Che cos'è la Marina Militare?

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    29.6.1939, varo regio sommergibile Emo

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra, Antonio Cimmino e di Claudio 53

    Aniello DESIDERIO -www.lavocedelmarinaio.comQuesto breve articolo è dedicato in memoria di Desiderio Aniello, nato a Castellammare di Stabia l’8 agosto 1919. Durante il Secondo Conflitto Mondiale fu imbarcato sul Sommergibile EMO di Base a Betasom, e dopo l’autoaffondamento del battello fu recuperato in mare e fatto prigioniero dagli inglesi. E’ deceduto il 25 novembre 1988.

    REGIO SOMMERGIBILE EMO - www.lavocedelmarinaio.com
    Sommergibile EMO Classe Marcello
    GENERALITA’
    Il regio sommergibile EMO fu impostato il 16 febbraio 1937 nei cantieri CRDA di Monfalcone, varato il 29 giugno 1939, consegnato il 14 ottobre 1938 e fu assegnato alla 22^ Squadriglia del II GRUPSOM di Napoli. Ha svolto 14 missioni in Mediterraneo e 6 fuori percorrendo in emersione 33.630 miglia ed in immersione 3.604 per un totale di 240 giorni di mare. Effettuò, inoltre, 24 uscite per addestramento sommergibilisti.

    CARATTERISTICHE TECNICHE
    Tipo Sommergibile: Oceanico
    Dislocamento: in superficie 1060,00 t., in immersione 1313,00 t.
    Dimensioni: lunghezza 73,00 m., larghezza 7,20 m.
    Immersione media: 5,10 m.
    Profondità di collaudo: 100 metri.
    Apparato motore in superficie: 2 diesel C.R.D.A. 2 eliche potenza 3200 cv
    Apparato motore in immersione: 2 elettrici CRDA potenza 1100 cv, 1 batteria di accumulatori al piombo di 132 elementi
    Velocità: in superficie 17,4 nodi, in immersione 8 nodi
    Autonomia in superficie: 2500 miglia a 17 nodi, 7500 a 9,4 nodi, 9760 a 8 nodi (in sovraccarico)
    Autonomia in immersione: 8 miglia a 8 nodi, 120 miglia a 3 nodi
    Combustibile: 63,135 m3 carico normale, 107,035 m3 sovraccarico
    Armamento:
    • 4 tubi lanciasiluri AV da 533 mm.
    • 4 tubi lanciasiluri AD da 533 mm.
    • 2 cannoni da 100/47 mm mod. 1938.
    • 2 mitragliere Breda mod. 31 binate da 13,2 mm.
    • 12 siluri da 533 mm.
    • 300 colpi per i cannoni
    • 3000 colpi per le mitragliere
    Equipaggio: 7 ufficiali, 50 tra sottufficiali e marinai.

