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3 marzo 1977, Corso Invicti

di Paolo Polidoro (*)

Buongiorno Ezio,
il 3 marzo 2024 ricorre purtroppo l’anniversario della tragedia del Monte Serra.
Sono trascorsi  45 anni.
Come sai in quel terribile incidente perirono 38 miei compagni di corso, il nostro sottordine S.T.V. Attramini e l’equipaggio A.M.I. del C130 Hercules.
Rovistando nei cassetti della memoria ho trovato alcuni ricordi di quel giorno e dei momenti successivi che ti allego per una tua eventuale pubblicazione, se la ritieni opportuna, nella rubrica “la voce del marinaio”.
PS: Allego foto della bandiera del corso INVICTI. La bandiera su sfondo azzurro (colore del Corso)al centro una spada verticale simbolo di nobiltà d’animo divide in due uno stemma che a destra mostra una lira greca (nella cui costellazione c’è la stella Vega, Vega 10 era il nome del C130, a significare la parte del corso sacrificata nella sciagura. Mentre la parte sinistra rappresenta la parte restante del corso. La prora di una nave vichinga a rappresentare il corso che naviga con il Vespucci nei mari del Nord Europa. La parte destra in alto riporta due lesioni a significare la mutilazione causata dalla perdita dei 30 allievi.
Grazie
affettuosi saluti
Paolo

Era il 03 marzo del 1977, un giovedì come tanti
e come di consueto in quel periodo dell’anno si prospettava un pomeriggio diverso per alcuni allievi della prima classe dell’Accademia Navale di Livorno.
Ricordo come fosse ora.
La sala mensa gremita per la 2^ colazione, e nella sua maestosità era densa e vibrante del vociare concitato e rumoroso degli allievi che a tavola trovavano istanti di riposo e sfogo, dopo una lunga e frenetica mattinata iniziata di buon’ora, prima di rituffarsi nelle innumerevoli attività pomeridiane.
Tra quella moltitudine c’erano pure loro, i 38 ragazzi della prima classe, eccitati e raggianti per la nuova esperienza che li attendeva. Hanno mangiato velocemente e si sono alzati prima senza attendere la conclusione dei loro compagni perché li aspettavano all’aeroporto di Pisa e quindi dovevano affrettarsi, il decollo era programmato alle 1500.
L’ultimo boccone di corsa, la frutta in tasca…”la mangio dopo“.mi dice Alberto.Una pacca sulla spalla del vicino, una stretta di mano al volo: “mi raccomando divertitevi “gridano dai tavoli e qualcuno risponde: “si, ma tu aspettami stasera che andiamo in franchigia assieme“.
Con la “pizza” sotto il braccio si presentano trafelati al Direttore di mensa…uno, due  e tanti i colpi di tacco e …via di corsa.
Li accompagno con lo sguardo e vedo uno dopo l’altro: Alberto, Corrado…Matteo, scomparire in fondo alla sala trafitti dai raggi di sole che dal mare attraversano la grande vetrata posta alle spalle del tavolo principale.
Tutto regolare, tutto appariva normale… nell’aria si cominciavano ad assaporare i primi vagiti di una tiepida primavera che avrebbe reso ancora più emozionante e rilassante quel primo battesimo di volo su un C 130 Hercules dell’AMI.
Era il 03 marzo del 77 anche in Accademia il pomeriggio si srotolava secondo il solito programma. Al termine delle attività a Stadio, merenda e un po’ di ripasso a Studio 1 in attesa del rientro degli amici da Pisa.
Ma….all’imbrunire uno strano silenzio avvolse l’Istituto fino a quando risuonarono i richiami in piazzale per una improvvisa assemblea straordinaria della sola prima classe.
Nel mentre scendiamo e passiamo in riga per sezioni, sorpresi e curiosi, trapelano frasi strane, mezze parole. Ci dicono: “al momento non ci sono notizie certe ma pare si sia verificato un incidente vicino l’aeroporto di Pisa dalle parti del Monte Serra”Telefonate a casa e tranquillizzate i vostri genitori.”
Poi l’incredulità … e quindi ricordo lo sgomento, ed una disperazione profonda che ci colpì e mi travolse in quegli istanti e nei giorni successivi.
Nella mente come flash accecanti: la veglia notturna nella Palestra ed il giorno dei funerali lo strazio di quelle 44 bare (38 allievi, il STV Attramini, il nostro sottordine alla classe e 5 membri dell’equipaggio) allineate nel piazzale che fino a poche ore prima aveva visto quei ragazzi correre e vivere felici con i problemi e la spensieratezza dei diciottanni.
E lo Studio 1…il mio box svuotato …ricordo che io e Claudio sedendoci ai nostri “banchini” ci guardammo attoniti e sbigottiti nell’immensità di quel vuoto…ben 7 compagni non erano tornati.
Quel pomeriggio del 03 marzo del 1977, il destino del Corso era segnato. La luce di vita si era spenta in modo definitivo dal cuore e dagli occhi di quei 38 ragazzi, dei loro genitori, dei loro cari e di tutti i loro compagni di Corso sopravvissuti.
Dopo 44 anni il Monte Serra, triste e sconosciuto monte ai più, rimane il luogo di unione permanente tra il blu del mare agognato e l’azzurro del Cielo improvviso del Corso INVICTI.

