal 1921 Enrico Cosenz)
    Benedetto Cairoli
    Giacinto Carini
    Nicola Fabrizi
    Giuseppe La Farina
    Giacomo Medici

    Cantiere

    Odero – Sestri Ponente, Genova

    Impostazione

    1° settembre 1916

    Varo

    18 luglio 1917

    Completamento

    1918

    Servizio

    12 luglio 1918

    Dislocamento

    normale 840 t
    pieno carico 875 t

    Dimensioni

    lunghezza 73,5 m
    larghezza 7,3 m
    immersione 3 m

    Motore

    2 turbine a vapore
    4 caldaie
    potenza 16.000 hp
    2 eliche

    Velocità

    30 nodi

    Autonomia

    2.230 miglia a 13 nodi

    Combustibile

    nafta 150 tonn.

    Protezione

    //

    Armamento

    4 cannoni da 102 mm / L canna 45 calibri
    2 cannoni da 76 mm / L canna 30 calibri
    4 tubi lanciasiluri da 450 mm

    Equipaggio

    99

    Disarmo

    //

    Radiazione

    1° febbraio 1957

    Destino

    demolita 1957

    Note tecniche

    Derivate dalla classe Rosolino Pilo, erano attrezzate per l’utilizzo come posamine, lancio di torpedini da getto e dragaggio in corsa.
    Nel 1940 l’unità fu portata in cantiere per essere rimodernata. I lavori di modifica comportarono la sostituzione dell’armamento con la rimozione di tre cannoni da 102 mm, la sostituzione dei pezzi da 76 mm con 8 mitragliere da 20 mm e la sostituzione di due tubi lanciasiluri da 450 mm con 3 da 533 mm.
    Alle due unità sopravvissute al secondo conflitto mondiale venne montato un cannone da 102mm/L35, due mitragliere binate antiaeree da 20mm ed un impianto per il dragaggio mine.

    Note storiche

    Il 3 novembre 1918 una formazione composta dalla RN Giuseppe La Masa e dai cacciatorpediniere AudaceGiuseppe Missori e Nicola Fabrizi salpò da Venezia per Trieste.
    A queste unità si aggregarono le torpediniere Climene e Procionesalpate da Cortellazzo e la formazione gettò le ancore nel porto di Trieste alle 16.10.
    Il Generale di Corpo d’Armata Carlo Ilarione Petitti di Roreto, imbarcato sulla Giuseppe La Masa, proclamò solennemente l’annessione della città all’Italia.
    Nel 1929 l’unità fu declassata a torpediniera, alternando compiti nella Flotta a periodi di disponibilità.
    Il 10 giugno 1940, all’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, la Fabrizi faceva parte insieme alle gemelle Giacomo MediciAngelo Bassini ed Enrico Cosenz alla VII Squadriglia Cacciatorpediniere di base a Brindisi.
    L’11 novembre 1940 salpava da Valona in servizio di scorta ad un convogli composto dai mercantili PremudaCapo VadoAntonio Locatelli e dal piroscafo Catalani.
    Poche ore dopo il convogli venne intercettato dagli incrociatori britannici OrionAjaxSydney scortati dai caccia Nubian e Mohawk.
    Dopo scambio di colpi, nonostante il coraggioso comportamento della Nicola Fabrizi, lanciatasi al contrattacco, il convoglio venne interamente affondato e l’unità, danneggiata, dovette riparare a Valona. Nel combattimento ebbe 15 morti e 17 feriti.
    Nel 1941 l’unità fu sottoposta ai lavori; vennero rimossi due cannoni da 102 mm, sostituiti i pezzi da 76 mm con 6 mitragliere da 20 mm ed eliminati due tubi lanciasiluri da 450 mm.
    Rimessa nel servizio di scorta, il 7 settembre 1941 portò da Napoli a Messina i mercantili Spezia e Livorno.
    Il 21 settembre 1943 le gemelle Nicola Fabrizi e Giacinto Carini si consegnarono agli Alleati a Malta.
    Il 5 ottobre le due unità salparono da Malta per tornare in patria, utilizzate principalmente nei servizi di scorta lungo le coste dell’Italia meridionale sino al termine del conflitto.
    Nel 1953 la Nicola Fabrizi venne declassata a dragamine con l’identificativo M 5333.
    1.2.1957 venne radiata e passò alla demolizione.
    Motto: Pari ai cimenti superiore alla fortuna

