Recensioni

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    15.9.1907, varo regia nave Pisa

    di Carlo Di Nitto

    Il regio incrociatore corazzato Pisa, classe omonima, dislocava 10600 tonnellate a pieno carico. Fu varato il 15 settembre 1907 presso i Cantieri Orlando di Livorno ed entrò in servizio il 1° settembre 1909.
    Completato il periodo di collaudi e perfezionamenti della messa a punto, il 22 aprile 1910 fu inviato in Sud America anche per rappresentare l’Italia nei festeggiamenti per il centenario della Repubblica Argentina. Rientrò il 6 agosto successivo a Gaeta. Seguì quindi un periodo di missioni di rappresentanza nelle acque del Levante.
    Iniziata la guerra italo – turca, operò attivamente lungo le coste della Cirenaica, della Tripolitania e dell’Egeo. Alla fine del conflitto, fu destinato a Costantinopoli e nelle isole del Dodecaneso per la protezione dei nostri connazionali ivi residenti.

    Tornato in Italia effettuò normale attività di squadra fino all’inizio della Prima Guerra Mondiale. Inizialmente partecipò ad azioni di appoggio e difesa costiera del fronte carsico. Svolse quindi intensa attività operativa e di difesa del traffico nelle acque albanesi e del basso Adriatico. Al termine delle ostilità, operò attivamente nell’alto Adriatico, nel Mar Nero e nel Levante.
    Passato in disponibilità, sostò a lungo a La Spezia per essere sottoposto a lavori di riparazione e adattamento come nave scuola. In questo periodo gli fu aggiunto un secondo albero a poppavia del ponte di comando.
    Dal 1921 al 1925 disimpegnò compiti di nave scuola Torpedinieri e, dal 1925 al 1930, effettuò numerose crociere d’istruzione per gli allievi dell’Accademia Navale.
    Cessato il servizio di nave scuola, in posizione di disponibilità, fu utilizzato dal 1930 al 1937 come nave ammiraglia dipartimentale per l’Alto Tirreno.
    L’11 marzo 1937 fu radiato dal quadro del Regio Naviglio e il 28 aprile successivo passò in disarmo.
    Il suo motto fu: « Forte Pisa alle prove ». È ispirato al motto di una delle squadre pisane che si disputano la vittoria nel “gioco del ponte” a Pisa.

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    Giuseppe Del Duca (Rocca D’Evandro (CE), 12.12.1919 – Voivodato di Pomerania, 15.9.1943)

    di Antonio Cimmino

    (Rocca D’Evandro (CE), 12.12.1919 – Voivodato di Pomerania, 15.9.1943)

    Giuseppe Del Duca nasce a Rocca D’Evandro in provincia di Caserta il 12 dicembre 1919.
    E’ deceduto a Gdyniagotenhafen (Voivodato di Pomerania) il 15 settembre 1943.
    Risulta essere sepolto a Bieleny/Varsavia (Polonia) nel cimitero militare italiano d’onore.
    La sua colpa? Non essersi arreso e non aver collaborato con i tedeschi e fascisti.

    Deceduto perché non si è arreso …era un Italianische Militar – Internierte – IMI.

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    15.9.1959, nel ricordo di Giovanni Massi

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    … e la nave African Count.

    PER GRAZIA RICEVUTA …

    Questo quadro è stato donato ed è custodito, per grazia ricevuta, presso la sala museo del Santuario di San Gabriele dell’Addolorata in provincia di Teramo.
    Si legge:

    Il 15 settembre 1959, viaggiando su una nave da trasporto al largo delle coste giapponesi, siamo stati investiti dalle furie del tifone “Vera”.
    La nave è stata completamente distrutta.
    Ho invocato San Gabriele e sono stato salvato miracolosamente, mentre dovevo perire con essa.
    La nave si chiamava “African Count”.

    In segno di riconoscenza mando questo quadro.
    Massi Giovanni Martin Sicuro Teramo”.

