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Lero, l’isola degli Eroi

di Gianluca Buccilli (2001)
segnalato da Giosuè Palpati (*)

Lero, piccola isola dell’Egeo distante poche miglia dalla costa anatolica, dopo essere stata liberata dalla dominazione turca con la guerra del 1911-12, venne assegnata definitivamente all’Italia col Trattato di Losanna del luglio 1923. Da quella data la Regia Marina assunse la responsabilità della sua difesa, trasformandola nella base più munita tra le dodici isole delle Sporadi meridionali (Arcipelago del Dodecanneso). Sul possedimento fu schierato un contingente di circa 7.600 uomini, vennero predisposti depositi di munizioni e combustibili e vi furono dislocate in forma permanente alcune Unità Navali. Sui rilievi dell’isola, infine, vennero piazzate una serie di batterie di cannoni, idonee sia al tiro antinave che antiaereo, le quali, singolarmente, erano comandate da Ufficiali del Regio Esercito ed armate con personale della Marina (artificieri, cannonieri, elettricisti, ecc.), per un totale di circa cinquanta uomini ognuna. La Guarnigione di Lero fino al Settembre 1943 era stata toccata solo marginalmente dagli eventi che stavano sconvolgendo il resto del mondo, ma il giorno 8, col proclama del nuovo Capo del Governo, fu chiaro che la situazione sarebbe presto cambiata. Nella notte tra l’8 ed il 9 settembre 1943, infatti, veniva consegnato a tutti i reparti di terra e di mare un dispaccio del Comandante, Contrammiraglio Luigi Mascherpa, che, in leale ottemperanza dell’Armistizio con le forze anglo-americane firmato a Cassibile, ordinava di reagire a qualsiasi attacco di provenienza diversa. Nei giorni seguenti aveva luogo lo sbarco dei primi militari britannici e, successivamente, dal Cairo e da Cipro arrivarono a Lero altri contingenti di truppe alleate. Il Comando in Capo del Medio Oriente, infatti, aveva ricevuto da Churchill precise istruzioni di dare il massimo appoggio alle Forze italiane, opponendo la più strenua resistenza alle azioni dei tedeschi.
Nel frattempo, fin dal giorno 11 settembre i ricognitori tedeschi avevano cominciato a sorvolare regolarmente la zona, con l’evidente intento di acquisire le informazioni che sarebbero state fondamentali per le successive operazioni. Il 22 settembre veniva impartito – pare da Hitler in persona – l’ordine di occupazione totale dell’Egeo; il 26 settembre, consumato il vergognoso massacro della Guarnigione di Cefalonia ed occupata anche Corfù, i tedeschi davano massicciamente inizio all’assedio aereo di Lero, che sarebbe durato ininterrottamente sino al 17 novembre. Seguirono 45 giorni di micidiali bombardamenti, finalizzati a preparare l’assalto terrestre con lo smantellamento sistematico delle sue difese. All’alba del 12 novembre le truppe tedesche effettuarono un primo tentativo di sbarco ma, di fronte all’accanita resistenza opposta dai difensori, dovettero ripiegare, non riuscendo, in diversi punti, neanche a raggiungere la costa. In seguito, grazie all’arrivo di notevoli rinforzi ed al consistente sostegno aereo, gli attaccanti riuscirono a dominare l’incerta situazione, superando, pur con notevoli perdite, gli italo-inglesi. Nei successivi quattro giorni l’invasione proseguì, lenta ma inarrestabile, con feroci combattimenti che non di rado si concludevano all’arma bianca. Quanto più intenso si palesò l’assalto all’Isola, tanto più determinati divennero i difensori e, in particolare, gli uomini delle ventisei batterie, isolati sulle alture e impegnati, giorno e notte, nell’impari lotta contro gli attacchi, terrestri ed aerei, portati dalle truppe tedesche, sostenute da centinaia di velivoli, trasferiti da tutti i fronti vicini pur di vedere schiacciata la resistenza dei ribelli italiani.
Le batterie finirono per essere annientate una per una e parte dei loro comandanti, in aperta violazione delle leggi di guerra e dell’onore militare, fu trucidata sulle piazzole, di fronte agli uomini esterrefatti. Il 16 novembre 1943 Lero, divenuta ormai la Corregidor italiana, fu sopraffatta dalle soverchianti forze nemiche. L’assedio si concludeva, dopo più di cinquanta giorni, con l’assassinio di chi, fedele al giuramento, aveva osato resistere al Terzo Reich. Nel complesso esso era costato ai tedeschi oltre 2.000 caduti, 116 apparecchi abbattuti ed una ventina di mezzi navali distrutti. Le perdite inglesi furono di oltre 600 caduti, un centinaio di feriti, 5 unità  maggiori e numerosi natanti affondati. Per gli italiani ci furono 300 caduti, 12 Ufficiali passati per le armi, 120 feriti, nonché la perdita di 12 unità navali. I prigionieri, tra italiani ed inglesi, superavano i 9000 uomini; essi avevano avuto salva la vita poiché i tedeschi, dopo gli eccidi di Cefalonia e di Coo, consapevoli del clamore destato, si astennero dal perpetrare un altro crimine di tali proporzioni, limitandosi a trucidare i dodici Ufficiali catturati in combattimento e a consegnare l’Ammiraglio Mascherpa, il coraggioso comandante italiano, alla Repubblica di Salò che, dopo averlo sottoposto ad processo-farsa insieme all’Ammiraglio Campioni, lo avrebbe condannato alla fucilazione, eseguita nella città di Parma, il 24 maggio 1944. Al di sopra di tutto rimane comunque la cristallina prova di valore e fedeltà dell’intera Guarnigione, che forse si può tentare di riassumere nei riconoscimenti concessi ai difensori:
– 7 Medaglie d’Oro al Valor Militare;
– 65 Medaglie d’Argento al Valor Militare;
– 194 Medaglie di Bronzo al Valor Militare;
– 289 Croci di Guerra;
– Encomio Solenne per tutta la Guarnigione.

