Poesie
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La preghiera del marinaio (Regia Accademia Navale di Livorno)
di Attilio Di Scala
… riceviamo e (con ritardo) pubblichiamo, nell’augurio di essere compresi e perdonati.
Buongiorno sig. Ezio,
seguo da tempo il suo blog e le sue storie, complimenti e grazie per ciò che condivide!
Questa mattina, tra i ricordi di mio nonno, ho ritrovato la preghiera vespertina.
Proviene dalla Regia Accademia Navale di Livorno e dovrebbe essere del 1937.
Mio nonno l’ha sempre portata con se e la teneva tra le cose più care, insieme ad un brandello di bandiera ed alle foto dei “suoi marinai”.
Si è congedato alla fine degli anni sessanta, ma ha continuato a navigare fino agli anni ottanta. Per tutta la vita lo ha tormentato il ricordo dell’affondamento del Roma.
Come tutti gli uomini di mare amava le cose semplici! Credo gli avrebbe fatto molto piacere poter condividere la sua preghiera nel giorno della Festa della Repubblica (anche se la preghiera esalta il Re!!!)
Un caro saluto,
Attilio Di Scala -
2 giugno 1985, la Madonnina dei sommergibilisti a Maricosom
a cura Ciro Laccetto (*)
Durante il 2° conflitto mondiale la statua, acquistata con le offerte dei sommergibilisti atlantici, era posta nella cappella della base di Bordeaux (Betasom).
A Lei tutti i sommergibilisti, premurosamente assistiti da Padre Messori Roncaglia, amatissimo Cappellano di Betasom, si rivolgevano nelle lunghe missioni oceaniche, al ritorno alla base, nei momenti di difficoltà e di pericolo.
Nel convulso e travagliato periodo successivo all’armistizio, complesse furono le vicende “vissute” dalla Cappella e dalla Madonnina.
Padre Messori Roncaglia era stato rimpatriato per causa di forza maggiore; la Cappella, rimasta inizialmente quale preciso e tangibile riferimento spirituale, fu via via privata di tutti gli arredi ed anche la sacra immagine della Madonnina divenne, purtroppo, “preda di guerra”.
Vane furono le affannose ricerche dei nostri marinai trattenuti in terra francese.
Grandissimo merito va ad un cappellano dell’esercito, Don Aldo Negri che, in Francia per il suo ministero, venuto in contatto con i marinai e raccolti i loro sentimenti e la loro ansia di ritrovare la statua cui tanto erano legati, si adoperò con caparbia volontà , ricercandola tenacemente ed amorevolmente.
Dopo incredibili vicissitudini Don Negri ritrovò la Madonnina che era stata collocata nella “Casa del Soldato” francese di Bordeaux, con l’aiuto di alcuni italiani riuscì a recuperarla e la affidò ad una famiglia del luogo.
Al momento del rimpatrio, egli portò la statua in Italia, custodendola e venerandola, in questo ultimo quarantennio, nella sua casa natia in Piemonte.
Insieme a Padre Messori, ancora una volta e come sempre affettuosamente presente tra noi, a Don Negri ed a molti sommergibilisti atlantici che abbiamo il privilegio di ospitare, accogliamo oggi, con orgoglio e devozione, la sacra immagine quale prezioso retaggio di memorie, eroismi, sacrifici, tradizioni che faremo quanto umanamente possibile per custodire nel modo più geloso e degno.
Nel fausto giorno del ritorno della Madonnina di Betasom tra i sommergibilisti.
Maricosom, 2 giugno 1985.Santa Maria dei Sommergibilisti
Dal Mare d’Atlantico
al Mare Nostrum
con orgoglio e tenerezza di figli
nella Tua dolce immagine Ti collochiamo
a Santa Maria dei Sommergibilisti
e Tu affretta la gloria dei cieli
ai nostri fratelli nelle acque sommersi
e Tu continua a proteggere noi superstiti
nella diuturnità di una vita degna
e Tu addita ai navigatori nuovi d’Italia
le rotte della giustizia e della pace
Betasom 1940 Taranto 1985
Base Atlantica Base Sommergibili(*) Ciro Laccetto e deceduto il 25.6.2018.
