Velieri

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    23.6.1883, varo della regia nave Savoia (panfilo reale)

    a cura Antonio Cimmino

    L’incrociatore ausiliario II classe Savoia, varato a Castellammare di Stabia il 23 giugno 1883, fu utilizzato come panfilo reale fino agli inizi del ‘900. Sostituito dalla regia nave Trinacria, il Savoia fu riconvertito in nave officina col nome di Vulcano.
    Fu demolito nel 1923.

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    La piccola comunità ligure nell’oceano Atlantico

    di Luigi Griva

    Una bella storia di solidarietà marinara lega Camogli – città simbolo della marineria velica ligure –, Varazze – città simbolo della cantieristica in legno – e Tristan de Cunha, isoletta sperduta nell’Atlantico del sud, capoluogo di un arcipelago, dal 1815 appartenente alla Gran Bretagna come Territorio britannico d’ oltremare , dipendente da S.Elena, sede del Governatore, da cui è distante 1800 miglia.
    Nel 1892 il brigantino a palo Italia, costruito a Varazze nel 1882 nei cantieri Cerruti per gli armatori Dall’Orso di Chiavari e comandato dal capitano Roberto Perasso, in navigazione dalla Scozia per il Sud Africa con un carico di carbone, rischiava di naufragare per fuoco a bordo. Una esplosione si era infatti verificata nella stiva di prua della nave, alimentata dai gas prodotti dal carbone, e l’incendio minacciava, la nave di legno.

    Il capitano Perasso tentò di raggiungere la terra più vicina: l’isola di Tristan de Acunha, nell’arcipelago omonimo, portando l’Italia ad arenarsi sottovento, in prossimità della costa meridionale dello’isola, salvando così tutto l’equipaggio. L’occasione straordinaria fu vissuta con grande partecipazione dagli abitanti dell’isola, che si erano dati una struttura amministrativa comunitaria ed egalitaria, che si prodigarono per rendere meno dolorosa l’attesa del passaggio di qualche nave. Dal canto loro, i marinai si misero a disposizione della comunità, ricambiando l’ospitalità con lavori utili al miglioramento del capoluogo, Edynburgh. Si creò così un legame talmente stretto, che al momento di ritornare in Europa, due dei marinai dell’equipaggio, Andrea Repetto e Gaetano Lavarello rimasero sull’isola, mettendo su famiglia con due nipoti del sindaco, Frances e Jane.
    I discendenti continuarono poi a mantenere i contatti con la terra d’origine, scambiandosi doni e notizie, sino a che Jean Lavarello, nipote di uno dei marinai del brigantino, impiantò il telefono satellitare sull’isola, togliendo Tristan de Cunha dall’isolamento, e il Capo isola , si recò a Camogli in visita, in occasione del centenario dell’evento, nel 1992 .


    Questa piccola storia di solidarietà marinara è stata ricordata nel 2007 dal direttore del Museo Marinaro di Camogli, il comandante Pro Schiaffino, nella prima delle Effemeridi pubblicate dal Museo , sulla base delle memorie di uno dei camogliesi rimpatriati, Agostino Lavarello, ed è ora scenario di una nuova pubblicazione , “Milleottocento miglia a sud di Sant’Elena” di Giuseppina M. Piretti . Un romanzo pensato intorno a questa vicenda, alla quale l’Autrice è giunta sulle orme di Agostino fratello del bisnonno, sopravvissuto a ritornato a Camogli.

    (1) Digita Luigi Griva sul motore di ricerca del blog per gli altri articoli;
    (2) Si consiglia vivamente la visita al Museo.

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    10.6.1896, varo della nave Belem (ex Fantome II, Giorgio Cini)

    di Roberta Ammiraglia88
    http://www.ammiraglia88.it/NAVI_SVELATE/BELEM/belem.html

    …passato attraverso il nome di Fantome II, Giorgio Cini e poi di nuovo Belem.

    Nel recente passato, oltre alle navi Vespucci e Palinuro, in Italia solcava i mari un altro bel veliero, una nave scuola che si chiamava Giorgio Cini. Questa nave, durante la sua lunga e avventurosa carriera, ha cambiato tre nomi (ora si è riappropriata del primo), ed ha navigato sotto tre bandiere diverse, tra cui quella italiana.

    L’attuale Belem (francese) è stata una nave italiana dal 1951 al 1979 ed in quel periodo appunto si chiamava: Giorgio Cini.
    Questa che ti presento di seguito è la sua curiosa e lunga rotta!

