Racconti

  • Attualità,  Marinai,  Marinai di una volta,  Racconti,  Recensioni

    Due generazioni a confronto

    di Antonio Scognamiglio

    OMAGGIO A GIUSEPPE AGRILLO

    … riceviamo e con immensa commozione ed infinito orgoglio pubblichiamo.

    Buongiorno carissimo Vinciguerra,
    Lui è Giuseppe Agrillo, di Augusta, reduce e combattente della 2^ Guerra Mondiale.
    Persona amorevole e buona… Marinaio di altri tempi.

    Durante il viaggio da Napoli a Lourdes per il pellegrinaggio militare, riuscì, con i suoi racconti, a farci vivere quel terribile periodo. Insegnò, a noi giovani reclute, a salutarci come si usava fare tra marinai al suo tempo: “Pala a prora! Voga, Voga, Voga!
    Che Dio lo abbia in gloria.
    Anno 1998.

  • Attualità,  Marinai,  Marinai di una volta,  Racconti,  Recensioni

    Il Segnalatore

    di Alberto Mattei

    Una carrellata di vita nel mondo delle radiocomunicazioni nella Marina Militare

    La categoria dei Segnalatori nella Marina MilitareIl servizio di collegamento tra i posti di segnalazione a bordo e a terra è affidato ai Segnalatori. Essi imparano ad impiegare tutti i sistemi di trasmissione, da quelli telegrafici e per telescrivente a quelli ottici, e diventano maestri nell’arte di trasmettere segnali con il pittoresco linguaggio delle bandiere. Si addestrano anche all’uso di apparecchi R.T. di piccola potenza. Ai segnalatori è affidato anche il compito di tenere aggiornati i documenti nautici necessari alla navigazione. Imparano a leggere le carte nautiche ed a tracciare le rotte. Inoltre hanno il compito di effettuare osservazioni metereologiche sia a bordo che negli osservatori costieri.

    Chi meglio di me poteva scrivere  quest’articolo. Dopo il testo scritto dal collega Passarino sui (cugini) Radiotelegrafisti sul numero 182 del Bollettino dei Marinai, adesso parleremo della categoria del “Segnalatore”.

    Alberto-Mattei-per-www.lavocedelmarinaio.com_La vecchia categoria è rappresentata da due banderuole (in alto sopra riportate) ed è stata messa in disuso dalla Marina con l’utilizzo della nuova categoria “specialisti in telecomunicazioni”, già utilizzata dai Radaristi. Questa ha accorpato, dunque, le categorie dei Radaristi, Radiotelegrafisti, Segnalatori e Telecomunicatori. E’ in vigore ancora tutt’ora.
    Ma come dico sempre “chi nasce segnalatore, muore segnalatore” e io sono uno che le bandierine non se l’è mai scucite dalla divisa.
    La categoria del Segnalatore, è nata nel 1931 dall’accorpamento delle più vecchie categorie dei Semaforisti e dei Timonieri. Queste due categorie erano a quel tempo addette alle comunicazioni radio semaforiche, sia a bordo delle navi che dalle stazioni costiere a terra.
    I corsi per Segnalatore iniziarono presso la Scuola C.R.E.M. di Pola (Istria italiana) ed erano suddivisi in:
    – corso O (ordinario), dalla durata di 12 mesi;
    – corso I.G.P. (Istruzione Generale e Professionale) riservato ai sottocapi che dovevano divenire sottufficiali della durata di 12 mesi;
    – corso P (perfezionamento) riservato ai Secondi Capi che dovevano avanzare nel ruolo dei Marescialli di III classe, della durata di 7 mesi.

    Dopo il Secondo Conflitto Mondiale, e con l’avvento della Repubblica, la vecchia dizione monarchica C.R.E.M. fu cambiata in C.E.M.M. (Corpi Equipaggi Militari Marittimi) e dislocata presso la sede di Taranto.
    I corsi di Segnalatore nel 1949 furono spostati nella neo Scuola CEMM di La Maddalena e successivamente ritornarono a Taranto definitivamente nel  1952.
    Iniziarono così a formarsi corsi di Segnalatori, pronti ad essere imbarcati sulle unità navali della Marina Militare Italiana.
    Il corso ordinario da Segnalatore prevedeva: la ricetrasmissione morse con sistemi a lampi di luce, le comunicazioni a banderuole e con segnali a bandiere, procedure di trasmissioni, la radio telefonia, l’uso delle telescriventi, lo studio della nautica e meteorologia, lo studio ed applicazione dei libri di segnali tattici oltre ai vari studi di ordinamento militare.
    I corsisti erano in tanti e ciò rendeva sino ai primi anni  ‘70 i corsi da Segnalatore particolarmente numerosi.
    Con l’abolizione del Gruppo Scuole C.E.M.M. agli inizi degli anni ‘80 e con la nuova denominazione in Scuole Sottufficiali della M.M., i corsi Segnalatori si sono ridotti, sino a scomparire del tutto nel 1988 quando la categoria Segnalatore, insieme ai Radiotelegrafisti, fu dismessa e passata nell’elenco delle categorie ad esaurimento. Nacque così il “Telecomunicatore”.
    Dopo più di due decenni, nel 2014 è stata ripristinata la categoria del Segnalatore e del Radiotelegrafista, mentre la categoria del Telecomunicatore è passata nell’elenco delle categorie ad esaurimento.
    Quando il 9 settembre del 1980 varcai per la prima volta la porta principale delle scuole C.E.M.M. (di lì a poco sarebbero cambiati in Scuole Sottufficiali della M.M.), sapevo già cosa volevo fare! Appena diciassettenne, con alle spalle saltuari lavori estivi e l’abbandono del secondo anno della Scuola Statale d’Arte (mi diplomerò Maestro d’Arte negli anni successivi) e con l’hobby della radio, il mio obiettivo era diventare un esperto radiotelegrafista. La mia famiglia, sia da parte di mio padre che di mia madre, erano tutti marittimi; inoltre il nonno materno era stato un Marinaio sommergibilista in tempo di guerra, mio nonno paterno lo era stato ma nelle chiatte in Grecia, il fratello sulla torpediniera Danaide. Mio padre era stato imbarcato sulla torpediniera Aretusa come nocchiere. Insomma, la Marina scorreva nel sangue. Inoltre da piccolo frequentavo un mio compagno di scuola elementare il cui padre era un ex Maresciallo Radiotelegrafista della Regia Marina e poi Marina Militare. Quando ci ritrovavamo a casa sua mi insegnava il codice morse e l’uso del tasto telegrafico, e ci raccontava storie di guerre e battaglie navali! Un mondo che mi ha sempre affascinato.
    Tutto ciò mi ha portato a credere in quello che poi ho fatto e cioè arruolarmi in Marina.