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Tutti i giorni Dio concede
di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra (2010)
Tutti i giorni Dio ci concede
(Pancrazio “Ezio” Vinciguerra – 2010)
– insieme con il sole –
un momento in cui è possibile
cambiare tutto ciò
che ci rende infelici.
Tutti i giorni
noi cerchiamo di fingere
che non ci accorgiamo
di questo momento,
che esso non esiste,
che oggi è uguale a ieri
e sarà uguale a domani.
Ma chi presta attenzione
scopre l’istante magico.
Esso può essere nascosto
nel momento in cui
la mattina infiliamo
la chiave nella porta,
nel silenzio dopo la cena,
nelle mille e una cosa
che ci sembrano uguali.
Questo momento esiste,
un momento in cui
tutta la forza delle stelle
ci passa accanto,
e ci permette di fare miracoli. -
Charles Trenet (Narbona, 18.5.1913 – Créteil, 19.2.2001)
di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
…a chi gli domandava il segreto del suo costante buonumore, Trenet rispondeva: “Non vedo mai le cose come realmente sono”.
Charles Louis Augustin Georges Trenet nasce a Narbonne il 18 maggio del 1913, in una famiglia borghese con la passione della musica. Nel 1920 la madre Marie Louise s’innamora di un tedesco e con lui va a vivere a Berlino, lasciando i due figli in un collegio. Per Trenet è un choc tremendo, un abbandono che lo segna per la vita, ma al quale reagisce con l’ironia, l’allegria e la leggerezza che diverranno i colori della sua bandiera.
Con Johnny Hess dal 1931 al 1936 forma il duo Hess Trenet. Durante la sua lunga carriera ha scritto molte canzoni (la prima in assoluto la scrive a sei anni: “Le diable dans la cuisine”): Y a d’la joie (1936), Je chante (1937), Boum (1938), Que reste t’il des nos amours? (1942), Douce France (1943), e soprattutto La mer composta nel 1943, in treno verso Narbonne, che sembrandogli troppo solenne, pubblicherà solo nel 1946.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Parigi è occupata dai tedeschi e la stampa collaborazionista lo accusa di essere ebreo: Trenet non sarebbe altro che l’anagramma di Netter. Raccontando alla Gestapo quattro generazioni della sua famiglia, il cantante dimostra che l’accusa è infondata e da quel momento, forse per paura, forse per non avere altre noie, ubbidisce agli ordini del Reich. Continua a fare concerti a Parigi durante l’Occupazione e, come Chevalier e la Piaf, nel 1943 va in Germania a cantare per i prigionieri francesi. È l’unico momento buio in una carriera splendente e lunga quasi un secolo. Alla Liberazione rivelerà di essere stato picchiato dalla Gestapo durante un interrogatorio e tornerà in scena zoppicando.
Dopo la guerra si trasferisce a New York. Nel 1954 torna a Parigi. Inizia l’esistenzialismo (al quale si unirà pochissimo). Pur restando un’icona, gli anni ‘60 e i ‘70 non furono per lui favorevoli. Il suo grande rientro avvenne nel 1987 sul palcoscenico del “Printemps de Bourges” dove fu applaudito da un pubblico diverso dal suo. Da quel momento non cesserà più di comporre e di cantare. Il suo ultimo disco, Les poètes descendent dans la rue (del 1999) è il consueto capolavoro di leggerezza e poesia.
Quando, nel novembre del 1999, Charles Trenet comparve sul palco della Salle Pleyel per quello che sarebbe stato il suo ultimo concerto, il pubblico pensò che non ce l’avrebbe fatta ad arrivare fino in fondo. Raggiunse il microfono barcollando, chiuso in un busto per tre costole rotte dopo una caduta, la voce uscì come un rantolo. Poi si riprese, canzone dopo canzone le forze tornarono e alla fine del concerto saltellava sul palco. In quell’ultimo concerto nulla fu lasciato al caso: fu il suo testamento artistico prima di morire.
