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    15.8.1906, disarmo della regia nave Euridice

    di Carlo Di Nitto

    Il regio incrociatore torpediniere Euridice, classe “Partenope” (otto unità), dislocava 1011 tonnellate a pieno carico. Fu varato il 22 giugno 1890 presso i Cantieri di Castellammare di Stabia ed entrò in servizio il 1° maggio 1891.
    Inizialmente questa unità, come le consorelle, disponeva di armamento velico ausiliario a due alberi con vele auriche ed era stata progettata per appoggiare le azioni delle torpediniere in alto mare. Successivamente subì lavori di trasformazione e di modifica nell’armamento che ne mutarono l’aspetto iniziale. Subito dopo l’entrata in servizio, partecipò all’intensa attività addestrativa della flotta impegnata quasi totalmente in cicli di esercitazioni in acque nazionali e in crociere nel Mediterraneo di levante, come nave stazionaria. Rientrata in Italia, passata in disponibilità a Taranto, dal 1° ottobre 1901 al 30 giugno 1903 fu sottoposta a profondi lavori di ammodernamento. Rientrata in linea, venne nuovamente destinata nelle acque del Levante e successivamente, trasferita come stazionaria in Sicilia per effettuare servizio di vigilanza pesca sui banchi di spugne e coralliferi di Sciacca e Lampedusa. Nello stesso periodo visitò il porto tunisino di Sfax per accompagnare una importante spedizione scientifica internazionale.
    Il 20 marzo 1906 prestò soccorso ai terremotati dell’isola di Ustica ed il 15 maggio successivo fu trasferita a Cagliari per servizio di ordine pubblico. Il 21 maggio tornò a Napoli, impiegata come nave ammiraglia. Il 26 giugno dello stesso anno, valutata non più efficiente, passò in disponibilità e il 15 agosto fu posta in disarmo.
    Il 10 marzo 1907 venne radiata dai quadri del Regio naviglio e nel 1911 lo scafo fu venduto a privati per la demolizione.

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    Gaetano Arezzo della Targia (Siracusa, 31.7.1911 – 15.8.1942)

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra


    …destino volle che la vita di Gaetano Arezzo della Targia fosse strettamente legata al destino del sommergibile Uarsciek e dell’equipaggio di cui ne  fu l’eroico Comandante.

    (Siracusa, 31.7.1911 – 15.8.1942)

    Il sommergibile Uarsciek
    Il sommergibile Uarsciek appartenente alla classe “600” (“Adua”) nota anche come “Africana”, unitamente ad altri 17 esemplari, fu il primo battello ad essere impostato sugli scali. Fu costruito presso il cantiere Tosi di Taranto, varato il 19 settembre del 1937 e consegnato alla Regia Marina nel dicembre dello stesso anno con la grafia Uarsheich successivamente corretta in Uarsciek. Ascritto alla sede di Taranto, nel giugno del 1938 partecipò ad una crociera nell’Egeo, facendo base a Lero e il successivo anno fu destinato a Tobruch per una crociera fra i porti libici. Allo scoppio della guerra fu assegnato alla 46^ squadriglia presso il IV Gruppo Sommergibili di Taranto.
    Venne impiegato in agguati offensivi lungo le linee di maggior traffico avversario nel Mediterraneo centrale e orientale e, in un secondo momento tra il 1942 e il 1943, prevalentemente nel Mediterraneo occidentale come sbarramento da azioni di unità di superficie e aeree.
    Allo scoppio della guerra il battello era comandato dal tenente di vascello Carlo Zanchi. L’equipaggio era composto da 47 uomini (6 ufficiali, 9 sottufficiali e 32 sottocapi e comuni di varie categorie). Nel 1941 l’Uarsciek eseguì i lavori di manutenzione nei cantieri di Pola per poi essere destinato a Messina e a Cagliari al fine di operare contro il traffico di rifornimento di Malta proveniente da Gibilterra.
    Partecipò alle battaglie di mezzo giugno e di mezzo agosto del 1942 dove si ritiene colpì la portaerei inglese “Fourious”. Per questa azione e soprattutto per lo spirito aggressivo col quale aveva condotto l’unità all’attacco del convoglio britannico, il nuovo comandante, tenente di vascello Gaetano Arezzo della Targia, imbarcato il 21 giugno, fu decorato con la medaglia d’argento al valor militare.
    Durante la penultima missione nei primi di novembre, la sedicesima, il sommergibile trasportò a Tobruch 19 tonnellate di munizionamento proseguendo il pattugliamento lungo le coste egiziane. In questo periodo un’avaria lo costrinse a rimanere ai lavori in un primo momento a Tripoli e poi rientrare a Messina per il ripristino dell’efficienza. L’Uarsciek sarebbe dovuto entrare ai lavori di grande manutenzione a febbraio del 1943 (benché nei primi mesi del 1947 la Commissione d’Inchiesta Speciale, lo valutò all’atto della sua ultima missione “in buone condizioni di efficienza” .
    Nei primi di dicembre il sommergibile riprese il mare alle dipendenze del X Gruppo Sommergibili di Augusta in attesa di ordini che arrivarono l’11 dicembre1942 . L’Uarsciek unitamente al sommergibile Topazio erano pronti a muovere col compito offensivo esplorativo totale e protezione di un convoglio importante (Motonave Foscolo) previsto in transito nel Mediterraneo Centrale e diretto a Tripoli. La situazione del fronte Africa settentrionale era in fase di progressivo deterioramento per le forze italo – tedesche incalzate dalle avanguardie dell’8^ armata britannica dopo il favorevole esito dell’offensiva lanciata ad El Alamein.
    Ma torniamo a quel venerdì 11 dicembre 1942. Alle 17.25 il sommergibile salpa da Augusta verso sud. Va tenuto presente che:

