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29.3.1941, Capo Matapan per non dimenticarli mai

Gennaro Bali
di Vincenzo Marasco – Centro Studi Storici “Nicolò d’Alagno”

(Torre Annunziata, 15.12.1919 – Mare, 29.3.1941)

Alla cara e lieta Memoria del Marinaio Bali Gennaro, Figlio di Torre Annunziata.

Gennaro è figlio di una Torre Annunziata diversa da quella che era rappresentata da quelle sue viscere di dedali, da cui tanti ragazzi si sono levati per la Patria. Egli nasce tra il Vesuvio e il mare e di sicuro non avrebbe mai pensato, in quella sua giovane fanciullezza che la sua vita sarebbe finita proprio su quel vasto mare che fronteggia la delicata costa vesuviana torrese.
Gennaro nasce il 15 dicembre del 1919 a Torre Annunziata da Giovanni e Pepe Emilia. Poco dopo la famiglia risiederà a Boscoreale in Via Tenente Angelo Cirillo, al civico 18, poi si trasferirà in Via Vesuvio, nel comune di Torre Annunziata al civico 60, lì dove arriverà anche ad egli la chiamata alle Armi: la cartolina!

Arruolato tra le fila degli equipaggi della Regia Marina, parte per La Spezia dove una volta inquadrato, e avuta la categoria di Marò Servizi Vari, viene destinato all’imbarco su Unità da guerra. Gennaro sale a bordo dell’Incrociatore Pesante Zara, dell’omonima classe, una delle navi ammiraglie della Regia Marina, tra le più potenti che l’Italia avesse a disposizione per l’epoca. E fu così che quella nave, per qualche anno, divenne la sua casa e la sua piazza.
Alla fine del marzo del 1941, la guerra di superficie chiama ancora una volta in ballo la Regia Marina la quale si contendeva l’egemonia del Mediterraneo contro la potente flotta inglese. Il piano di Supermarina messo in essere a partire dalla notte del 26 marzo, prevedeva due rapidi incursioni della Squadra Navale italiana, posta per l’occasione a comando dell’Ammiraglio Iachino, nelle acque dell’isola di Creta, a caccia dei convogli Alleati e le loro relative scorte. Tutto doveva essere concentrato sull’effetto sorpresa, che a dire il vero venne subito sfatato, in quanto già nella serata del giorno successivo il comando navale inglese di Alessandria d’Egitto aveva intercettato e decifrati i messaggi che annunciavano le operazioni italiane.

Dopo un primo scontro tra le unità navali italiane e inglesi avvenuto nella mattinata del 28 nelle acque dell’isola di Gaudo, non molto lontano da Creta, benché fossero in superiorità, cominciò lo stillicidio delle navi italiane a cui venne ordinato di invertire la rotta verso l’Italia, e con esse dei loro equipaggi. L’inseguimento inglese fu tanto coraggioso quanto spietato continuando senza sosta fino a quando non si arrivò nelle acque a sud di Capo Matapan. Nonostante gli equipaggi italiani continuarono a battersi con estremo valore e da grandi eroi, scansando e ricevendo colpi che arrivavano dal mare e dal cielo, senza il risparmio di risposte da parte delle unità per cui combattevano e in alcuni casi anche riparando in mare aperto i danni subiti dai siluramenti delle loro navi, per la loro fotta non ci fu scampo. La sera e la notte che seguirono furono quelli dell’agonia del Pola, del tentativo di soccorrerla da parte degli incrociatori Zara e Fiume e dello scatenarsi dell’inferno per queste ultime.
Chissà Gennaro cosa pensò, e se ebbe tempo di pensare, in quel momento di estrema confusione. In tal caso vogliamo immaginarlo come un uomo coraggioso alla pari di tutti i suoi altri compagni, insieme spinti nel dovere dal motto “NESSUNO INDIETRO!”.
La stessa sera, le due unità italiane da battaglia comandate dall’ammiraglio Cattaneo che ebbe l’ordine di ritornare incontro alla nave danneggiata per soccorrerla, arrivate nelle vicinanze del Pola agonizzante, non si accorsero della presenza delle corazzate inglesi che, appena le scorsero, cominciarono a cannoneggiarle da distanza ravvicinata.
Alle 22.30 circa lo Zara e il Fiume vennero investiti da un’ondata di fuoco nemico, senza avere nemmeno il tempo di reagire. In pochi minuti, le esplosioni scatenate a bordo dai proietti navali della flotta inglese, che colpirono anche le santa barbare di bordo e dal fuoco che divampò ovunque, fecero strage di marinai che non ebbero modo di potersi salvare. Il colpo di grazia allo Zara arrivò poco dopo da parte del cacciatorpediniere inglese Jervis che la centrò con due siluri facendola saltare in aria.
Dei 1098 uomini di equipaggio ne morirono 798. Tra questi il giovane torrese Bali Gennaro, il comandante Capitano di Vascello Luigi Corsi che non volle abbandonare la nave con i suoi uomini e lo stesso ammiraglio Cattaneo. Dai flutti vennero ripescati dagli inglesi solo 279 che furono condotti in prigionia.
Era il 29 marzo del 1941!
Evviva il Marinaio Bali Gennaro!


Dedicato a tutti quei ragazzi che persero la vita durante la Battaglia di Capo Matapan. Italiani e Inglesi!
Si ringraziano le signore Anna De Nicola, nipote, e Fortunata Bali, sorella, per avermi concesso la foto del loro congiunto.

