Recensioni

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    Due generazioni a confronto

    di Antonio Scognamiglio

    OMAGGIO A GIUSEPPE AGRILLO

    … riceviamo e con immensa commozione ed infinito orgoglio pubblichiamo.

    Buongiorno carissimo Vinciguerra,
    Lui è Giuseppe Agrillo, di Augusta, reduce e combattente della 2^ Guerra Mondiale.
    Persona amorevole e buona… Marinaio di altri tempi.

    Durante il viaggio da Napoli a Lourdes per il pellegrinaggio militare, riuscì, con i suoi racconti, a farci vivere quel terribile periodo. Insegnò, a noi giovani reclute, a salutarci come si usava fare tra marinai al suo tempo: “Pala a prora! Voga, Voga, Voga!
    Che Dio lo abbia in gloria.
    Anno 1998.

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    Il Segnalatore

    di Alberto Mattei

    Una carrellata di vita nel mondo delle radiocomunicazioni nella Marina Militare

    La categoria dei Segnalatori nella Marina MilitareIl servizio di collegamento tra i posti di segnalazione a bordo e a terra è affidato ai Segnalatori. Essi imparano ad impiegare tutti i sistemi di trasmissione, da quelli telegrafici e per telescrivente a quelli ottici, e diventano maestri nell’arte di trasmettere segnali con il pittoresco linguaggio delle bandiere. Si addestrano anche all’uso di apparecchi R.T. di piccola potenza. Ai segnalatori è affidato anche il compito di tenere aggiornati i documenti nautici necessari alla navigazione. Imparano a leggere le carte nautiche ed a tracciare le rotte. Inoltre hanno il compito di effettuare osservazioni metereologiche sia a bordo che negli osservatori costieri.

    Chi meglio di me poteva scrivere  quest’articolo. Dopo il testo scritto dal collega Passarino sui (cugini) Radiotelegrafisti sul numero 182 del Bollettino dei Marinai, adesso parleremo della categoria del “Segnalatore”.

    Alberto-Mattei-per-www.lavocedelmarinaio.com_La vecchia categoria è rappresentata da due banderuole (in alto sopra riportate) ed è stata messa in disuso dalla Marina con l’utilizzo della nuova categoria “specialisti in telecomunicazioni”, già utilizzata dai Radaristi. Questa ha accorpato, dunque, le categorie dei Radaristi, Radiotelegrafisti, Segnalatori e Telecomunicatori. E’ in vigore ancora tutt’ora.
    Ma come dico sempre “chi nasce segnalatore, muore segnalatore” e io sono uno che le bandierine non se l’è mai scucite dalla divisa.
    La categoria del Segnalatore, è nata nel 1931 dall’accorpamento delle più vecchie categorie dei Semaforisti e dei Timonieri. Queste due categorie erano a quel tempo addette alle comunicazioni radio semaforiche, sia a bordo delle navi che dalle stazioni costiere a terra.
    I corsi per Segnalatore iniziarono presso la Scuola C.R.E.M. di Pola (Istria italiana) ed erano suddivisi in:
    – corso O (ordinario), dalla durata di 12 mesi;
    – corso I.G.P. (Istruzione Generale e Professionale) riservato ai sottocapi che dovevano divenire sottufficiali della durata di 12 mesi;
    – corso P (perfezionamento) riservato ai Secondi Capi che dovevano avanzare nel ruolo dei Marescialli di III classe, della durata di 7 mesi.

