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    Oreste Ghidelli (Brescia, 27.5.1913 – Flossenbürg, 1.4.1945)

    di Roberto Zamboni
    tratto dal sito www.dimenticatidistato.com

    (Brescia, 27.5.1913 – Flossenbürg, 1.4.1945)

    Compagni di un tragico destino

    “Sicuramente erano sullo stesso treno che li portò da Bolzano a Flossenburg, e può anche essere che si siano conosciuti, visto che hanno dovuto condividere un mese della loro tragica esperienza nello stesso campo di concentramento”.

    Questo è il pensiero che mi è passato per la mente quando Francesca Fontana mi ha contattato chiedendomi informazione del suo prozio Oreste.

    Infatti, il parente di Francesca era tra i 359 prigionieri partiti dal Campo di smistamento di Bolzano/Gries il 19 gennaio 1945 con destinazione il Lager di Flossenburg. E su quello stesso convoglio c’era anche mio zio Luciano.

    Oreste Ghidelli, figlio di Giacomo e fu Viglioli Teresa, era nato a Brescia il 27 maggio 1913, dove risiedeva con la famiglia al numero 38 di Via Corsica.
    Arrestato come “politico”, venne rinchiuso nel Carcere di San Vittore.
    Il 17 gennaio 1945, Oreste venne inserito in un gruppo di 300 prigionieri che sarebbero stati trasferiti nel Campo di concentramento e transito di Bolzano/Gries.
    Durante il tragitto, in una breve sosta a Bardolino (VR), Oreste riuscì a scrivere un biglietto che sarebbe poi stato recapitato ai famigliari.

    17/01/1945
    Caro papà approfitto di una breve sosta qui a Bardolino per inviarti due righe. Ti saluto perché sto per partire per Bolzano, campo di concentramento. Purtroppo a Milano non mi hanno voluto rilasciare. Se Adalberto crede poter fare qualche cosa può far ricerche a Gries o Bolzano dove sono i campi di concentramento. Colà credo di fermarmi 15 giorni poi vedrò se mi manderanno in Germania. Pregate Adalberto di interessarsi per Angela, in carcere detenuta a Milano. Carissimi non addoloratevi se rimarrò lontano da voi e solamente per breve tempo ritorneremo ad abbracciarvi, finalmente libero. Abbracciatemi la Bruna ed i bambini, Alfredo, papà, Italia, Giancarlo e l’ultimo, Claudio, Valter e tutti.
    Vi abbraccio tutti.
    Oreste


    Soltanto due giorni dopo dal suo arrivo a Bolzano, Oreste sarebbe stato inviato a Flossenburg, dove avrebbe condiviso con il mio parente una parte del suo tragico destino.

    “La mattina del 19 gennaio, Luciano e altri 358 prigionieri furono caricati su camion e portati alla stazione ferroviaria di Bolzano dove li attendeva un treno merci, scortato da militi SS e polizia altoatesina, che aveva come destinazione finale il Campo di concentramento di Flossenbürg.
    Era il pomeriggio del 23 gennaio 1945 e dai vagoni oltre ai vivi furono scaricati anche una decina di morti.
    Mio zio, con gli altri prigionieri, fu fatto scendere e avviato a piedi verso il campo di concentramento che si trovava a qualche chilometro più in alto rispetto alla stazione ferroviaria.
    All’arrivo nel lager, dovette subire la procedura standard prevista per ogni deportato. Fu spogliato di ogni avere, dei vestiti e della dignità, rapato, rasato e lavato. Gli venne fornito il vestiario e, trasferito al blocco 20, immatricolato. (Tratto da “Dimenticati di Stato”)

    Oreste ebbe il numero di matricola 43652 e il triangolo rosso con la «I» nera che lo classificava come prigioniero politico italiano.

    Stralcio della pagina del Libro matricola di Flossenburg dove appare il nome del Ghidelli

    Flossenbürg era un campo di concentramento «principale», dal quale i deportati erano smistati in sottocampi, detti «Kommandos», per essere impiegati nei lavori più svariati.

