Pittori di mare

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    19.1.1943, l’eroica battaglia del dragamine RD36 della Guardia di Finanza

    di Antonio Cimmino e Marino Miccoli
    di Antonio Cimmino

    Banca della memoria - www.lavocedelmarinaio.com

    Antonio-Cimmino-per-www.lavocedelmarinaio.com_1Tra il 1916 ed il 1929 la Regia Marina fece costruire circa 50 dragamine della classe RD (Rimorchiatore-Dragamine), progettati per appoggiare e soccorrere unità maggiori danneggiate e/o trovatesi in campi minati. A Castellammare di Stabia ne furono costruiti 25 appartenenti a diverse classi (RD1-2; RD3-4-5-6-; RD15-16-17-18-19-20-21-22; RD23-24-25-26; RD31-32-33-34-35-36-37). Lo scafo era in acciaio dolce, possedevano attrezzature per il dragaggio meccanico tipo “Oropea”. Tale tipo di dragaggio utilizzava un cavo di acciaio seghettato atto a tagliare il cavo di ormeggio delle mine, tenuto ad una data profondità da un immersore e scostato lateralmente alla linea di rotta da un divergente.
    Il loro dislocamento variava da 196 a 201 tonnellate; la lunghezza tra i 35 ed i 38,1 metri, la larghezza andava da 5,4 a 6 metri mentre l’immersione variava tra 1,54 e 2,2 metri. Generalmente erano armati con 1 cannone da 76/40 sistemato sul castello a prora e da 2 mitragliatrici antiaeree da 6,5 mm. collocate sul ponte di comando. L’equipaggio era composto da 21 uomini.
    Il rimorchiatore-dragamine RD 36, della classe RD 31, fu varato nel regio cantiere di Castellammare di Stabia nel mese di agosto del 1919 ed entrò in servizio nello stesso anno. Successivamente fu trasferito alla Finanza di Mare. Il 19 agosto del 1939 fu aggregato alla XI Squadriglia della VII Flottiglia Rimorchiatori-Dragamine di stanza a Porto Empedocle in Sicilia.

