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    20.7.1920, viene consegnata regia nave Bari

    di Carlo Di Nitto

    Il regio incrociatore “Bari”, dislocava 5252 tonnellate a pieno carico. Ex germanico “Pillau”, era stato impostato nei Cantieri Navali tedeschi Schicau di Danzica nel mese di aprile 1913 per conto della Marina Imperiale Russa e varato l’11 aprile 1914 con il nome di “Muraview Amurski”. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale venne requisito, completato e incorporato nella Marina Tedesca con il nome di “Pillau” entrando in servizio il 14 dicembre 1914.
    Prese parte alla Prima Guerra Mondiale operando intensamente nel mare del Nord e nel mar Baltico. Dal 31 maggio al 1º giugno 1916 l’incrociatore prese parte alla Battaglia dello Jutland.
    Dopo la fine della guerra e la caduta dell’Impero tedesco, il Pillau prestò brevemente servizio nella neo costituita Reichsmarine, venendo posto in riserva il 31 marzo 1919.  Il 5 novembre successivo fu radiato per essere consegnato alle potenze dell’Intesa, vincitrici del conflitto. La consegna all’Italia avvenne il 20 luglio 1920 nella base francese di Cherbourg. L’unità venne ufficialmente incorporata nella Regia Marina il 19 settembre 1920. Rimorchiato a Taranto, venne sottoposto a intensi lavori di riparazione e riadattamento. Rimesso in efficienza, entrò in servizio attivo il 21 gennaio 1924. Negli anni successivi effettuò normale attività di squadra, partecipando a numerose esercitazioni e crociere di rappresentanza.
    Il 23 aprile 1931, fu destinato a Venezia come nave scuola Meccanici. Nel 1934, passato in disponibilità, fu sottoposto a lavori di ammodernamento e trasformazione. Venne quindi destinato in Africa Orientale fino all’8 maggio 1938.
    Sottoposto nuovamente ad importanti lavori, all’inizio del Secondo Conflitto mondiale si trovava a Taranto, e poi a Brindisi, dove effettuò servizi di sorveglianza e difesa antiaerea.

    (Regio Incrociatore leggero “Bari” foto scattata verosimilmente nel porto di Zara)

    Nel maggio 1941 partecipò all’occupazione dell’isola di Cefalonia e fu quindi destinato a Patrasso. Da questa base, il “Bari” effettuò missioni di scorta convogli e di bombardamento sulle le coste greche contro posizioni di partigiani greci.
    Il 1° giugno 1942 rientrò in Italia e nel novembre successivo appoggiò gli sbarchi italiani a Bastia per l’occupazione della Corsica.
    Nel gennaio 1943 fu trasferito a Livorno per essere sottoposto ad ulteriori lavori di trasformazione. Qui, il 28 giugno 1943, venne pesantemente colpito e gravemente danneggiato da un bombardamento aereo statunitense. Due giorni dopo fu spostato in acque basse ma, per i gravi danni subìti anche alla carena, si inclinò ed affondò adagiandosi sul fondale.
    Dopo l’armistizio, il relitto fu sabotato e ulteriormente danneggiato per evitarne la cattura; nonostante ciò, le forze tedesche lo demolirono parzialmente nel corso del 1944 per recuperarne prezioso materiale.
    Radiato dai quadri della Regia Marina il 27 febbraio 1947, quanto restava del Bari fu riportato a galla il 13 gennaio 1948 e definitivamente demolito.
    Il suo motto fu “Signum victoriae victoriam teneat” (Il simbolo della vittoria sia di vittoria auspicio).

    a cura Antonio Cimmino e Gennaro Ciccaglione

    Il regio esploratore Bari, impostato dalla Marina zarista e varato nel 1914, fu requisito dalla Germania. Consegnato all’Italia come bottino di guerra nel 1920, fu bombardato il 28 giugno 1943 a Livorno.
    Sotto bandiera germanica, si chiamava PILLAU, prese parte alla Battaglia dello Jutland.
    Nel giugno 1928 faceva parte dell’equipaggio, per servizio di prima nomina, il Guardiamarina Mario MILANO da Termoli (CB), che affonderà con la nave di cui era comandante (R.C.T. FULMINE) durante la battaglia per il convoglio Duisburg (9 novembre 1941) e sarà decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria.
    Nel corso del bombardamento di Livorno del 28 giugno 1943 fu danneggiato ma non affondato, tanto da essere portato su un fondale basso. Fu poi sabotato per gli eventi dell’8 settembre, radiato nel febbraio 1947, riportato a galla il 13 gennaio 1948 e demolito.