    Dopo il periodo di «quarantena», vale a dire l’intervallo che precedeva il decentramento, che era di alcune settimane, generalmente i prigionieri venivano inviati ai sottocampi, […].

    Il 21 febbraio 1945, Oreste venne trasferito con altri deportati al sottocampo di Zwickau.

    A fine marzo, vista l’avanzata delle truppe alleate, il lager venne evacuato ed i prigionieri incolonnati ed avviati verso il confine cecoslovacco.

    Il primo di aprile (testimonianza di Armando Corsi), durante la marcia di evacuazione (marcia della morte) dell’Aussenkommando di Zwickau, lo zio di Francesca venne ucciso con una raffica di mitra (si veda ricostruzione sotto).

    Sua unica colpa era quella di aver aiutato un compagno in difficoltà.

    Il corpo di Oreste non venne più ritrovato.

    Notizie su prigionieri in Germania (fonte: Archivio di Stato di Bolzano)

    Ricostruzione fatta dal fratello Adalberto grazie alla testimonianza di un ex deportato di Flossenburg

    Trascrizione dattiloscritta di un ex deportato a Zwickau sull’evacuazione del campo

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    Vladimiro Pisanelli (Roma, 17.11.1922 – 10.9.1978)

    di Antonio Pisanelli (*)

    (Roma, 17.11.1922 – 10.9.1978)

    … riceviamo e con orgoglio e commozione pubblichiamo.

    PATRIA E ONORE aggiungendo nella forma latina, SEMPER.

    Vladimiro Pisanelli, mio padre, ha servito la Regia Marina come segnalatore, imbarcato prima sulla regia nave Andrea Doria e poi sulla regia nave Calliope.
    Posso solo dirti che lo persi, per un brutto male, ed ero entrato alle Scuole C.E.M.M. di San Vito (Taranto). Quando mi avvisarono della sua agonia, mi concessero licenza per partire alla volta di casa (Roma). Lo andai a trovare in ospedale e, sebbene non lo volle farlo vedere, sicuramente si commosse dentro di se, vedendomi con la divisa da marinaio, e con la sua stessa categoria da Segnalatore, probabilmente avrà pensato alla sua giovinezza e alla divisa che ha sempre amato).
    Cercò di contenersi, e con una mano, visto che una parte del suo corpo era paralizzato, cercò di sistemarmi il cordino…


    Infine, come si suol dire, quando mio padre, andò in miglior vita (10 Settembre 1978), avevo 16 anni.
    Era appena una settimana che indossavo quella divisa che avrei amato ed apprezzato ancora di più, soprattutto portando al braccio, quella categoria, che un tempo fu quella di mio padre.
    Per lui la Marina Militare, o meglio, la Regia Marina, e dopo un socio dell’A.N.M.I, è sempre stata una seconda casa se non famiglia!
    Senza offesa per nessuno, perché sai bene che per me sono stati tutti degli eroi, coloro che hanno servito la nostra Patria.

    Consentimi di aggiungere una piccola frase: ”Onore a te padre, ovunque ora tu sia!”.
    Dimenticavo, era nato a Roma il 17 Novembre del 1922.
    Ti ringrazio per il lavoro di divulgazione e, se avrai del tempo a disposizione, vieni a visitare le nostre didattiche sull’antica Roma, a degustare alcune pietanze dell’antica Roma!
    Concludendo, per quanto riguarda la mia divulgazione, è solo amore e passione per la storia di Roma antica e, nello stesso tempo, sono orgoglioso e fiero di essere  Italiano, di aver servito con fierezza la Marina Militare, ma questo è sicuramente un gene che mi ha tramesso mio padre.

    (*) per conoscere i suoi articoli e le sue ricerche digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.
    Si consiglia di visitare il suo profilo Facebook:
    https://www.facebook.com/antonio.pisanelli.9