    quadro RD 36 - copia - www.lavocedelmarinaio.com

    Allo scoppio della guerra fu impiegato in missioni di dragaggio esplorativo ed esecutivo, di ricerca, distruzione e recupero di mine alla deriva, di trasporto uomini e materiali nelle Isole Egadi.
    Il 21 agosto del 1941 la nave subì un durissimo attacco aereo mentre, insieme con il dragamine ausiliario R.189 – Santa Gilla, effettuava il dragaggio a sciabica nelle acque di Pozzallo in provincia di Ragusa. Nell’attacco cadde eroicamente il comandante Brigadiere Francesco Mazzei e due finanzieri Esposito e Russo; l’unità, benché danneggiata, poté rientrare alla base.
    Al comandante, nativo di Marciana nell’isola d’Elba, fu poi concessa una Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:
    ” Comandante di dragamine fatto segno a ripetuti attacchi di aereo nemico, si sostituiva volontariamente al puntatore di una mitragliera ammalato ed iniziava una intensa reazione di fuoco contro il veicolo attaccante. Con sereno coraggio e cosciente ardimento proseguiva animosamente nel serrato duello finché, colpito al petto da una raffica di mitraglia, si abbatteva esanime sull’arma ancora puntata contro il nemico. Acque di Pozzallo 21 agosto 1941”
    L’attività della piccola unità continuò incessante nelle acque di Licata, Trapani, Messina e Reggio Calabria.
    Tenente di vascelllo Giuseppe Di Bartolo - www.lavocedelmarinaio.comL’RD 36 passò in forza alla XL Flottiglia – comandata dal Tenente di Vascello Giuseppe Di Bartolo – e trasferito in nord Africa facendo base, dall’8 settembre 1942, a Tripoli. Nelle acque di Tripoli l’unità compì diverse missioni di dragaggio, vigilanza antisom e scorte a piccoli convogli.
    Dallo scoppio della guerra l’RD36 aveva effettuato ben 317 missioni, percorrendo 18.700 miglia e con 2560 ore di moto.
    Con l’aggravarsi della situazione bellica il passaggio nel Canale di Sicilia dei convogli italiani, divenne sempre più drammatico; decine di mercantili e relative navi di scorta subirono violenti attacchi dagli inglesi che, con le loro forze aereo navali e subacquee denominate Forza Q con base a Bona in Tunisia e Forza K, con base a Malta, decimarono la flotta italiana provocando migliaia di vittime tra marinai, soldati trasporti e marittimi della Marina Mercantile.
    Nel contesto della guerra dei convogli si inserisce l’eroica ultima missione del RD 36.
    Avvicinandosi la caduta di Tripoli, il Comando di Marilibia il 19 gennaio del ’43, ordinò l’evacuazione della città ed il trasferimento in Sicilia di tutto il naviglio.
    Alle ore 18,00 unitamente RR.DD. 31 e 39 (Capo Squadriglia Sottotenente di Vascello Renato Landin), all’RD 37 ad altro naviglio di uso locale (N.U.L.) , l’RD 36, comandato dal Maresciallo della Guardia di Finanza ramo mare Aldo Oltramonti, uscì in formazione mettendosi alla testa del piccolo convoglio. Sull’unità imbarcò il Comandante della XL Flottiglia Tenente di Vascello Giuseppe Di Bartolo.
    In serata la formazione, a circa 18 miglia a levante di Zuara, fu attaccata da cacciatopedinieri della Forza K e principalmente dallo Javelin e dal Kelvin.
    Subito iniziò una impari lotta, Di Bartolo diede ordine alle altre unità di disperdersi ed avvicinarsi alla costa africana e, con la sua piccola nave, si avventò contro il potente avversario.
    Tutto il fuoco dei cacciatorpediniere si concentrò sul RD36 che, con il cannone e le due mitraglie combatté con enorme eroismo. Davide contro Golia! Ma il piccolo battello fu frantumato dai colpi di cannone delle navi nemiche ed affondò con tutto l’equipaggio. Anche le altre unità, nonostante il sacrificio del RD36, furono raggiunte ed affondate.
    Alcuni superstiti poterono raggiungere a nuoto la costa altri, recuperati in mare, furono sbarcati a Sfax.
    Al Tenente di Vascello Giuseppe Di Bartolo – nativo di Palermo e già Capitano Marittimo con esperienze belliche nel primo conflitto mondiale a 17 anni d’età – conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare “alla memoria” con la seguente motivazione:
    ” Comandante di flottiglia dragamine dislocata in zona avanzata oltremare, resasi necessaria l’evacuazione della base ed avuto ordine di trasferire in Patria flottiglia, apprestava alla lunga navigazione – con competenza e capacità – le unità dipendenti, nonostante le ininterrotte, violente incursioni aeree. Nel corso del trasferimento, attaccato di notte da preponderante formazione di supercaccia avversari, nel sublime tentativo di salvare le altre unità, impartiva l’ordine di dirottare verso la costa mentre con la propria – offerta al supremo olocausto – muoveva decisamente incontro all’attaccante, nel disperato tentativo di opporsi alla schiacciante superiorità dei mezzi avversari. Giunto a portata di tiro delle proprie mitragliere impegnava impari lotta, sorretto dall’entusiasmo e dalla fede degli eroi, colpita la sua imbarcazione più volte, prossima ad affondare, rispondeva al nemico facilmente vittorioso, con le ultime raffiche di mitraglia, inabissandosi con la nave e l’intero equipaggio. Fulgido esempio di estrema dedizione alla Patria e di luminose virtù di comando – Mediterraneo Centrale, 20 gennaio 1943”.

