Marinai

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    Sergio Ciannamea (Bari, 16.5.1950 – Roma, 3.5.2018)

    a cura Marinaio di Spirito Santo

    (Bari, 16.5.1950 – Roma, 3.5.2018)

    Ciao Sergio carissimo e stimatissimo, riposa in pace fra i flutti dell’Altissimo.
    Non si perdono mai coloro che amiamo, perché possiamo amarli in Colui che non si può perdere.
    Nel percorso della nostra vita talvolta si è costretti a dover affrontare momenti che hanno la parvenza di essere tristi quando una persona a noi cara sembra allontanarsi.
    La voglia di ben figurare come membri della “Grande Famiglia” a cui apparteniamo, ci deve perseguire a perorare il tuo buon esempio.
    Ringraziamo Dio di averci messo “in comunicazione” sullo stesso cammino di saggezza.

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    L’orecchino d’oro dei marinai

    a cura Antonio Cimmino

    L’usanza di portare un orecchino d’oro ai tempi della marineria velica, serviva a mostrare di aver doppiato Capo Horn.
    L’orecchino si poteva portare a destra o sinistra se si era lasciati il Capo a dritta o a sinistra, quindi con maggior rispetto verso chi lo porta a destra, dato che lo aveva superato controvento.
    Secondo un’altra tradizione circa l’usanza dell’orecchino, era quella che sarebbe servito di ricompensa a chi avesse seppellito il marinaio defunto.


    Nella tradizione frase si potevano portare fino a quattro orecchini, ognuno rappresentante un grande Capo (Capo Horn, Capo di Buona Speranza, Capo Leeuwin, Capo Finisterre).
    Più orecchini stavano quindi ad indicare maggiori competenze e anni in mare.

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    I nomi di guerra dei marinai

    di Guglielmo Evangelista (*)

    Una caratteristica dell’antica Marina Militare Piemontese  era il “nome di guerra” che  ricevevano le reclute al momento di indossare la divisa e che sarebbe poi comparso in ogni documento ufficiale.
    Nel mondo di allora la gente si spostava raramente da dove era nata e quindi in ogni paese i cognomi erano sempre gli stessi, ma anche nei nomi di battesimo la fantasia era poca, così che era normale una confusione generale fra gli omonimi, tanto più che gli equipaggi delle navi erano numerosissimi.
    Le cose peggiorarono dopo l’incorporazione del territorio della Repubblica  di Genova decisa dal Congresso di Vienna del 1815 che ampliò notevolmente il litorale continentale.
    Pensiamo con un po’ di ironia ad un immaginario dialogo su una fregata piemontese servendoci di  un cognome tipico, ben noto e tutt’oggi molto diffuso: Garibaldi.
    Un nostromo piomba in un locale pieno di marinai che stanno consumando il rancio o preparando le brande.
    Il nostromo: – Il marinaio Garibaldi si presenti a rapporto!
    – Quale Garibaldi ? Ce ne sono cento.
    – Garibaldi Giovanni!
    – Ma sempre cento ce ne sono!
    – Di Savona!
    A questo punto qualcosa sembra cominciare a risolversi perché ora sono solo tre o quattro uomini che si guardano fra loro, perplessi, ma non succede ancora niente.
    Il sottufficiale si stringe con le mani le tempie e, con uno sforzo di memoria:
    – Garibaldi Giovanni di Giobatta, nonno Amedeo!
    A questo punto, finalmente, il marinaio viene individuato e si presenta.
    Il tutto, ovviamente, in stretto dialetto ligure.
    E’ chiaro che il sistema era macchinoso  e gli ordini potevano essere confusi tra troppi possibili destinatari specialmente in caso di urgenza. Anche la compilazione del ruolino delle competenze o dei turni di guardia non era tanto comoda.
    Si usò per questo il nome di guerra che indicava senza ambiguità ogni persona.
    Il marinaio più famoso, Giuseppe Garibaldi, al momento del suo arruolamento in Marina assunse il nome di Cleombroto, appartenuto a un re spartano morto nella battaglia di Leuttra nel 371 avanti Cristo.