    Dopo il Secondo Conflitto Mondiale, e con l’avvento della Repubblica, la vecchia dizione monarchica C.R.E.M. fu cambiata in C.E.M.M. (Corpi Equipaggi Militari Marittimi) e dislocata presso la sede di Taranto.
    I corsi di Segnalatore nel 1949 furono spostati nella neo Scuola CEMM di La Maddalena e successivamente ritornarono a Taranto definitivamente nel  1952.
    Iniziarono così a formarsi corsi di Segnalatori, pronti ad essere imbarcati sulle unità navali della Marina Militare Italiana.
    Il corso ordinario da Segnalatore prevedeva: la ricetrasmissione morse con sistemi a lampi di luce, le comunicazioni a banderuole e con segnali a bandiere, procedure di trasmissioni, la radio telefonia, l’uso delle telescriventi, lo studio della nautica e meteorologia, lo studio ed applicazione dei libri di segnali tattici oltre ai vari studi di ordinamento militare.
    I corsisti erano in tanti e ciò rendeva sino ai primi anni  ‘70 i corsi da Segnalatore particolarmente numerosi.
    Con l’abolizione del Gruppo Scuole C.E.M.M. agli inizi degli anni ‘80 e con la nuova denominazione in Scuole Sottufficiali della M.M., i corsi Segnalatori si sono ridotti, sino a scomparire del tutto nel 1988 quando la categoria Segnalatore, insieme ai Radiotelegrafisti, fu dismessa e passata nell’elenco delle categorie ad esaurimento. Nacque così il “Telecomunicatore”.
    Dopo più di due decenni, nel 2014 è stata ripristinata la categoria del Segnalatore e del Radiotelegrafista, mentre la categoria del Telecomunicatore è passata nell’elenco delle categorie ad esaurimento.
    Quando il 9 settembre del 1980 varcai per la prima volta la porta principale delle scuole C.E.M.M. (di lì a poco sarebbero cambiati in Scuole Sottufficiali della M.M.), sapevo già cosa volevo fare! Appena diciassettenne, con alle spalle saltuari lavori estivi e l’abbandono del secondo anno della Scuola Statale d’Arte (mi diplomerò Maestro d’Arte negli anni successivi) e con l’hobby della radio, il mio obiettivo era diventare un esperto radiotelegrafista. La mia famiglia, sia da parte di mio padre che di mia madre, erano tutti marittimi; inoltre il nonno materno era stato un Marinaio sommergibilista in tempo di guerra, mio nonno paterno lo era stato ma nelle chiatte in Grecia, il fratello sulla torpediniera Danaide. Mio padre era stato imbarcato sulla torpediniera Aretusa come nocchiere. Insomma, la Marina scorreva nel sangue. Inoltre da piccolo frequentavo un mio compagno di scuola elementare il cui padre era un ex Maresciallo Radiotelegrafista della Regia Marina e poi Marina Militare. Quando ci ritrovavamo a casa sua mi insegnava il codice morse e l’uso del tasto telegrafico, e ci raccontava storie di guerre e battaglie navali! Un mondo che mi ha sempre affascinato.
    Tutto ciò mi ha portato a credere in quello che poi ho fatto e cioè arruolarmi in Marina.

    Allievi Segnalatori in aula di insegnamento
    I primi tre giorni di accasermamento sono stati esclusivamente dedicati ai test ed infine al colloquio con lo psicologo che avrebbe designato la mia permanenza in quella categoria. Mi ricordo che quando ebbi il colloquio con lo specialista insistevo nel sottolineare che mi piaceva e conoscevo bene il mondo delle radio e delle radiocomunicazioni e preferibilmente chiedevo di poter fare il radiotelegrafista. Quando invece mi disse che ad un orecchio avevo dei problemi di udito e che non potevo fare l’RT, ma che mi avrebbe accontentato lo stesso facendomi fare il “SEGNALATORE”, una categoria che con il mondo delle telecomunicazioni era a parità dell’RT, mi crollò il mondo addosso, ma malgrado ciò mi accontentai lo stesso! Adesso dopo tantissimi anni, ringrazio quell’uomo nell’avermi assegnato a questa fantastica categoria.
    Così iniziai il corso (V6) denominato “80/A corso Segnalatori”. La sezione era formata da 16 allievi provenienti da tutta Italia: siciliani, campani, pugliesi e laziali, prettamente dal centro-sud. Il corso è durato 9 mesi dove alle materie culturali si alternavano materie professionali come ricezione e trasmissione morse a lampi di luce, trasmissione con telescrivente, procedure ottiche e radiotelefoniche, libro dei segnali, uso delle bandiere segnaletiche, conoscenza di tutti i sistemi di comunicazione, e poi nautica e meteorologia. Dopo nove mesi di intensi studi (si studiava ogni giorno, sia di mattina che di pomeriggio, con lo studio obbligatorio e si usciva in franchigia solo il sabato e la domenica e, se si andava bene a scuola, anche il mercoledì pomeriggio), arrivò il fatidico giorno degli esami e la prima destinazione. Tutti noi speravamo in qualche nave che girasse per il mondo! Mi ricordo l’ammasso delle persone di fronte la Direzione studi, in bacheca dove era esposto l’elenco di tutti noi con a fianco la destinazione.