    Allievi Segnalatori in aula di insegnamento
    I primi tre giorni di accasermamento sono stati esclusivamente dedicati ai test ed infine al colloquio con lo psicologo che avrebbe designato la mia permanenza in quella categoria. Mi ricordo che quando ebbi il colloquio con lo specialista insistevo nel sottolineare che mi piaceva e conoscevo bene il mondo delle radio e delle radiocomunicazioni e preferibilmente chiedevo di poter fare il radiotelegrafista. Quando invece mi disse che ad un orecchio avevo dei problemi di udito e che non potevo fare l’RT, ma che mi avrebbe accontentato lo stesso facendomi fare il “SEGNALATORE”, una categoria che con il mondo delle telecomunicazioni era a parità dell’RT, mi crollò il mondo addosso, ma malgrado ciò mi accontentai lo stesso! Adesso dopo tantissimi anni, ringrazio quell’uomo nell’avermi assegnato a questa fantastica categoria.
    Così iniziai il corso (V6) denominato “80/A corso Segnalatori”. La sezione era formata da 16 allievi provenienti da tutta Italia: siciliani, campani, pugliesi e laziali, prettamente dal centro-sud. Il corso è durato 9 mesi dove alle materie culturali si alternavano materie professionali come ricezione e trasmissione morse a lampi di luce, trasmissione con telescrivente, procedure ottiche e radiotelefoniche, libro dei segnali, uso delle bandiere segnaletiche, conoscenza di tutti i sistemi di comunicazione, e poi nautica e meteorologia. Dopo nove mesi di intensi studi (si studiava ogni giorno, sia di mattina che di pomeriggio, con lo studio obbligatorio e si usciva in franchigia solo il sabato e la domenica e, se si andava bene a scuola, anche il mercoledì pomeriggio), arrivò il fatidico giorno degli esami e la prima destinazione. Tutti noi speravamo in qualche nave che girasse per il mondo! Mi ricordo l’ammasso delle persone di fronte la Direzione studi, in bacheca dove era esposto l’elenco di tutti noi con a fianco la destinazione.

    “… Allievo segnalatore Mattei, matricola 80VA0456T Nave ARDITO …” questa fu la mia prima destinazione a La Spezia.

    Il cacciatorpediniere ARDITO, una bellissima nave dove le “signorine di bordo” (nomignolo affibbiato ai Segnalatori) regnavano nel loro mondo, la Plancia Comando. Lì iniziò la mia avventura come “Segnalatore”, lì iniziai a mettere in pratica tutto ciò che avevo imparato alle scuole.

    Segnalatori comunicano con le bandiere
    E’ stato un susseguirsi di emozioni, soddisfazioni professionali, nuove conoscenze di apparati, approfondimenti, imparai l’uso delle banderuole (anche se non erano più in vigore). Conobbi nuovi amici, Ufficiali, Sottufficiali, Marinai e soprattutto i Capi segnalatori che si sono avvicendati. Era difficile vedere il “Capo Segnali” in porto, in genere lo si incontrava la mattina in plancia per visionare il lavoro che si stava facendo, poche direttive al sottordine e poi scompariva. Invece in navigazione era sempre presente, al fianco del Comandante, era sempre lì con il suo binocolo, a dare consigli sulle manovre tattiche, insieme ad un’altra figura importante, il Nostromo.
    Il nostro mondo era variegato, a turno si lavorava in ASC (Accettazione, Smistamento e Controllo dei messaggi), in sala nautica come segretario di rotta, al tavolo della tattica come operatore radio oppure in stazione segnali ad operare con le bandiere o a trasmettere e ricevere con il Panerai Q300, l’unica nostra arma a disposizione! Tutti dovevano saper fare un po’ di tutto.
    Altre destinazioni sopraggiunsero, Nave Vespucci, Nave Grosso, Nave Visintini.
    Il corso I.G.P. (Istruzione Generale Professionale) con il grado di 2° Capo, con i nostri frà, ci riunì nuovamente alle Scuole Sottufficiali, questa volta assieme al corso B. La sezione “Segnali” si era riformata nuovamente in un unico gruppo A e B (circa 25 persone). Il corso durò 9 mesi dove abbiamo approfondito un po’ tutte le materie studiate al corso VO e specialmente nozioni di procedure tattiche. Inoltre abbiamo studiato tutto ciò che interessava il mondo degli archivi e cifra, oltre a quello della gestione del carico. Insomma, da quel corso si usciva “Capi Segnalatori” pronti per svolgere il compito che tutti noi c’eravamo prefissati. Nave Danaide è stata la mia prima nave da Capo Segnali.
    Un breve periodo di riposo a terra presso il Centro Telecomunicazioni di Augusta e poi nuovamente imbarcato, Nave Driade e a seguire al Comsquacorv Uno (Comando della Prima Squadriglia Corvette) con doppio incarico, sottufficiale addetto all’addestramento TLC di Comflotcorv. Esperienza veramente indimenticabile, soprattutto quando i giovani TLC venivano a ricevere a lampi di luce, in sala didattica, o quando si venivano ad esplicitare le manovre tattiche dopo una “navcomex (Naval Communication Exercise)” a bandiere o in fonia.
    Ultima tappa di carriera professionale, questa volta con il grado di Capo di 1^ classe, è stato il corso P.
    Altra esperienza formativa è stata quella presso il Marisicilia (prima a Messina e poi ad Augusta) e,  con il grado apicale, quella presso il Comando in Capo della Squadra Navale a Roma. Ultimo incarico operativo è stato quello presso il Comando delle Forze di Pattugliamento Costiero ufficio Addestramento.
    Adesso, presso l’Arsenale della Marina Militare di Augusta, termino il mio lungo exscursus di carriera, soddisfacente e appagante.

    Segnalatori a bordo di Nave Etna
    Adesso che sono pensionato, riguardando indietro negli anni, non cambierei nemmeno una virgola. Farei tutto quello che ho fatto senza rimpianti. Ho avuto tanto e devo ringraziare tantissime persone, ma in primis quell’uomo che quel giorno di 37 anni fa, scriveva in quel pezzo di carta “SEGNALATORE”.

