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“IL CORSARO DELL’ATLANTICO” Capitano di Fregata Carlo Fecia di Cossato

di Michele Fiorentino

Carlo Fecia di Cossato, Capitano di fregata in servizio presso la Regia Marina, nacque a Roma il 25 settembre 1908. Dopo aver terminato gli studi presso il regio Collegio Militare di Moncalieri (TO) venne ammesso presso la regia Accademia Navale di Livorno e nel 1928 venne nominato Guardiamarina. Dopo diversi incarichi svolti presso varie unità navali, venne promosso al grado di Sottotenente di Vascello e venne destinato presso il Distaccamento Marina di Pechino. Al rientro in patria, dopo aver frequentato la scuola comando, venne promosso al grado di Tenente di vascello ricevendo l’incarico di Ufficiale in 2^ a bordo di sommergibili.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale gli venne affidato l’incarico di Comandante del regio sommergibile Menotti, appartenente alla 34^squadriglia Sommergibili di stanza presso la base navale di Messina.
Dopo aver effettuato numerosi incarichi, per le sue brillanti doti di Ufficiale, l’Alto Comando gli assegnò l’incarico del sommergibile oceanico Enrico Tazzoli, orgoglio della Regia Marina, dislocato presso la base oceanica  Betasom, presso Bordeaux (Francia), cooperando con le forze Sottomarine tedesche.
Ben presto il valore e le doti di eccellente comandante emersero conseguendo molteplici successi operativi. Ben 18 mercantili nemici vennero affondati dal Tazzoli, accumulando un bottino di oltre 93.000 tonnellate di naviglio affondato. Venne decorato dal grande Ammiraglio Karl Donitz, con la Croce di Cavaliere dell’ordine dell’Aquila Tedesca. In quel periodo gli Stati Uniti d’America, attraverso le loro stampe, dichiararono a tutto il mondo che nessuna nave nemica avrebbe osato avvicinarsi alle coste americane, invece il Comandante Fecia di Cossato, con il suo sommergibile Tazzoli, in prossimità delle coste americane silurò il mercantile Cygney, battente bandiera panamense, affondandolo. Riemerse con il battello e issò la bandiera di combattimento, sventolando il Tricolore italiano, gridando ai naufraghi a bordo delle scialuppe di riferire al loro ritorno cosa la Regia Marina aveva saputo fare. Da questa azione gli venne conferito il nomignolo di Corsaro dell’Atlantico. Dopo oltre ventidue mesi al comando del Tazzoli, nell’aprile 1943 fu trasferito presso il Comando di La Spezia dove gli venne affidato il Comando della 3^Squadriglia Torpediniere al Comando della Regia Torpediniere Aliseo (nave Capo Squadriglia). Subito dopo l’armistizio Carlo Fecia di Cossato si distinse nuovamente con la sua unità, nelle acque di Bastia fra la Corsica e la Sardegna, ingaggiando un durissimo scontro contro cacciatorpediniere e motosiluranti tedesche che attaccarono le unità italiane per le conseguenze cause dovute dall’armistizio. Successivamente, per il continuo mutare degli eventi e obbedendo agli ordini impartiti dal Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio De Courten, seguì le sorti della flotta nella fase della resa e la consegna delle navi al nemico. Per il Comandante Carlo Fecia di Cossato divenne un vero dramma quello di aver combattuto con i tedeschi, essere stato decorato e onorato per poi ritrovarsi come acerrimo nemico. Un pensiero che ripugnava la sua anima ma, l’incrollabile fede verso la monarchia e verso la Regia Marina, ebbero il sopravvento.