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    Domenico Cavagnari (Genova, 20.7.1876 – Roma, 2.11.1966)

    di Giorgio Gianoncelli

    (Genova, 20.7.1876 – Roma, 2.11.1966)

    “La guerra che inizia oggi impegnerà duramente la Marina. Abbiamo di fronte due delle più potenti flotte del mondo, e dietro di esse due popoli di antica tradizioni marinare, ricchi di armi e di ogni risorsa”.

    Domenico Cavagnari nasce a Genova il 20 luglio 1876, entra alla Regia Accademia Navale di Livorno il 3 novembre 1889 all’età di dodici anni, termina il corso di studi ed è nominato Guardiamarina del Corpo di Stato Maggiore nell’anno 1894 e il primo agosto 1895 è in servizio operativo.
    Il neo ufficiale segue tutta l’evoluzione della giovane Marina, lunghi periodi d’imbarco con numerose missioni all’estero e incarichi importanti a terra.
    Nel 1912 da Capitano di Corvetta al comando della cannoniera “Archimede” è destinato a Costantinopoli con l’incarico di Addetto Navale Italiano.
    Nella Grande Guerra è al Comando della 6° Squadriglia Torpediniere per la difesa marittima di Venezia e nel 1916 è gratificato di una M.A.V.M. per “importanti azioni di guerra”.
    Nel 1917 è promosso Capitano di Fregata e per l’assistenza ad un MAS nel forzamento di una difesa austriaca si guadagna la seconda M.A.V.M. e diventa Capo di Stato Maggiore dell’Amm. Paolo Thaon di Revel per la difesa marittima di Venezia. Dopo la Ritirata di Caporetto (novembre 1917), ritorna al comando in mare su nave “Orsini”.

    Nel 1918 è promosso Capitano di Fregata. Nella notte del 2 luglio ha uno scontro a fuoco con alcuni Caccia austriaci. Mette a segno alcuni colpi e gli austroungarici in rapida fuga nel buio della notte.
    Il 4 novembre 1918 poche ore prima della resa dell’agguerrito contendente, con intuito patriottico e… diplomatico, con nave “Orsini” occupa il porto di Lussinpiccolo (Fiume), città ambita dagli anglo-francesi come loro base logistica.
    Verso la ne dell’anno 1919 è Vice direttore del Regio Istituto Idrografico di Genova, incarico che mantiene fino al mese di novembre 1922, poi, assume l’incarico di Capo di Gabinetto del Ministro della Marina Ammiraglio Paolo Thaon di Revel, incarico che mantiene no al mese di febbraio 1925. Seguono vari imbarchi con campagne addestrative.
    Nell’anno 1923 per i trascorsi in guerra e l’intensa attività di riordino della Marina, è insignito dell’Ordine Militare dei Savoia.
    Il 15 dicembre 1927 è promosso contrammiraglio con destinazioni a terra e il 21 ottobre 1929 è al comando della Regia Accademia Navale di Livorno.
    È Promosso ammiraglio di divisione il 21 dicembre 1930.
    Lasciato il comando dell’Accademia nel gennaio 1932 assume il comando dell’incrociatore “Trento” per un’importante missione in Cina in sezione con il Caccia “Espero”.
    Il 1° giugno 1934 è Capo di Stato Maggiore della Regia Marina e Sottosegretario di Stato con il Capo del Governo, Ministro ad interim della stessa.
    Al fianco di un… testone come Mussolini, l’ammiraglio Cavagnari regge le sorti della Regia Marina come…può, si scontra con i suoi migliori colleghi, ma la lotta dura è sempre quella per gli aerei, lotta vinta dai Generali dell’Aviazione sostenuti dai gerarchi del regime perché ad essi gli aerei servono per… giocare, mentre all’Ammiraglio servirebbero per combattere meglio una guerra nata precaria.
    Dopo i primi … incontri sul mare con gli agguerriti avversari, in particolare dopo la notte di Taranto (11 novembre 1940), la posizione ministeriale del Capo di Stato Maggiore traballa e nei bruni uffici del Ministero qualcuno prepara la… liquidazione sui due piedi del caratteriale ma onesto Capo della Regia Marina che, anche lui come i suoi colleghi che lo contestano, vuole la portaerei e gli aerei in dotazione alla Squadra Navale per mettere in condizione gli Equipaggi di non morire perché… bersaglio facile nel mirino dell’avversario.
    Domenico Cavagnari, rigido ufficiale, forse anche troppo, non è riuscito ad avere la portaerei e nemmeno gli aerei già di proprietà della Marina, macchine belliche necessarie per affrontare con maggiore sicurezza gli eventi della guerra ed anche salvare molte giovani vite umane e non solamente Marinai; per le bizze mussoliniane non ottiene il necessario, in compenso, nel dopoguerra è aggredito da aspre critiche e accuse, secondo me, esagerate per non dire ingiuste.
    All’ammiraglio d’Armata Domenico Cavagnari subentra l’ammiraglio designato d’Armata Arturo Riccardi, e la guerra continua.
    Muore a Roma il 2 novembre 1966.