    ATTIVITÀ SVOLTA
    Dall’1 al 13/7/1940, Comandante C.C. Carlo Liannazza, pattugliamento tra Alboran e la costa del Marocco.
    Il 27/8/1940 parte da Napoli per raggiungere Bordeaux.
    Dal 10 al 24/9/1940, come da prassi, prima di raggiungere Bordeaux rimane in agguato in Atlantico e gli viene assegnata da pattugliare l’aerea al largo della Sierra Leone. In tale mare affonda il Piroscafo Britannico “Saint Agnes” di 5.199 t.
    Il 3/10/1940 entra a Bordeaux.
    Dal 31/10/1940 al 20/06/1941 effettua varie missioni in Atlantico intervallate da piccole soste lavori. Tra il 2 e il 3/11/1940, per una violenta burrasca, perde in mare il Sottocapo Giuseppe De Gobbi e resta ferito il Comandante. Il 6 rientra a Bordeaux e successivamente il Comandante viene sostituito dal Tenente di Vascello Giuseppe Rosselli Lorenzini che in seguito lo sostituirà anche sul sommergibile Cagni e che avrà, dopo la guerra, una brillante carriera assumendo dal 22 ottobre 1970 al 4 maggio 1973 l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Marina.
    Ripresa l’attività il 14/3/1941 affonda il Piroscafo britannico “Western Chief” di 5.759 t.
    Il 7/6/1941, alle ore 07.45, attacca e colpisce con due siluri due piroscafi di 3.000 e 1.900 t. circa, questi affondamenti non saranno confermati dai britannici nel dopoguerra.
    Il 20/8/1941, dopo circa due mesi di lavori in arsenale, parte da Bordeaux per rientrare in Mediterraneo, prima di passare Gibilterra, come al solito, rimane in agguato dal 22 al 28 a ponente dello stretto e l’1/9/1941 arriva a Napoli per essere poi trasferito alla scuola sommergibili di Pola.
    Dall’1/10 al 12/12/1941 effettua 24 uscite di addestramento per la Scuola sommergibilisti di Pola.
    Il 16/12/1941 è destinato a Taranto ed inizia nuovamente l’attività operativa trasportando materiali per l’Africa Settentrionale fra Taranto, Bardia, Suda e Cagliari. In uno di questi trasporti arrivato a Bardia fu ingaggiato dell’artiglieria nemica, attestata lungo la costa prospicente, ed in tale scontro rimase ferito il Comandante ed il timoniere di manovra Campisi di Siracusa. Il 5/1/1942 entra a Suda e l’8 rientra a Taranto da dove successivamente riparte per Cagliari.
    Dal 17/4 al 3/5/1942 è in agguato a Nord di Capo Caxine (Algeria). Dal 13 al 18/6/1942 ritorna di nuovo in agguanto davanti la costa Algerina per operare successivamente dal 23/6 al 16/7/1942 Sud di Ibiza.
    Dopo questa missione il Capitano di Corvetta Giuseppe Roselli Lorenzini viene sostituito dal T.V. Giuseppe Franco.
    L’11/8/1942 parte da Cagliari per operare di nuovo, a partire dal 12, davanti alla costa Algerina a Nord-Est di La Galite. Lo stesso giorno lancia quattro siluri contro una nave britannica e per accertare il risultato dei lanci sale in superficie ma venendo scoperto da un Cacciatorpediniere britannico è costretto ad una immersione rapida ed a rompere il contatto. Il 17 agosto è di nuovo a Cagliari.
    Dal 18 al 29/10/1942 è nuovamente in agguato lungo la costa algerina. Ritornato a Cagliari ripartirà il 7/11/1942 per pattugliare a Nord della Sardegna ma dopo qualche giorno riceve l’ordine di spostarsi a Nord di Algeri poiché era in corso lo sbarco Alleato in Algeria.
    Alle 1200 del 10 novembre 1942, nel corso di una manovra per attaccare unità nemiche, fu avvistato dal Cacciasommergibili britannico Lord Nuffield (FY 221) che sganciò numerose bombe di profondità costringendo l’EMO ad immergersi a quota più profonda. Costretto a riemergere per le numerose avarie subite, ingaggiò il combattimento sparando con il cannone contro l’unità nemica, ma, non potendo più mettere in moto i motori, fu autoaffondato alle ore 1300 circa, in PSN 36° 50′ Nord – 002° 50′ Est (al largo di Algeri).

    Abbandono EMO

    I superstiti vennero tratti in salvo dalle unità britanniche e successivamente trasferiti nei campi di prigionia. Sono Caduti 13 uomini nell’azione:
    • Guardiamarina Mario Giacchelli di Trieste;
    • 2°c. Antonio Amato di Napoli
    • 2°c. Vittorio Marchese di Napoli
    • 2°c. Domenico Massimelli di Genova
    • Sc. Giuseppe Brazzini di Dicomano (Firenze)
    • Sc. Vincenzo Cavagna di Milano
    • Sc. Mario Di Giusto di Torino
    • Sc. Pasquale Esposito di Castellabate (Salerno)
    • Sc. Vincenzo Malleo di Palermo
    • Com. Gervasio Cossu di San Gavino Monreale (Medio Campidano)
    • Com. Antonio Santoro di Mola di Bari (Bari)
    • Com. Antonio Spirito di Alghero (Sassari)
    • Sc. Giuseppe De Giobbi di Cosio Valtellino (Sondrio)
    Lorenzo Trimarco, uno dei superstiti, trasferitosi in America dopo la guerra, ottenne dallo Stato della Pennsylvania il permesso di circolare con la targa dell’auto personalizzata con il nominativo “EMO”.