Nel mese di maggio del 1944 la sua nave, insieme ad altre, rientrò nella base navale di Taranto alle strette dipendenze del cobelligerante Comando Anglo Americano. Ben presto il comandante si rese conto della diversa situazione politica e sociale che vigeva in quel periodo, completamente diversa dalla precedente realtà anche le usanze locali si erano completamente adeguate alla nuova mentalità, usi e costumi appartenenti al diverso stile di vita delle truppe anglo americane presenti in massa sul territorio Jonico. Per la solenne festa della Marina del 10 giugno 1944, tutti i comandanti delle unità navali vennero convocati presso l’Ammiragliato dove venne ufficialmente chiesto di giurare al nuovo governo e non più alla corona.
Il Comandante Fecia di Cossato pubblicamente protestò pronunciando la seguente frase:
No Ammiraglio, questa volta non dobbiamo obbedire e domani la mia Nave non uscirà in mare “.
Chiese di essere esonerato dal comando e venne convocato d’urgenza presso l’Ammiragliato il quale durante il colloquio gli fu chiesto espressamente di ritirare le affermazioni fatte e di chiedere scusa agli alti Ufficiali presenti. Il Comandante Carlo Fecia di Cossato rifiutò categoricamente e dichiarò apertamente la sua fede verso la monarchia italiana. Fu immediatamente arrestato per alta insubordinazione e rinchiuso in fortezza. Ben presto l’equipaggio delle nave Aliseo apprese la notizia dell’arresto del proprio comandante che causò molti malumori e dissapori a tal punto da suscitare una ribellione, coinvolgendo anche gli equipaggi di altre unità nella base tarantina. Per soffocare la ribellione, l’Ammiragliato italiano fece liberare il Comandante Fecia di Cossato e lo inviò in licenza a Napoli presso suoi amici. A Napoli chiese più volte udienza al principe reggente Umberto di Savoia, ma non venne mai ricevuto o non pervennero le sue richieste ed inoltre era anche impossibilitato nel raggiungere la propria famiglia.
La notte del 27 agosto 1944, dopo aver scritto una lettera di scuse alla mamma, si suicidò con la propria pistola, mettendo fine ai suoi nobili sentimenti. Il suo feretro venne avvolto nel Tricolore e trasportato presso il cimitero di Poggioreale. In seguito il Principe Umberto, informato della morte del valoroso comandante, fece trasportare a sue spese il feretro presso il Cimitero monumentale di Bologna.

Lettera alla mamma
Mamma carissima,
quando riceverai questa mia lettera saranno successi dei fatti gravissimi che ti addoloreranno molto e di cui sarò il diretto responsabile.
Non pensare che io abbia commesso quello che ho commesso in un momento di pazzia, senza pensare al dolore che ti procuro.
Da nove mesi ho molto pensato alla tristissima posizione morale in cui mi trovo, in seguito alla resa ignominiosa della Marina, a cui mi sono rassegnato solo perché ci é stata presentata come un ordine del re, che ci chiedeva di fare l’enorme sacrificio del nostro onore militare per poter rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace.
Tu conosci cosa succede ora in Italia e capisci come siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile senza alcun risultato.
Da questa constatazione me ne è venuta una profonda amarezza, un disgusto per chi ci circonda e, quello che più conta, un profondo disprezzo per me stesso.
Da mesi, mamma, rimugino su questi fatti e non riesco a trovare una via d’uscita, uno scopo nella mia vita.
Da mesi penso ai miei marinai del Tazzoli che sono onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto è con loro.
Spero, mamma, che mi capirai e che anche nell’immenso dolore che ti darà la notizia della mia fine ingloriosa, saprai capire la nobiltà dei motivi che mi hanno guidato.
Tu credi in Dio, ma se c ‘è un Dio, non è possibile che non apprezzi i miei sentimenti che sono sempre stati puri e la mia rivolta contro la bassezza dell’ora.
Per questo, mamma, credo che ci rivedremo un giorno.
Abbraccia papà e le sorelle e a te, Mamma, tutto il mio affetto profondo e immutato.
In questo momento mi sento vicino a tutti voi e sono sicuro che non mi condannerete.
Carlo

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