    Gli eroi del glorioso RD 36 sono:
    Tenente di Vascello Giuseppe Di Bartolo di anni 43, capo Flottiglia;
    Maresciallo Aldo Oltramonti, Comandante;
    Maresciallo Vincenzo Genna, di anni 39, Direttore di macchina;
    Brigadiere Pietro Laganà, di anni 32, Meccanico;
    Sottobrigadiere Antonio Sanna, di anni 39, Nostromo;
    Appuntato Giuseppe Salone, di anni 38, Fuochista;
    Finanziere Giuseppe Inzucchi, di anni 37, Cannoniere;
    Finanziere Gaetano Rizzi, di anni 38, Marinaio;
    Finanziere Costabile Di Sessa, di anni, 30, Meccanico;
    Finanziere Vincenzo Coppola, di anni 26, Marinaio;
    Finanziere Giuseppe D’Aleo, di anni 34, Nocchiere;
    Finanziere Domenico Balzamo, di anni 31, Fuochista;
    Finanziere Nino Baccile, di anni 20, Fuochista;
    Finanziere Amato Fusco, di anni 26, Fuochista;
    Finanziere Giovanni Cavatorto, di anni 33, Fuochista;
    Finanziere Francesco Nunziante, di anni 20, Fuochista.

    gli eroi col solino giallo RD 36 foto pellegrino Giuseppe per www.lavocedelmarinaio.com copia

    Brigadiere Pietro Laganà - www.lavocedelmarinaio.com CopiaNel 1949 al brigadiere Laganà fu concessa la Croce di Guerra al Valor Militare con la seguente motivazione:
    ”Brigadiere di Finanza-ramo mare-imbarcato con mansioni di meccanico su dragamine in partenza verso altra zona per evacuazione di importante base navale oltremare, si prodigava sotto violenta azione aerea avversaria per l’imbarco di importante carico. Successivamente, attaccata l’unità da soverchianti forze navali che ne provocavano l’affondamento, partecipava all’impari lotta fino all’estremo sacrificio della vita. Esempio di sereno ardimento e sentimento del dovere- Mare Mediterraneo, 20 gennaio 1943”.

    Medaglia d’Argento per il naviglio della Guardia di Finanza concessa con D.P. del 29 luglio del 1949:
    ”Nel corso di lungo ed aspro conflitto cooperava con la Marina Militare, con perfetta efficienza di uomini e di mezzi, nell’assolvimento del gravoso compito di vigilanza alle coste nazionali e di oltremare, di dragaggio alle rotte di sicurezza, di caccia ai sommergibili e di scorta ai convogli, contrastando sempre l’agguerrito avversario con valore, tenacia ed alto sentimento del dovere. Successivamente all’armistizio, tenendo fede alle leggi dell’onore militare, concentrava le superstiti unità e, pur menomato nei mezzi e negli uomini per le notevoli perdite subite, iniziava con rinnovato ardimento la lotta contro il tedesco aggressore. Perdeva complessivamente, nella dura lotta, il cinquanta per cento delle unità, contribuendo con eroici sacrifici singoli e collettivi, a mantenere in grande onore il prestigio delle armi italiane – Mediterraneo, 10 giugno 1940-8 settembre 1943. Tirreno-Adriatico, 9 settembre 1943-8 maggio 1945”

    Nel 1972 il Presidente della Repubblica concesse al dragamine RD 36 la Medaglia d’oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
    “Dragamine comandato ed armato da personale della Guardia di Finanza, agli ordini del Comandante della Flottiglia, attaccato nella notte del 20 gennaio 1943 da preponderanti forze navali nemiche, correva incontro all’avversario nell’eroico intento di coprire e salvare le tre unità della formazione, fino a trovarsi a portata delle proprie modestissime armi di bordo. Aperto il fuoco, cercava di arrecare al nemico la maggiore possibile offesa continuando a sparare, benché colpito più volte, fino a quando soccombeva nell’impari lotta, inabissandosi con il Comandante e l’intero equipaggio. Sublime esempio di indomabile spirito aggressivo, di sovrumana determinazione e di dedizione al dovere sino al supremo sacrificio”.