    (1) al sommergibile, di costruzione pre-bellica, per essere reso più idoneo alla guerra subacquea e ridurre i tempi di immersione, era stata ridotta la dimensione della falsa torre ed erano stai effettuati lavori ai macchinari di bordo per renderli più silenziosi e, in precedenza, erano state eliminate alcune deficienze di funzionamento dei motori termici che si erano manifestati nel corso delle battaglie di mezz’agosto;

    (2) doveva essere sottoposto a turnazione e quindi al fermo per la “grande manutenzione”  a breve (febbraio del 1943);

    (3) il comandante Arezzo della Targia al momento dell’uscita in mare era febbricitante, in non buone condizioni fisiche;

    (4) il direttore di macchina, a bordo da due mesi circa, era stato in precedenza sbarcato dalla stessa unità per grave esaurimento nervoso.

    (5) l’equipaggio era composto per circa il 30% da personale che aveva partecipato alle precedenti missioni sullo stesso battello, il 15% da personale di leva al primo imbarco ed il restante personale avvicendato in imbarchi su altri sommergibili.

    L’Uarsciek entra nella zona di agguato alle ore 05.00 di domenica 13 dicembre 1942.
    Alle ore 03.00 di martedì 15 dicembre 1942 l’Uarsciek viene avvistato dai caccia britannici “Petard” e “Queen Olga” (non si ha certezza della presenza di una terza unità inglese) in trasferimento da Bengasi a Malta su rotte dirette, lungo le quali era previsto l’incontro con il sommergibile britannico “Ultimatum” in fase di rientro da una missione nel Mediterraneo centrale. L’avvistamento fu reciproco e istantaneo  (sebbene gli inglesi in un primo momento erano convinti di aver intercettato il loro sommergibile). Il comandante Arezzo della Targia non ha esitazione, essendo in posizione favorevole effettuò subito il lancio di due siluri poppieri, che non hanno buon esito, disimpegnandosi quindi in immersione. Venivano udite dall’equipaggio dell’Uarsciek due forti esplosioni, probabile indice di scoppio delle armi. Precipitato a quota profonda nel corso della rapida immersione, il sommergibile viene riportato rapidamente in superficie dando aria ad un doppiofondo. Nella manovra affiorò con tutta la torretta e ciò che lo fece individuare dalle unità leggere di scorta inglesi che lo sottoposero immediatamente a violenta caccia. Appena affiorato, il sommergibile venne inquadrato dai fasci dei proiettori dei due caccia nemici e fatto segno a violento e intenso fuoco di mitragliere che spazzarono la coperta e la torretta uccidendo quasi istantaneamente il Comandante Arezzo, l’ufficiale in 2^ e il nostromo e ferirono mortalmente altri marinai.
    Dall’ufficiale di rotta viene dato l’ordine di aprire i portelli per autoaffondarsi ed abbandonare l’unità. La situazione era andata fuori controllo, sia per la persistenza del fuoco nemico, sia per l’assenza di qualsivoglia forma di comando che rese così problematico l’autoaffondamento.
    La resa, episodio finale dell’azione, è stata vissuta con la disperazione di chi lucidamente realizza mancanza di alternative ma che fino a quel momento ha reagito all’evento con razionale determinazione, all’unisono con il comandante. La sopraffazione fisica e psicologica hanno poi piegato la volontà dell’equipaggio e il “si salvi chi può” ordine dato da chi assume il comando, a seguito della certezza dell’inefficienza bellica, trova giustificazione nella volontà di salvare l’equipaggio eseguito contemporaneamente alle manovre di autoaffondamento del sommergibile per non farlo cadere in mano al nemico.