Piero Abatangelo , (Mola di Bari, 8.12.1915 – Mare, 29.3.1941)
di Nicola Aversa (*)
Associazione “il Mondo Solidale” Mola di Bari

(Mola di Bari, 8.12.1915 – Mare, 29.3.1941)

Pietro Abatangelo fu il primo aviatore caduto durante la Seconda Guerra Mondiale.
Figlio di Giuseppe e di Rago Anna, nasce a Mola di Bari l’8 dicembre 1915. Battezzato nella chiesa Matrice di Mola. Atto di Battesimo n. 565.
E’ stato imbarcato sul regio incrociatore Pola (classe Zara) affondato durante la Seconda Guerra Mondiale, nella battaglia di Capo Matapan, il 29 marzo 1941. Aveva 26 anni.

Pietro Abatangelo era un primo pilota di uno dei due idrovolanti del regio incrociatore Pola.
E’ stato l’unico aviatore Molese caduto nella Seconda Guerra Mondiale.
Scelse di imbarcarsi sulle navi e di pilotare gli idrovolanti che perlustravano le acque antistante le navi.
Partecipò allo scontro della battaglia di Punta Stilo del 9 luglio 1940.
Il 26 novembre 1940 prese parte alla battaglia di Capo Teulada.
Partecipò con la sua nave alla battaglia di Capo Matapan (vicino la Grecia) (28-29 marzo 1941)la cosiddetta “piccola Caporetto della Regia Marina”.
Difatti, dopo il siluramento della regia nave ammiraglia Vittorio Veneto, le altre unità si radunarono tutt’attorno all’unità colpita per difenderla da altri attacchi aerei.
Fu in uno di questi attacchi che un aerosilurante inglese colpì il Pola con un siluro.
L ‘aereo nemico aveva sganciato il siluro a soli 500 metri di distanza dalla nave, che non l’aveva potuto evitare. Dopo l’esplosione, il Pola aveva imbarcato grandi quantità d’acqua, le caldaie si erano spente, le macchine fermate, e la nave era rimasta immobile, priva di luce e dì energia.
L’incrociatore, rimasto immobile nello scontro perché impossibilitato a fare fuoco (la mancanza di corrente elettrica, causata dal siluramento, impediva di usare le artiglierie), fu poi raggiunto dai cacciatorpediniere inglesi, che ne recuperarono l’equipaggio e successivamente lo silurarono.
L’Incrociatore Pola, scosso da una violenta esplosione, affondò alle 4.03 del 29 marzo 1941, ultima nave italiana ad andare perduta nello scontro. Buona parte dell’equipaggio fu tratto in salvo da Gaetano Tavoni che poi, per l’immane sforzo, morì di infarto e il suo corpo non fu mai ritrovato così come il corpo di Pietro Abatangelo.
Nella tragedia perirono 328 uomini su 1041 imbarcati.

Caratteristiche tecniche regia nave Pola
Dislocamento: 13.531 t (standard), 13.145 (pieno carico) t
Lunghezza 182,8 m
Larghezza 20,6 m
Pescaggio 7,2 m
Propulsione 8 caldaie; 2 turbine; 2 eliche 95.000 CV
Velocità 32 nodi (pari a 63 km/h)
Autonomia 5.230 miglia a 16 nodi
Equipaggio 841
Era armato da:
• 8 cannoni da 203/50mm Ansaldo modello 1924 (in 4 installazioni binate)
• 16 cannoni da 100/47mm OTO modello 1927 (in 8 installazioni binate)
• 6 mitragliere da 40 mm/49 Vickers-Terni (in installazioni singole)
• 8 mitragliere da 13,2 mm (4 installazioni binate)
. 8 tubi lanciasiluri da 533 mm (in 4 installazioni binate fisse)
. 2 idrovolanti della Piaggio P6
. 1 catapulta

La battaglia di Capo Matapan
Le navi italiane che parteciparono allo scontro furono:
1 nave da battaglia, la Corazzata Vittorio Veneto
6 incrociatori pesanti, tra essi il Pola
2 incrociatori leggeri
13 cacciatorpediniere
Tot. 22 navi

Le Navi Inglesi e australiane che parteciparono allo scontro:
1 portaerei
3 navi da battaglia
7 incrociatori leggeri
16 cacciatorpediniere
Tot. 27 navi

Le Perdite italiane
3 incrociatori affondati (Zara, Fiume, Pola)
2 cacciatorpediniere affondati (Alfieri, Carducci)
1 nave da battaglia danneggiata (Vittorio Veneto) 2.331 morti
1.163 prigionieri

Perdite inglesi
1 aerosilurante abbattuto
3 morti

La battaglia navale di Capo Matapan viene ricordata da quasi tutti gli storici come la “tragedia della flotta italiana” nella quale la nostra poderosa flotta fu annientata da quella inglese perdendo definitivamente il dominio sul Mediterraneo.

(*) Nicola Aversa è deceduto il 25.5.2019.

Aniello Bosco, disperso
di Carlo Gianotti (foto e ricerche)

Nasce a Stintino.
Aniello era imbarcato sul regio incrociatore Zara, come marinaio telemetria di 3^classe.
Al tramonto del 28 marzo 1941, nei pressi di Capo Matapan, un siluro inglese colpì il regio incrociatore Pola, mentre gli incrociatori Zara e Fiume e 4 cacciatorpediniere andarono a prestar loro soccorso.

Nella notte le navi britanniche aprirono il fuoco affondando gli incrociatori Fiume e Zara e i due cacciatorpediniere Alfieri e Carducci. Successivamente affondò anche il Pola. Nello scontro morirono 834 uomini.