    Al brigadiere Pietro Laganà, nato a Montebello Jonico, sono state intitolate: il Comando regionale della Guardia di Finanza di Catanzaro (Legione Taranto); le unità navali G79 prima e G116 dopo.
    A Saline Joniche, invece, il 1° dicembre 2007 è stata inaugurata una stele in sua memoria.
    Una lapide nell’ex caserma Teseo Tesi di Portoferraio ed un’altra unità navale della G. di F., sono state intitolate al brigadiere Francesco Mazzei.

    RD37 - www.lavocedelmarinaio.com - copia

    La sorte dei Rimorchiatori-Dragamine RD costruiti nel cantiere di Castellammare di Stabia
    RD 1 varato nel 1916, consegnato nel 1916, perso/radiato nel 1919;
    RD 2 varato nel 1916, consegnato nel 1916,Naufragato nelle acque antistante Ancona per condizioni di mare avverso nel 1919;
    RD 3 varato nel 1916, consegnato nel 1916, perso/radiato nel 1921;
    RD 4 varato nel 1916, consegnato nel 1916, affondato per attacco aereo il 29.01.1943 mentre effettuava il dragaggio del canale di Skerki.
    RD 5 varato nel 1916, consegnato nel 1917, perso/radiato nel 1921
    RD 6 varato nel 1916, consegnato nel 1917, consegnati alla Marina Jugoslava nel 1948;
    RD 15 varato nel 1916, consegnato nel 1917, perso/radiato nel 1921;
    RD 16 varato nel 1917, consegnato nel 1917, consegnato alla Marina Jugoslava nel 1948;
    RD 17 varato nel 1917, consegnato nel 1917, perduto dopo l’Armistizio 1943/1947;
    RD 18 varato nel 1917, consegnato nel 1917, affondato da aerei alleati il 6.5.43 mentre era in
    navigazione da Diserta per la Sicilia. Armato con personale della Guardia di Finanza;
    RD 19 varato nel 1917, consegnato nel 1917, perso/radiato nel1921;
    RD 20 varato nel 1917, consegnato nel, Perso/radiato nel 1956;
    RD 21 varato nel 1917, consegnato nel 1918,1948, consegnato alla Marina Jugoslava nel 1948;
    RD 22 varato nel 1917, consegnato nel 1918, affondato nel periodo di cobelligeranza il 25.10.43 per il brillamento di una mina magnetica mentre si accingeva ad iniziare il dragaggio;
    RD 23 varato nel 1918, consegnato nel 1918, affondato da aerei alleati il 5.5.43 mentre si trovava nel porto di La Goletta.
    RD 24 varato nel 1918, consegnato nel 1918, affondato per cattive condizioni di mare il 18.2.43 mentre navigava da Trapani diretto in Tunisia.
    RD 25 varato nel 1918, consegnato nel 1918, consegnato alla Marina Jugoslava nel 1948;
    RD 26 varato nel 1918, consegnato nel 1918, radiato/perso nel 1943/47;
    RD 31 varato nel 1918, consegnato nel 1919, intercettato, unitamente ai RR.DD. 36-37-39 ed altre unità minori il 20.1.43 da cacciatorpediniere inglesi a levante di Zuara mentre erano in navigazione da Tripoli diretti a Trapani. Il convoglio fu distrutto. Il RD 36 fu insignito con MOVM.
    RD 32 varato nel 1919, consegnato nel1919, radiato/perso nel 1956;
    RD 33 varato nel 1919, consegnato nel1919, si perse per sinistro marittimo il 22.1.43 nel golfo di Tunisi.
    RD 34 varato nel 1919, consegnato nel 1919, perso dopo l’8 settembre 1943;
    RD 35 varato nel 1919, consegnato nel 1920, perso dopo l’8 settembre 1943;
    RD 36 varato nel 1919, consegnato nel 1919, radiato/perso nel 1943/46;
    RD 37 varato nel 1919, consegnato nel 1920, radiato perso nel 1943/46.