    I superstiti dell’Uarshiek (4 ufficiali, 4 sottufficiali, 22 sottocapi e comuni) vennero raccolti e trasferiti sulle due unità inglesi nel contempo il “Petard prendeva a rimorchio il nostro sommergibile e si dirigeva verso Malta ma spezzatosi il cavo di traino, l’Uarsciek affondò rapidamente di poppa (35°40’ N, 14°32’ E alle 11.33 GMT del 15 dicembre 1942 come riportato nella relazione della commissione britannica).

    Caratteristiche Tecniche (*)
    Cantiere: O.T.O.- La Spezia
    Impostato: 02-12-1936
    Varato:19-09-1937
    Consegnato: 04-12-1937
    Affondato: 15-12-1942
    Radiato: 18-10-1946
    Dislocamento
    Sup. 697,254 t.
    Imm. 856,397
    Dimensioni
    Lungh. 60,18 m.
    Largh. Max 6,45 m.
    Motori
    2 motori diesel TOSI +2 motori elettrici Marelli
    1 batteria di accumulatori al piombo composta da 104 elementi.
    Potenza complessiva:
    motori a scoppio 1400 hp.
    Motori elettrici 800 hp.
    Velocità max in superficie: 14 knt.
    Velocità max in immersione: 7,5 knt
    Autonomia in superficie: 2200 nm. a 14 knt. – 3180 nm. a 10, 5 knt.
    Autonomia in immersione: 7,5 nm. a 7,5 knt. – 74 nm a 4 knt.
    Armamento
    4 tubi lanciasiluri AV da 533 mm.
    2 tubi lanciasiluri AD da 533 mm.
    6 siluri da 533 mm.
    1 cannone da 100/47 mm.
    2 mitragliere singole da 13, 2 mm.
    152 proiettili per il cannone
    Equipaggio
    4 ufficiali, 32 tra sottufficiali e marinai
    Profondità di collaudo:80 m.

    Coefficiente di sicurezza relativo alla sollecitazione massima riferito al limite di elasticità del materiale: 3

    (*) Fonte “Sommergibili italiani” di A.Turrini e O.Miozzi – U.S.M.M.

    Gaetano Arezzo della Targia
    Il Tenente di Vascello Gaetano Arezzo della Targia, nacque a Siracusa il 31.7.1911, discendente da nobile stirpe.
    Venne ammesso alla frequenza della 1^ classe della Regia Accademia Navale di Livorno (d.p. 7 luglio 1927) nel corpo dello Stato Maggiore.
    Concluso il corso venne nominato Sottotenente di Vascello e quattro anni dopo Tenente di Vascello.
    Imbarcato sul sommergibile Medusa, allora unità addestrativa della Scuola Sommergibili di Pola, in qualità di comandate – allievo fino a quando l’unità venne affondata il 30 gennaio 1942 al largo di Capo Promontore (Istria) da siluro del sommergibile britannico Thorn. L’ufficiale, uno dei due superstiti del battello, partecipò con slancio e spirito di sacrificio ai tentativi di salvataggio degli uomini del Medusa, affondato in bassi fondali. Per questo motivo gli fu tributato una ricompensa al valor militare con la seguente motivazione:
    Ufficiale Comandante che in menomate condizioni di salute e febbricitante, ha dimostrato alto senso del dovere e spirito aggressivo, attaccando una forza navale nemica e lanciando due siluri contro unità nemica con probabile risultato positivo e cadendo al suo posto di dovere, ha confermato le doti di slancio e dedizione dimostrate in precedente circostanza dalla perdita del sommergibile Medusa”.