29.3.1941, Francesco Mazzella disperso
a cura Antonio Cimmino


29.3.1941, Giovanni Cossu disperso
a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

(Samugheo, 19.2.1920 – Mare, 29.3.1941)

29.3.1941, Rinal Renzo disperso
a cura Roberto Tento

(Monte Argentario, 5.9.1913 – Mare, 29.3.1941)

…la Regia Marina per mio mezzo Vi prega di accogliere le più profonde espressioni di cordoglio.

29.3.1941, Vittorio Giannattasio disperso
a cura Antonio Cimmino

(San Giuseppe (NA), 13.8.1904 – Mare, 29.3.1941)

Vittorio Giannattazio, Capitano di Fregata, nato a San Giuseppe (Napoli) il 13 agosto 1904 (gli è stata intitolata la sezione A.N.M.I. di Pompei).

MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE “alla memoria- sul campo”
Comandante in 2° di incrociatore, fedele, intelligente, appassionato collaboratore del suo comandante, quando la nave, sotto il tiro, a brevissima distanza dei grossi calibri di una squadra nemica comprendenti più navi da battaglia, veniva smantellata e incendiata, era dovunque fosse maggiore il pericolo, pronto per riparare un’avaria, per domare un incendio.
Vicino all’Ammiraglio e al Comandante, quando venne deciso l’abbandono della nave, riunì a poppa i superstiti per l’estremo saluto, li rincuorò, li animò, ne curò la salvezza. Di sé non ebbe pensiero, perché la sua opera non era compiuta.
All’ordine del comandante di affondare la nave, cercò e subito trovò un compagno che si calasse con lui nel deposito delle munizioni.
Scesero insieme in Santa Barbara; diedero fuoco alle cariche e non tornarono più”. (Mediterraneo Orientale, 28 marzo 1941).

Vittorio Giannattasio, a soli 13 anni entrò all’Accademia Navale e nel luglio 1922 conseguì la nomina a Guardiamarina. Promosso Sottotenente di vascello nel gennaio del 1924 e Tenente di vascello nel 1927, si specializzò nella Direzione del Tiro divenendo insegnante di Artiglieria e Balistica all’Accademia Navale negli anni 1931-1934.
Promosso Capitano di corvetta nel 1936, imbarcò prima sull’incrociatore Gorizia nell’incarico di 1° Direttore del Tiro e nel 1938 ebbe il comando di una squadriglia di torpediniere, con insegna sulla torpediniera Cassiopea. Promosso Capitano di fregata nel 1939, venne nuovamente destinato all’Accademia Navale nell’incarico di insegnate al Corso di Specializzazione D.T.
Con l’inizio del secondo conflitto mondiale imbarcò, a domanda e nell’incarico di Comandante in 2° sull’incrociatore Zara, a bordo del quale si distinse nella battaglia navale di Punta Stilo.
Nello scontro notturno di Capo Matapan sulla notte del 28 marzo 1941 e nel quale l’unità, gravemente danneggiata e con incendi a bordo si trovava nell’impossibilità a manovrare, all’ordine di autoaffondamento impartito dal Comandante si portava immediatamente, seguito dall’ufficiale addetto al deposito Sottotenente del C.R.E.M. Umberto Grosso, nella santabarbara e coscientemente provvedeva all’innesco degli esplosivi, scomparendo nell’immane esplosione avvenuta alle ore 02,30 circa del mattino del 29 marzo, unitamente al Ten. Col. G.N. Domenico Sebastianini di Tuscanica, anch’egli insignito di M.O.V.M.
La nave, colpita da aerosiluranti, fu finita con i siluri dei cacciatorpediniere inglesi Jervis e Nubian.
Il Comandante C.V. Luigi Corsi di La Spezia, insignito di M.O.V.M. “alla memoria”, attuate tutte le misure necessarie per la salvezza dei superstiti, diede l’ordine dell’autoaffondamento, rifiutandosi di salvarsi.
Furono, inoltre, conferite M.A.V.M. a: C.F. Bravelli Franco di Milano “alla memoria”, GM Moni Sergio di Pisa “ alla memoria”, Cap. G.N. Parodi Salvo Giuseppe di Genova “ alla memoria”, Sc. mecc. Pellico Luigi di Manfredonia “ alla memoria”, Capo IEF 2° Cl. Piazzi Carlo di Bologna “alla memoria”, Cap. G.N. Quercietti Lamberti di Giulianova, GM Renato D’Antonio di Salerno.

Incrociatore ZARA
Capo classe di 4 unità (Fiume, Gorizia, Pola), il Zara aveva un dislocamento di 11.870 tonnellate, una lunghezza di 182 metri, una larghezza di 20,6 ed un’immersione di 6,2 metri; sviluppava una potenza di 95.000 HP ed una velocità di 35 nodi. Aveva un equipaggio di 841 uomini. Il suo armamento consisteva in 8 cannoni da 203/53; 16 cannoni da 100/47; 4 pezzi da 40/49 e 8 mitragliatrici da 13,2, nonché 2 aerei.