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    Luigi Verde (16.7.1816, Bosco Marengo (AL) – Mare, 20.7.1866)

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra e Carlo Di Nitto

    (16.7.1816, Bosco Marengo (AL) – Mare, 20.7.1866)

    Biografia
    Luigi Verde nacque il 16 luglio 1816 da Pietro e Isabella Zanetti ambedue appartenenti ad agiate famiglie di Bosco Marengo (Alessandria). Diplomato in Chirurgia nel luglio del 1831 (si trattava del Baccellierato, primo titolo per il conseguimento della laurea) e laureato in Medicina nel maggio del 1839. Luigi Verde scelse di servire il proprio Paese arruolandosi nella Real Marina in qualità di Chirurgo Supplente provvisorio il 16 febbraio del 1842.
    I primi imbarchi: la campagna nel Pacifico della regia nave Eridano
    Nella Real Marina sarda Luigi Verde si trovò subito in un ambiente adatto a consolidare i suoi entusiasmi: strutture organizzative efficienti, buona qualità navi e degli equipaggi, un lavoro a lui congeniale da cui via via otterrà ampi riconoscimenti. Il 4 aprile del 1842 s’imbarcava sulla fregata Euridice che dislocava 1.440 tonnellate, aveva un equipaggio di 339 uomini e 60 cannoni.
    L ‘unità era diretta nell’America meridionale per la protezione delle colonie commerciali liguri e toccò i porti di Rio de Janeiro e Montevideo, stazionandovi a lungo. Lasciò l’unità il 7 gennaio del 1844 per imbarcare sul brigantino Eridano di 450 tonnellate, da poco giunto a Buenos Aires, comandato dal conte Carlo Pellion di Persano, che stava per iniziare un’impegnativa crociera nell’Oceano Pacifico. Certo questa fu per lui un’ esperienza di notevole peso formativo: la vita in mare educa alla convivenza in spazi limitati, apre la mente alla curiosità per genti e paesi sconosciuti, suggerendo confronti; per i medici poi è un impegno personale diretto ad affrontare i problemi sanitari e psicologici che si possono presentare a bordo, nei modi e nelle forme più svariate. Il bastimento a vela Eridano richiedeva un maggiore impegno sia per le manovre sia per i lunghi tempi di permanenza in mare e doveva altresì affrontare delle realtà ben diverse da quelle delle navi a vapore, soprattutto nel viaggio in Pacifico, lontano da qualsivoglia struttura ospedaliera terrestre.
    Il problema sanitario a bordo e la campagna navale in Adriatico del 1848-1849
    Occorre precisare che le dotazioni sanitarie di bordo dei vascelli del Regno sardo erano considerevoli, la gamma dei farmaci molto ampia. Molto dettagliate erano le norme sull’igiene dei locali, la conservazione dell’acqua potabile e il confezionamento dei cibi. In quel tempo, durante le traversate, due in particolare erano le malattie legate all’ambiente di bordo assai temute: lo scorbuto e le cosiddette “febbri putride”. Lo scorbuto insorgeva in conseguenza della protratta mancanza di viveri freschi nelle lunghe navigazioni senza possibilità di scalo intermedio per il conseguente deficit alimentare della vitamina C, le cui proprietà erano allora poco conosciute.
    La malattia si manifestava con infiltrazioni emorragiche dei tessuti, caduta dei denti, dimagrimento, grande stanchezza, inappetenza e facilità di infezioni che portavano poi non infrequentemente alla morte. Le “febbri putride” erano in realtà febbri di tipo tifoide (le attuali salmonellosi) o il vero e proprio tifo (definito allora febbre maligna pestilenziale).
    Questa patologia era favorita dalle scadenti condizioni igieniche, dalla impropria conservazione dell’acqua e degli alimenti, dalle stesse carenze vitaminiche, dalla promiscuità abitativa favorente il contagio e da altri fattori concomitanti quali l’ ambiente climatico. Dalle relazioni del comandante della nave non emergono episodi sanitari di rilievo, circostanza fortunata ma attribuibile anche all’attente vigilanza sull’igiene di bordo e sulla salute dell’equipaggio che era specifico compito del sanitario responsabile. Tra il marzo del 1846 ed i primi di maggio dell’anno successivo Luigi Verde, promosso chirurgo di 2a classe ed ormai effettivo in Marina fu destinato sui piroscafi Archimede, Gulnara (adibito in quel periodo al Servizio Postale di Stato tra Genova e la Sardegna) e Tripoli.