    Onorificenze
    Medaglia d’Argento al Valor Militare
    “Comandante di sommergibile di elevate capacità professionali, partecipava con sereno ardimento e indomito spirito aggressivo alla battaglia mediterranea di mezz’agosto, attaccando decisamente un numeroso convoglio nemico potentemente scortato da forze navali ed aeree.
    Col tempestivo ed efficace lancio dei siluri, infliggeva sicure perdite alla formazione avversaria, provocando l’affondamento ed il siluramento di unità a guerra e mercantili.
    Dimostrava nell’ardua brillante azione elette virtù militari e tenace volontà di vittoria”
    (Sommergibile Uarsciek – Mediterraneo Centrale, 15 agosto 1942) – (R.D. 17 dicembre 1942).

    Alla memoria
    “Valente comandante di sommergibile nel corso di ardua missione di guerra, avvista tata nottetempo una formazione navale avversaria, muoveva in superficie arditamente all’attacco. Nonostante il sommergibile fosse stato scoperto, riusciva con abile manovra a silurare un incrociatore avversario. Sottoposto a violenta caccia da parte di tre siluranti nemiche, nella impossibilità di resistere più a lungo in immersione per i notevoli danni riportati, emergeva nell’intento di affrontare in superficie le preponderanti forze avversarie.
    Nell’ardito tentativo, mentre raggiungeva il proprio posto di combattimento in torretta, cadeva colpito a morte da raffica nemica”.
    (Sommergibile Uarsciek – Mar Mediterraneo 15 dicembre 1942) – (D.P. 18 dicembre 1951).
    Morì il, come sopra evidenziato, il 15 agosto 1942 conscio di aver servito fino all’estremo sacrificio e con onore, la sua Patria.

    Ringrazio Franco Prosperini (autore de “L’affondamento del Regio sommergibile Uarsciek nel corso di azione del Mediterraneo Centrale” – edito dall’Ufficio Storico della Marina Militare (B.A. giugno 2006), Paolo Alberini e Giuliano Manzari, per i preziosi suggerimenti e per aver stuzzicato in me, come sempre, la curiosità, la voglia di conoscere ed approfondire il mio background  storico – marinaro.

    Questo articolo è dedicato a Lilly Arezzo della Targia.

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    Emilio Bianchi (Sondalo, 22 ottobre 1912 – Torre del Lago, 15 agosto 2015)

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (Sondalo, 22 ottobre 1912 – Torre del Lago, 15 agosto 2015)

    Addio Emilio,
    anche se molti di noi, come me, non ti conoscevano personalmente, mi sento di dire a nome di tutta la grande famiglia dei marinai, che occuperai per sempre un posto speciale nei nostri cuori.
 Hai vissuto una vita sicuramente intensa e fuori dal comune, una vita straordinaria come la tua fine terrena, tra cielo, mare e abissi…

    Un abbraccio grande, profondo e trasparente, a te e ai tuoi cari, come quel mare che ci portiamo dentro e che nessuno mai potrà inquinarci.
    Adesso sei salpato per l’ultima missione, risposa in pace, nell’immenso grande mare di Nostro Signore tu che sei stato un Marinai di una volta, un italiano.
    Noi ti ricordiamo come operatore nella Xª Flottiglia MAS della Regia Marina durante la seconda guerra mondiale con il grado di Capo di terza classe Palombaro, decorato con la Medaglia d’oro al valor militare per quell’indimenticabile impresa:
    