  • Attualità,  Marinai,  Marinai di una volta,  Racconti,  Recensioni

    E ti accorgi che tutti sanno

    di Enrico De Vivo

    E ti accorgi che tutti sanno tutto.
    Tu sai, ma loro sanno di più.
    Tu segui un tuo ideale, ma gli altri sono pronti a dimostrarti che il loro è migliore del tuo.
    Tu vedi la sincerità e gli altri dicono che è falsa.
    Tu vedi la falsità e loro dicono che quella è la verità.
    Allora ti metti in discussione, ti poni davanti ad uno specchio e ti guardi.
    Tu sei tu, gli altri hanno una maschera che indossano a seconda della situazione
    … e ti accorgi che tutti sanno.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    Vincenzo Pellegrino (28.11.1918 – 17.4.1999)

    di Antonino Pellegrino

    (28.11.1918 – 17.4.1999)


    … riceviamo con immenso piacere e orgoglio pubblichiamo.

    Vincenzo Pellegrino nato il 28 novembre 1918 e andato in cielo il 17 aprile 1999.
    Entrato in servizio nella Regia Marina nel 1936.


    Imbarcato sulla regia nave Fiume subì nella sua carriera per ben  due volte l’affondamento.

    Buona giornata Ezio Pancrazio Vinciguerra,
    ti mando alcune foto che sono certo apprezzerai per la pubblicazione sul tuo blog e ormai nostro diario di bordo.


    Sono ricordi di mio padre Vincenzo Pellegrino, nato a Mazara del Vallo (TP) il 28 novembre 1918 ed ivi deceduto il 17 aprile 1999.

    Si era arrivato il 16.9.1937 e poi fu trattenuto alle armi per l’entrata in guerra nella Seconda Guerra Mondiale.
    E’ stato imbarcato anche sulla regia nave Fiume e sulla regia nave Freccia.

    Fu congedato il 1° giugno 1945.
    Promosso Sergente nel 1957.
    Nel 1971 gli fu riconosciuta la Croce al Merito di Guerra
    Mio padre Vincenzo era sergente Nocchiere matricola 71369.

    Un abbraccio Antonino

    P.s. Questo invece sono io marinaio per sempre.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    Vincenzo Pincin (Campolattaro, 16.4.1923 – Mare, 1.4.1942)

    di Sergio Covolan

    (Campolattaro, 16.4.1923 – Mare, 1.4.1942)

    Vincenzo Pincin, nato a Campolattaro il 16 aprile 1923, era un motorista navale imbarcato sulla regia nave  Giovanni Delle Bande Nere affondato nel Mediterraneo Centrale il 1° aprile 1942 alle ore 09:00. Lui fu uno dei tanti dispersi in mare.

    Vincenzo Pincin era mio cugino di secondo grado.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Pittori di mare,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    Giovanni “Siro” Buzzetti (Chiavenna, 16.4.1891 – 8.9.1947)

    di Giorgio Gianoncelli (*)

    (Chiavenna, 16.4.1891 – 8.9.1947)

    “’L Garibaldìn del mare”

    Giovanni Siro Buzzetti nasce a Chiavenna il 16 aprile 1891, da Guglielmo e Giovanna Buzzetti.
    Il 20 giugno 1911 il giovane chiavennasco si arruola nella Regia Marina per la ferma di 4 anni, in seguito è trattenuto alle armi per ragioni di guerra con decorrenza 20 giugno 1915 e lascia il servizio definitivo il 1° aprile 1919, otto anni dopo l’arruolamento.
    L’impatto del chiavennasco con la Marina da guerra non è dei più… morbidi; nel giro di soli tre mesi si trova a combattere sulla spiaggia di Tripoli come un “Marines” senza nemmeno il necessario allenamento al combattimento terrestre. Arruolato il mese di giugno e imbarcato sulla nave scuola “Sicilia” per il corso ordinario di cannoniere scelto, il mese di ottobre l’Allievo Cannoniere di bordo si trova nella mischia dei combattimenti a terra con un vecchio fucile modello ’91.
    L’anno 1911 è il periodo in cui scoppia la crisi d’interesse politico tra l’Italia e la Turchia per il possesso della Libia, possesso legittimato dal Governo italiano in virtù di una penetrazione pacifica iniziata fin dai primi anni del 1900 con impieghi di capitali nell’agricoltura, nelle attività di servizio, nelle missioni con le scuole e tutto quello che poteva rendere il territorio libico per i bisogni nazionali, mentre la Turchia è presente in quel territorio solamente per sfruttare lo sfruttabile, senza iniziative economiche e sociali.
    Ma già allora, come adesso, l’opposizione politica con la stampa nazionale sono sempre ostili quando si prendono decisioni importanti, intralciano e ritardano le operazioni e quando c’è il nulla osta l’iniziativa è già compromessa dall’intervento di altre potenze militari, che gridano allo scandalo per essere poi loro le scandalose.

    Sono questi anche gli anni della Triplice Alleanza (Italia, Austria, Germania 1882 – 1915), ma ognuno fa per sé e le potenze militari d’Europa: Austria, Francia, Germania, Inghilterra e Russia in particolare, con altri Stati minori, sono pronte ad invadere il territorio libico senza crearsi tanti problemi… morali come sempre capita agli italiani. Quando la decisione politica è presa, l’Italia si trova sistematicamente con il Regio Esercito impreparato per affrontare concrete campagne militari in terra straniera, allora è la Regia Marina con i suoi uomini che, almeno inizialmente, deve sopperire alle carenze di quell’Arma che dovrebbe sempre essere pronta per ogni evenienza.
    Il giorno 29 settembre 1911 il Presidente del Consiglio Giovanni Giolitti e il Ministro degli Esteri Antonio Di Sangiuliano, con l’approvazione del Re, trasmettono al Governo turco “l’ultimatum” per lasciare libero il territorio libico.
    La Flotta navale italiana è pronta a muovere verso la sponda tripolina e la sera del 3 ottobre 1911, composta da oltre 100 unità al comando dell’Ammiraglio Augusto Aubry, divisa in tre squadre, assegnate all’Ammiraglio di squadra Luigi Faravelli, al Vice Ammiraglio Paolo Tahon di Revel con la squadra siluranti assegnata al Duca degli Abruzzi, è dispiegata davanti alla costa libica pronta per un’azione di forza contro le fortezze organizzate dai turchi e la flotta della Mezzaluna disseminata tra l’Egeo e il Mar Rosso.
    Sul gruppo navi Scuola che comprende la corazzata “Sicilia”, gli Allievi in tenuta di lavoro, armati con un semplice fucile ’91 a baionetta innestata, con a tracolla un tascapane pieno di munizioni sono pronti a scendere a terra per conquistare le oasi della Libia.