    (*) Nel giorno del funerale di Giovanni Barbini il Gazzettino di Venezia pubblicò il seguente articolo:

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    18.7.1891, entra in servizio la regia nave Polluce

    di Carlo Di Nitto e Antonio Cimmino

    Nel 1888, la Regia Marina decise di sperimentare le possibilità di impiego di un particolare tipo di cannoniera da utilizzare nelle operazioni di difesa locale e di bombardamento costiero.
    L’orientamento progettuale fu quello di realizzare un’unità intorno ad una potente artiglieria, a similitudine dei “monitori”. Un grosso cannone da 400 mm. era imbarcato su una piattaforma sufficiente ampia per ospitarlo e dotata di un minimo di mobilità. Vennero così costruite, presso i cantieri Armstrong di Pozzuoli, due unità gemelle (“Castore” e “Polluce”) dislocanti 530 tonnellate e classificate “cannoniere”. Molto basse sull’acqua, con ridottissime sovrastrutture concentrate a poppa, erano di fatto delle piattaforme galleggianti mobili, dotate di un apparato di propulsione in grado di raggiungere una velocità massima di 8,5 nodi. Il cannone non era brandeggiabile e per portarlo in punteria era necessario manovrare opportunamente il battello. L’equipaggio era composto di 40 uomini.

    La cannoniera “Polluce”, qui fotografata mentre esegue prove di tiro, era stata varata il 22 febbraio 1888 ed era entrata in servizio il 18 luglio 1889.
    Destinata in un primo momento alla difesa della base navale di Taranto, nel 1891 fu trasferita all’Amministrazione Militare Marittima.
    Nel 1897, disarmata dell’artiglieria principale e dotata di artiglieria minore, venne riconvertita in pontone galleggiante armato. Nel 1903 ritornò alla Regia Marina per essere trasformata in “betta semovente porta fango”.
    Venne definitivamente radiata il 6 agosto 1911 e avviata alla demolizione.

    Dello stesso argomento sul blog:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2020/07/18-7-1891-le-regie-cannoniere-costiere-castore-e-polluce/

    Le regie cannoniere costiere Castore e Polluce
    di Antonio Cimmino

    Serie di due unità Castore – Polluce progettate dall’ing. George W.Rendel, furono costruite nel cantiere W.C. Armstrong Mitchel & Co. Elswich Works di Newcaste in Inghilterra con i numeri 512 e 513.

    Smontate e rimontate nel cantiere Armstrong di Pozzuoli il 22 febbraio 1887 e varate, a distanza di un mese una dall’altra nel settembre-ottobre 1888; furono le uniche unità costruite in questo cantiere a causa delle rimostranze degli operai del regio cantiere navale di Castellammare di Stabia dell’Arsenale di Taranto che non volevano un altro polo cantieristico al Sud, in un periodo di gravi crisi economiche che paventava anche la chiusura del cantiere stabiese.

    La costruzione di queste due cannoniere, denominate anche “ferro da stiro” per la loro forma, fu ordinata dal Ministero della Guerra.

    Erano lunghe 35,7 metri per 11,28 di larghezza e 2,45 di immersione con dislocamento di circa 600 tonnellate. L’apparato motore era composto da 2 motrici alternative a triplice espansione con una potenza di 364 cv sulle due eliche; la velocità era di 8 nodi. L’equipaggio era formato da 40-49 uomini.

    Più che unità navali erano dei galleggianti, con un’opera morta bassa e piccola sovrastruttura. Furono trasferite il 18 luglio 1891 alla Regia Marina per esperimenti con il nuovo cannone Krupp da 400/32 mm. Quest’arma pesava 117 tonnellate ed aveva una elevazione massima di 13° con una velocità di uscita del proietto di 1837 piedi al secondo.