«Eroico combattente, fedele collaboratore del suo ufficiale dopo averne condivisi i rischi di un tenace, pericoloso addestramento lo seguiva nelle più ardite imprese e, animato dalla stessa ardente volontà di successo, partecipava con lui ad una spedizione di mezzi d’assalto subacquei che forzava una delle più potenti e difese basi navali avversarie, con un’azione in cui concezione operativa ed esecuzione pratica si armonizzavano splendidamente col freddo coraggio e con l’abnegazione degli uomini. Dopo aver avanzato per più miglia sotto acqua e superato difficoltà ed ostacoli di ogni genere, valido e fedele aiuto dell’ufficiale le cui forze erano esauste, veniva catturato e tratto sulla nave già inesorabilmente condannata per l’audace operazione compiuta. Noncurante della propria salvezza si rifiutava di dare ogni indicazione sul pericolo imminente, deciso a non compromettere l’esito della dura missione. Col suo eroico comportamento acquistava diritto all’ammirata riconoscenza della Patria e al rispetto dell’avversario».
    Alessandria d’Egitto 18-19 dicembre 1941.
    Emilio BIANCHI
 Capo Palombaro di 3a Classe
 Medaglia d’oro al Valor Militare.

    Nacque a Sondalo (Sondrio) il 22 ottobre 1912. Volontario nella Regia Marina dal marzo 1932 ed assegnato alla categoria Palombari, frequentò il Corso di specializzazione presso la Scuola C.R.E.M. del Varignano (La Spezia) ed al termine imbarcò sulla nave idrografica Ammiraglio Magnaghi, con la quale compi poi due crociere idrografiche nell’Egeo e nel Mar Rosso.
Nel 1934 imbarcò sull’incrociatore Fiume, dove conseguì la promozione a Sottocapo, e nel 1936 venne destinato al 1° Gruppo Sommergibili di La Spezia. Conseguita la promozione a Sergente nel 1937, passò ad operare nella 1a Flottiglia MAS, dando inizio all’addestramento che lo doveva poi far diventare Operatore dei mezzi d’assalto subacquei.
    Durante il conflitto partecipò, nel grado di 2° Capo, ai due tentativi di forzamento della base inglese di Gibilterra (ottobre e novembre 1940), quindi all’audace forzamento della base di Alessandria come 2° operatore dell’LSC (maiale) n. 221 condotto dal Tenente di Vascello Luigi Durand de La Penne. Partito da bordo del sommergibile Sciré nella notte del 18 dicembre, dopo aver superato gli sbarramenti penetrò con il suo capo operatore all’interno del porto e portò il suo mezzo esplosivo sotto la chiglia della nave da battaglia inglese Valiant, che per lo scoppio, affondò all’alba del 19 dicembre. Colpito durante il tragitto da intossicazione di ossigeno, a causa del durissimo sforzo che ebbe a compiere durante le cinque ore di immersione, costretto a risalire a galla, dopo qualche tempo fu scoperto dalle sentinelle di bordo e, assieme al suo comandante, rinchiuso in un locale di bordo posto nelle immediate vicinanze della santabarbara. Salvatosi fortuitamente dopo lo scoppio della carica, che provocò l’affondamento della nave, venne condotto in un campo di concentramento e rimpatriato al termine del conflitto. Promosso per meriti di guerra Capo di 3a Classe e di 2a Classe, nel 1954, a scelta, conseguì la promozione a Capo di 1a Classe Palombaro.

    Nel grado di Ufficiale del C.E.M.M. prestò successivamente servizio al Centro Subacqueo del Varignano, al Nucleo Sminamento di Genova ed infine all’Accademia Navale di Livorno, terminando la carriera nel grado di Capitano di Corvetta (CS).
    Altri riconoscimenti per merito di guerra:
    Promozione a Capo 3a Classe (1941);
    Promozione a Capo 2a Classe (1941).