Charles Trenet è morto il 18 febbraio 2001 all’ospedale Henri Mondor di Creteil dove era stato ricoverato una settimana prima per un ictus. Aveva 87 anni fu cremato al cimitero Père Lachaise e le ceneri sono state trasferite a Narbonne, la città natale dove e’ stato sepolto accanto alla madre che nell’infanzia lo aveva abbandonato…nonostante tutto, la madre restò l’unico suo grande amore.LA MER
Qu’on voit danser le long des golfes clairs
A des reflets d’argent
La mer
Des reflets changeants
Sous la pluieLa mer
Au ciel d’ete confond
Ses blancs moutons
Avec les anges si purs
La mer bergere d’azur
InfinieVoyez
Pres des etangs
Ces grands roseaux mouilles
Voyez
Ces oiseaux blancs
Et ces maisons rouilleesLa mer
Les a berces
Le long des golfes clairs
Et d’une chanson d’amour
La mer
A berce mon coeur pour la vieDA QUALCHE PARTE TU (La mer – Beyond The Sea )
Da qualche parte al di là del mare
Da qualche parte, in attesa di me
Il mio amante sorge su sabbia dorata
E guarda le navi che vanno a vela
Da qualche parte al di là del mare
Lei è lì a guardare per me
Se potessi volare come gli uccelli in alto
Poi dritto tra le braccia andavo a vela
E ‘ben al di là di una stella
E ‘vicino al di là della luna
So che al di là di un dubbio
Il mio cuore mi condurrà presto là
Ci incontreremo oltre la riva
Ti bacio come prima
Saremo felici di là del mare
E mai più me ne vado a vela!
E ‘ben al di là di una stella
E ‘vicino al di là della luna
So che senza ombra di dubbio, yeah!
Il mio cuore mi condurrà presto là
Ci incontreremo, lo so ci incontreremo, oltre la riva
Ti bacio come prima
Saremo felici di là del mare
E mai più me ne vado a vela!
E mai più me ne vado a vela!
E mai più me ne vado a vela!
Vela … yeah!Beyond the Sea è il titolo della versione in lingua inglese della canzone La Mer composta nel 1943 da Charles Trenet eda Léo Chauliac durante un viaggio in treno fra Narbonne e Carcassinne. Il brano fu poi inciso da Trenet e lanciato sul mercato discografico internazionale nel 1946. Secondo gli storici della musica occorsero a Trenet e a Chauliac soltanto una ventina di minuti per comporre quello che era destinato a diventare un successo mondiale della musica leggera.
Il testo in inglese è di Jack Lawrence: scritto in maniera originale, non ha alcun riferimento semantico con quello del corrispettivo brano in lingua francese.
A parere di taluni critici, mentre il testo di Le Mer è suggestivo per le evocazioni poetiche che racchiude in sé, ricche di crepuscolari riflessioni sulla vita e sul sentimento amoroso in senso universale, la versione in lingua inglese appare come un, peraltro riuscito, tentativo di confezionare una canzone di puro sentimentalismo. Il refrain ruota attorno alle aspettative di un innamorato che, guardando al di là del mare (beyond the sea, appunto), spera di incontrare un giorno la ragazza del cuore in grado di non farlo salpare più.
Il brano ha avuto oltre quattrocento versioni ma è soprattutto nell’incisione del cantante italo-statunitense Bobby Darin che ha raggiunto negli anni sessanta il successo internazionale.