    Aniello Desiderio collage - www.lavocedelmarinaio.com

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    La straordinaria avventura di Rodolfo Fiaschi sulla regia nave Turbine

    di Alberto Fiaschi e Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Banca della memoria - www.lavocedelmarinaio.com

    Rodolfo Fiaschi e alcuni membri dell'equipaggio del Turbine- www.lavocedelmarinaio.com

    Alberto Fiaschi per www.lavocedelmarinaio.comCiao Ezio,
    il 28 giugno 2014 mio padre salpava per l’ultima missione. Mi piace ricordarlo così, sorridente, in una foto scattata a bordo del “suo” Cacciatorpediniere il 15 luglio 1942. Sul retro c’è scritto “in navigazione incontro agli inglesi” e, come si può vedere non ci andavano con le armi ma con una teiera!
    Accanto leggo foto dei suoi nastrini, prima dell’imbarco sul Turbine.
    Alberto Fiaschi

    I nastrini di Rodolfo Fiaschi - www.lavocedelmarinaio.com

    “La straordinaria avventura del regio cacciatorpediniere Turbine” è il romanzo di Alberto Fiaschi (Edizioni Persephone) che seguendo il filo dei ricordi del padre, capo cannoniere di terza classe Rodolfo Fiaschi, narra, fin nei dettagli, le piccole battaglie combattute sul mare allo scopo di proteggere il traffico mercantile, organizzato per rifornire le forze impegnate dei grandi scontri sui fronti greci ed africani.
    Gli importanti personaggi ricordati nei testi ufficiali, impegnati più che altro nei grandi confronti di strategia, non hanno mai ascoltato l’urlo della battaglia senza speranza, e non hanno mai sbeffeggiato il pericolo estremo ormai inevitabile, cantando “…Andar, pel vasto mar, ridendo in faccia a monna morte ed al destino…”.
    La cronaca del libro riporta fedelmente lo sconquasso delle cannonate e delle bombe degli aerei, e il coraggio dei marinai impegnati a difendere la loro nave anziché la loro vita. Ed ancora, il divampare degli incendi, il rumore lacerante del metallo dilaniato, le grida disperate dei feriti e … il silenzio di chi aveva perso la vita.

    turbine

    Il libro vuole essere, oltre che il giusto riconoscimento alle gesta del padre dell’autore, decorato con alcune croci al valore militare, un omaggio a tutti coloro che hanno visto ingiustamente dimenticato il loro nome, o lo hanno conservato scritto, insieme a centinaia di altri, piccolo e difficilmente leggibile, su una grande lapide di marmo.
    Alberto Fiaschi ha voluto fissare concretamente la memoria alle narrazioni del padre, affinché i grandi valori maturati in quel tempo non vadano persi. “Perché non si dimentichi”, come scrive nel sottotitolo del suo libro.
    Due sono le facce della storia: quella fatta dai protagonisti, da coloro che hanno combattuto e spesso sono morti per l’affermazione dei comuni ideali di libertà, e quella scritta da chi è venuto dopo, che ha sovente interpretato i fatti e li ha riferiti trascurandone aspetti non conosciuti, o sopravvalutando eventi imprecisi e plasmando la verità, nella buona o nella cattiva fede.

    Sono consapevole che molti dei fatti che ho raccontato e che racconterò sembreranno di scarso rilievo…Tuttavia non sarà inutile osservare con attenzione quei fatti che a prima vista potrebbero sembrare di scarsa importanza e che spesso invece potrebbero dare origine a grandi eventi …Ed allora, nel nostro immaginario la guerra sul mare è rimasta solo quella delle grandi battaglie, troppo spesso raccontate da chi non le aveva affrontate, dove a combattere erano le navi e non gli uomini dei loro equipaggi ed a colare a picco erano ancora e solo le navi, svuotate del loro prezioso carico umano.”

    La straordinaria avventura del regio cacciatorpediniere Turbine di Alberto Fiaschi (copia copertina) - www.lavocedelmarinaio.com

    Titolo: La straordinaria avventura de regio cacciatorpediniere Turbine.
    Sottotitolo: Perché non si dimentichi.
    Autore: Alberto Fiaschi
    Editore: Persephone
    ISBN: 9788890720376

    Rodolfo Fiaschi nel compimento del suo 100° compleanno

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    28 giugno 1879, incendio a bordo della regia nave Bausan …si cercano notizie

    di Carlo Di Nitto

    Banca della memoria - www.lavocedelmarinaio.com
    GIUGNO/LUGLIO 1897 – RICORDO DI CINQUE SCONOSCIUTI MARINAI DEL REGIO ARIETE TORPEDINIERE “BAUSAN”.