    “… Allievo segnalatore Mattei, matricola 80VA0456T Nave ARDITO …” questa fu la mia prima destinazione a La Spezia.

    Il cacciatorpediniere ARDITO, una bellissima nave dove le “signorine di bordo” (nomignolo affibbiato ai Segnalatori) regnavano nel loro mondo, la Plancia Comando. Lì iniziò la mia avventura come “Segnalatore”, lì iniziai a mettere in pratica tutto ciò che avevo imparato alle scuole.

    Segnalatori comunicano con le bandiere
    E’ stato un susseguirsi di emozioni, soddisfazioni professionali, nuove conoscenze di apparati, approfondimenti, imparai l’uso delle banderuole (anche se non erano più in vigore). Conobbi nuovi amici, Ufficiali, Sottufficiali, Marinai e soprattutto i Capi segnalatori che si sono avvicendati. Era difficile vedere il “Capo Segnali” in porto, in genere lo si incontrava la mattina in plancia per visionare il lavoro che si stava facendo, poche direttive al sottordine e poi scompariva. Invece in navigazione era sempre presente, al fianco del Comandante, era sempre lì con il suo binocolo, a dare consigli sulle manovre tattiche, insieme ad un’altra figura importante, il Nostromo.
    Il nostro mondo era variegato, a turno si lavorava in ASC (Accettazione, Smistamento e Controllo dei messaggi), in sala nautica come segretario di rotta, al tavolo della tattica come operatore radio oppure in stazione segnali ad operare con le bandiere o a trasmettere e ricevere con il Panerai Q300, l’unica nostra arma a disposizione! Tutti dovevano saper fare un po’ di tutto.
    Altre destinazioni sopraggiunsero, Nave Vespucci, Nave Grosso, Nave Visintini.
    Il corso I.G.P. (Istruzione Generale Professionale) con il grado di 2° Capo, con i nostri frà, ci riunì nuovamente alle Scuole Sottufficiali, questa volta assieme al corso B. La sezione “Segnali” si era riformata nuovamente in un unico gruppo A e B (circa 25 persone). Il corso durò 9 mesi dove abbiamo approfondito un po’ tutte le materie studiate al corso VO e specialmente nozioni di procedure tattiche. Inoltre abbiamo studiato tutto ciò che interessava il mondo degli archivi e cifra, oltre a quello della gestione del carico. Insomma, da quel corso si usciva “Capi Segnalatori” pronti per svolgere il compito che tutti noi c’eravamo prefissati. Nave Danaide è stata la mia prima nave da Capo Segnali.
    Un breve periodo di riposo a terra presso il Centro Telecomunicazioni di Augusta e poi nuovamente imbarcato, Nave Driade e a seguire al Comsquacorv Uno (Comando della Prima Squadriglia Corvette) con doppio incarico, sottufficiale addetto all’addestramento TLC di Comflotcorv. Esperienza veramente indimenticabile, soprattutto quando i giovani TLC venivano a ricevere a lampi di luce, in sala didattica, o quando si venivano ad esplicitare le manovre tattiche dopo una “navcomex (Naval Communication Exercise)” a bandiere o in fonia.
    Ultima tappa di carriera professionale, questa volta con il grado di Capo di 1^ classe, è stato il corso P.
    Altra esperienza formativa è stata quella presso il Marisicilia (prima a Messina e poi ad Augusta) e,  con il grado apicale, quella presso il Comando in Capo della Squadra Navale a Roma. Ultimo incarico operativo è stato quello presso il Comando delle Forze di Pattugliamento Costiero ufficio Addestramento.
    Adesso, presso l’Arsenale della Marina Militare di Augusta, termino il mio lungo exscursus di carriera, soddisfacente e appagante.

    Segnalatori a bordo di Nave Etna
    Adesso che sono pensionato, riguardando indietro negli anni, non cambierei nemmeno una virgola. Farei tutto quello che ho fatto senza rimpianti. Ho avuto tanto e devo ringraziare tantissime persone, ma in primis quell’uomo che quel giorno di 37 anni fa, scriveva in quel pezzo di carta “SEGNALATORE”.