    A questo punto viene da domandarsi come e perché abbia scelto il nome di questo oscuro personaggio: in effetti fra i nomi di guerra degli equipaggi si incontrano con frequenza nomi storici particolarmente  eruditi, ma se ne trovano molti altri,  perfino quelli privi di significato.
    In mancanza di fonti è verosimile che esistessero degli elenchi a cui attingevano direttamente gli interessati o, trattandosi spesso di analfabeti, ci pensavano a imporli gli ufficiali o i sottufficiali secondo il caso o la necessità.
    Il giovane Garibaldi era decentemente istruito, ma certo è ben difficile che fosse ricorso spontaneamente a un nome praticamente ignoto anche a uno studioso di storia antica.
    Tuffandoci fra antichi documenti possiamo fare l’esempio di qualche nome che fu effettivamente adottato. Qualcuno ha un significato chiaro, altri possono essere spiegati, altri ancora, nonostante ogni diligente ricerca, appaiono proprio misteriosi:
    – Amburgo
    – Aleppo
    – Calamaica (Danza ungherese diffusa in Piemonte nell’800)
    – Cherasco (Comune del cuneese)
    – Capurro
    – Diamante
    – Dicerio (Candeliere a due bracci)
    – Dulcino
    – Gioia
    – Latta
    – Lenno (Comune sul lago Maggiore)
    – Quartino
    – Tabeasco

    Sono più facilmente spiegabili i nomi di città e paesi che indicano il luogo di origine della persona oppure scelti come ricordo di qualche luogo visitato, anche lontano, poiché non va dimenticato che quasi tutti gli arruolati erano dei marittimi con alle spalle anni di navigazione.
    Il nome di guerra restava talvolta appiccicato al titolare anche nel caso che proseguisse nella carriera e diventasse sottufficiale.
    Questa consuetudine venne gradualmente meno con il passare del tempo, specialmente dopo che l’introduzione delle navi a vapore che con la ridotta velatura e le grandi ruote laterali  che limitavano il numero delle artiglierie comportarono  una conseguente riduzione degli equipaggi e forse l’adozione divenne facoltativa: negli elenchi dei marinai successivi al 1850 una buona parte di questi – forse i più giovani – sono indicati solo con il normale cognome.


    L’ammiraglio Carlo Pellion di Persano, nel periodo in cui fu Ministro della Marina, lo abolì definitivamente il 28 giugno 1862.

     

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    15.5.1933, varo del regio sommergibile Topazio

    di Carlo Di Nitto

    Il regio sommergibile “Topazio”, classe “600 – serie “Sirena”, dislocava 681/842 tonnellate (emersione/immersione). Era stato impostato il 26 settembre 1931 presso i Cantieri C.N. Quarnaro di Fiume. Varato il 15 maggio 1933, entrò in servizio il 28 aprile 1934.
    Dopo un primo periodo durante il quale fu impiegato in crociere addestrative, allo scoppio della guerra di Spagna venne inviato in quelle acque per partecipare clandestinamente al conflitto.
    Nel giugno 1940, all’ingresso dell’Italia nel Secondo Conflitto Mondiale, faceva base a Tobruk da dove iniziò immediatamente ad operare. Durante una missione, il 12 luglio 1940, avvistò una scialuppa alla deriva con sei superstiti del Cacciatorpediniere “Espero” affondato in combattimento tredici giorni prima. Nei mesi successivi operò attivamente in acque libiche, greche e del Mediterraneo orientale, compiendo diversi arditi attacchi contro formazioni nemiche, subendone la violenta reazione. Nel corso di una missione, affondò al largo di Beirut il piroscafo britannico “Murefte” dopo averlo fatto abbandonare dall’equipaggio.

    Il 10 aprile 1943 mentre si trovava in porto a La Maddalena, durante un violento bombardamento aereo, perse due suoi Marinai (un morto ed un disperso).
    Il 7 settembre 1943, con altri battelli, venne inviato nel Basso Tirreno per contrastare lo sbarco alleato a Salerno. La sera dell’8, a seguito della proclamazione dell’armistizio, ricevette l’ordine di sospendere le ostilità e di dirigere con altri tre sommergibili verso il porto algerino di Bona. Ma nel pomeriggio del 10 perse il contatto con tali unità e da allora non se sono avute più notizie. Informazioni di fonte ufficiale inglese riportano che un aereo il 12 settembre, a 28 miglia a SW da Capo Carbonara, avvistò ed affondò con lancio di bombe un sommergibile che navigava in superficie senza segnali di riconoscimento. Non vi è dubbio che si trattava del “Topazio, ma non si spiega perché si stesse dirigendo con rotta diversa da quella ordinata e avesse ritirato la bandiera nera, dopo due giorni che eseguiva gli ordini.
    Con il battello scomparve l’intero equipaggio, composto da 49 uomini.
    Il suo motto fu : “Virtus in periculis firmior” (Il valore si rafforza nei pericoli).
    ONORE AI CADUTI !

    di Nicola Tucci e Antonio Cimmino

    Questo articolo è dedicato alla memoria di Gaetano Rallo.