Nel 1943, prima dell’Armistizio, si pensò di costruire 20 cacciatorpediniere della classe Comandanti Medaglie d’Oro, meglio armate e con migliori qualità nautiche delle navi della classe Soldati.
Una era intitolata al Comandante Giannattasio, da costruirsi presso il cantiere navale CRDA di Monfalcone. Le altre erano:
Comandante Baroni (O.T.O. – Livorno),
Comandante Borsini (O.T.O. – Livorno),
Comandante Botti (C.R.D.A. – Monfalcone),
Comandante Casana (C.N.R. – Ancona),
Comandante Corsi (C.R.D.A. – Monfalcone),
Comandante De Cristofaro (Cantieri del Tirreno – Riva Trigoso),
Comandante Dell’Anno (C.N.R. – Ancona),
Comandante Esposito (C.R.D.A. – Monfalcone),
Comandante Fiorelli (C.R.D.A. – Monfalcone),
Comandante Fontana (O.T.O. – Livorno),
Comandante Giannattasio (C.R.D.A. – Monfalcone),
Comandante Giobbe(Cantieri del Tirreno – Riva Trigoso),
Comandante Giorgis (Cantieri del Tirreno – Riva Trigoso),
Comandante Milano (C.R.D.A. – Monfalcone),
Comandante Moccagatta (O.T.O. – Livorno),
Comandante Novaro (C.R.D.A. – Monfalcone),
Comandante Rodocanacchi (O.T.O. – Livorno),
Comandante Ruta (C.R.D.A. – Monfalcone),
Comandante Toscano (Cantieri del Tirreno – Riva Trigoso).

Nessuna di queste unità fu terminata o varata tranne il Margottini che fu varato dai tedeschi nel 1944. Undici navi non furono mai impostate.

29.3.1941, Luigi Migliore disperso
a cura Antonio Cimmino

(Castellammare di Stabia, 9.1.1918 – Mare, 29.3.1941)

 

29.3.1941, i dispersi della regia nave Alfieri
di Antonio Cimmino

A Pietro Di Capua disperso unitamente ad altri Marinai del regio cacciatorpediniere Alfieri il 28.3.1941 nella battaglia di Capo Matapan.
La nave fu affondata da un siluro lanciato dal HMS Stuart.

(Castellammare di Stabia, 1.4.1917 – Mare, 28.3.1941)