    S.O.S. RICHIESTA NOTIZIE

    Carlo Di Nitto per www.lavocedelmarinaio.comSfogliando le pagine di un sito d’aste online ho trovato questa immagine. Si riferisce alla copertina di una rivista risalente al mese di luglio 1897; riporta la notizia che cinque Marinai fuochisti sono deceduti sulla regia nave “Bausan” per lo scoppio di una valvola in locale caldaie.
    L’ariete torpediniere “Bausan” è legato alla città di Gaeta, oltre che per il nome di un illustre concittadino, anche dal fatto che la città donò all’unità la Bandiera di Combattimento.
    Conoscendo l’infernale ambiente del locale caldaie a carbone di una nave umbertina di fine ‘800, gli sfortunati devono aver fatto una fine atroce.

    CORRIERE DELLA SERA la catastrode a bordo del Bausan - copia - www.lavocedelmarinaio.com

    Solo un’accurata ricerca d’archivio potrebbe portare a conoscere i nomi di questi sconosciuti eroici Marinai, vittime del dovere.
    Per ora desidero ricordarli agli Amici, ricorrendone questo mese il 118° anniversario della scomparsa. Che riposino in pace: i fratelli Marinai non dimenticano.

    Aggiornamenti
    Per quanto mi consta, il sinistro avvenne il 28 giugno 1879 nel porto cretese della Canea, mentre il “Bausan” si apprestava a partire per Suda, nell’ambito della missione internazionale agli ordini dell’ammiraglio Canevaro.
    Scoppiò una cassetta della valvola d’immissione del vapore (caldaia prodiera di sinistra).
    Perirono i fuochisti Andrea Mongraviti, Giuseppe Lorusso, Mosè Maresca, Gaetano Laragione e Salvatore Scotti. (Andrea Tirondola).

    Nave Bausan - www.lavocedelmarinaio.com

    Dello stesso argomento sul blog
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/07/5-7-1889-collisione-tra-le-regie-navi-folgore-e-giovanni-bausan/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2011/05/regio-torpediniere-giovanni-bausan/

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    Cento sommergibili non sono tornati

    di Arturo Fei (foto per gentile concessione dell’autore)

    … fra cui mio zio Arturo Fei imbarcato sul regio sommergibile Medusa. Era il 30 gennaio 1942.

    Tratto dal libro Cento sommergibili non sono tornati di Teuclo Meneghini
    Finito di stampare il 1° dicembre 1963 nello stabilimento grafico Fratelli Spada, Via Enea 77 – Roma.
    Arturo Fei per www.lavocedelmarinaio.comIl nuovo Medusa (*) fu silurato dall’inglese “Thorn” nel pomeriggio del 30 gennaio 1942, al largo di Capo Promontore, mentre rientrava a Pola, dopo avere eseguito, nelle acque del Quarnaro, esercitazioni di addestramento per gli allievi della scuola sommergibili. In plancia, oltre al comandante e le solite vedette, vi erano anche alcuni ufficiali della scuola, tutti intenti a scrutare il mare circostante, ma nessuno si accorse che nelle vicinanze un sommergibile nemico stava manovrando per portarsi al lancio.
    Videro, quando ormai era troppo tardi, quattro scie di siluri che procedevano velocemente a ventaglio e a nulla valse la pronta accostata in fuori: un siluro colpì il “Medusa” al centro provocando l’immediato affondamento. Otto uomini furono sbalzati in mare dalla violenza dello scoppio.