    monumento al brigadiere Laganà - www.lavocedelmarinaio.com - copia

    Marino-Miccoli-2014-per-www.lavoce-delmarinaio.com_2Il 19 gennaio 1943, pochi minuti dopo la a mezzanotte, il Rimorchiatore-Dragamine R.D. 36 della Regia Guardia di Finanza – Mare comandato dal Maresciallo Aldo Tramonti, facente parte della flottiglia di 11 Unità comandata dal Tenente di vascello Giuseppe Di Bartolo fu affondato da due cacciatorpediniere inglesi a levante di Zuara (località situata sull’estremità occidentale della costa libica)  nel compimento di un gesto eroico che merita di essere ricordato.
    L’equipaggio di questo vetusto e piccolo dragamine costiero (dislocamento: t. 155; lunghezza: m. 35,35; larghezza: m. 5,80 armato di un unico cannone da 76/50 mm. e due mitragliere Colt), svolgeva il proprio dovere per proteggere il resto delle unità della flottiglia che stavano facendo rotta per la Sicilia. Il comandante Di Bartolo non esitò ad avventarsi contro due supercaccia britannici in procinto di attaccare il convoglio italiano, ben consapevole di avere di fronte unità inglesi veloci, molto ben armate e che sicuramente in poco tempo lo avrebbero disintegrato.
    In quell’azione non si salvò nessun componente dell’equipaggio della Regia Guardia di Finanza – Mare e analoga sorte toccò all’unità gemella “R.D. 37″.
    Sebbene anche le altre unità italiane furono affondate dal tiro micidiale e inesorabile dei cacciatorpediniere britannici, quell’azione di contrattacco consentì alle unità scortate di avvicinarsi alla costa africana e ai molti naufraghi di salvarsi, approdando sulla vicina spiaggia.
    Questi Eroi si sono sacrificati affinché le altre unità della propria flottiglia potessero trovare scampo manifestando quel coraggio e l’innato valore che i militari italiani hanno dimostrato di possedere durante l’ultimo conflitto mondiale.
    A seguito di questi fatti la Bandiera di Guerra del Regio Rimorchiatore-Dragamine “R.D. 36″ e il suo Equipaggio (che tengo a precisare erano Marinai col solino rigato di giallo) furono decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare.



    Regio-Rimorchiatore-Dragamine-www.lavocedelmanrinaio.com-foto-Marino-Miccoli
    L’EROICO EQUIPAGGIO DEL RIMORCHIATORE DRAGAMINE “R.D. 36”:
    • Maresciallo Oltramonti Aldo, Comandante;
    • Maresciallo Genna Vincenzo, Conduttore Macchine;
    • Brigadiere Laganà Pietro, Meccanico;
    • Sottobrigadiere Sanna Antonio, Nostromo;
    • Appuntato Salone Giuseppe, Fochista;

    
Regie Guardie di Finanza-Mare
    • Inzucchi Giuseppe, Cannoniere,
    • Di Sessa Costabile, Meccanico;
    • Coppola Vincenzo, Marò;
    • Balzano Domenico, Marò;
    • Rizzi Gaetano, Marò;
    • D’Aleo Giuseppe, Nocchiere;
    • Baccile Nino, Fochista;
    • Cavatorto Giovanni, Fochista,
    • Fusco Amato, Fochista;
    • Nuziale Francesco, Fochista.

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    Ruggero di Lauria (Lauria o Scalea, 17.1.1250 – Cocentaina, 19.1.1305)

    di Antonio Cimmino

    (Lauria o Scalea, 17.1.1250 – Cocentaina, 19.1.1305)

    Ammiraglio italiano della flotta Aragonese. La Spagna gli  intitolerà un cacciatorpediniere ed una unità paracadutista.

    Ruggero nacque a Lauria in provincia di Potenza (o Scalea) 17.1.1250. Sua madre, nobildonna siciliana, era la nutrice di Costanza di Svezia, suo padre un feudatario calabrese legato a Manfredi re di Sicilia. Costanza, nipote del grande Federico II e figlia di Manfredi, quando divenne  regina d’Aragona e di Sicilia, affidò al giovane Ruggero il comando della flotta aragonese impegnata contro gli Angioini durante i  Vespri Siciliani.