Elenco personale deceduto o disperso di nave Alfieri

Ludovico Abate, sottocapo segnalatore (disperso) – Antonio Addis, capo cannoniere (disperso) – Giulio Alberti, marinaio (disperso) – Aldo Antonucci, cannoniere (disperso) – Andrea Arone (o Araneo), tenente medico (disperso) (decorato) – Giuseppe Artico, cannoniere (deceduto) –  Raffaele Aruta, silurista (disperso)  – Mario Ascione, fuochista (disperso) – Angelo Balderi, motorista navale (disperso) –  Elio Balò, cannoniere (disperso) – Renzo Bartaini, meccanico (disperso) –  Bianco Bartolucci, fuochista, da Numama (disperso) – Giordano Battelini, cannoniere (disperso) – Erminio Battistini, fuochista (deceduto) – Carlo Bellante, fuochista (disperso) – Flaviano Bernardi, cannoniere (disperso) – Quinto Bertozzini, fuochista (disperso) – Vincenzo Bilotti, marinaio (disperso) – Nunzio Bonaiuto, sottocapo cannoniere (disperso) – Andrea Bonavita, silurista (disperso) –  Aldo Borezzi, cannoniere (disperso) – Angelo Borsato, fuochista (disperso) –  Attilio Bracciale, sottocapo cannoniere (disperso) –  Niccolò Bradizza, marinaio (disperso) –  Zoel Brandinelli, capo meccanico (disperso) –  Pasquale Brando, fuochista (disperso) – Giovanni Bricca, radiotelegrafista (disperso) – Nello Bronzi, marinaio (disperso) – Luigi Bruna, fuochista (disperso) – Ettore Bruni, fuochista (disperso) – Pietro Gaetano Busolli, capitano di corvetta (disperso) – Agostino Cacace, fuochista (disperso) – Lino Cadia, segnalatore (disperso) – Salvatore Caldacci, fuochista (disperso) – Rodolfo Campana, elettricista (disperso) – Renato Campi, cannoniere (disperso) – Giuseppe Carbone, sottocapo meccanico (disperso) – Carlo Carillo, fuochista (disperso) – Giacomo Caristi, cannoniere (disperso) – Marcello Carlesso, sergente meccanico (disperso) – Gustavo Carlomagno, sergente radiotelegrafista (disperso) – Cornelio Carpeneti, specialista direzione tiro (disperso) –  Oreste Caruso, marinaio (disperso) – Augusto Castardi, fuochista (disperso) – Alighiero Ciacci, cannoniere (disperso) – Cataldo Cigliola, cannoniere (disperso) – Pasquale Cioffi, marinaio (disperso) – Gaetano Cippolletta, marinaio (deceduto) – Raffaele Colella, cannoniere (disperso) – Vittorio Conte, cannoniere (disperso) – Angelo Corbaccio, torpediniere (disperso) – Giuseppe Cordoni, fuochista (disperso) – Calogero Corsini, fuochista, 22 anni, da Porto Empedocle (disperso) – Giovanni Costamagna, capo radiotelegrafista (disperso) (decorato) – Giuseppino Crespi, torpediniere (disperso) – Giovanni Daniele, fuochista (disperso) – Pietro D’Augenti, marinaio (disperso) – Giuseppe Davi, fuochista (disperso) –  Marino De Giorgi, marinaio (disperso) – Salvatore De Sio, fuochista (disperso) – Alfiero De Stefani, sergente meccanico (disperso) – Mario De Zorzi, meccanico (disperso) – Pietro Dell’Isola, cannoniere (disperso) – Calogero Destro, marinaio (disperso) –  Pietro Di Capua, specialista direzione del tiro (disperso) – Vincenzo Di Franco, marinaio (disperso) – Leonardo Di Pierro, marinaio (disperso) – Antonio Di Pinto, marinaio (disperso) –  Michele Di Sante, marinaio (disperso) – Enzo Doddi, sottocapo cannoniere (disperso) –  Arturo D’Onofrio, capo meccanico (disperso) – Pietro Dotto, sottocapo specialista direzione del tiro (disperso) – Giuseppe D’Urso, fuochista (disperso) – Antonio Elia, cannoniere (disperso) – Roberto Erramonti, elettricista (disperso) – Luigi Evangelista, capo elettricista (disperso) – Pacifico Fala, fuochista (disperso) – Darlo Falcone, fuochista (disperso) – Aldo Fani, cannoniere (disperso) – Ettore Fasolin, sottocapo cannoniere (disperso) – Carlo Femminili, furiere (disperso) – Furano Ferrarese, marinaio (disperso) – Rodolfo Ferraro, sottocapo specialista direzione del tiro (disperso) – Agostino Ferrazzi, sergente silurista (disperso) – Ferruccio Ferreri, sergente radiotelegrafista (disperso) – Luigi Fumagalli, sergente radiotelegrafista (disperso) – Ermanno Fuser, elettricista (disperso) –  Alessandro Gambini, fuochista (disperso) – Aldo Gams, marinaio (disperso) – Gaetano Gangarossa, fuochista, 21 anni, da Porto Empedocle (disperso) – Osvaldo Garbati, fuochista (disperso) – Fortunato Genangeli, sergente meccanico (disperso) – Alfonso Ghezzi, capo meccanico, 31 anni, da Prata Camportaccio (disperso) – Claudio Giannini, sergente cannoniere (deceduto) – Italo Giannini, sottocapo cannoniere (disperso) – Giuseppe Giordano, sottocapo elettricista (disperso) – Alfeo Giorgetti, fuochista (disperso) – Bruno Giubilei, nocchiere (disperso) – Pietro Giugliano, fuochista (disperso) – Enrico Giuntini, cannoniere (disperso) – Angelo Grassi, sottocapo cannoniere (disperso) –  Ciro Grossi, secondo capo furiere (disperso) – Giovanni Ierala, sottocapo infermiere (disperso) – Antonio Improta, specialista direzione del tiro (disperso) – Accursio Indelicato, marinaio (disperso) – Francesco Isgrò, marinaio (disperso) – Salvatore La Rosa, fuochista (disperso) –  Vincenzo Lamia, nocchiere (disperso) – Castone Lanza, secondo capo meccanico (disperso) – Michele Lavafila, cannoniere (disperso) – Vittorio Levi, fuochista (disperso) – Salvatore Licata, marinaio, 23 anni, da Licata (disperso) – Antonio Limpido, fuochista (disperso) – Pietro Livigni, silurista (disperso) – Felice Lorenzut, marinaio (disperso) – Giulio Lotterò, fuochista (disperso) – Antonio Maddaluno, sottocapo cannoniere (disperso) – Luigi Maio, cannoniere (disperso) – Mauro Malone, cannoniere (disperso) – Oberto Manfredi, sottotenente di vascello (disperso) – Giuseppe Mangione, sottocapo specialista direzione del tiro (disperso) – Raffaele Mantone, sottocapo segnalatore (disperso) – Marcello Marangoni, sottocapo elettricista (disperso) – Mario Marini, sergente silurista (disperso) – Emanuele Marini, marinaio (disperso) – Arturo Martinotti, sottocapo silurista (disperso) (decorato) – Bruno Marzolla, fuochista (disperso) – Giuseppe Masiello, sottocapo radiotelegrafista (disperso) – Carlo Masotti, capo meccanico (disperso) – Giuseppe Mattei, secondo capo meccanico (disperso) – Giuseppe Mazzilli, capo meccanico (disperso) – Giovanni Millo, elettricista (disperso) – Luigi Minetto, specialista direzione del tiro (disperso) – Luigi Miniussi, fuochista (disperso) – Pietro Misuraca, sottocapo silurista (disperso) – Mario Mittino, elettricista (disperso) – Giorgio Modugno, capitano del Genio Navale (direttore di macchina) (deceduto) (MOVM) – Giuseppe Monaldini, fuochista (disperso) – Giovanni Mondera, nocchiere (disperso) – Michele Montalto, marinaio (disperso) – Umberto Morelli, segnalatore (disperso) – Giovanni Moretta, secondo capo cannoniere (disperso) – Vittorio Mucci, cannoniere (disperso) – Francesco Musicò, cannoniere (disperso) – Italo Naitana, nocchiere (disperso) – Sicialfredo Navilli, cannoniere (disperso) – Giovanni Negrich, marinaio (disperso) – Renzo Nesti, sottocapo cannoniere (disperso) – Vittorio Nicoli, cannoniere (disperso) – Onofrio Nocerino, marinaio (disperso) – Aldo Novelli, cannoniere (disperso) – Ivan Occhiali, cannoniere (deceduto) – Alessandro Ottolino, marinaio (disperso) – Tommaso Ottonello, marinaio (disperso) – Giuseppe Panarinfo, maestrino ufficiali (deceduto) – Egidio Panigo, capo cannoniere (disperso) – Nicola Paparella, cannoniere (disperso) – Bartolomeo Parodi, capo (disperso) – Giuseppe Parrella, secondo capo radiotelegrafista (deceduto) – Arturo Penitenti, cannoniere (disperso) (decorato) – Salvatore Peraino, specialista direzione del tiro (disperso) – Giacinto Perfetti, fuochista (disperso) – Pietro Piacquadio, sottocapo cannoniere (disperso) – Duilio Picchianti, marinaio (disperso) – Gastone Picciolut, fuochista (disperso) – Andrea Polatri, fuochista (disperso) – Francesco Ponticiello, capo segnalatore (disperso) – Paolo Proietto, marinaio (disperso) – Antonio Protopapa, fuochista (disperso) – Giovanni Raffaelli, elettricista (disperso) – Gaetano Reitano, marinaio (disperso) – Alessandro Rezzi, meccanico (disperso) – Rosario Ritunno, marinaio (disperso) – Rocco Rizzi, specialista direzione del tiro (disperso) (MBVM) – Domenico Robusto, marinaio (disperso) –  Giovanni Romano, cuoco ufficiali (disperso) – Siro Rossi, capo meccanico (deceduto) – Beniamino Ruggero, secondo capo radiotelegrafista (deceduto) – Romeo Salvi, elettricista (disperso) – Francesco Sanfilippo, fuochista (disperso) – Luigi Sarnataro, fuochista (disperso) –  Giovanni Savini, marinaio (disperso) – Giuseppe Scaglia, silurista (disperso) – Mario Scavo, radiotelegrafista (disperso) – Gilberto Schillani, fuochista (disperso) – Alfredo Schiocchetti, capo meccanico (disperso) –  Vincenzo Scialone, fuochista (disperso) – Antonio Sciutto, sergente cannoniere (disperso) – Vincenzo Scoglio, marinaio (disperso) – Vittor Ugo Scortichini, sottocapo radiotelegrafista, 21 anni, da Fabriano (disperso) – Vincenzo Scuderi, cannoniere (disperso) – Nicola Sernicola, sottocapo meccanico, 29 anni, da Cava de’ Tirreni (disperso) – Augusto Simonelli, nocchiere di seconda classe (disperso) (decorato) – Giuseppe Soave, secondo capo (disperso) – Gino Squizzato, elettricista (disperso) – Paolo Stabile, cannoniere (disperso) – Giuseppe Tassoni, sottocapo cannoniere (disperso) – Antonio Testi, secondo capo cannoniere (disperso) – Giuseppe Tiralongo, sottocapo radiotelegrafista (disperso) – Marino Torregiani, cannoniere (disperso) – Salvatore Toscano, capitano di vascello (comandante; caposquadriglia della IX Squadriglia Cacciatorpediniere) (deceduto) (MOVM) – Mario Trifoglio, cannoniere (disperso) – Giovanni Urbani, marinaio (disperso) – Giuseppe Valerio, fuochista (disperso) – Walter Valleri, nocchiere (disperso) – Adriano Vecchiotti, tenente commissario (disperso) – Antonio Villa, segnalatore (disperso) – Baldassarre Vinci, marinaio (disperso) – Giovanni Vitelli, sottotenente del Genio Navale Direzione Macchine (disperso)  – Giuseppe Wararan, secondo capo specialista direzione del tiro (disperso) – Luigi Zanone, cannoniere (disperso).