    Cento sommergibili non sono tornati - copertina - www.lavocedelmarinaio.com
    Quattro erano cadaveri, dilaniati dall’esplosione; il guardiamarina Giambattista Firpo era illeso; il tenente di vascello Arezzo della Targia era ferito e il guardiamarina Fei, che lì per lì venne salvato dal comandante Bertarelli, decedette all’ospedale di Pola tre giorni dopo.
    Enrico Bertarelli, il comandante, anche lui era ferito, ma non pensò a sé: agguantò il primo uomo che gli capitò a portata di mano e lo sorresse per il capelli. Il guardiamarina Fei, prima di morire in ospedale racconto:
    – “Sono salvo perché il comandante mi ha sorretto a lungo tenendomi per i capelli. Varie volte mi gridò: coraggio la terra è vicina. Il comandante sanguinava e il mare non faceva in tempo a lavargli la faccia che subito si macchiavano la fronte, le guance, la bocca di sangue. Gli dissi: “Comandante lei è ferito”. Mi rispose di sì, che era ferito ad una gamba. Improvvisamente sparì. Io venni issato su una barca, non ricordo più nulla”.
    A Pola la notizia della disgrazia si diffuse in un baleno e la popolazione accorse sui moli a veder partire i mezzi di soccorso. Le donne pregavamo mentre i motoscafi veloci, le torpediniere “Insidioso”, “Audace”, “Calatafimi”, “T3” e i sommergibili “Mameli” e “Otaria prendevano il largo per l’allarme più angoscioso di tutta la guerra.
    Il comandante della scuola sommergibili, Capitano di fregata Ginocchio, assunse il comando della spedizione di soccorso.
    Qualcuno poteva essere ancora vivo; la speranza divenne certezza quando si riuscì a stabilire un contatto con il sommergibile affondato; c’erano 14 uomini, là dentro, che aspettavano di essere strappati alla più orribile delle fini. Palombari della marina e di imprese private scesero subito in acqua ed accertarono che lo scoppio del siluro aveva quasi strappato la torretta dallo scafo. I sepolti vivi erano chiusi nel locale di poppa, difesi dalle paratie stagne…

    Teuclo Meneghini - cento sommergibili non sono tornati - presentazione - www.lavocedelmarinaio.com
    (*) dello stesso argomento sul blog
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2016/01/30-1-1942-affondamento-del-regio-sommergibile-medusa-e-la-maledizione-dei-sommergibili-medusa/

    N.d.R.
    Carissimo e stimatissimo “Commi”, grazie per questa commovente testimonianza.
    Un abbraccio grande come il mare ed il tuo impavido cuore di Marinaio per sempre… adesso comprendo il tuo amore per il grande mare della musica che è in te.
    Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

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    27 giugno 1913, il servizio aeronautico della Regia Marina e Severino Fallucchi il Marinaio con le ali

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Banca della memoria - www.lavocedelmarinaio.com
    Ezio-Pancrazio-Vinciguerra-www.lavocedelmarinaio.com_10Era il 27 giugno del 1913 e questa data venne presa a riferimento quale nascita dell’Aviazione Navale. I primi pionieri all’inizio del secolo scorso iniziarono ad impiegare il mezzo aereo a sostegno della Squadra Navale e, proprio nel 1913, l’Ammiraglio Paolo Thaon di Revel costituì il “Servizio Aeronautico della Regia Marina”. Sempre nello stesso anno venne fondata la “Regia Scuola di Aviazione della Marina” per l’addestramento degli equipaggi di volo e, successivamente, fu istituito il “Quadro del Naviglio Aereo”.
    I primi tentativi ed esperimenti furono eseguiti già nel 1886 con il pallone Torricelli del parco aerostatico della sezione aeronautica del 3° Reggimento del Genio Militare di Firenze che il 28 giugno effettuò con volo libero, da Roma (Forte Tiburtino)-Grottaferrata-Rocca di Papa con a bordo l’allora ministro della Guerra Cesare Ricotti Magnani, il ministro della Marina Benedetto Brin e il ministro dei Lavori Pubblici Francesco Genola. Questo tentativo su volo aerostatico fu occasione per la Regia Marina di verificare la potenzialità del mezzo aereo.
    Aviazione Navale Crest - www.lavocedelmarinaio.comOggi, dopo oltre 100 anni è sacrosanto ricordare e celebrare coloro che con passione, ardimento e coraggio hanno contribuito a far divenire questo mezzo fondamentale per la Marina Militare.
    In particolare la storia recente ci ricorda che nel 1985 il Senatore Severino Fallucchi, presentò il disegno di legge istitutivo che consentì alla Marina di avere gli aerei imbarcati su nave Garibaldi. Il senatore Fallucchi era un marinaio e, nel 1978, concluse la carriera militare, con il grado di Ammiraglio di Divisione, per continuare dedicarsi all’attività parlamentare. Eletto senatore nel 1979 egli fu parlamentare per tre legislature consecutive, ricoprendo incarichi nella Commissione Difesa.
    E’ salpato per l’ultima missione, spegnendosi serenamente a 90 anni, a Roma il 26 gennaio 2012.