    18 dicembre 1941,ore 09.00, la Notte di Alessandria, un’eccezionale operazione di squadra

 “II mezzo d’assalto è l’unico mezzo di guerra che chieda a se stesso la prodigiosa caratteristica di realizzare risultati decisivi senza mettere in lutto nessuna famiglia. Ciò lo pone in posizione di inequivocabile legittimità di fronte al diritto marittimo di guerra, ma soprattutto colloca gli operatori in posizione morale ineguagliabile”. Queste le parole dell’ammiraglio Spigai, futuro Capo di Stato Maggiore della Marina, nel proprio celebre Cento uomini contro due flotte, il primo libro dedicato alle le gesta degli incursori della Marina.
Le imprese dei mezzi d’assalto, impegnati durante la seconda guerra mondiale in operazioni che stupirono il mondo, sfidando il nemico fin nelle proprie basi più munite, sono probabilmente tra le più note azioni di guerra di tutti i tempi.
    Queste vicende sono spesso descritte privilegiando l’operato dei singoli, facendo spesso dimenticare i fattori di competenza, dedizione ed eccellenza tecnologica di cui l’incursione italiana è il prodotto finale e che sono espressione di tutta la Marina e, in ultima istanza, patrimonio comune dell’intera comunità nazionale. L’audace missione di Alessandria viene preceduta da un’attenta opera di studio delle difese avversarie, messa a punto, sin dall’estate del 1941, avvalendosi con intelligenza e fantasia, sia delle decrittazioni dei messaggi radio avversari, sia delle catture di documenti e mappe inglesi ottenuti nelle forme più diverse. Uno dei casi più eclatanti è senz’altro l’avventuroso recupero dal fondo del mare della documentazione segreta custodita a bordo del relitto del cacciatorpediniere britannico Mohawk, silurato e affondato dal caccia italiano Tarigo.
Il conto alla rovescia per l’attacco ha inizio con l’imbarco dei mezzi d’assalto tipo SLC, poi universalmente noti come “Maiali”, sul sommergibile Sciré, che parte dalla Spezia alle 23:00 del 3 dicembre 1941, diretto alla base italiana di Lero, nel Dodecaneso, dove arriva la sera del 9; durante il tragitto, avvistato da un aereo britannico, sfugge all’identificazione salutando allegramente il velivolo avversario salvo trasmettere prontamente, con il proiettore, il corretto segnale di riconoscimento inglese del giorno, ovviamente ottenuto grazie all’opera del Servizio Informazioni Segrete della Marina, come scopriranno con raccapriccio gli investigatori britannici il mese successivo dopo aver esaminato tutti i rapporti dei ricognitori del novembre-dicembre 1941. 
Alle 07:00 del 14, imbarcati gli operatori, il battello lascia gli ormeggi e inizia la navigazione occulta verso Alessandria, emergendo solo di notte per ricaricare le batterie e verificare la rotta. La sera del 17 dicembre 1941 arriva la conferma della presenza in porto di due navi da battaglia da parte del comando centrale della Marina – DA SUPERMARINA: accertata presenza in porto due navi da battaglia. probabile portaerei: ATTACCATE – e, caricate al massimo aria ed energia elettrica, lo Scirè inizia la sua incredibile corsa sottomarina attraverso gli sbarramenti minati, sempre al di sotto dei 60 m di profondità e su fondali rapidamente decrescenti, per emergere, infine, in posizione perfetta a 1.3 miglia nautiche per 356° dal fanale di Alessandria.
Assegnati i bersagli, i sei uomini del gruppo d’assalto, ripartiti in tre coppie, procedono verso la base nemica: il tenente di vascello Luigi Durand De la Penne con il Capo Palombaro Emilio Bianchi, il capitano del Genio Navale Antonio Marceglia con il Sottocapo Palombaro Spartaco Schergat, il capitano delle Armi Navali Vincenzo Martellotta con il Capo Palombaro Mario Marino si avviano a compiere un’ impresa leggendaria nella storia della nostra Marina e in quella navale di tutti i tempi.
Affondando con testate esplosive le due navi da battaglia britanniche HMS Queen Elizabeth (33.550 tonnellate) e HMS Valiant da (27.500 tonnellate) e danneggiando la petroliera Sagona (7750 tonnellate) e il cacciatorpediniere Jervis (1690 t) gli operatori mettono a segno un’impresa epica e una straordinaria vittoria nei confronti di quella che era, all’epoca, la maggiore Marina del mondo, cosa che induce lo stesso primo ministro inglese Winston Churchill a scrivere: “nel corso di alcune settimane l’intera flotta da battaglia nel Mediterraneo orientale è stata eliminata come forza combattente”.
 Per raggiungere questo risultato strategico, però, gli incursori hanno operato avendo alle spalle l’intera Marina, una forza i cui ufficiali, sottufficiali e marinai, senza distinzione di grado, corpo o specialità, supportati da tecnici e operai civili, hanno lavorato per anni con impegno appassionato per preparare mezzi sempre più affidabili e per addestrarsi al loro impiego con la massima sicurezza. Molte azioni, inoltre, hanno potuto essere realizzate soltanto grazie agli eccezionali risultati, rimasti celati per decenni, ottenuti gli “uomini ombra” del Reparto Informazioni dello Stato Maggiore della Marina.