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    Francesco Paolo Di Paola (Barletta, 23.4.1920 – Mare, 15.9.1943)

    di Sebastiano Lavecchia (*)

    (Barletta, 23.4.1920 – Mare, 15.9.1943)

    QUANDO BARLETTA MARINARA EVOCA I SUOI EROI

    Il pomeriggio del 9 settembre 1943, durante l’attacco aereo da parte dei Dornier tedeschi piombati sulla regia nave Roma, nello scontro in mare che produsse la più tragica ecatombe che la Regia Marina ricordi, veniva colpito ed affondato anche il regio cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi.
    Su una scialuppa di salvataggio, con il l’ammiraglio Camicia, presero posto naufraghi e feriti.
    Tra questi il più grave, parve da subito, il marinaio Francesco Paolo Di Paola.
    Senza acqua, viveri e farmaci, l’odissea dei naufraghi, si protrasse per giorni e, per dissetarsi, i naufraghi dovettero ricorrere all’acqua di mare e alla propria urina.
Nel primo pomeriggio del 15 settembre, preda di febbre, di stenti patiti, per sete e per l’ incalzare di una vasta infezione alla spalla ferita, l’eroico giovane marinaio barlettano esalò l’ ultimo respiro. I compagni di scialuppa, dopo averlo avvolto nel tricolore, recitarono la nostra preghiera e lo affidarono al buon Dio degli abissi.
    Francesco Paolo Di Paola non fece più ritorno sul suolo natio e riposa negli abissi, a tomba degli Eroi.

    “A TE, O GRANDE ETERNO IDDIO, SIGNORE DEL CIELO E DEGLI ABISSI, CUI UBBIDISCONO LE ONDE, BENEDICI IL MARINAIO FRANCESCO PAOLO DI PAOLA CLASSE 1920”.
    (*) 
    per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

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    15.9.1909, la regia nave Francesco Morosini viene affondata (come bersaglio)

    di Carlo Di Nitto

    La regia corazzata di 1^ classe ”Francesco Morosini”, classe “Ruggiero di Lauria”, dislocava 11.726 tonnellate. Costruita nei Cantieri dell’Arsenale Militare di Venezia, fu impostata il 3.8.1881, varata il 30.7.1885, entrò in servizio il 21.8.1889. A causa delle lungaggini nella costruzione, con le gemelle, era già tecnicamente superata al momento del varo e per questo ebbe vita breve senza avvenimenti di rilievo nella sua attività.
    Nel 1907 prima di essere posta in disarmo, per ordine del Ministero della Marina e al fine di raccogliere dati interessanti le future costruzioni navali, effettuò diversi tiri con proiettili carichi e scarichi con i pezzi da 431 mm. degli impianti prodieri e poppieri puntati orizzontalmente nella direzione più prossima possibile alla linea di chiglia per verificare gli effetti della concussione prodotta dai grossi calibri sulle strutture della nave. Tali esperimenti furono effettuati il 6 settembre 1907. Ripropongo questa interessante foto che riprende l’unità proprio in tale occasione.


    Posta in disarmo tre giorni dopo, fu radiata nel 1909. Subito impiegata come bersaglio per esperimenti di siluri e di artiglierie, venne affondata il 15.9.1909.
    Il suo motto fu: “Frangar non flectar” (mi spezzo, ma non mi piego).

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    15.9.1909, consegna della Bandiera di combattimento alla regia nave Vittorio Emanuele

    di Carlo Di Nitto
    Le foto sono della collezione privata Carlo Di Nitto per gentile concessione a www.lavocedelmarinaio.com

    CRONACA DI UNA CERIMONIA

    La regia nave da battaglia “Vittorio Emanuele” era stata varata il 12 aprile 1904 nei Cantieri Navali di Castellammare di Stabia ed era entrata in servizio nella Regia Marina nell’agosto 1908 al comando del Cap. di Vascello Paolo Thaon di Revel. Dislocava 14192 tonn. a pieno carico ed il suo motto era “In nomine virtus”. Venne subito impiegata in cicli di manovre e immediatamente dopo il disastroso terremoto di Messina – Reggio Calabria del dicembre 1908, trasportò il Re e la Regina d’Italia in visita alle due città. Vi rimase fino al febbraio 1909 contribuendo efficacemente al soccorso delle popolazioni terremotate. Aggregata alla Forza Navale del Mediterraneo, riprese l’attività di squadra partecipando a tutti i cicli di esercitazioni della Flotta.
    Nel mese di settembre 1909, dal 5 al 15, si svolsero nelle acque di Gaeta delle grandi manovre navali combinate con esercitazioni terrestri. In questo contesto, lo Stato Maggiore della Marina, ricorrendo il quinto anniversario della nascita del principe ereditario, su indicazione del Re, determinò di celebrare la cerimonia di consegna della Bandiera di Combattimento all’Unità nel giorno della festa.