    Il mattino del giorno 4 un reparto di 400 uomini protetto dai bombardamenti delle navi sbarca per una prima testa di ponte sulla spiaggia, il mattino seguente due battaglioni composti di 1.800 uomini e tra questi gli Allievi della Scuola Navale, al comando del Capitano di Vascello Umberto Cagni, invadono la spiaggia e marciano sulla città di Tripoli, dove arrivano alle ore 16,00 senza incontrare molta resistenza e si attestano alla periferia della città.
    Tra i 1.800 uomini in marcia verso la Tripolitania c’è il giovane chiavennasco Siro Buzzetti che, dal tono dei suoi scritti ai genitori, pare che non sia troppo entusiasta della sua esperienza da marinaio. Non ha torto, perché, forse, si aspettava qualche cosa di diverso e meno traumatizzante che trovarsi con un fucile in braccio senza avere la coscienza preparata alla …mattanza, pur consapevole di essere un soldato. In quella circostanza i Marinai italiani, come sempre, svolgono con decisione il compito assegnato tanto da guadagnarsi il titolo di “Garibaldini del mare” e questi marinai, sono in massima parte i giovani allievi delle navi Scuola.


    Al termine delle prime operazioni militari, la divisione navi Scuola rientra in Italia, sostituita dal primo corpo di spedizione dell’Esercito composto di 35.000 uomini, saliti in seguito a 100.000 e il buon Siro scrive una lettera ai genitori con la quale esprime le sue impressioni e lo stato d’animo dal momento della partenza fino ad operazione conclusa.

    Siro e Anna, sposi il 22 ottobre 1922

    Priolo Siracusa, ottobre 1911

    Carissimi tutti,
    ormai privo d’ogni speranza di potermela scapolare dal piombo turco pure il buon Dio mi volle dare la grazia di poter rimpatriare dai mari tripolini dopo il bombardamento dei forti, della città, ecc. ecc.
    Vi dirò brevemente quanto mi accadde: D’Augusta si partì di nottetempo, tutto in segreto: all’alba già fummo attaccati da varie torpediniere turche le quali però grazie a Dio, ed ai nostri poderosi cannoni, le seppimo mettere in fuga, con vari danni alle torpediniere stesse, ed ai loro equipaggi: a bordo non abbiamo avuto disgrazie alcune: giunti a Tripoli eravamo già pronti all’attacco; e pure a morire rassegnati se ciò ci toccava. Ordinato il fuoco subito si cominciò: i turchi pure risposero. A bordo più nessuno ardiva parlare, solo il comandante degli ufficiali si s’udiva: io ve lo potete immaginare in quale stato d’animo mi trovavo; eppure fiducioso nel buon Dio, ed ai nostri cari defunti, non tremavo, e collo sguardo sempre rivolto sul nemico: quale fu poi la nostra gioia allorquando si vedevano i proiettili lanciati dai nemici alzare colonne d’acqua nel mare e rimbalzare sull’onda come tanti pesciolini allegri: i loro cannoni non raggiungevano le nostre navi. Da parte nostra invece non un colpo andava fallito, tutto mandava per aria n quando i turchi furono costretti ad alzare bandiera bianca.
    Avanti sbarcare, ed allineati in coperta, il comandante Cagni Ci rivolse le seguenti parole: “marinai: ora sbarchiamo, l’impresa è ardua, noi facciamo un colpo disperato, e difficilmente torneremo a bordo: votate la vostra vita alla Patria: raccomando rispetto agli inermi, alle donne, ed alla Proprietà, e quelli che dovessero venir meno, fucilazione immediata”. Un formidabile grido, viva l’Italia! Eruppe dai nostri petti, subito si sbarcò, senza gravi difficoltà… e si presero i forti; ciò che vi era per terra non ve lo racconto; vi potete immaginare qual macello di carne umana.
    Per ora non ho altro a dirvi, e questa volta debbo ringraziare Colui che tutto può d’essere stato salvato per miracolo.
    Aff.mo v. Siro

    Regia nave “Sicilia”
    Nave da guerra di I classe a cintura e ridotto corazzato
    Costruita nell’Arsenale di Venezia e varata nel 1891.
    Lunghezza 122 m Larghezza 23,44 m – Dislocamento 13.298 t Armamento:
    4 cannoni da 343 mm disposti a barbetta a coppie su piattaforma girevole. 8 cannoni da 152 mm a caricamento rapido – 16 da 120 mm
    27 cannoni a tiro rapido di piccolo calibro
    4 lanciasiluri laterali 1 a poppa.

    Terminata la guerra, pochi mesi prima delle festività natalizie e di ne anno, le navi rientrano ai loro porti d’assegnazione e, come di norma, segue la prevista licenza ordinaria di fine missione; questo è previsto anche per gli Allievi delle Scuole e Siro per le festività è sulle sponde della Mera a tonificarsi con la gelida temperatura della Valle di Chiavenna.
    Il giovane marinaio deve affrontare un lungo viaggio che dura almeno 24 ore, ma con il cuore che pulsa d’emozione per il piacere di rivedere genitori, parenti e amici dopo il pericolo corso oltremare, non pensa alla sorpresa che lo accoglie all’uscita dalla stazione ferroviaria di Chiavenna.
    Ultimo strido di freni, ultimo sbuffo di vapore, s’aprono le porte delle vetture e dal marciapiede della stazione, echeggia l’Inno di Garibaldi, in onore al “Garibaldìn del mare” Giovanni Buzzetti chiamato Siro, chiavennasco di… lungo corso.
    “Ricevuto al suo arrivo con la Banda musicale della città di Chiavenna, con tanto di onori dal Sindaco con il Consiglio comunale e una moltitudine di gente d’ogni ceto e condizione, il giovane marinaio dopo il primo momento di naturale sorpresa, rinfrancato dalla presenza del padre e altri conoscenti, s’immerge nel primo bagno di folla nel vivo patriottismo garibaldino della popolazione di Chiavenna.”1

    La città di Chiavenna, nei giorni che precedono le feste natalizie e di ne anno, continua a tributare al giovane marinaio stima e onori.
    Il Consiglio Comunale riunito il 21 dicembre esprime a Guglielmo Buzzetti, padre dell’ “Eroe Garibaldìn del mare” le sue congratulazioni e la sera del 27 dicembre 1912 il marinaio chiavennasco è ospite d’onore all’Hotel Helvethia Nazionale ad un convivio promosso dalle massime autorità cittadine cui partecipano oltre 200 persone tra amici comuni, esponenti delle arti, del lavoro e della cultura locale.
    Fra tanti ospiti il massimo Poeta Cantore delle Alpi Giovanni Bertacchi, che nel suo discorso, dice: “Il cuore di Chiavenna, aperto all’amore della grande Patria Comune, nel nome di questo suo prode figlio Siro Buzzetti, marinaio d’Italia sulle acque di Libia, saluta tutti i fratelli che dietro lo squillo del dovere, dai monti, dai piani, dai lidi, trassero ai nuovi cimenti, sulla terra lautante.”