    La nave nasce in Francia nel cantiere Dubigeon di Chantenay-sur-Loire. Il suo armatore è Fernand Crouan. Viene costruita in meno di sei mesi ed il varo avviene il 10 giugno 1896. E’ una nave da carico in acciaio con alberatura in legno, un brigantino a palo (albero di trinchetto e di maestra con vele quadre e albero di mezzana con vele auriche).
    Le viene dato il nome “Belem”; nella omonima cittadina brasiliana l’armatore Crouan aveva fondato una società commerciale all’inizio del 1800, la Denis Crouan & Cie di Nantes. Poteva trasportare 675 ton. di carico, costituito prevalentemente da cacao, importato per l’industria del cioccolato “Ménier”, e di canna da zucchero. L’equipaggio era di 13 uomini.
    Il suo motto era: “Ordem e progresso”. Lo scafo era in acciaio per un totale di ton. 534, era lunga m. 58 (scafo m. 50,96 e m. 48 all’altezza di galleggiamento), larga m. 8,80 e con un pescaggio di m. 4,60. L’albero maestro, al galleggiamento, era alto m. 34.
    Visse diversi eventi sfortunati a cui però sopravvisse. Tra questi ce ne sono due in particolare: un grosso incendio a bordo, in Brasile, in cui morirono 115 muli che trasportava; l’eruzione di un vulcano. Per la mancanza di spazio nel porto di St. Pierre in Martinica, infatti, dovette ormeggiare alla fonda in un’altra baia. Sembrava una avversità, ma ben presto il comandante, Julien Chauvelon si dovette ricredere. In questo modo scampò all’eruzione del Monte Pelée (8 maggio 1902) che, in soli 90 secondi, distrusse la città e tutte le navi presenti in porto.
    Nel periodo francese, dal 1896 al 1914, la nave Belem ha fatto 33 campagne navali, della durata anche di sei mesi, attraversando l’Atlantico.
    Ha visto inoltre l’avvicendarsi di tre armatori: Crouan, a cui seguì Demange e per ultima la Société des Armateurs Coloniaux (H. Fleuriot & Cie.) che la utilizzò per i trasporti con le colonie francesi.
    L’armatore Crouan possedeva una flotta di 6 “tre alberi”, che utilizzava nei commerci con le Antille e l’America del Sud.
    Nel marzo del 1914 il suo ultimo comandante, il capitano Chauvelon, dopo 13 anni di imbarco, attraversò la Manica per consegnarla al Duca di Westminster, il nuovo proprietario.
    Inizia così il suo periodo inglese (1914 – 1951).
    Il Duca di Westminster, Hugh Richard Arthur Grosvenor, era rimasto stregato dalle linee eleganti e dalla manovrabilità della Belem. Dopo averla acquistata si preoccupò di farne uno yacht di piacere, così fece eseguire importanti lavori a bordo. Vennero posizionati due motori Bolinder svedesi e due eliche, la parte bassa degli alberi di legno fu sostituita da pali di acciaio, la stiva venne divisa in due e furono costruite cabine in mogano cubano. Sotto il ponte di prua trovarono posto gli alloggi dell’equipaggio e ai piedi dell’albero maestro un salone. La poppa venne adornata con la balaustra di colonne bianche! Potevano ora essere imbarcate 40 persone e dopo la Grande Guerra solcò così i mari d’Europa, fino al 1921. In quell’anno il ricco produttore di birra anglo-irlandese Ernest Arthur Guinness riuscì ad acquistare la bellissima Belem dal Duca di Westminster.
    Alla nave venne cambiato il nome con “Fantome II” e si può dire che visse pienamente per 30 anni con Guinness. Quest’ultimo infatti aveva organizzato la nave in modo da poter lavorare a bordo; aveva ricavato il suo ufficio al posto dell’attuale quadrato ufficiali. Fece crociere e lunghe navigazioni, anche intorno al mondo, e partecipò alle annuali regate a Cowes.
    Dal marzo 1923 al marzo 1924 fece il giro del mondo attraverso il Canale di Panama, rientrando poi da quello di Suez, riuscendo ad evitare il terremoto che distrusse il porto di Yokohama. L’anno successivo invece navigò in mezzo al ghiaccio delle Spitzbergen; ormeggiò anche a Marsiglia e risalì il Guadalquivir raggiungendo Siviglia. Nel 1938 nel porto di Montreal ci furono feste e regate per festeggiare l’incoronazione di Re Giorgio VI. Nel 1939 arrivò a Seattle e dovette sostare, causa la guerra, sul Lago Union (Stato di Washington). Venne messa in disarmo, presso l’Isola di Wight, nel porto di Cowes. Ci rimase per 12 anni. Durante la guerra diventò il quartier generale delle Forze Francesi Libere, sezione motovedette. A causa di un bombardamento perse i pennoni e le vele e rimase semidistrutto ed abbandonato fino al 1951.
    Dal 1951 al 1979 passa all’Italia. Presso l’isola di San Giorgio Maggiore, a Venezia, si trovava un “Centro Marinaro” che ospitava orfani di marinai e pescatori e li educava ai mestieri del mare (meccanici, operatori radio, elettricisti). Si trattava di una Fondazione istituita dal Conte Vittorio Cini, in memoria del figlio Giorgio, morto in un incidente aereo. Era necessaria una nave scuola e il conte acquistò così la Fantome II dagli eredi Guiness. Viene di nuovo sottoposta a lavori, perché ora doveva accogliere una sessantina di “Marinaretti” (giovani apprendisti marinai). Vengono tolti i pennoni dell’albero di maestra e l’armamento viene modificato diventando una nave goletta (albero di trinchetto con vele quadre e alberi di maestra e di mezzana con vele auriche). Viene chiamata Giorgio Cini ed inizia a navigare nel Mediterraneo.
    Uno dei suoi più prestigiosi comandanti è Giovanni Barbini (medaglia d’oro al valor militare). Lo stesso è Direttore del Centro Marinaro e Comandante della nave scuola negli anni dal 1956 al 1962.
    La sua ultima crociera avvenne nel 1966, imbarcando i cadetti della Guardia di Finanza. La Fondazione infatti la sostituì con la motonave “Giorgio Cini”.
    Il veliero è rimasto ancorato a San Giorgio Maggiore per qualche anno, finché nel 1972 fu venduto all’Arma dei Carabinieri per una lira (importo simbolico). Non vennero eseguiti i previsti lavori di restauro a causa della mancanza di fondi.
    Nel 1976 la nave Giorgio Cini venne ceduta ai cantieri navali di Venezia che finalmente iniziarono i lavori necessari a riportarla in attività. Venne ripristinato l’armo originale (brigantino a palo) e vennero posizionati nuovi motori Fiat.
    Nel frattempo il dottore Luke Olivier Gosse, un francese appassionato di vela, aveva visitato la nave ormeggiata a San Giorgio e, casualmente, aveva notato a prua i segni del precedente nome: Belem. Essendo una nave nata nei cantieri di Nantes, si era interessato per farla tornare in Francia.
    Quando nel 1977 i cantieri navali di Venezia la misero in vendita, il dottor Gosse cerco di cogliere l’occasione, e con il sostegno della ASCANF (Associazione per la protezione e la conservazione di antiche navi francese) e di Jérôme Pichard, delegato generale dell’Unione Nazionale delle Casse di Risparmio di Francia, si mosse per riportarla a casa.
    L’acquisto fu fatto nel gennaio 1979 e così, ad agosto, la nave Belem torna alla Marina Francese, per raggiungere i cantieri di Brest e … continua a navigare anche oggi!
    E’ stata esposta, per un periodo, ai piedi della Tour Eiffel, per attirare l’attenzione dei media e della gente.
    Nel 1984 è stata dichiarata monumento storico. Il 4 luglio 1986 fa la sua apparizione a New York in occasione dei festeggiamenti del centenario della Statua della Libertà. L’8 maggio 2002 è andata fino al porto di Saint Pierre de La Martinique per la ricorrenza del terremoto a cui è scampata. Nel 2014 è tornata a Venezia per ricordare il periodo trascorso nella città.
    La Fondazione Belem, nata nel 1980, l’ha trasformata in nave scuola aperta a tutti e dal 1987 svolge questa importante funzione.