    Contrammiraglio Severino Fallucchi - www.lavocedelmarinaio.com_2

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    23 giugno 1940, Pietro Venuti e il sommergibile U-212A (S-528)

    di Giuseppe Lo Presti (*)

    Giuseppe Lo Presti per www.lavocedelmarinaio.comL’unità porta un nome glorioso nella storia della Marina Militare Italiana, quello del Secondo Capo silurista Pietro Venuti, decorato con medaglia d’oro al valor militare alla memoria per il gesto eroico compiuto a bordo del Sommergibile Luigi Galvani nel giugno del 1940.
    Durante un attacco nemico, da parte della cannoniera britannica Falmouth, nel mar Arabico (Golfo di Oman) nella seconda guerra mondiale, sacrificò la propria vita per consentire a buona parte dell’equipaggio di mettersi in salvo. Il Pietro Venuti, gioiello della tecnologia firmata Fincantieri è il 101/o sommergibile realizzato al Muggiano dal 1907, la sua consegna alla Marina Militare è prevista a fine del prossimo anno.

    Caratteristiche tecniche
    Dislocamento in immersione: 1830 ton;
    Dislocamento in emersione: 1450 ton;
    Lunghezza: 56.6 mt;
    Larghezza: 7 mt;
    Profondità operativa: > 200 mt;
    Propulsione: ibrida (diesel-elettrico) / AIP (fuel cell);
    Velocità in immersione: 20 nodi;
    Equipaggio: ventisette persone;
    Sensori di bordo: Sonar media e bassa frequenza, ESM, periscopio, albero optronico, radar;
    Armamento: sei tubi lanciasiluri da 533 mm in due complessi trinati12 siluri Whitehead BSA.
    Sommergibili Classe U-212.

    somergibile venuti (foto marina militare)

    Gli U-212 sono una classe di sottomarini di progettazione tedesca. I battelli di questa classe realizzati in Italia su licenza per la Marina Militare, Salvatore Todaro (S 526), Scirè (S 527) e Pietro Venuti (S 528) sono anche indicati come Classe Todaro, dal nome della prima unità.
    Il programma iniziato nel 1994 nell’ambito del German Submarine Consortium ha portato alla realizzazione di sei unità per la Marina Tedesca ed in Italia, dei due battelli Todaro e Scirè, consegnati da Fincantieri rispettivamente nel 2006 e nel 2007, con opzione per altri due sommergibili.
    I Sommergibili italiani sono leggermente diversi da quelli tedeschi poiché destinati ad operare nel Mediterraneo e non nel Mare del Nord e nel Baltico come quelli tedeschi e costituiscono il tipo U-212A.
    I battelli tipo U-212A è l’ultimo modello di sottomarini diesel-elettrici tedeschi, e sono tra i migliori a livello mondiale. Il loro progetto non deve quasi nulla ai precedenti che sostanzialmente erano “ingrandimenti” del disegno originario, potenziato via via, della prima classe di sottomarini tedeschi postbellici, la classe 204. Molto compatti, silenziosi, dotati di sistema AIP per la rigenerazione dell’aria. I Sommergibili U-212A sono unità di medie dimensioni, e nella loro costruzione sono state impiegate tecnologie innovative che permettono prestazioni molto avanzate.
    Lo scafo realizzato in materiale amagnetico ha concezioni “Stealth” con notevole riduzione della segnatura acustica, ottenuta anche grazie alla propulsione AIP, basata sull’impiego delle celle a combustibile, in cui l’idrogeno e l’ossigeno vengono fatti reagire per produrre energia elettrica, indipendentemente dall’aria. Un sistema innovativo per la generazione di energia, che garantisce un’autonomia in immersione da tre a quattro volte superiore a quella dei sistemi a batteria e che può trovare applicazione in molteplici settori. Questi battelli sono sottomarini d’attacco progettati per affrontare sia unità subacquee sia di superficie e sono in grado di sbarcare sotto costa reparti d’incursori.
    I due battelli italiani si sono già distinti per le loro qualità tecniche nell’ambito di alcune campagne addestrative multinazionali, soprattutto in Atlantico dove hanno operato al fianco dei sottomarini a propulsione nucleare della US Navy. Lo Scirè nel corso del 2009 ha partecipato alle esercitazioni congiunta con la US Navy JTFEX (Joint Task Force Exercise) e CONUS ’09. Invece il Todaro nel 2008 ha svolto una campagna addestrativa oltre Atlantico prendendo parte insieme a sottomarini a propulsione nucleare della US Navy alle esercitazioni JTFEX (Joint Task Force Exercise), tra le più importanti esercitazioni multinazionali nel settore subacqueo; con quella crociera da 15000 miglia il Todaro è stato il primo sottomarino italiano a raggiungere gli Stati Uniti.