E’ quindi doveroso concludere osservando che anche a Lero i marinai italiani dimostrarono al mondo intero che l’Italia non era morta ed essi, anzi, tenendo fede al giuramento, riaffermarono con forza la piena esistenza della propria Patria, gettando così le basi della sua rinascita.


(*) Fra questi valorosi uomini c’era un Secondo Capo Elettricista, si chiamava Mario Palpati, era mio padre. Dedico alla sua memoria il ricordo di quei fatti.
Giosuè Palpati.

 

LERO
Soc.Editrice Tirrena – Livorno 1949
Amm.Virgilio Spigai
Ottimo libro il cui autore, Ufficiale di Marina, apre una finestra su un periodo storico sofferto offrendo al contempo uno spaccato della vita e delle condizioni dei possedimenti italiani in Egeo. Con uno stile insospettabilmente a tratti lirico senza cadere in enfasi politiche fuori luogo, l’Autore ci fa rivivere,attraverso una prosa vivida ed efficace,una realtà che fu definita “La vetrina degli italiani nel mondo”.
In “Lero” si scopre l’amore per la Marina e l’elevato senso del dovere di quanti parteciparono a quegli eventi a vario titolo. Riteniamo, anche se non di facile reperimento, che questo libro non debba mancare negli scaffali di chi ama la storia.

… riceviamo e pubblichiamo, ad integrazione dell’articolo, quanto segue:

Buongiorno,
questo commento va ad integrare quello di mio figlio Fabrizio del 28 novembre del 2016 con ulteriori precisazioni.

La permanenza di mio padre Vasco a Lero è stata dal 12 agosto del 42 fino al 15 novembre, poi prigioniero degli Inglesi fino al 5 giugno del ’44.
In una foto del 7.1.43 ci sono, oltre a Vasco, altri 6 compagni in divisa e sul retro si leggono i loro cognomi quali Gemme, Frao, Morigi, Canoletta, Esposito, Gaggero (se scritti esattamente).
Ringrazio anticipatamente chiunque possa integrare queste informazioni.
Mauro Mangani 2.9.2019 ore 13.40.

89 commenti

  • Sonia

    Mio papà, Giulio Gagno classe 1919 è stato prigioniero nell”isola di Lero x un lungo periodo . Marinaio di un sommergibile . Io ricordo poco dei suoi racconti . È mancato giovane nel 1980 e non ho più nessuna memoria storica nella mia famiglia . Tutti mancati . Grazie . Ho voglia di storia e di ricordarlo in questo prossimo 25 aprile anche se è sempre nei miei pensieri e nel mio cuore . Saluti a tutti

  • Grazia Dicandia

    Buongiorno,
    ho appreso solo oggi il messaggio della Sig.ra Rossana del 20 Maggio del 2017.
    Nella comunicazione della Sig.ra Rossana parlava di suo padre e che le ha parlato di un compagno di Barletta.
    Mio nonno nel 1943 era a Lero e purtroppo dalle ricerche è stato dichiarato disperso.
    Gradire, se possibile, mettermi in contatto con la Sig.ra Rossana per conoscere il nome dell’amico del padre della Sig.ra Rossana in quanto mio nonno era di Barletta.