    La mattina del 15 settembre, scrive un cronista dell’epoca:
    anniversario della nascita del principe di Piemonte, alle ore 8 si alza il gran pavese e le navi sparano 21 colpi di cannone. Alle ore 10 il capo di stato maggiore della Marina, il comandante in capo della Squadra, il comandante in capo del secondo Dipartimento venuto per la circostanza, gli ammiragli comandanti le Divisioni, i comandanti e ufficiali delle Navi, il generale comandante la Brigata Modena, con le rappresentanze dei corpi e i reparti del Presidio di Gaeta e gli ufficiali dell’esercito, imbarcati sulle navi per assistere alle esercitazioni, si trovano tutti riuniti a bordo della Vittorio Emanuele per assistere alla cerimonia della consegna al comandante navale, della bandiera di combattimento, graziosamente donata da Sua Maestà alla corazzata che dal nome dell’augusto suo avo viene chiamata. Sulla tuga di poppa prospiciente la torre da 305 è stato costrutto l’altare, ove Monsignor Salvatore Ferraro, assistito dai canonici Notarianni, parroco di San Giacomo di Elena, dal cappellano Mancini, dal sacerdote Leccese, celebrerà la messa. L’equipaggio della nave è schierato a poppa, ugualmente decorata e pavesata. Alle 10 il Re, accompagnato dal Duca di Genova viene a bordo della Vittorio Emanuele: accede alla tuga di poppa, ove prendono posto gli ufficiali, gli ammiragli, il generale Relli e il comandante la nave, ed ivi incomincia immediatamente la sacra funzione.

    Alle ore 10.30 Mons. Ferraro benedice la bandiera e pronuncia un elevato discorso …
    “che, dopo aver ricordato le glorie di Gaeta e i passati rapporti della Città con Casa Savoia, termina con le seguenti parole: ”… questa bandiera, nei momenti solenni della sua comparsa, dica, – all’equipaggio della Vittorio Emanuele – l’augurio di Gaeta, in nome d’Italia tutta”.

    Subito dopo, “Sua Maestà si avvicina al cofano contenente la bandiera, e consegnandola al comandante Thaon di Revel, con voce chiara e vibrata dice:
    «Signor comandante, approfittando della riunione in questo ridente golfo, di una larga rappresentanza dell’armata, ho voluto scegliere questo giorno della ricorrenza della nascita del mio caro figlio, per donare a questa bella nave la bandiera di combattimento … la Vittorio Emanuele affidata a lei, signor comandante, e ai suoi ufficiali, solcherà, superba, i mari per la fortuna e per la gloria d’Italia».

    Il comandante Thaon di Revel risponde in questi termini:
    «…. Maestà, qualunque siano i destini che attendono questa nostra Vittorio Emanuele, noi, comandante, ufficiali, equipaggio, ci rendiamo garanti … che essa non verrà mai meno al suo dovere … e giuriamo che quando la gloria e l’onore suo lo chiedessero, lieti e sereni immoleremmo le vite nostre al grido di Viva l’Italia, viva il Re! »
    Alla fine del discorso del comandante Thaon di Revel tutti i presenti erompono in grida di «Viva il Re!», ripetuto dagli equipaggi delle altre navi.

    La bandiera viene allora alzata dai due più giovani guardie-marina della nave, ed è salutata da tutte le artiglierie della forza navale.

    La Regia Nave da Battaglia Vittorio Emanuele, progettata dal colonnello del genio Navale Vittorio Cuniberti, nonostante le ristrettezze a lui imposte, riuscì una unità dalle ottime qualità nautiche. Fu però ben presto superata da altre unità strategicamente e concettualmente più moderne. Tuttavia ciò non le impedì di partecipare alla guerra Italo – turca ed alla 1ª Guerra Mondiale.
    Dal luglio 1922 la nave fu classificata corazzata costiera sino alla radiazione del 1° aprile 1923.La sua Bandiera di Combattimento, con il cofano, è custodita nel Sacrario delle Bandiere presso il Museo del Vittoriano, nell’Altare della Patria a Roma.