    Dati tecnici
    – n. 22 vele per una superficie totale di 1200 mq;
    – equipaggio:16 marinai (5 ufficiali), che si alternano in tre turni/squadre;
    – 40 allievi imbarcati;
    – 2 motori diesel Fiat – Iveco da 300 hp ciascuno, con due eliche a 4 pale;
    – velocità massima con le vele 12 nodi e con i motori 12 nodi;
    – autonomia: 24 giorni a 7 nodi (pari a 4.000 miglia);
    – serbatoi d’acqua dolce di 20 ton. e desalinizzatore ad osmosi per produrre 3 ton. di acqua al giorno;
    – per issare tutta la velatura sono necessari 30 – 40 minuti e per serrarla 50 – 60 minuti;
    – per eseguire una virata di bordo completa servono 15 – 20 minuti.

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    9.6.1857, il veliero T. Hughes

    a cura Sergio Pagni

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Ex voto custodito nel Civico museo marinaro Gio Bono Ferrari di Camogli(*).
    Sul quadro si legge:
    la barca sarda Thomas Hughes, capitano Francesco De Gregori, trovandosi il 9 giugno 1857 nella latitudine 40’ 50 HE – longitudine 48’ 23 WM di Greenwich, fu sorpreso da un temporale accompagnato da una dragonara e per la grazia della Beata Vergine del Boschetto furono liberati”.
    Il quadro, datato 1858, è di Nicolas Cammilleri.

    (*) Si consiglia vivamente la visita al museo.

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    31.5.1848, esultano sulla spiaggia i marinai napoletani scampati al naufragio

    a cura Sergio Pagni

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Ex voto di proprietà del Museo storico navale di Venezia proveniente dalla chiesa della Madonna del Carmine di Torre del Greco, presso Napoli.
    Il quadretto è un olio su tela che misura cm 51 x 64 ed è firmato V. Salerno.
    le sigle V.F.G.A. stanno per “votum fecit gratiam accepit” (fece un voto e ottenne la grazia).