    Parlano un po’ tutti e tutti con discorsi a sfondo patriottico, tra tanti il sig. Orsi del Circolo di Ritrovo Serale che termina; “… e poiché era necessario, ti sei quadruplicato, centuplicato, col correre da un punto all’altro delle posizioni conquistate, e il nemico non potè mai capire quanti fossero i 1500 marinai sbarcati dal Sicilia.”

    Il grande banchetto si conclude con il brindisi guidato dal dr. Aldo Mazzoleni, medico e Poeta che declama:

    “Ed or brindiamo amici / alle sembianze care / brindiamo al nostro Siro / Garibaldìn del mare!”.

    Sono tempi in cui i sentimenti di Patria sono forti, il Risorgimento, non ancora compiutamente concluso, è molto presente nel pensiero degli uomini, e la comunità di Chiavenna è la prima e maggiormente sensibile fra tutta la comunità della provincia ad esprimere sentimenti di alto attaccamento alle gesta mazziniane e di Giuseppe Garibaldi, pertanto chi dà un minimo di altruismo in vari modi per la Patria è stimato e ammirato, se poi aggiungiamo il fatto che il “Garibaldìn del mare” è il primo soldato della valle del Mera ad indossare l’uniforme della giovane Regia Marina unitaria, fatto inconsueto nelle valli alpine, il rilievo popolare sale di tono e la sola presenza di Giovanni Bertacchi ai festeggiamenti, notoriamente contrario a quella guerra e alle guerre, dimostra che il sentimento di riconoscenza verso l’uomo supera quello dei sistemi; a Giovanni Siro Buzzetti detto “‘L Garibaldìn del mare” è capitata così!
    Siro Buzzetti al termine della ferma, che scade il 20 giugno 1915, per ragioni di guerra, iniziata da appena un mese, è trattenuto alle armi. Essere trattenuto alle armi d’autorità significa che il Buzzetti aveva rinunciato al proseguimento della carriera militare, altrimenti avrebbe partecipato ai corsi di avanzamento nel grado militare per entrare poi in Servizio Permanente Effettivo.
    Il cannoniere scelto partecipa alla Grande Guerra imbarcato su Nave “Porto di Suez” che durante il conflitto è colpita da un siluro austriaco ed affonda con il conseguente naufragio del personale; Siro è tra questi e si salva. Alla ne della guerra è congedato in data 18 agosto 1920.
    A suo onore ci sono 2 anni 2 mesi e 18 giorni di navigazione in pace e 4 anni e 6 mesi di navigazione in guerra, per un totale di 6 anni, 8 mesi e 18 giorni d’imbarco, alcuni giorni di battaglia da… Marines e il rimanente in vari servizi a terra, con una semplice medaglia per la campagna Italo – Turca, una croce al merito per la Grande Guerra, un naufragio ma… con il titolo di “Garibaldìn del Mare” che vale tutte le medaglie del mondo.
    Rientrato in famiglia Giovanni Siro si trasferisce nella città di Sondrio per aiutare il padre Guglielmo a gestire una primaria drogheria nella più importante via commerciale della città (via Dante Alighieri). Per tutto il resto della sua vita non lascerà il negozio.
    I successivi anni ruggenti del nascente regime fascista non scomodano i sentimenti pacati e antiguerreschi di Siro, lavora con serenità a fianco del padre e pensa al matrimonio che si realizza il giorno in cui la pletora di fanatici guerrafondai finge di marciare su Roma (22 ottobre 1922) con la signorina Anna Sperlocchi che porta in viaggio di nozze a Genova in visita alla Madonna della Guardia, alla quale aveva fatto voto di portare la moglie in cambio del salvataggio dal naufragio.
    Sciolto il voto Siro ritorna serenamente al negozio del padre, continua l’attività dopo la morte del genitore con l’aiuto di un proprio figlio fino al giorno 8 settembre 1947 in cui lascia la vita terrena a soli 56 anni per navigare sulle rotte del cielo nella serenità dei suoi miti sentimenti.
    Il comportamento del primo marinaio della Valle di Chiavenna, terzo della provincia, onorato dal titolo di “Garibaldino del Mare”, dopo aver lasciato la carriera militare la dice lunga sul carattere d’uomo: mite, contemplativo, riflessivo e religioso.

    1 L’eco della Val Chiavenna

    Particolare della corazzata “Italia” costruita nel Regio cantiere di Castellammare di Stabia dal luglio 1876 ed entrata in servizio il 16 ottobre 1885. Armata con quattro cannoni da 481mm disposti a “barbetta”. Nel 1896 divenne nave scuola cannonieri, poi nave scuola Torpedinieri. Radiata dal naviglio militare nell’anno1914.

    (*) per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome. Giorgio Gianoncelli è deceduto il 7.9.2022.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Pittori di mare,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    16.4.1943, affondamento della regia nave Lampo

    di Claudio Confessore
    Le fotografie sono dell’Archivio Storico della Marina Militare disponibili su Internet

    Le Unità che hanno portato il nome: Lampo

    Lampo Marina Borbonica
    Goletta dell’Armata di Mare delle Due Sicilie operò prima dell’unità d’Italia e partecipò alle azioni contro il bey di Tripoli (agosto 1928) e quello del Marocco (maggio 1834) per proteggere i commerci del Regno.

    Lampo Marina Sarda
    Trasporto a vela di 3a classe che ha operato nella Flottiglia del Lago di Garda. Costruito a Genova e trasportato a pezzi e poi riassemblato a Desenzano del Lago (oggi del Garda). Varato nel 1848 e radiato nel 1861 subito dopo l’Unità d’Italia.

    1a Guerra Mondiale – Classe Lampo
    Il piccolo Cacciatorpediniere “Lampo”, e le altre Unità della omonima Classe, furono costruiti nel Cantiere Navale Schichau di Elbing (Germania) su progetto tedesco.
    La classe “Lampo” aveva notevole robustezza ed un buon apparato motore ma fu necessario non caricare le carboniere di prua per aumentare la spinta prodiera a causa della loro forma molto affinata e bassa sul mare. La robustezza della prora fu in guerra un ottimo mezzo di offesa contro i sommergibili.