Grazie anche a puntuali arrangiamenti orchestrali, Beyond the Sea è diventata in breve tempo uno standard musicale, un vero e proprio evergreen sul quale hanno puntato molte chance numerosi cantanti che si sono cimentati nelle numerose cover. La versione di Darin rimane tuttavia quella maggiormente conosciuta. -
16.5.1952, STELMILIT la scuola telecomunicazioni delle Forze Armate
a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra e di Antonio Prestia
La Scuola Telecomunicazioni delle Forze Armate assicura la formazione specialistica avanzata del personale militare e civile della Difesa nell’ambito delle Telecomunicazioni, dell’Informatica e della Sicurezza. L’esigenza di costituire una Scuola interforze per i militari addetti alle telecomunicazioni emerse nel corso della II guerra mondiale, per uniformare le procedure tra le Forze Armate ed ottenere così una migliore integrazione del personale.
L’atto ufficiale di costituzione risale al 16 maggio 1952.
Oggi la Scuola si occupa sia della definizione dei contenuti didattici dei corsi rivolti al personale militare e civile della Difesa, sia della produzione di più di 70 tipologie di corsi specialistici di livello avanzato e universitario, aperti anche a studenti e professionisti.
Dal 2007 è attiva infatti una convenzione con la facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova, per lo svolgimento presso la Scuola di circa 20 tipologie di corso che comprendono Master di I e II livello e corsi di specializzazione e perfezionamento.
Grazie all’elevata competenza del corpo docente militare e civile, alla disponibilità di strumenti didattici e laboratori all’avanguardia, al continuo aggiornamento dei contenuti didattici e alla possibilità di fare esperienza diretta sui sistemi operativi reali, il livello qualitativo dei corsi è molto elevato ed apprezzato, in quanto sempre adeguato alle esigenze formative delle Forze Armate. Nei suoi oltre 60 anni di attività, la Scuola TLC delle FF.AA. ha addestrato più di 100.000 allievi.
Nel corso degli ultimi anni un argomento di estrema attualità per tutti coloro che impiegano, gestiscono e realizzano sistemi informatici complessi, è la “Cyber Defence”. In particolare la Scuola Telecomunicazioni delle Forze Armate ha già da tempo modificato il proprio catalogo dei corsi in ottica net-centrica e realizzato nuovi corsi improntati alla Cyber Defence. Molte sono le Istituzioni impegnate in questo settore con specificità e obiettivi apparentemente diversi, ma convergenti nella sostanza: contrastare una minaccia subdola e difficilmente identificabile.Addio Signora in blu
di Antonino PrestiaA distanza di tantissimi anni, immerso nel triste ricordo di una partenza da un luogo splendido, dalla bellissima Chiavari. Le esprimo adesso e per sempre, tutto il mio sentire di perenne innamorato con il seguente pensiero:
ADDIO SIGNORA IN BLU
Un cicaleccio malamente smorzato
velato, malcelato
contorna di dispiacere
la vigilia di una partenza senza ritorno.Il saluto ai superiori
il caldo abbraccio ai colleghi
l’ultimo discorso agli allievi;
uno sguardo panoramico
alla deliziosa e accogliente cittadina
chiudono la parentesi
d’una carriera in Marina
presso la Scuola Telecomunicazioni
di Chiavari.L’interfaccia di una realtà
fra ciò che è stato
e il futuribile sarà
si confronta
nella matura vena sentimentale
di nuove aspettative
o di … rimpianto.Nel taxi che conduce alla stazione
le guance del sottufficiale
si bagnano
con lacrime gelate d’amorosa brina
quelle di un figliolo affezionato
che ha amato e mai smetterà d’amare
quella dolcissima Signora in blu:
la sua adorata “MARINA MILITARE!”- -
Il saluto alla Bandiera
di Giuseppe Salvo e Enzo Arena (*)
… riceviamo e con immenso orgoglio e commozione pubblichiamo.
Buongiorno carissimo Ezio,
volevo renderti partecipe di una iniziativa partorita attraverso tue care pubblicazioni e letture su La Voce del Marinaio.