    Pietro Venuti e il regio sommergibile Galvani
    2°C°-Pietro-VenutiE’ nato a Codroipo (Udine) il 10 giugno 1912. Volontario nella Regia Marina dal marzo 1931, frequentò a Pola il Corso per Specializzazione Torpediniere, al termine del quale imbarco sul cacciatorpediniere Strale, successivamente sulla torpediniera Cantore e poi sui sommergibili Squalo e Sciré, ottenendo la promozione a Sottocapo nel 1935.
    Partecipo alle operazioni militari in Spagna e, promosso 2° Capo, il 7 aprile 1939 prese imbarco sul Sommergibile Galvani, il quale all’inizio delle ostilità viene dislocato in Mar Rosso.
    Il 10 giugno 1940, il Galvani, al Comando del Capitano di Corvetta Renato Spano, salpò da Massaua, diretto in zona d’agguato all’imboccatura del Golfo di Oman, nella quale il battello giunse la sera del 23.
    Alle 23.08 il Galvani fu avvistato dalla corvetta britannica Falmouth che aprendo immediatamente il fuoco, un proiettile lo colpì nella zona poppiera, l’esplosione provocava una pericolosa via d’acqua nel locale affidato al 2°C° Silurista Pietro Venuti.
    Per cercare di sfuggire viene ordinata un’immersione immediata, il 2°C° Silurista Pietro Venuti consapevole di votarsi a morte certa cercando di salvarsi, non esitò (come, si legge nella motivazione della medaglia d’oro alla memoria) a bloccare da dentro la porta stagna della zona dove si trovava evitando l’allagamento di tutto il sommergibile. Immediatamente la Falmouth avvicinandosi al sottomarino scaricò una serie di bombe di profondità provocarono enormi danni costringendo il battello a riemergere. L’emersione riesce parzialmente permettendo a buona parte dell’equipaggio (31 persone tra i quali il Comandante Spano) di salvarsi, recuperati dalla stessa corvetta britannica. Poco dopo il Galvani affondò definitivamente, trascinando con sé gli altri 26 uomini dell’equipaggio.
    Seguendo un piano d’operazioni sviluppato in preparazione per le imminenti ostilità, il battello con la missione più lunga, fu assegnato al Golfo di Oman. La missione del Galvani avrebbe dovuto durare approssimativamente 28 giorni, ed era intesa all’interdizione del traffico petrolifero dal Golfo Persico.
    Il battello arrivò nella zona assegnata il 23 giugno, ma al quel punto la segretezza della missione era già era stata compromessa. La sera stessa, inconsapevole della situazione, il Galvani entrò nel golfo scoprendo che l’usuale traffico delle petroliere era completamente assente; subito dopo, il battello fu avvistato dalla corvetta Falmouth.
    La relazione ufficiale britannica specifica che l’equipaggio della Falmouth avvistò un’ombra approssimativamente a due miglia e mezzo si avvicinò per completare l’identificazione, scoprendo che questi era un sottomarino che stava procedendo in superficie.
    Alle 23.08, la Falmouth fece il segnale notturno di “chi va là”, quindi aprì il fuoco col cannone prodiero da quattro pollici.
    Il comandante del Galvani, ordinò immediatamente l’immersione rapida, ma mentre il battello procedeva lentamente all’immersione la sezione poppiera era ben visibilmente sul pelo dell’acqua e fu colpita da un proietto. A questo punto, con la carena resistente compromessa, Pietro Venuti, con la lucida realizzazione che il battello era perduto, e che parte dell’equipaggio potesse ancora essere salvato evacuò la camera lanciasiluri poppiera e chiuse la porta stagna, cosi sacrificandosi per la salvezza del battello.
    Il comandante ordinò l’emersione, operazione questa che fu completata con grandi difficoltà, probabilmente a causa delle molte tonnellate d’acqua a bordo ed i vari danni agli organi di manovra. Dei 57 dell’equipaggio, 31 furono salvati dai britannici, mentre i rimanere 26, inclusi tre ufficiali, scomparvero a bordo del Galvani.
    Sono le 02.17; mi sono appena allontanato dal battello quando questo si dispone verticale con circa otto metri di prora fuori acqua e quindi affonda rapidamente.