    Unità Imp. Var. Serv. Rad. Note
    Lampo 1899 1899 1900 1920
    Freccia 1899 1899 1902 // Perduto per incaglio il 12 ottobre 1911
    Dardo 1899 1900 1901 1920
    Strale 1899 1900 1901 1924
    Euro 1900 1900 1901 1924 Dal 09/09/1924 cambia nome in Strale (il gemello era stato radiato), essendo stata chiamata Euro un’altra Unità
    Ostro 1900 1901 1901 1920
    Caratteristiche tecniche
    Dislocamento Normale: 320 t. – Pieno carico: 354 t
    Dimensioni Lunghezza: 60 m. – Larghezza: 6,5 m. – Immersione: 2,6 m
    Apparato motore 4 caldaie – 2 motrici alternative – 2 eliche – Potenza: 5.998 Hp
    Velocità 30 nodi
    Eliche 2 a passo fisso
    Combustibile 80 t. di carbone
    Autonomia 2.000 miglia a 12 nodi
    Armamento 1 cannone 76/40 mm. – 5 cannoni da 57/43 – 2 tubi lanciasiluri da 356 mm
    Equipaggio 59 di cui 3 Ufficiali e 56 Sottufficiali e Comuni
    Nota: Nel 1915 – 1918 vennero imbarcate anche sistemazioni per la posa di 12 mine, lanciabombe e per il rimorchio di torpedini antisommergibili.
    Il Lampo e le unità gemelle parteciparono attivamente sia alla Guerra Italo-Turca che nella 1^ Guerra Mondiale dove furono inquadrate nella VI Squadriglia Cacciatorpediniere insieme alle gemelle Ostro, Euro, Dardo e Strale con base a Tripoli. Essendo unità datate ebbero, comunque, scarso impiego nella Grande Guerra.
    Nel 1921 le unità rimaste in linea vennero riclassificate torpediniere. Nel 1924 dopo che lo Strale fu radiato, l’Euro prese il nome di Strale poiché il suo nome fu passato ad un’altra Unità.

    1a Guerra Mondiale – Lampo II
    Rimorchiatore civile italiano di 322 tonnellate. Costruito nei Cantieri Alblasserdam di Alblasserdam (Olanda). Requisito alla fine del 1916 ed iscritto nei quadri del Naviglio Ausiliario dello Stato con il nome di Lampo II. Successivamente acquistato dalla Regia Marina fu iscritto il 21.02.1918 nei quadri del Naviglio Militare con il nome Pelago. E’ stato radiato il 25.10.1922.

    2a Guerra Mondiale – Cacciatorpediniere Lampo (Classe Dardo 2a serie)
    Il Cacciatorpediniere Lampo faceva parte della Classe Dardo Seconda Serie, assieme alle gemelle Baleno, Folgore e Fulmine. Le Unità furono utilizzate per le scorte convogli ma anche come posamine. Tutti i Cacciatorpediniere della Classe andarono persi a seguito di combattimenti durante la II Guerra Mondiale.

    Unità Imp. Var. Serv. Note
    Folgore 1930 1931 1932 Affondato il 2/12/1942 nel Canale di Sicilia in 37°43’ N – 011°16’ E
    Baleno 1930 1931 1932 Affondato il 17/04/1941 ad 1 miglio ad Ovest della boa n° 4 di Kerkenah (Golgo di Gabes)
    Fulmine 1930 1931 1932 Affondato il 9/11/1941 al centro dello Ionio in 37°00’ N – 018°10’ E
    Lampo 1930 1931 1932 Affondato il 16/04/1941 ad 3 miglia per 230° dalla boa n° 3 di Kerkenah (Golfo di Gabes). Recuperato e riparato affondò un seconda volta il 30/04/1943 a 6 miglia per 080° da Ras Mustapha (Tunisia)
    Caratteristiche tecniche
    Dislocamento Normale: 1830 t. – Pieno carico: 2123 t
    Dimensioni Lunghezza: 96 m. – Larghezza: 9,2 m. – Immersione: 3 m
    Apparato motore 2 Gruppi di turbine Belluzzo a vapore su 2 assi; tre caldaie Express potenza Hp 44.000
    Velocità 38.8 nodi
    Eliche 2 a passo fisso
    Combustibile 80 t. di carbone
    Autonomia 3693 miglia
    Armamento 2 impianti binati da 120/50 mm – 2 impianti binati da 40/39 mm – 4 mitragliere da 13.2mm – 6 siluri da 533 in 2 impianti trinati – mine e cariche di profondità
    Equipaggio 175
    Nota: Rispetto alla classe Dardo prima serie le unità di questa classe ebbero forme più affinate e diverso apparato motore. Anche per queste unità l’armamento antiaereo venne poi sostituito con 8 mitragliere da 20/65 e dopo il 1940 vennero sbarcati i tubi lanciasiluri poppieri per installare 4 mitragliere da 37 mm. e due lanciabombe antisom.

    Il Lampo fu costruito nei Cantieri Partenopei di Napoli. Fu impiegato principalmente per scorte convogli. Alle ore 21.30 del giorno 13 aprile 1941 il Lampo con i Cacciatorpediniere Tarigo e Baleno iniziarono la scorta, da Napoli a Tripoli, di un convoglio che trasportava uomini, munizioni e materiali a sostegno delle attività belliche del Deutsches Afrikakorps (D.A.K) e delle truppe italiane. Il convoglio era composto da cinque piroscafi di cui quattro tedeschi (Andana 4205 t., Aegina 2447 t., Arta 2452 t., Iserohn 3704 t.) ed uno italiano (Sabaudia 1590 t.), che trasportava le munizioni.
    La rotta pianificata prevedeva la navigazione lungo le congiungenti Napoli, Merettimo, Capo Bon, Canale di Sicilia, isole Kerkennah e Tripoli. Partenza e rotte furono calcolate per far attraversare il canale di Sicilia di giorno in modo da impiegare la protezione aerea nel tratto di mare più pericoloso, quello più vicino al raggio d’azione di eventuali aerosiluranti con base a Malta. Quanto programmato non fu possibile mantenerlo a causa del cattivo tempo che rallentò il convoglio di 3 ore e 40 minuti.
    Ciò costrinse le unità a transitare nella zona di maggior pericolo di giorno, senza protezione aerea a causa di avverse condimeteo. Nonostante il cattivo tempo volava, comunque, un ricognitore Maryland inglese che riportò l’avvistamento a Malta da dove alle ore 18.00 partirono i Cacciatorpediniere della 14a Squadriglia Inglese composta della unità Jervis, Nubian, Mohawk e Janus.
    Alle ore 01.58 del 16 aprile il convoglio fu avvistato, ombreggiato ed attaccato alle 02.20. Il violento scontro si concluse con l’affondamento nelle acque di Kerkenah (Tunisia) dell’intero convoglio italo/tedesco e di tutta la scorta. Prima di affondare il Tarigo riusci a lanciare un siluro ed affondare il Mohawk.
    Il Lampo, ingaggiato per primo, fu gravemente danneggiato, prese fuoco e si arenò verso le 05.00 sulle secche di Kerkennah.
    Il Comando Marittimo Italiano in Libia (MARILIBIA) inviò subito sul posto i soccorsi e l’imponente operazione consentì di recuperare 1271 naufraghi dei circa 3000 uomini imbarcati su tutte le Unità del convoglio. Sul Lampo ci furono 60 deceduti e si salvarono in 205.
    Il successivo 4 luglio fu inviata in zona la Nave Soccorso Epomeo per recuperare i numerosi cadaveri ancora rimasti a bordo. Furono recuperati numerosi corpi e resti umani ed ultimato il recupero, dopo aver effettuato dove possibile l’identificazione, questi vennero chiusi in sacchi appesantiti e dopo un breve cerimonia religiosa vennero sepolti in alto mare con gli onori militari.