Ti posto appresso quanto scritto. Un abbraccio affettuoso.Buongiorno Ammiraglio Arena,
sono il prof. Giuseppe Salvo di Barcellona Pozzo di Gotto. Ho conosciuto la sua Persona attraverso la “Voce del Marinaio” e le pubblicazione del carissimo Ezio Pancrazio Vinciguerra. Da giovane sono stato Marinaio anche io e, con orgoglio e onore, a 20 anni, già studente universitario, ho indossato la divisa del Battaglione S.Marco. Adesso sono Preside in istituti superiori.
Ho letto con attenzione molte sue poesie. Tra queste quella sulla “Bandiera Tricolore” mi ha profondamente colpito. Vorrei esternarLe una cosa che sicuramente Le farà molto piacere. Molti mie studenti, ai prossimi esami di stato commenteranno i versi di questa Sua Composizione dinnanzi alle Commissioni esaminatrici!
Ho voluto trasmettere loro il Simbolo della nostra Bandiera e tutti quei valori e principi costituzionali che il nostro Tricolore incorpora attraverso le rime profonde che Lei ha scritto. Mi farebbe molto piacere, un giorno, poterLa invitare nelle scuole, per una testimonianza diretta di quei valori che, oggi con fatica, cerchiamo di trasmettere ai giovani studenti. Nell’attesa di poterLa conoscere di persona, nel ringraziarLa per le sue toccanti composizioni, cordialmente La saluto.
Giuseppe Salvo
Auguri a tutti i marinai e sommergibilisti Italiani.Il saluto alla Bandiera, quel gesto di portarsi la mano alla fronte
di Enzo ArenaQuel gesto di portarsi la mano alla fronte per salutare militarmente la bandiera ogni volta che salivo o scendevo la passerella della Nave o Sommergibile dove ero imbarcato, poteva sembrare un gesto tanto abituale ed istintivo che veniva fatto meccanicamente. Invece no!
Quel gesto che ripetevo anche decine di volte in un solo giorno, era un gesto che sentivo dentro, era un gesto che mi dava il piacere di essere ossequioso nei confronti di un simbolo così grande che riusciva a darmi orgoglio. Mi soffermavo spesso a guardare con piacere anche tutti i colleghi che, come me, compivano quel gesto con amore e rispetto.
Al suono del fischio che accompagnava “l’alza o l’ammaina bandiera” interrompevo qualsiasi cosa stessi facendo e, a capo scoperto, sull’attenti e con lo sguardo fisso sulla bandiera che lentamente saliva o scendeva lungo l’asta, seguivo con i brividi, così come facevano tutti i colleghi.
Solo dopo che la bandiera aveva concluso il suo percorso ed il fischio o la tromba lo avevano segnalato, riprendeva il normale scorrere della vita nel nostro mondo.
Grande il potere di quel simbolo! Per qualche minuto, tutti i giorni, alle otto del mattino ed al tramonto, la bandiera fermava lo scorrere della vita.
Il saluto alla Bandiera (Enzo Arena)
Ti salutavo cento volte al giorno
mentre salivo o scendevo passerella.
Guardavo in alto e tu sempre presente.
Io sull’attenti e tu sempre più bella.Eri il buongiorno, il buon vento,
il “buon tutto” e… anche in mare,
al tramonto con fischio e con onori:
sere lontane e colme di preghiere.Il tuo lento salire lungo l’asta,
il mio sentir la pelle accapponare.
Cara bandiera, ti prego, resta in alto!
Continua tanti cuori a far sperare!Ti vedo meno, ti vedo bistrattata.
Ti vedo offesa, ferita e con stampella,
Ma resta lì! Stai sempre a sventolare.
Cara bandiera, sei sempre la più bella!Si consiglia la seguente lettura:
https://www.lavocedelmarinaio.com/2020/03/la-bandiera-di-combattimento-delle-unita-navali-della-m-m-2/(*) per conoscere gli altri articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.
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Preghiera del mulo