    È inoltre evidente che gli straordinari sforzi dei mezzi d’assalto sarebbero serviti a ben poco se non fossero stati inquadrati in una strategia finalizzata a garantire l’esercizio del Potere Marittimo. I primi risultati dell’impresa di Alessandria appaiono evidenti sin dai giorni e mesi immediatamente successivi a quella notte: La Marina italiana riesce, infatti, a mettere a segno una lunga serie di efficaci azioni offensive che portano alle operazioni della Squadra del febbraio, marzo, giugno e agosto 1942 contro i convogli britannici diretti a Malta.
E proprio nell’azione di maggior successo, passata alla storia come Battaglia di Mezzo Giugno, la formazione navale inglese che tenta, nel corso dell’operazione Vigorous, di arrivare in quell’isola assediata, parte da Alessandria e torna indietro perché non ha nulla da opporre alla tempestiva uscita in mare delle navi da battaglia italiane salpate da Taranto.
Il 1st Battle Squadron della Mediterranean Fleet, tradizionale fiore all’occhiello della Royal Navy, non esiste più dal dicembre 1941.
Tratto da www.marina.difesa.it

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    15.8.1914, varo regia nave Cesare Rossarol

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    La regia nave Cesare Rossarol, il 16.11.1918, al termine della guerra, lasciò Pola alle 11.40 del mattino per trasportare a Fiume un ufficiale jugoslavo che avrebbe dovuto convincere le formazioni irregolari serbo-croate a non osteggiare l’occupazione italiana della città.

    Alle 12.45 dello stesso giorno, poco dopo avere doppiato Punta Patera (a poca distanza dalla baia di Lisignano, all’estremità meridionale dell’Istria), mentre gran parte dell’equipaggio pranzava, l’unità urtò una mina a centro nave e si spezzò in due: la poppa affondò quasi subito a perpendicolo sulla superficie del mare, la prua, spinta dall’abbrivio, proseguì per alcune centinaia di metri, affondando quindi a sua volta in men che si dica.
    Il motto della nave, “Ai vostri pezzi, amici”, si riferisce alle parole di Cesare Rossarol, ferito per la difesa di Venezia il 27 giugno 1949, che incitava gli artiglieri a continuare a combattere e a non occuparsi di lui…
    Il relitto del Rossarol, ancora oggi, giace spezzato in due tronconi, su un fondale di 49 metri. Il troncone prodiero, lungo circa 30 metri, giace sul fondale in posizione capovolta, a circa 330 metri di distanza da quello poppiero, che si trova invece in assetto di navigazione.
    Perirono nel disastro 100 uomini (7 ufficiali e 93 tra sottufficiali e comuni) tra di loro il Comandante, Capitano di vascello Ludovico de Filippi, che aveva ceduto il proprio salvagente ad un marinaio che ne era sprovvisto.
    Solo pochi uomini dell’equipaggio sopravvissero.

    Caratteristiche tecniche
    Classe: Poerio.
    Tipo: Esploratore leggero.
    Costruttori: Ansaldo (Sestri Ponente).
    Impostato: 30.6.1913.
    Varato: 15.8.1914.
    Entrato in servizio: 1.8.1915
    Dislocamento: 891 t. (normale) – 1.270 (a pieno carico).
    Lunghezza: 83,1m. (fuori tutto 85m.).
    Larghezza: 8m.
    Apparato motore: 3 caldaie – 2 turbine a vapore.
    Potenza: 24.000 HP – 2 eliche.
    Velocità: 32 nodi.
    Autonomia: 2.400 miglia a 13 nodi.
    Armamento: 6 pezzi da 102/35mm – 2 pezzi da 40/39 mm. – 4 tubi siluri da 450 mm.
    Equipaggio: 129.