    L’11 agosto, dopo tre giorni di lavoro per chiudere le falle e riportarlo in galleggiamento, il Lampo fu disincagliato e rimorchiato a Palermo dalla nave Artiglio II. Successivamente trasferito a Napoli fu sottoposto a lavori di riparazione dal 21 settembre 1941 al 18 maggio 1942. Gli fu installato anche un nuovo impianto binato di mitragliere da 20 mm.
    Rientrato in linea fu reimpiegato nelle scorte ai convogli. Il 30 aprile 1943 partì da Trapani con un carico di munizioni per le nostra truppe in Tunisia. Subì due attacchi aerei che provocarono un incendio con conseguente scoppio delle munizioni ed affondamento dell’Unità a 6 miglia per 080° da Ras Mustapha (Tunisia). Scomparvero in mare 60 uomini su 213 dell’equipaggio.

    Dopoguerra – Motocannoniera Lampo
    Motocannoniera che insieme al Baleno costituiva l’omonima classe, Fu impostata il 4 maggio del 1958 con la sigla MC 491 nell’Arsenale M.M. di Taranto è stata varata il 22.11.1960 ed entrata in servizio il 27 aprile del 1963 (1965 il Baleno). Assunse il nome di Lampo il 1° settembre 1965 con distintivo ottico P 491 e radiata il 15.4.1985.
    La classe Lampo deriva, nelle caratteristiche generali, dalla Motocannoniera Folgore ma furono studiate ed implementate soluzioni d’avanguardia sia nella motorizzazione che nell’armamento.
    Come motorizzazione il Lampo fu il primo ad essere dotato di apparato motore misto, diesel e turbina a gas, con eliche a passo variabile (CODAG). Le caratteristiche erano le seguenti:

    2 Motori Diesel Fiat 560.000, uno per ogni linea d’assi laterale, con potenza di 3.300 HP
    1 Turbina a Gas tipo Metrovik della potenza di 4.500 HP
    3 Eliche. Quelle laterali a pale orientabili con manovra centralizzata. Elica centrale a pale fisse.
    L’armamento era “convertibile”, ovvero poteva assumere con poche ore di preavviso una delle seguenti 4 configurazioni:

    3 mitragliere da 40/70 mm;
    2 mitragliere da 40/70 mm – 1 lanciarazzi da 105 mm;
    1 mitragliera da 40/70 mm – 4 tubi lanciasiluri da 533 mm;
    1 mitragliera da 40/70 mm – ferroguide per 8 mine di profondità.
    Le altre caratteristiche tecniche erano:

    Dislocamento 190 ton.;
    Lunghezza 41,4 m.;
    Larghezza 6,3 m.;
    Velocità 28 a motori superiore ai 39 nodi a turbina;
    Autonomia 860 miglia.

    Cerco notizie sull’equipaggio del Cacciatorpediniere Lampo: cosa fare?
    Pubblicato il 8 giugno 2015
    di Claudio53

    Egregio sig. Ezio,
    Le mie notizie in merito allo zio della Signora Maria Elena sono le seguenti:
    “Sottocapo Elettricista Raiteri Francesco nato a Mirabello Monferrato il 30/01/1924 disperso a seguito dell’affondamento del Cacciatorpediniere Lampo avvenuto il 16/04/1943 a 6 miglia per 080° da Ras Mustapha (Tunisia)”
    In merito alla richiesta sulla possibilità di trovare l’elenco dei superstiti del Cacciatorpediniere Lampo affondato (per ben due volte) durante la Seconda Guerra Mondiale le rappresento che non è cosa semplice e generalmente tali elenchi non sono conservati negli Archivi degli Uffici Storici.
    Il Lampo era un Cacciatorpediniere il cui equipaggio, in base ai dati di progetto della nave, doveva essere di 175 uomini. In tempo di guerra il numero del personale destinato a bordo di una nave era, comunque, leggermente superiore in modo tale che eventuali assenze (ad esempio per malattie) non facessero diminuire le capacità belliche dell’Unità. Infatti, sul Lampo durante il primo affondamento avvenuto il 16 aprile 1941 erano imbarcati n° 205 militari e nel secondo affondamento avvenuto il 30 aprile 1943 n° 213.

    Premesso quanto sopra, in merito al numero del personale imbarcato, occorre ora evidenziare che l’equipaggio su una nave non era, e non è oggi, fisso ma è in continuo cambiamento in percentuali annui che si aggirano intorno al 20-30% del totale del personale imbarcato. Tale politica era mantenuta anche in guerra in percentuali non molto diverse, peraltro durante il conflitto oltre alle normali necessità di alternanza di militari si sommavano anche le esigenze di reintegrare le eventuali perdite di vite umane, come nel caso del Lampo che dopo il primo affondamento fu recuperato, riparato e tornato in attività operativa ed affondato una seconda volta.
    Ritornando ora alla richiesta, se ci sono elenchi dei sopravvissuti, la risposta non può che essere un “forse” poiché l’unica certezza può avvenire solo attraverso la visione della documentazione conservata presso l’Ufficio Storico della Marina. Premesso che alla prima favorevole occasione in cui mi sarà possibile recarmi all’ufficio Storico della Marina controllerò nella pratica dell’Unità (non sono un “romano”), non credo che siano disponibili documenti amministrativi della forza giornaliera dell’epoca. In definitiva, è abbastanza difficile che si trovi un elenco di tutto l’equipaggio poiché cambiava con frequenza e non è un argomento che storicamente sia importante (di solito si conservano attività operativa, inchieste, relazioni, sinistri, deceduti, ecc…). All’epoca poi non esistevano sistemi informatici.