    Il cannone del Castore fu sbarcato nel 1889 e sostituito con un cannone da 120 mm. ed una mitragliatrice, sbarcando anche i 2 tubi lancia siluri. Nel 1899 anche il Polluce subì la stessa modifica dell’armamento rimanendo come cannoniera costiera fino al 1911 anno della sua radiazione, il Castore, dopo il 1899 fu adibito a betta.
    Nel 1904 fu riconvertito a posamine e nel 1915 quale piattaforma di prova per lancio siluri a Venezia. Dopo la prima guerra mondiale fu utilizzato come pontone fino alla definitiva radiazione l’8 ottobre 1925.

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    18.7.1915, viene affondata la regia nave Giuseppe Garibaldi

    
a cura Antonio Cimmino

 e Carlo Di Nitto

    A Gaetano Acunzo e Giovanni Petrucci

    Gaetano Acunzo (24.1.1890 – 18.7.1915)
    di Mario Sannino

    … riceviamo e con immenso orgoglio e commozione pubblichiamo.

    Salve a tutti.
    Desidererei che fosse aggiornata o aggiunta sul sito “La voce del marinaio”, nella pagina riguardante la storia della regio incrociatore Giuseppe Garibaldi, la foto del marinaio Gaetano Acunzo (24 Gennaio 1890), morto in seguito all’affondamento dello stesso il 18 luglio 1915, di cui ne allego una copia, effettuata evidentemente poco prima dell’affondamento ed inviata ai genitori, i miei bisnonni, dalla località di Scutari, in Albania, dov’erano di stanza. la data precisa non la conosco.
    La foto, il cui originale è in mio possesso, è stampata su una cartolina in cartone, in cui si evince sul retro il logo del fotografo, probabilmente fu inviata in busta chiusa con lettera allegata, che è andata smarrita. Grazie

    di Antonio Cimmino
    Il 18 luglio 1915 il regio incrociatore Giuseppe Garibaldi fu affondato presso Ragusa (costa della Dalmazia) dal sommergibile austriaco U-4 (Comandante Rudolf Von Singule).

    Varato a Genova nel 1889 aveva un dislocamento di 7350 tonnellate per una velocità di 19.5 nodi. Era armato di 1 cannone da 254 mm., 2 da 203, 14 da 152,10 da 76,6 da 47, una mitragliatrice e 4 lanciasiluri.
    L’equipaggio era composto da 600 uomini che in massima parte si salvarono perché raccolti da altre unità navali.

    Perirono 53 marinai…fra cui Gaetano Acunzo (24.1.1890 – 18.7.1915)

    Il marinaio Gaetano Acunzo nasce a Torre Annunziata (NA) il 24 gennaio 1890.
    La sua storia nella Regia Marina è legata all’incrociatore corazzato Giuseppe Garibaldi (varato il 29 giugno 1899). L’unità era una delle più moderne navi dell’epoca ed aveva lo scafo in acciaio. Fu realizzata dall’Ansaldo di Genova, su progetto dell’Ispettore Generale del Genio Navale Ingegner Edoardo Masdea.

    Questo tipo di nave ebbe molto successo e ne vennero costruite dieci unità per quattro diverse Marine nazionali. Adatta al combattimento di squadra, aveva buona velocità per sfuggire alla superiorità degli avversari.
    Venne affondata il 18 luglio 1915 dal siluro del sommergibile austriaco U-4 durante il cannoneggiamento della ferrovia Ragusa – Cataro.
    Gaetano Acunzo risultò scomparso in mare.

    di Carlo Di Nitto

    Il regio incrociatore corazzato “Giuseppe Garibaldi” (2°), classe omonima, dislocava 8100 tonnellate. Fu la seconda unità italiana a portare il nome dell’Eroe dei Due Mondi. Venne impostato l’8 giugno 1898 presso i Cantieri Ansaldo di Sestri Ponente. Varato il 26 giugno 1899, entrò in servizio il 5 aprile 1901.
    Partecipò alla la guerra italo – turca nelle acque della Libia, dell’Egeo e del Levante e, sotto le insegne del Contrammiraglio Thaon de Revel, svolse importanti azioni durante le campagne di Tripoli, Tobruk, in Siria e nei Dardanelli.
    Il 24 febbraio 1912, insieme alla gemella “Francesco Ferruccio”, affondò la cannoniera turca “Avnillah” al largo di Beirut.
    Andò perduto di fronte alle coste dalmate il 18 luglio 1915 per siluramento da parte del sommergibile austriaco U 4, mentre era impegnato nel bombardamento della linea ferroviaria Ragusa – Cattaro.In seguito al siluramento furono fortunosamente tratti in salvo 525 uomini dell’equipaggio del “Garibaldi”, mentre 53 scomparvero con la nave.