29.3.1941, Catello Maresca (sopravvissuto)
a cura Antonio Cimmino

28-29.3.1941, Marinai dispersi in mare
a cura Antonio Cimmino

29.3.1941, Giorgio Modugno
a cura Antonio Cimmino

(Genova, 30.4.1991 – Mare, 29.3.1941)

28-29.3.1941, il personale a bordo della regia nave Carducci
a cura Francesco Carriglio

 

28-29.3.1941, battaglia di Capo Matapn: due episodi strani, misteriosi e inquietanti
di Salvatore Amodio

segnalato da Carlo Di Nittto

Ciao Ezio, 
ti inoltro un articolo a firma Salvatore Amodio, pubblicato sul notiziario dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia del Mese di Marzo 1996, in occasione del 55° anniversario della tragica battaglia navale di capo Matapan. In quel luttuoso evento, accaduto il 29 marzo 1941, la Regia Marina Italiana perse cinque splendide unità: gli incrociatori pesanti “Fiume”, “Pola”, “Zara” e i Cacciatorpediniere “Alfieri” e “Carducci”. Nello scontro e nei giorni successivi trovarono la morte 2331 Marinai italiani. 
Nell’articolo sono riportati due strani ed inquietanti episodi, già noti agli studiosi di storia navale, ai quali ancora oggi non si riesce a dare una spiegazione razionale.

ACCADDE ALL’ALBA PRIMA DELLO SPUNTAR DEL SOLE
“… Durante l’ultima guerra il marinaio Giovanni Pinta era imbarcato sul “Fiume” quando l’incrociatore fu mortalmente colpito dal fuoco delle corazzate inglesi nel corso della battaglia di Capo Matapan. Il comandante Giorgi aveva dato l’ordine di abbandonare la nave, quand’erano risultati inutili tutti i tentativi di spegnere gli incendi divampati a bordo, e si era lasciato affondare con essa.
Un gruppo di superstiti, vagando alla deriva su una zattera, senz’acqua e senza viveri, fu raccolto dopo cinque giorni; ma all’alba del secondo giorno…
All’alba del secondo giorno vissero un’esperienza, che Giovanni Pinta una volta a terra narrò ad un suo ex comandante, l’ammiraglio Aldo Cocchia (noto storico navale n.d.r), il quale ne fece oggetto di un articolo pubblicato da “Il Tirreno” dell’’11 febbraio 1951.
“Fu all’alba, poco prima che spuntasse il sole, (cito dall’articolo del com.te Cocchia) – mi disse Pinta. Mare, soltanto mare, un mare calmo, oleoso. Non avevamo da bere né da mangiare e qualcuno di noi già smaniava per la disperazione, ma la nave la scorgemmo tutti, un quattro – cinque miglia lontano da noi. Spuntava dal mare: lo capimmo subito. Prima gli alberi, il fumaiolo, il torrione. Chi di noi non avrebbe riconosciuto il “Fiume”?