    A livello Comandi ed Enti del Ministero Difesa si possono reperire solo documenti relativi al singolo militare e non agli equipaggi dell’epoca. Stiamo parlando di un equipaggio il cui personale più giovane avrebbe oggi circa 90 anni. Nella speranza che molti siano ancora in vita, le strade che suggerisco di percorrere affinché qualcuno risponda “presente” o che qualche familiare lo faccia in suo ricordo, potrebbero essere le seguenti:

    rivolgersi alla Associazione Marinai d’Italia in modo da verificare la possibilità di diffondere la richiesta a tutte le delegazioni su territorio nazionale, o pubblicarla sul periodico che si invia ai soci;
    partecipare a forum di siti specializzati come lavocedelmarinaio, cimeetricee, pietrigrandeguerra, betasom, ecc…, in modo da verificare se qualcuno ha già chiesto notizie su nave Lampo (per esempio un “frequentatore” della vocedelmarinaio ha già scritto per ricordare un caduto del Lampo);
    verificare su facebook se esiste un gruppo “Lampo” (ho già controllato e non c’è);
    controllare se qualcuno ha scritto un libro sulla nave attraverso il sito nazionale delle biblioteche http://www.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/base.jsp . In caso affermativo cercare di procurarselo nella speranza che contenga notizie utili (se il libro esiste vedere se è disponibile presso librerie o se non più in commercio impiegare siti specializzati su Internet: ebay, Amazon, vialibri, Maremagun, Abebooks, ed altri);
    Qualora si cerchino notizie ed informazioni sui singoli militari ci si può rivolgere:
    per lo stato di servizio (solo per gli Ufficiali):
    Ministero della Difesa
    Direzione Generale per il Personale Militare
    V Reparto – 12^ Divisione
    viale dell’Esercito, 186 – 00143 Roma;
    per il foglio matricolare da cui trarre notizie relative alla vita militare del Caduto:
    Centro Documentale (ex Distretti Militari) e/o all’Archivio di Stato competente per territorio, in base alla provincia di nascita del Caduto;

    per la documentazione anagrafica (atto di nascita, atto di morte, ecc..):
    al Comune di nascita del Caduto;

    per le notizie/documenti relative alla definizione dello “status giuridico matricolare” di Caduto/Disperso in guerra e relativo inserimento nell’Albo d’Oro:
    Ministero della Difesa
    Direzione Generale della Previdenza Militare, della Leva e del Collocamento al Lavoro dei Volontari Congedati – III Reparto – 10^ Divisione Albo d’Oro – viale dell’Esercito, 186 – 00143 Roma;
    per le vicende storiche del reparto/unità di appartenenza del Caduto:
    agli Uffici Storici dell’Esercito, della Marina Militare, dell’Aeronautica Militare e dell’Arma dei Carabinieri, i cui recapiti potranno essere reperiti sui rispettivi siti internet;
    per le onorificenze e le decorazioni relative al Caduto:
    Ministero della Difesa
    Direzione Generale per il Personale Militare
    V Reparto – 10^ Divisione Ricompense ed Onorificenze
    viale dell’Esercito, 186 – 00143 Roma.
    Per notizie relative alle sepolture di militari deceduti, oltre quanto detto precedentemente, si può eseguire una ricerca sui database che sono disponibili su Internet all’indirizzo:
    http://www.difesa.it/Il_Ministro/CadutiInGuerra/Pagine/default.aspx
    oppure inviare una richiesta a mezzo posta ordinaria al seguente indirizzo:
    Ministero della Difesa
    Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra
    Direzione Storico Statistica
    Via XX Settembre, 123/a – 00187 ROMA

    All’atto della compilazione della richiesta, verificare che la stessa contenga i dati anagrafici (data e luogo di nascita e paternità) del Caduto e i dati anagrafici ed i recapiti telefonici e la copia di un documento in corso di validità del richiedente, nonché precise indicazioni circa il grado di parentela con il Caduto ed i motivi posti a base della richiesta.

    oppure inviare la richiesta via e-mail al seguente indirizzo:
    info@albodorograndeguerra.it
    oppure, telefonare ai seguenti numeri telefonici per informazioni:
    0647355135 – 0647354990.

     

    Antonio Ritano
    a cura Francesco Melis (*)

    (Cagliari, 14.2.1914 – Mare, 16.4.1941)

    Antonio Ritano nasce a Cagliari il 14 febbraio 1914, era marinaio fuochista imbarcato sulla regia nave Lampo. Risultò disperso ne Mar Mediterraneo Centrale il 16 aprile 1941.

    di Roberto Tento (*)
    …i caduti sepolti in mare alle secche di Kerkenarh.
    La triste storia dei nostri marinai ritrovati dalla nave Ospedale “Epomeo” dopo due mesi. Non scrivo di certo come …Certo è la Guerra …mai piu’…

    regia cacciatorpediniere Lampo - www.lavocedelmarinaio.com

    Antonio Ritano nasce a Cagliari il 14 febbraio 1914, era marinaio fuochista imbarcato sulla regia nave Lampo. Risultò disperso ne Mar Mediterraneo Centrale il 16 aprile 1941.

    di Roberto Tento (*)
    …i caduti sepolti in mare alle secche di Kerkenarh.
    La triste storia dei nostri marinai ritrovati dalla nave Ospedale “Epomeo” dopo due mesi. Non scrivo di certo come …Certo è la Guerra …mai piu’…

    regia cacciatorpediniere Lampo - www.lavocedelmarinaio.com

    Gennaro Schettino
    di Antonio Cimmino e Claudio Confessore

    (Castellammare di Stabia, 4.9.1909 – Mare, 16.4.1941)

    Il Capo Cannoniere di 3^classe Gennaro Schettino nasce a Castellammare di Stabia il 4 settembre 1909.
    Imbarcato sul regio cacciatorpediniere Lampo, il 16 1aprile 1941 è scomparso  in mare (disperso).
    Furono 60 i marinai deceduti, si salvarono in 205.

    Basso D’Onofrio (Termoli, 24.9.1920 – Mare, 16.4.1941)
    a cura Vincenzo Campese (*)

    (*) per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.