    L’imbarco sulla fregata San Michele dal 14 maggio 1847 al 26 0ttobre del 1849 costituì il primo dei tre periodi decisivi della sua vita. La nave, al comando del capitano di vascello Giorgio Mameli, dopo aver compiuto una crociera verso i mari del nord toccando i porti di Malaga, Brest, Copenhagen, Kronstdat, Stoccolma e sulla via del ritorno Falmouth, venne destinata ad operare in Adriatico insieme ad altre unità per la difesa di Venezia insorta.
    L’armistizio di Salasco nell’agosto del 1848 costrinse le unità a ritirarsi in Ancona dove rimasero inattive fino all’aprile de1 1849. Dopo la prima guerra d’indipendenza, Verde, nominato chirurgo di 1a classe, si imbarcò prima sul piroscafo Authion, un avviso a ruote che espletava Servizio Postale di Stato, e poi nel giugno del 1851 sulla R. fregata Des Geneys, che effettuò una crociera nel Mediterraneo centrale toccando i porti di Malta, Tunisi, Golfo Palmas, Cagliari e Genova. La promozione a medico di fregata di 2a classe (15 luglio 1853) lo vide prima impegnato quale capo servizio sanitario sulla R.Nave Eridano che compì in quel periodo una crociera di istruzione, successivamente sulla regio pirofregata Costituzione.
    La guerra di Crimea – Luigi Verde diventa Capo del Corpo Sanitario
    Luigi Verde sbarcato dalla Costituzione, il 20 febbraio del 1855 venne assegnato sulla regio pirofregata Governolo. L’unità al comando del capitano di fregata Giovanni Battista Albini era pronta a fare rotta per la Crimea assieme ad altri 16 vascelli che componevano la Divisione navale, che avrebbe partecipato alla guerra della Russia contro la Turchia a fianco degli alleati di quest’ultima insieme ai francesi ed agli inglesi. I nemici più pericolosi per gli alleati nella Campagna di Crimea non furono i russi ma le malattie: colera, dissenteria, scorbuto, tifo, vaiolo, congelamento, fortissima mortalità post-operatoria (72%). Basti pensare che su 309.000 effettivi vi furono 95.000 decessi. Anche in campo italiano alta fu la mortalità per queste malattie e Luigi Verde anche in quella circostanza fu chiamato a dare prova della sua professionalità ad abnegazione nella assistenza e nella cura degli ammalati e dei feriti.
    Sempre intento ad unificare le varie parti del servizio marittimo, per informarle ad un solo concetto, e desideroso di fondere prontamente i personali provenienti dalle nuove Provincie con quelli che già esistevano nell’antica Marina dello Stato, il riferente provvide perché fosse data opera anche al riordino del Servizio e del Personale sanitario marittimo conforme alle nuove condizioni in cui trovasi la Marina dello Stato, posciachè le varie parti d’Italia, ed in specie quelle del mezzodì convennero al consorzio delle Provincie sorelle, e una nuova era spuntò per la Marina italiana“.
    Così inizia la relazione di Cavour a S.M. il re Vittorio Emanuele II sul nuovo Ordinamento del Corpo e del Servizio Sanitario per la Real Marina, approvato poi con Regio Decreto il 1° aprile 1861. Il nuovo Ordinamento istituiva la figura apicale di Ispettore (che faceva parte del Consiglio Superiore Militare di Sanità) e Luigi Verde ne assunse l’incarico il 1° gennaio 1862. Il 21 aprile dello stesso anno il Servizio Sanitario della Marina veniva reso completamente indipendente da quello dell’Esercito.
    Imbarcato sulla corazzata “Re d’Italia”, scomparve il 20 luglio 1866 durante la Battaglia di Lissa per l’affondamento dell’unità, speronata dalla corazzata austriaca “Ferdinand Max”.