    Infinitamente grazie
    Grazia

  • Cacciatori paolo

    Mio padre comandava una batteria a lero sul monte meraviglia se mi date qualche info azione per avere una edizione del libro di spigai LERO grazie se avete informazioni teniamoci in contatto

  • Mario Defina

    Mio padre Luciano Defina, classe 1924, era stato inviato a Lero dall’Arsenale di Venezia come civile militarizzato, in qualità di armarolo e col grado di sergente. Mio padre è scomparso nel 2000 e io sto cercando di recuperare la memoria di ciò che ha vissuto.
    Scrivo quello che so, sperando che qualcuno possa aggiungere notizie, condividere foto o altro.
    Dalla data dell’8 settembre e fino al 16 novembre 1943 combatté a fianco delle truppe alleate. Indi, fatto prigioniero dai tedeschi, fu trasferito in campo di concentramento, sempre a Lero (faceva dunque parte di quei 200 che rimasero nell’isola) fino all’8 maggio 1945. Da tale data rimase sotto il controllo del comando alleato fino al rimpatrio avvenuto il 5 ottobre 1945 da Porto Said.
    In un suo documento autografo, del 1946 alcuni dei suoi compagni firmano con lui una dichiarazione. riesco a decifrare qualche nome:
    Amedeo …
    Melchiorre Bastianetto;
    Giovanni Renier ;
    Pietro …
    Per un eventuale riconoscimento dei nomi posso mettere a disposizione la foto delle firme.

  • alessio squassoni

    Mio nonno materno , classe 1923 ha prestato servizio a Lero. Si chiamava Tedeschi Mario, marinaio, nato a Adro (BRESCIA).
    Dopo la resa venne deportato, salvandosi anche dal campo di prigionia.
    Ricordo anche io i suoi racconti e le storie sul periodo di guerra e sulla battaglia di Lero.
    Grazie!
    Alessio Squassoni

  • Paolo

    Salve, ho letto attentamente tutti i preziosi racconti.
    Tuttavia, mi piacerebbe avere qualche informazione sui mio nonno, Marinaio Amenta Carmelo, prigioniero prima sei tedeschi e poi degli inglesi, dopo avere combattuto sull’isola di Lero e di Stampalia. È stato pure insignito con una croce al valore militare. Non ho foto dell’epoca, mio nonno non ne ha mai voluto parlare. Mi piacerebbe saperne di più, magari su quale nave era di ruolo o almeno il nome del reggimento di appartenenza. Ho chiesto informazioni all’archivio storico della marina ma si sono limitati a comunicare il grado e il periodo in cui ha combattuto. Niente di cui non ero già a conoscenza. Grazie a chiunque fosse in grado di darmi qualche maggiore informazione.

  • Antonino Bailo

    Mio padre Classe 1916 si trovava a Lero nel settembre del 1943 come motorista sulla motosilurante 11. Dai suoi racconti ho saputo che la sua unità navale continuò le operazioni belliche a fianco degli Inglesi, congedandosi poi ad Ischia nel 1946. Qualcuno sa darmi ulteriori notizie. Vi sarei veramente grato. Grazie e complimenti per quanto fate per rendere onore ai tenti marinai caduti.

  • Paolo Angelini

    Anche mio zio. marinaio Giovanni MArchesi di Bergamo, era tra i difensori dell’isola e ha lasciato un libro di memorie.

  • Mauro Bellunato

    Buongiorno: papà Sergio, nato il 18/12/1920, era imbarcato nell’incrociatore Alberto Di Giussano naufragato nella battaglia di Capobon il 13/12/1941. A febbraio 1942 papà e’ stato spedito a Leros da cui ritornerà nell’agosto del 1945. Se qualcuno ha notizie sull’incrociatore o sulla permanenza di papà a Leros per cortesia mi scrivi. Sono appena tornato da Leros e i musei della guerra li presenti mi hanno girato via mail alcune foto che vorrei condividere con voi ma non so come. Saluti. Mauro Bellunato.

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