(*) per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.


di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra



Anche quest’anno si svolgerà la cerimonia sul Monte Serra per ricordare e celebrare i 44 ragazzi che quel tragico 3 marzo 1977 perirono a causa dello schianto a bordo del quadrimotore da trasporto Lockheed C 130  “Herkules” della 46^ Aerobrigata.

I funerali si svolsero il 5 marzo in forma solenne nel Piazzale del Brigantino all’interno dell’Accademia Navale di Livorno alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone. In quel funesto giorno, trentotto allievi dell’Accademia Navale di Livorno appartenenti al corpo dello Stato Maggiore della Prima Classe, accompagnati dal sottotenente di vascello Emilio Attramini, cessarono il sogno di proseguire una carriera di marinai. Al giuramento della nuova prima classe, il corso Invicti defilò lasciando nei ranghi i posti che i loro compagni avrebbero dovuto idealmente occupare in quell’occasione, facendoli così in qualche modo ritornare in mezzo a loro. Era il 4 dicembre 1977.


Anche i commilitoni degli allievi scomparsi nell’estate del 1977, al termine della Campagna Addestrativa a bordo della Nave Scuola Amerigo Vespucci, per ricordare la tragedia che aveva colpito il loro Corso, strapparono il lembo inferiore della loro bandiera e scelsero, come nome del loro corso quello di Invicti.

Qualche anno fa alcuni vandali, ma sarebbe meglio definirli bastardi sciacalli, spaccarono un vetro e forzarono la teca per rubare una sciabola appartenente a uno dei cadetti periti nel tragico incidente, profanando così il mausoleo dedicato ai 38 cadetti e ai 6 membri dell’equipaggio.
Sappiano, questi bastardi, che il ricordo dei cari estinti lo portiamo nel cuore e i ricordi sono patrimonio di chi li serba.
Noi marinai ricordi come questi li custodiamo gelosamente affinché non diventino oblio. Siamo legati fra di noi, con una cima non materiale ma di ideali che, pur se non visibile ai più, è sicuramente molto più salda e forte di tante altre. Loro sono e saranno sempre con noi e vorrei ricordarli uno per uno tutti, i 44 ragazzi chiamandoli singolarmente affinché ognuno di loro senta la nostra considerazione e si senta in mezzo a noi.
Un popolo che non arrossisce più per la vergogna è un popolo destinato a scomparire.

I caduti dell’incidente
Equipaggio: Massimo Proietti, Simone Murri, Paolo Casella, Antonio Semplici, Silvio Pieretti.
Passeggeri: Emilio Attramini, Salvatore Caputo, Giuseppe D’Alì, Sandro De Angelis, Antonio Giallonardi, Vincenzo Gaglio, Giovanni Castaldi, Claudio Giordano Lorano Gnata, Paolo Lamina, Maurizio Lucibello, Stefano Maranci, Massimo Marchiano, Fedele Marrano, Giorgio Marzocchi, Silvio Massaccesi, Carlo Mastrocinque, Giovanni Memoli, Miguel Angel Mekinez, Giuseppe Minelli, Alessio Musolino, Luca Nassi, Alessandro Perazzolo, Giancarlo Poddighe, Alberto Pispero, Michele Portoghese, Vittorio Pozzi, Luca Quattrini, Massimo Raffa, Sergio Rigoni, Roberto Rossi, Adolfo Russo, Emanuele Salvadori, Domenico Savoldi, Giampiero Scialanga, Matteo Stramacchia, Davide Tomatis, Corrado Verdone, Guido Verna.

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