    Grande sostenitore dell’Hohenstaufen,  Ruggero alla grande  perizia marinaresca si accompagnò una particolare crudeltà. Sconfisse i francesi diverse volte nel Mediterraneo occidentale ed in due battaglie navali nel Golfo di Napoli presso Castellammare di Stabia. La sua tattica di combattimento era diversificata: attirava le navi nemiche fuori di porti difesi, fingendosi di ritirarsi per poi attaccare all’improvviso. Nella battaglia navale di Castellammare fece affiancare diverse galee legate da gomene con i rematori solo a dritta e a sinistra delle galee laterali e, con questa potente forza d’urto, ebbe facile successo suoi francesi. I suoi equipaggi erano formati da abili arcieri e balestrieri, mentre i rematori erano anch’essi armati di lance e pugnali che ebbero la meglio sui cavalieri avversari coperti da pesanti armature e con grosse spade non adatte al combattimento in mare e agli arrembaggi.
    Per la sua attività come ammiraglio della flotta aragonese la Spagna, secoli dopo onorò Ruggero di Lauria intitolandogli un cacciatorpediniere, il Roger de Lauria, varato nel 1967 e assegnato all’11° Escort Squadron due anni dopo.

    Il Roger de Lauria faceva parte di tre unità della classe Oquendo che, però rappresentarono un cattivo investimento specialmente con un apparato motore di fabbricazione inglese (3 caldaie Bretagne  e 2 turbine Rateau ) complesso e di bassa affidabilità unitamente alla limitate capacità dell’industria navale spagnola dell’epoca. Furono le prime navi costruite in Spagna nel dopoguerra, dotate di attrezzature avanzate di guerra elettronica, un sistema di combattimento antisommergibile completo di sonar di profondità e nonostante modifiche strutturali (larghezza da 11 a 13 metri) e pescaggio da 5 a 5,8 metri, ammodernamento dell’armamento e sistemazione di hangar e piattaforma per elicottero ASW, le navi ebbero vita breve. L’Oquendo D-41 dal 1963 al 1978, il Roger de Lauria D-42 dal 1969 al 1982 e il Marqeé de la Ensemada D-43 dal 1970 al 1988. Quest’ultima rimase in servizio 18 anni solo per motivi politici. Quando stava per essere avviata alla demolizione, subì un attentato da una bomba piazzata dall’ETA e, per evitare una conseguente pubblicità al gruppo terroristico basco, fu deciso di mantenere l’unità ufficialmente in servizio fino al 1988. Successivamente la Marina Spagnola pensò, nel 2000 di intitolare a Ruggero di Lauria una fregata della classe Alvaro de Badan, mai poi si optò nell’assegnare il nome di Roger de Lauria ad una delle principali unità paracadutiste delle forze aeree spagnole.

    Unità  paracadutabile  versatile progettato per agire in combattimento come un’unità di fanteria leggera che può imbarcarsi su questi mezzi e anche fornire la capacità di generare raggruppamenti tattici per le operazioni di paracadutisti. La Roger de Lauria dunque è  molto versatile, organizzata e preparata ad agire, in un breve lasso di tempo, in qualsiasi scenario indipendentemente dalla sua posizione geografica.
    La sua vocazione di unità d’élite e il suo alto grado di preparazione lo hanno reso presente in tutti gli scenari di conflitto a cui la Spagna ha partecipato sin dalla creazione di questa unità.
    Ruggero di Lauria morì a Cocentaina il 19.1.1305.

    L’Italia  ricordò l’ammiraglio Ruggero di Lauria alla fine del XIX secolo, dando il suo nome ad una corazzata di prima classe,  varata il 9 agosto 1884 nel regio cantiere navale di Castellammare di Stabia. L’unità fu progettata dal Generale del Genio Navale il livornese Giuseppe Micheli (morto a Castellammare nel 1883 ed ivi sepolto). La corazzata Ruggiero di Lauria restò operativa fino al 1901 e successivamente utilizzata a Spezia come deposito carburante. Nel 1943 fu bombardata ed affondata nel porto spezzino, recuperata alla fine del conflitto, fu demolita nel 1947.