“Venne fuori il ponte di comando, poi spuntarono i cannoni. Affiorò fin quasi alla coperta, ma con una lentezza che ci pareva di morire. Qualcuno urlò, ma in quello scafo apparso su dal mare c’era qualcosa che non dava gioia, qualcosa che agghiacciava, invece di rallegrarci.
“Per un lungo istante fummo convinti che il “Fiume” si sarebbe avvicinato, che sarebbe venuto a prenderci, che ci avrebbe tolto dall’agonia nella quale vivevamo… La nave rimase ferma lì, per un po’ di tempo, senza riuscire a venir fuori tutta, poi, poco a poco, quasi insensibilmente, scomparve”.
Questo fu l’episodio narrato da Giovanni Pinta al suo superiore; alcuni uomini, sperduti sul mare, “rivedono” la loro nave affondata due notti prima col suo comandante. Fu un episodio vissuto in uno stato particolare, di disagio e di angoscia, ma vissuto da più uomini i quali, in seguito, confermarono il racconto di Pinta.
Ma questo non fu il solo fenomeno fuori dell’ordinario verificatosi in occasione della tragedia di Capo Matapan; nello stesso scritto del comandante Cocchia viene riferito un altro fatto inspiegabile.
In quella battaglia primo ad essere colpito fu il nostro incrociatore “Pola” che, in preda alle fiamme, rimase immobilizzato in mezzo al mare. In suo soccorso mossero gli incrociatori “Fiume” e “Zara” scortati da quattro caccia. Purtroppo anch’essi erano destinati a subire la stessa sorte del “Pola”, come s’è visto dall’episodio precedente a proposito del “Fiume”.
Le nostre navi, dunque, navigavano in soccorso del “Pola” ignare di essere state, a loro volta, già rilevate dai radar avversari. Questa nuova apparecchiatura, della quale gli italiani erano privi, ebbe peso determinante sull’esito di quella sfortunata battaglia.
Gli inglesi rilevarono le nostre navi e poi individuarono “prima attraverso i radar e poi direttamente, un incrociatore tipo “Colleoni” a proravia delle due maggiori “Fiume” e “Zara”, quasi battistrada della formazione italiana.

“Lo videro tutti dalle navi britanniche, lo videro e ci spararono contro, finché quello, incendiato, non si allontanò dal campo di battaglia…”
L’avvistamento e l’azione che ne seguì furono annotate dall’ammiraglio Cunningham, comandante della formazione avversaria, nel suo rapporto ufficialeAnche i superstiti del “Pola”, che assisté inerte allo scontro, affermarono di aver visto un “Colleoni” abbandonare in fiamme il campo.
Ebbene risulta con assoluta certezza, da varie fonti storiche che esaminarono minuziosamente, minuto per minuto, tutto quanto avvenne durante quella battaglia, che “nessun’altra nave italiana” si trovava in quelle acque quella notte, oltre quelle che navigavano in soccorso del “Pola”.
Non solo, ma “lo strano è che proprio in quelle acque dell’Egeo – prosegue in comandante Cocchia – circa otto mesi prima di Matapan, l’incrociatore “Colleoni” era affondato combattendo valorosamente contro il “Sidney” britannico”.
Dunque il “Colleoni” non poteva essere. Nessuna altra unità navale italiana si trovava in quelle acque.
Contro chi spararono gli inglesi?
Anche questo fu un fenomeno di allucinazione collettiva?
Si noti che anche l’apparecchiatura radar rilevò il presunto battistrada in testa alla nostra piccola formazione.
Questi interrogativi rimasero senza risposta”.

29.3.1941, Emilio Gianni
di Mario Veronesi

(Lodi, 1.4.1919 – Mare, 29.3.1941)

29.3.1941, Carmine Cennamo
a cura Antonio Cimmino

(Pomigliano d’Arco, 23.4.1921 – Mare, 29.3.1941)

29.3.1941, Carlo Cattaneo
a cura Antonio Cimmino

(S.Anastasia, 6.10.1883 – Mare, 29.3.1941)

29.3.1941, Antonio Santopuoli
a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

(Riccia, 8.10.1920 – Mare, 29.3.1941)

… nell’annuario dei Caduti e Dispersi della Marina Militare risulta Santopoli Antonio.