    Il 7 settembre ’43, alla vigilia dell’armistizio, il regio sommergibile Topazio lascia La Maddalena per andare a formare, con altri nove battelli, uno sbarramento nel Tirreno meridionale (“Operazione ZETA”) per contrastare le ormai prevedibili azioni degli Alleati.
    L’8 settembre coglie il battello in quelle acque. Lo stesso giorno il Comando dei Sommergibili (MARICOSOM) ordina a tutti i battelli di cessare ogni ostilità, di immergersi subito a 80 metri e di riemergere alle 08.00 del giorno 9, rimanendo poi in superficie con la bandiera nazionale a riva e un pennello nero al periscopio, in attesa di ulteriori ordini; ordini che diranno di dirigere verso Bona (Algeria), avendo sempre ben visibili i segnali di riconoscimento. Cosa che, insieme con altri tre battelli (Diaspro, Turchese e Marea), il Topazio esegue puntualmente nei giorni 9 e 10, come risulta dalle testimonianze rese dai comandanti degli altri sommergibili. Poi, dalla sera del giorno 10, il battello non dà più notizie di sé.
    Nel dopoguerra, dalla documentazione inglese si è appreso che il giorno 12, a circa 28 miglia a sud-ovest di Capo Carbonara (Sardegna), un aereo britannico ha attaccato, colpito e visto affondare rapidamente (nel punto di latitudine 38°39’N e longitudine 09°22’E) un sommergibile che navigava in superficie senza alcun segno di riconoscimento e non in rotta per Bona. Nessun superstite, anche se nel rapporto inglese si riferisce di aver visto alcuni naufraghi in mare.

    La fine del Topazio resta incerta. La cosa più probabile è che l’aereo inglese non abbia visto i segnali di riconoscimento, nonostante questi fossero esposti come prescritto, e abbia così commesso un tragico errore. Ma se il rapporto fosse corretto, perché il battello avrebbe ammainato i segnali e cambiato rotta – E perché dalla sera del 10, per due giorni, avrebbe rotto ogni contatto anche con gli altri tre battelli- D’altra parte, quand’anche avesse deciso, ad un certo punto, di non ottemperare agli ordini di MARICOSOM, perché si sarebbe fatto sorprendere in superficie – Il dubbio rimane.
    Nel corso della sua vita operativa il regio sommergibile Topazio ha compiuto 41 missioni di guerra, percorrendo quasi 26.000 miglia.
    Con il battello sono scomparsi:

    – Ten. Vasc. Pier Vittorio CASARINI, Comandante
    – Ten. Vasc. Bruno CIPRIANI, Ufficiale in 2ª
    – Cap. G.N. Pietro GEMELLARO, Direttore di Macchina
    – S.Ten. Vasc. Aldo MASCARDI
    – Guardiamarina Nicola BATAZZI
    – Asp. Guardiam. Alberto LAURO
    – C°1^ cl. Aldo NICOLAI
    – C°2^ cl. Pietro VIOLA
    – 2°C° Ignazio CATALANO
    – 2°C° Ludovico CICCARELLI
    – 2°C° Bruno DALTO
    – 2°C° Francesco LOVERSO
    – 2°C° Tommaso MARINO
    – Sgt. Carmine APOSTOLICO
    – Sgt. Wilson BORDONI
    – Sgt. Andrea CAFAGNO
    – Sgt. Marco GIAMMANCO
    – Sgt. Fausto PARMEGGIANI
    – Sgt. Silvio SALZILLO
    – Sgt. Umberto STEFANELLI
    – Sc. Carmine BARRA
    – Sc. Gennaro GALDI
    – Sc. Pietro GUIDUCCI
    – Sc. Eugenio MAMINI
    – Sc. Giordano PIVA
    – Sc. Quirino QUAGLIERI
    – Sc. Giacomo TONIUTTI
    – Sc. Antonio USAI
    – Com. Sante ALBERTI
    – Com. Eugenio BATTISTINI
    – Com. Attilio BOREANAZ
    – Com. Miro BUHA
    – Com. Giuseppe CESARIA
    – Com. Giuseppe COSENTINO
    – Com. Bruno FERUGLIO
    – Com. Emilio GAMBACURTA
    – Com. Giuseppe GAMBARANA
    – Com. Vincenzo GIOIA
    – Com. Aldo LAGOMARSINO
    – Com. Marico LAZZARINI
    – Com. Gaetano MILONE
    – Com. Luigi NOVELLINO
    – Com. Bartolomeo RAFFAELE
    – Com. Rino ROMANI
    – Com. Giovanni SBLENDORIO
    – Com. Orazio SGROI
    – Com. Vito STUCCI
    – Com. Bartolomeo TEDESCO
    – Com. Antonio TUCCI
    Onore a Loro!