    Nell’opera austriaca “Die Unterseeboote österreich-ungarns” (I sottomarini dell’Austria-Ungheria) è riportato un episodio significativo, esempio delle norme cavalleresche che ancora regolavano la guerra in mare. Un incrociatore italiano – probabilmente il “Vettor Pisani” – accorse in aiuto dell’unità colpita innalzando la bandiera della croce rossa. Malgrado il sommergibile responsabile dell’attacco costituisse una preda appetibile – se non altro per spirito di vendetta – non accennò minimamente ad aprire il fuoco contro di esso, preferendo dedicarsi al recupero dei naufraghi. Dal canto suo, il comandante dell’unità austro-ungarica, T. V. Rudolf von Singule, assolutamente non volle approfittare della situazione e attaccare una nave avversaria, resa vulnerabile dall’opera di recupero che si accingeva a portare a termine.
    Questa unità lega il suo nome alla Città di Gaeta in quanto vi fu letta a bordo non ufficialmente ma per la prima volta la Preghiera del Marinaio.
    Era il mese di gennaio 1902 e l’unità era dislocata in rada. Il mese successivo, trasferitosi a Genova gli venne consegnata la Bandiera di Combattimento; durante questa cerimonia fu recitata e ufficializzata la lettura della Preghiera del Marinaio.
    Il suo motto fu: “Obbedisco”.
    ONORE AI CADUTI !

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    18.7.1979, salpa il Sesto Gruppo Navale

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (18.7.1979 – 4.2.1980)

    “Nave Ardito Giro del Mondo (18.7.1979 – 4.2.1980) Una pagina in più 40 anni dopo” è il libro di Lino Gambino che ripercorre momenti di vita, la nostra, dove scrivere o comunicare sentimenti è come attraccare la barca nel porto della solidarietà, nel caso specifico quella di nave Ardito.
    Il libro fa seguito ed integra le due precedenti versioni aggiornandolo di fatti e foto nuove.
    Una prima versione fu  data alle stampe tempo fa come da copertina di seguito:


    Nella rivisitazione, l’autore ripercorre e continua a dare la giusta rotta con questo pregevole libro e con un pensiero fisso: quello di immortalare, 37 anni dopo, momenti di vita vissuta tra mare, cielo e terre lontane…

    Era il 18 luglio 1979 e il 6° Gruppo Navale, costituito dalle due unità Ardito e Lupo, salpava dal porto di Livorno per una campagna addestrativa fuori dal Mar Mediterraneo.
    Il protagonista era imbarcato su nave Ardito come sergente Segnalatore e, dopo anni di ricerche fotografiche e testimonianze, scrive una pagina che percorre, nella giusta ed equilibrata misura, gli anni di vita di questa unità navale.
    Nel libro non mancano momenti di intensa commozione specie quando il protagonista si incontra con gli “amici” che sono stati imbarcati con lui e che, dal 2006, celebrano annualmente il consueto raduno conviviale con le famiglie.
    Foto e illustrazioni, curiosità e tantissimo altro materiale, sottolineano e contribuiscono a tenere sempre vivo il ricordo di una circumnavigazione del globo e dare vita a ricordi indelebili, di una vita vissuta e testimoniata, da protagonisti.

    Il libro, costituito da 250 pagine, con realizzazione grafica di Alfonso Zampaglione e foto di Flavio Gallo, è stato realizzato, a proprie spese, dal Capitano di Fregata (r) Lino Gambino. Sebbene abbia una tiratura limitata, è un excursus di eccezionale documentazione storica-fotografica. 

    Ho avuto l’onore di aver ricevuto in regalo dal Capitano di Fregata Lino Gambino i tre volumi. Consiglio la lettura  alle care genti e anche ai Marinai in servizio attivo che per noi vegliano, condividono e pregano, come in passato abbiamo fatto noi, uomini di mare e di guerra.