    Capitano di vascello Ludovico de Filippi
    Nasce a Torino il 27 settembre 1872 fu un pioniere dell’aviazione della Marina e con grado di Capitano di fregata conseguì il brevetto di pilota su apparecchio Farman a Mourmelon (Francia) il 4 luglio 1910, anche come pilota anche di idrovolante.
    Si evidenzia che le regie navi della Marina “San Marco” e “Roma”, furono destinate a servire come navi appoggio per esperimenti d’aviazione in mare.
    Fu il primo Capo del Servizio aviatorio della Regia Marina.
    Morì il 16 novembre 1918 per l’affondamento della Regia nave Cesare Rossarol.
    Fu insignito della Croce di Cavaliere della Corona d’Italia e decorato con la Medaglia d’Argento al Valore Militare con la seguente motivazione:
    Comandante del Regio esploratore Cesare Rossarol dimostrava bella serenità di animo nell’incoraggiare l’equipaggio della nave che stava affondando. Mirabile esempio di sublime sacrificio, cedeva il suo salvagente ad un marinaio che non sapeva nuotare e nell’atto generoso perdeva la vita”.

    Nel 1919 le famiglie dei marinai del Rossarol eressero un monumento, collocato a Punta Munat, all’ingresso della baia di Lisignano.
    Siamo alla ricerca di foto e notizie del Cannoniere scelto Gaetano Cassese, di Pasquale, nato a Castellammare di Stabia il 19.11.1897. Arruolato nella Regia Marina (C.R.E.M.) viene destinato a bordo del regio esploratore Cesare Rossarol che perse la vita a seguito dell’affondamento della regia nave Cesare Rossarol il 16.11.1918.

    Per saperne di più, si consiglia la lettura di EROI E PIONIERI DELL’ALA (Enea Grassi). Dizionario Biografico dell’Aeronautica Italiana – Milano Arti Grafiche Fratelli Magnani – 1934.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    15.8.1895, la regia cisterna Tevere si incaglia nel Mar Jonio

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    La regia cisterna Tevere era stata costruita nel cantiere Thompson a Northwich ed era stata battezzata con il nome di Voodok. Aveva un dislocamento di 960 tonnellate ed era lunga 46,3 maetri.
    Il 15.8.1895 si trovava in navigazione nel Mar Ionio ma, per le avverse condizioni meteorologiche, si incagliò nella costa nei pressi di Punta Alice.

    Non furono intraprese le operazioni di salvataggio e il giorno 22 si inabissò sotto gli occhi della gente che inerte assistette alla sua lenta agonia.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni

    Luigi Diana (15.8.1947 – 17.3.2017)

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (15.8.1947 – 17.3.2017)

    Ciao Luigi,
    nel percorso della nostra vita talvolta si è costretti a dover affrontare momenti che hanno la parvenza di essere tristi quando una persona a noi cara sembra allontanarsi.
    “Amico” è qualcosa di solito riservato a quelle persone a cui piace interagire con il prossimo e chi ha avuto l’onore ed il piacere di conoscerti sa che è stato un cardine del tuo credo, come del resto per altre persone di buona volontà.
    Tu hai utilizzato anche il mezzo della comunicazione per farti volere bene, e ci sei riuscito benissimo.
    Utilizzare i doni di Dio, come i mezzi di comunicazione, per primo la parola, e quindi il dialogo interpersonale, contribuisce nel sociale, specie nell’associazionismo marinaro, a fare stare bene, senza mai chiedere nulla in cambio.
    Come tutti i marinai di una volta, hai sicuramente vissuta la vita intensamente e fuori dal comune, una vita straordinaria accanto ai tuoi affetti familiari, agli amici e fratelli di A.N.M.I. Sora e quelli internauti.

    Ciao Luigi e grazie per la quotidiana compagnia che non hai fatto mai mancare ai lettori del nostro diario di bordo e, anche se molti non ti conoscevano personalmente, mi sento di dire a nome di tutta la grande famiglia dei marinai, che occuperai per sempre un posto speciale nei nostri cuori.
    Adesso che sei salpato per l’ultima missione, risposa in pace, nel grande mare di Nostro Signore.