    Regio-sommergibile-Galvani-classe-Brin

    Motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare
    «Di guardia in camera di lancio addietro di sommergibile che nel corso di ardua missione di guerra in mari lontani dalla Patria, veniva improvvisamente attaccato, in fase di immersione, da preponderanti forze di superficie avversarie, si distingueva con bravura e coraggio. Danneggiata irreparabilmente la zona poppiera da colpo di cannone che apriva una pericolosa via d’acqua nel locale a lui affidato, anziché cercare la propria salvezza, consapevole di votarsi a morte certa, vi si chiudeva stoicamente, bloccando la porta stagna. Con il suo cosciente, sereno sacrificio, evitava l’improvviso allagamento di tutto il sommergibile, rendeva possibile la temporanea immersione del battello ed assicurava la salvezza di gran parte dell’equipaggio mentre egli che alla Patria ed al dovere aveva offerto la vita scompariva in mare con l’unità che successivamente si inabissava.
    Esempio luminoso di sublimi virtù militari. Mare Arabico, 24 giugno 1940.»

    regio sommergibile Galvani

    Il 9 ottobre 2014 presso gli Stabilimenti Fincantieri del Muggiano (La Spezia) è stato varato il sommergibile Pietro Venuti (S-528), terza unità della classe U-212A (classe Todaro) per la Marina Militare Italiana, che affianca i sommergibili Todaro e Scirè.
    In particolare il Pietro Venuti è la prima unità della seconda serie, costituita da due unità: Pietro Venuti (S 528) e Romeo Romei (S 529) in fase di realizzazione e se ne prevede la consegna ad agosto 2016.
    Le differenze rispetto alla prima serie riguarderanno principalmente il sistema di combattimento e di comunicazione. In particolare i battelli della seconda serie avranno capacità di collegamento satellitare ad alta velocità, saranno dotate di un albero optronico ed avranno un nuovo sistema d’arma basato sul siluro Black Shark Advanced della WASS.
    Alla cerimonia del varo erano presenti il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, il Capo di Stato Maggiore della Marina, Am. Sq. Giuseppe De Giorgi, l’A.D. di Fincantieri, Giuseppe Bono ed il Presidente Giuseppe Petrone, il Comandante in Capo del Comando Marittimo Nord Am. Sp. Andrea Toscano e varie autorità militari, civili e religiosi locali. Inoltre, alla cerimonia ha partecipato anche l’A.D. di Finmeccanica, Mauro Moretti.
    Madrina del varo è stata la nipote Maria Venuti accompagnata sul luogo della cerimonia dal Comandante designato del battello Capitano di Fregata Giuseppe Galeandro, accolta con applausi da quanti convenuti alla cerimonia.
    Il varo è filato liscio, a parte un piccolo inconveniente, la bottiglia di spumante lanciata dalla madrina a causa del vento che aveva attorcigliato la cima che la legava non si è rotta. Successivamente ripetuta l’operazione si risolveva positivamente tra gli applausi (anche liberatori) dei presenti.

    Varo del sommergibile Venuti (foto Marina Militare) Muggiano 9.10.2014 - copia

    (*) Elaborato a cura di 1° M.llo Lgt. Giuseppe Lo Presti
    Notizie presenti sul:
    – www.marina.difesa.it;
    – Wikipedia, Sommergibili italiani;
    – Regio Sommergibile Galvani di A. Turrini e O. Miozzi;
    – Regiamarina – Battelli – R.Smg Galvani di Cristiano D’Adamo (Collezione Privata n° 10 di 10 ).

    Dello stesso argomento sul blog:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2012/06/pietro-venuti/