    La regia nave cisterna per acqua “Luigi Verde”, classe “Pagano”, dislocamento 1454 tonnellate, fu costruita nei cantieri “Orlando” di Livorno. Varata il 12/07/1877, entrò in servizio il 21/3/1879.
    Le fu assegnato il nome di Luigi Verde, ufficiale medico capo – squadra che, imbarcato sulla corazzata “Re d’Italia”, scomparve il 20 luglio 1866 durante la Battaglia di Lissa per l’affondamento dell’unità, speronata dalla corazzata austriaca “Ferdinand Max”.
    Luigi Verde fu un uomo di scienza che tanto si era prodigato per la cura e lo studio delle malattie tipiche della gente di mare (avitaminosi, scorbuto, tifo e paratifo).
    Questa nave fu adibita sempre a servizi ausiliari di rifornimento acqua alle navi di squadra e, per qualche tempo, venne destinata agli stessi compiti ma nelle turbolente acque coloniali del Mar Rosso, come dimostra la pitturazione bianca che la distingue in questa foto.
    Nel 1921 venne rinominata “Malamocco”.
    Fu radiata il 21/08/1924.

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    Giuseppe Piro (20.7.1950 – 30.12.2016)

    (20.7.1950 – 30.12.2016)

    Addio signore dei mari,
    anche se molti di noi, come me, non ti conoscevano, mi sento di dire a nome di tutta la grande famiglia dei marinai, che occuperai per sempre un posto speciale nei nostri cuori.
 Come tutti i marinai, anche se la tua vita non e’ stata lunga l’hai sicuramente vissuta intensamente e fuori dal comune, una vita straordinaria come la tua fine terrena, tra cielo e mare.
 Un abbraccio grande, profondo e trasparente a te, che ci vegli dalla plancia di comando, come quel mare che ci portiamo dentro e che nessuno mai potrà inquinarci.

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    20.7.1866, le regie navi Re d’Italia e Palestro e la battaglia di Lissa

    di Carlo Di Nitto e Claudio Confessore

    …l’infausta giornata di Lissa e dei caduti delle regie navi Re d’Italia e Palestro.



    Nell’immagine, l’affondamento della regia nave “Re d’Italia” nel dipinto di C. Frederik Sorenson conservato nell’Heeresgeschichtliches Museum di Vienna.

    Il dipinto mostra la nave mentre affonda dopo essere stata speronata dalla “Ferdinand Max”, nave ammiraglia dell’Ammiraglio Wilhelm von Tegetthoff.
Negli avvenimenti di Lissa, svoltisi fra il 17 ed il 20 luglio 1866, si sono svolte due distinte azioni nelle quali l’eroismo di ufficiali, di sottufficiali e di semplici marinai ha posto un suggello di gloria con mirabili esempi di coraggio, forza d’animo ed ardimento al risultato definitivo dell’azione.