    Gaetano Rallo
    di Antonio Cimmino

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Gaetano Rallo marinaio marinaio sommergibilista di Castellammare di Stabia, imbarcato sul regio sommergibile Topazio per tutta la durata delle ostilità, sbarcò fortunatamente pochi giorni prima dell’affondamento dell’unità.
    Quell’errore di messaggistica gli salvò la vita.
    Il regio sommergibile Topazio fu affondato da un aereo inglese il 12 settembre 1943 nel Canale di Sicilia
    …4 giorni dopo la firma dell’armistizio!

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    Corrado Boggio (Strona, 15.5.1880 – Mare, 5.8.1915)

    a cura Antonio Cimmino

    (Strona, 15.5.1880 – Mare, 5.8.1915)

    Corrado Boggio, di Maurizio e di Primitiva Viola, nasce a Strona (in provincia di Novara) il 15 maggio 1880.
    Entra nella Regia Accademia Navale il 20 agosto 1898. E’ nominato:
    – Guardiamarina il 14 novembre 1901;
    – Sottotenente di Vascello il 4 agosto 1904;
    – Tenente di Vascello  il  9 dicembre 1909.

    Inviato in Cina agli inizi del 1900, ebbe il comando del forte di Takon durante la Rivolta dei Boxer, quando l’Italia inviò contingenti militari e navi. In questo incarico dimostrò competenza e coraggio ricevendo elogi.

    Tornato in Patria, da giovane STV, fu destinato all’istruzione dei giovani Allievi della Regia Accademia navale.
    Allo scoppio della guerra italo-turca (1911-1912) ebbe un encomio solenne perché “nell’esercizio del Comando militare del piroscafo requisito Washington. diede prova di tatto ed energia, compiendo molto lodevolmente le missioni affidategli durante la guerra”.
    Dopo un imbarco come ufficiale di rotta sulla corazzata Dante Alighieri, dispiacendo il suo comandante che lo apprezzava per la sua professionalità, chiese di passare ai sommergibili.


    Lo scoppio della Prima Guerra  Mondiale vide il Tenente di Vascello  Boggio imbarcato sul regio sommergibile Nereide (comandato dal Capitano di Corvetta Carlo Del Greco, poi decorato con M.O.V.M.) facente parte della III Squadriglia Sommergibili di stanza a Brindisi.
    La storia  del Nereide è nota, fu silurato ed affondato dal sommergibile austro-ungarico U5 il 5 agosto 1915, portando in fondo al mare il Comandante Del Greco, il T.V. Boggio, 5 Sottufficiali, 12 tra Sottocapi e Comuni ed 1 operaio dell’Arsenale di Venezia.

    In suo onore gli fu dedicata la Caserma Sommergibili costruita a Scoglio Olivi nella base navale di Pola italiana. La caserma fu distrutta dai bombardamenti sulla città del 1944. Di essa non si hanno immagini, però compare in alcuni fotogrammi del film Alfa Tau.

    A Corrado Boggio fu conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:
    All’alba del 5  agosto 1915, in vicinanza della spiaggia di Pelagosa, di fronte all’improvviso comparire di un sommergibile austriaco a breve  distanza, che rappresentava sicura morte, senza esitazione e con sublime sacrificio della propria vita, assecondava il comandante del sommergibile su cui era imbarcato nel tentativo pericoloso di offendere il  sommergibile nemico”.
    Precedenti incarichi
    – Comandante Forte di Takon in Cina (Rivolta dei Boxers;
    – Comandante militare del piroscafo Washington requisito dalla Regia Marina durante la guerra italo-turca (1911-1912);
    – Ufficiale di rotta sulla regia corazzata Dante Alighieri;
    – Ufficiale su regio sommergibile Nereide.