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    E ti accorgi che tutti sanno

    di Enrico De Vivo

    E ti accorgi che tutti sanno tutto.
    Tu sai, ma loro sanno di più.
    Tu segui un tuo ideale, ma gli altri sono pronti a dimostrarti che il loro è migliore del tuo.
    Tu vedi la sincerità e gli altri dicono che è falsa.
    Tu vedi la falsità e loro dicono che quella è la verità.
    Allora ti metti in discussione, ti poni davanti ad uno specchio e ti guardi.
    Tu sei tu, gli altri hanno una maschera che indossano a seconda della situazione
    … e ti accorgi che tutti sanno.

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    Umberto Palummo (Castellammare di Stabia, 17.4.1920 – Trapani, 13.12.1941)

    di Antonio Cimmino


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    (Castellammare di Stabia, 17.4.1920 – Trapani, 13.12.1941)

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    Umberto Palummo, matricola 55613, marinaio di 20 anni, nasce a Castellammare di Stabia (Napoli) il 17 aprile 1920 e morto durante l’affondamento della sua Unità navale, la regia nave Alberico Da Barbiano.
    La sua salma fu rinvenuta sulla spiaggia di Trapani il 13 dicembre 1941 e fu sepolto nel locale cimitero comunale, tomba n° 6 – zona R.M. (processo verbale di identificazione firmato dal Tenente Cappellano Mario Coppi e dal Sottotenente medico Leonardo Pancotto).
    La regia nave Alberico Da Barbiano fu affondata al largo di Capo Bon, dei 784 componenti l’equipaggio 534 furono i morti.
    Riposate in pace tra i flutti dell’Onnipotente.

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    Vincenzo Pellegrino (28.11.1918 – 17.4.1999)

    di Antonino Pellegrino

    (28.11.1918 – 17.4.1999)


    … riceviamo con immenso piacere e orgoglio pubblichiamo.

    Vincenzo Pellegrino nato il 28 novembre 1918 e andato in cielo il 17 aprile 1999.
    Entrato in servizio nella Regia Marina nel 1936.


    Imbarcato sulla regia nave Fiume subì nella sua carriera per ben  due volte l’affondamento.

    Buona giornata Ezio Pancrazio Vinciguerra,
    ti mando alcune foto che sono certo apprezzerai per la pubblicazione sul tuo blog e ormai nostro diario di bordo.


    Sono ricordi di mio padre Vincenzo Pellegrino, nato a Mazara del Vallo (TP) il 28 novembre 1918 ed ivi deceduto il 17 aprile 1999.

    Si era arrivato il 16.9.1937 e poi fu trattenuto alle armi per l’entrata in guerra nella Seconda Guerra Mondiale.
    E’ stato imbarcato anche sulla regia nave Fiume e sulla regia nave Freccia.

    Fu congedato il 1° giugno 1945.
    Promosso Sergente nel 1957.
    Nel 1971 gli fu riconosciuta la Croce al Merito di Guerra
    Mio padre Vincenzo era sergente Nocchiere matricola 71369.

    Un abbraccio Antonino

    P.s. Questo invece sono io marinaio per sempre.

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    La preghiera cura della coscienza

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    C’è chi ritiene che la preghiera sia stata creata dall’uomo per trovare qualcosa che gli dia motivo di avvicinare il proprio spirito al Supremo e trovare conforto nei momenti di maggior disagio della vita. In tali momenti la ricerca di Dio è una necessità per la coscienza. Ogni luogo perciò è buono per rivolgersi al Signore. Si dice che nelle sofferenze più cocenti anche l’ateo più ostinato rivolga richiesta di aiuto, sotto forma di preghiera, al Supremo, ma nonostante queste suppliche il male continua, senza qualche buona dose di medicinale egli resterebbe a lungo con le sue angosce e magari senza scampo.


    La preghiera può essere di aiuto nel pentimento per liberare l’animo da peso di cattive azioni, ed allora l’individuo, dopo aver confessato segretamente il proprio peccato a qualcuno, si sente sollevato e con l’animo libero. La preghiera quindi è la cura della coscienza. In questo mondo ogni civiltà ha i suoi valori, usanze e tradizioni, così diverse da apparire talvolta contrastanti. L’umanità trova sempre motivo di appellarsi a qualcuno. C’è chi crede in un solo Dio, chi in molti dei e chi in nessuno. A noi la scelta.