29.3.1941, Domenico Ciro De Falco
a cura Antonio Cimmino

(Somma Vesuviana, 5.11.1919 – Mare, 29.3.1941)

29.3.1941, Francesco Satirio
di Carlo Di Nitto

(Formia, 1.12.1912 – Mare, 29.3.1941)

2° Capo Meccanico Francesco Satirio, di Saturnino e di Franzini Angela.
Decorato di Croce al Merito di Guerra.
Disperso nell’affondamento del regio incrociatore Fiume il 28 marzo 1941 durante la battaglia di Capo Matapan.
L’unità, faceva parte, con i regi incrociatori Zara e Pola della I Divisione. Aveva partecipato ad una incursione a sud di Creta. Sulla via del ritorno verso Taranto il Pola rimase immobilizzato a seguito di un attacco aereo; gli altri incrociatori con quattro cacciatorpediniere invertirono la rotta per portargli assistenza ma furono sorpresi da una consistente, superiore squadra britannica della quale non era nota la presenza in zona. Le unità inglesi, con l’ausilio del radar, centrarono subito i tiri.
Sul Fiume, colpito da alcune salve da 381, si verificarono avarie non riparabili e consistenti vie d’acqua. In circa 25 minuti, alle ore 23.15, affondò di poppa abbattendosi sulla sinistra.
Francesco Satirio era nato il 01 dicembre 1912 a Formia.
(foto p.g.c. della Famiglia)

29.3.1941, Scipione Galeanda disperso
di Giovanni Greco

(Taranto, 7.8.1914 – Mare, 29.3.1941)

… riceviamo e pubblichiamo.

Il suo nome: Galeanda Scipione vittima della seconda guerra mondiale .Era imbarcato su una Unità.
Come fare per avere qualche informazione in più? Grazie Ezio Pancrazio Vinciguerra .

Buongiorno signor Giovanni Greco,
grazie per la testimonianza.
Scipione Gaelanda è nato a Taranto il 7.8.1914. Imbarcato sulla regia nave Zara con la categoria di meccanico risultò disperso nel Mar Mediterraneo Centrale il 29.3.1941.

Per quanto concerne la sua richiesta si rivolga per foto e materiale storico (libri, ecc. ecc.):
– Ufficio Storico della Marina che ha sede in Roma, presso il comprensorio militare della Caserma “Angelo Paolucci”, sito in Via Taormina n. 4. – Telefono/Fax: 06-3680-7220
oppure all’indirizzo e-mail: 
ufficiostorico@marina.difesa.it
L’Ufficio Storico, come tutti gli istituti dello Stato in possesso d’archivi, non effettua ricerche per conto terzi.
L’Ufficio Storico, per la consultazione di tutta la documentazione, è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì previo appuntamento telefonico ai nr. 06/36807233 oppure 06/36807227 (per l’Archivio Storico) – 06/36807234 (per l’Archivio Fotografico).

Per le informazioni relative al passato militare di una persona, le richieste vanno inoltrate, nel rispetto delle leggi vigenti, alla:
Direzione Generale del Personale Militare
5° Reparto – 11ª Divisione – 2ªSezione (Ufficiali), tel. 06/517050173
5° Reparto – 11ª Divisione – 4ªSezione (Sottufficiali e Truppa), tel. 06/517050187
Gli uffici si trovano in Viale dell’Esercito, 186 – (00143) ROMA
Un abbraccio grande come il mare della Misericordia.
Ezio 

29.3.1941, Matteo Aprile
a cura Vincenzo Campese (*)

(*) per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

Pasquale de Pascale (Barletta, 5.5.1920 – Mare, 29.3.1941)
di Giovanni De Pascale

(Barletta, 5 maggio 1920 – Mare, 29 marzo 1941)

… riceviamo e con immenso orgoglio e commozione pubblichiamo.

Egregio Ezio Pancrazio Vinciguerra,
mi chiamo Giovanni de Pascale nato a Napoli il 18 gennaio 1939 ed appartengo al 2/39; arruolato in Marina Militare ho completato i 26 mesi di ferma: un anno al Ministero Marina e successivamente in Capitaneria di Porto di Livorno con il grado di S.C. furiere ordinario dove mi congedati per fine ferma.
Ho letto tante volte le sue brillanti recensioni su Facebook e Le chiedo se posso inviarle una foto di un mio cugino Pasquale de Pascale, marinaio scomparso nell’affondamento dell’incrociatore Pola a Capo Matapan.
Purtroppo la sua salma non fu ritrovata e mio zio Giuseppe, fratello di mio Padre, si è disperato per il mancato ritrovamento.
Le chiedo se può pubblicare su Facebook la foto in divisa di mio cugino scomparso, in onoranze della sua dipartita dalla terra.
Se me lo concede, invierò  la foto in mio possesso.
La ringrazio anticipatamente per l’attenzione.
Cari saluti marinareschi.

Egregio signor Vinciguerra,
Le accludo la foto di mio cugino Pasquale de Pascale (marinaio elettricista) disperso in mare a seguito dell’affondamento del regio incrociatore Pola nella battaglia di Capo Matapan ed il cui corpo non fu mai ritrovato. Era originario di Barletta.
La ringrazio in anticipo se può farla pubblicare.
Distinti saluti ed auguri per il santo Natale.
La mia e-mail è: gde.pascale@alice.it

L’EROICO REGIO INCROCIATORE PESANTE “POLA”
di Carlo Di Nitto

Bella foto – cartolina aziendale realizzata il 5 dicembre 1931 in occasione del varo del regio incrociatore pesante “Pola” e viaggiata il 9 dicembre successivo, quattro giorni dopo la cerimonia.
L’unità completerà l’allestimento ed entrerà in servizio il 21/12/1932.
Costruito nei Cantieri Navali O.T.O. di Livorno, il “Pola”, classe “Zara”, dislocava 14360 tonnellate.
Il 14 dicembre 1940 venne gravemente danneggiato durante un bombardamento aereo su Napoli che causò la perdita di 22 marinai.
La regia nave “Pola” fu affondata durante lo scontro di Capo Matapan il 28 marzo 1941.
Nell’affondamento persero la vita altri 336 uomini del suo equipaggio.
ONORE AI CADUTI !

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