    Il 19 luglio l’armata navale italiana procedeva al bombardamento delle opere fortificate dell’isola per render facile lo sbarco dei reparti di occupazione che sarebbero dovuti sbarcare la stessa sera e il mattino dell’indomani.

    La Corazzata Re d’Italia rimase isolata fra le navi austriache e, dopo avere schivato l’attacco, non poté più sfuggire a quello dell’Unita Ferdinand Max, ammiraglia di Tegetthoff che la speronava, in breve tempo si capovolse nel gorgo del mare dando iniziò alla tragedia.
    Onore a tutti gli oltre 620 Caduti di Lissa.

    La battaglia di Lissa
    di Claudio Confessore

    Secondo alcune fonti storiche a Lissa gli austriaci ebbero 38 morti, 138 feriti e nessuna unità persa in combattimento, mentre gli italiani 620 morti, 161 feriti e l’affondamento di due unità corazzate, la Re d’Italia e la Palestro.

    Ad esclusione dei feriti di cui non ci sono in ambito italiano fonti che confermano il numero, per quanto concerne le vittime riporto il seguente specchietto tratto dall’Albo d’Oro della Marina Militare.

    Ai richiedenti possiamo fornire anche i nominativi di tutti deceduti. I dati sono ricavati dall’Albo d’Oro della Marina Militare.

    Tommaso Costa di Arielli
    a cura Roberto Tento (*)

    (Napoli, 4.11.1836 – Mare, 20.7.1866)

    L’alfiere di vascello Tommaso Costa Di Arielli nasce a Napoli il 4 novembre 1836. Nominato Guardiamarina nel 1854, Alfiere di vascello nel 1859, nel 1866 era imbarcato sulla regia corazzata Re D’Italia.
    Partecipò alla battaglia di Lissa dove trovò la morte nell’affondamento della nave il 20 luglio  1866. Morirono, insieme a Costa, altri due giovani ufficiali provenienti dalla Marina del Regno delle due Sicilie, i tenenti di vascello Ernesto Viterbo e Giuseppe Serra.

    (*) per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

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    Vinicio Poggiani (Chianciano, 20.7.1922 – Leros, 15.11.1943)

    di Antonio Cimmino

    banca-della-memoria-www-lavocedelmarinaio-com(Chianciano, 20.7.1922 – Leros, 15.11.1943)

    …quelli che non si arresero a Leros.

    antonio-cimmino-per-www-lavocedelmarinaio-com_1Il marinaio cannoniere Vinicio Poggiani nasce a Chianciano il 20.7.1922. Giovanissimo si arruolò nella Regia Marina.
    Dopo l’8 settembre 1943, i marinai e altri militari destinati a Leros, opposero una strenua resistenza ai tedeschi che scatenarono l’inferno sull’isola greca. Le incursioni aeree ed i bombardamenti iniziarono il 26.9.1943 con l’affondamento del cacciatorpediniere greco “Vassilissa Olga” e di quello inglese “Intrepid” nel porto di Lakki da parte di cacciabombardieri tedeschi.
    I bombardamenti durarono complessivamente 54 giorni. Dopo 1332 incursioni aeree il 12.11.1943 i tedeschi sbarcarono nella parte nord dell’isola, appoggiati da lancio di paracadutisti. Dopo 100 ore di dura battaglia, i tedeschi occuparono interamente l’isola e vi rimasero fino al maggio del 1945.
    Vinicio Poggiani combatté con coraggio ed accanimento nella sua postazione (Batteria antiaerea PL 127) e, quando i paracadutisti tedeschi sbarcarono sull’isola li affrontò, fino all’esaurimento delle munizioni, ad armi bianche e fino all’estremo sacrificio avvenuto il 15 novembre 1943.
    Fu insignito con Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:
    Destinato in base navale insulare sottoposta a reiterati prolungati attacchi da parte di soverchianti forze nemiche terrestri ed aeree, dimostrava durante la lunga notte per la difesa della Base spirito aggressivo, tenacia e grande coraggio, finché il quarantesimo giorno cadeva da prode colpito a morte durante violento corpo a corpo col nemico” (Isola di Lero- Egeo – 15 novembre 1943).

    vinicio-poggiani-www-lavocedelmarinaio-com