    Nave corazzata di prima classe fu affondata dagli alleati, recuperata e demolita nel 1947.

    Caratteristiche tecniche
    Impostata nel cantiere di Castellammare di Stabia il 3 agosto 1881.
Varata il 9 agosto 1884 e completata il 1° febbraio 1888.
    Dislocamento a pieno carico 11.726 tonnellate.
    Dimensioni: lunghezza metri 105,90; larghezza metri 19,80 di larghezza; immersione 8,70 metri.
    Apparato motore: 8 caldaie cilindriche; 2 motori alternativi a triplice espansione; per una potenza di 10.59 cavalli.
    Velocità: 16 nodi (2 eliche).
    Armamento: 4 cannoni binati da 431 mm.; 2 cannoni singoli da 152 mm.; 4 cannoni da 120 mm.; 2 cannoni da 75 mm.; 10 cannoni da 57 mm.; 17 cannoni da 37 mm.; 5 tubi lanciasiluri da 450 mm.
Equipaggio: 506 uomini.
    Radiata nel 1909 e utilizzata come deposito carburante fino al 1943 a La Spezia.
    Demolita nel 1947.

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    Ruggero di Lauria (Lauria o Scalea, 17.1.1250 – Cocentaina, 19.1.1305)

    di Antonio Cimmino

    (Lauria o Scalea, 17.1.1250 – Cocentaina, 19.1.1305)

    Ammiraglio italiano della flotta Aragonese. La Spagna gli  intitolerà un cacciatorpediniere ed una unità paracadutista.

    Ruggero nacque a Lauria in provincia di Potenza (o Scalea) 17.1.1250. Sua madre, nobildonna siciliana, era la nutrice di Costanza di Svezia, suo padre un feudatario calabrese legato a Manfredi re di Sicilia. Costanza, nipote del grande Federico II e figlia di Manfredi, quando divenne  regina d’Aragona e di Sicilia, affidò al giovane Ruggero il comando della flotta aragonese impegnata contro gli Angioini durante i  Vespri Siciliani.

    Grande sostenitore dell’Hohenstaufen,  Ruggero alla grande  perizia marinaresca si accompagnò una particolare crudeltà. Sconfisse i francesi diverse volte nel Mediterraneo occidentale ed in due battaglie navali nel Golfo di Napoli presso Castellammare di Stabia. La sua tattica di combattimento era diversificata: attirava le navi nemiche fuori di porti difesi, fingendosi di ritirarsi per poi attaccare all’improvviso. Nella battaglia navale di Castellammare fece affiancare diverse galee legate da gomene con i rematori solo a dritta e a sinistra delle galee laterali e, con questa potente forza d’urto, ebbe facile successo suoi francesi. I suoi equipaggi erano formati da abili arcieri e balestrieri, mentre i rematori erano anch’essi armati di lance e pugnali che ebbero la meglio sui cavalieri avversari coperti da pesanti armature e con grosse spade non adatte al combattimento in mare e agli arrembaggi.
    Per la sua attività come ammiraglio della flotta aragonese la Spagna, secoli dopo onorò Ruggero di Lauria intitolandogli un cacciatorpediniere, il Roger de Lauria, varato nel 1967 e assegnato all’11° Escort Squadron due anni dopo.

    Il Roger de Lauria faceva parte di tre unità della classe Oquendo che, però rappresentarono un cattivo investimento specialmente con un apparato motore di fabbricazione inglese (3 caldaie Bretagne  e 2 turbine Rateau ) complesso e di bassa affidabilità unitamente alla limitate capacità dell’industria navale spagnola dell’epoca. Furono le prime navi costruite in Spagna nel dopoguerra, dotate di attrezzature avanzate di guerra elettronica, un sistema di combattimento antisommergibile completo di sonar di profondità e nonostante modifiche strutturali (larghezza da 11 a 13 metri) e pescaggio da 5 a 5,8 metri, ammodernamento dell’armamento e sistemazione di hangar e piattaforma per elicottero ASW, le navi ebbero vita breve. L’Oquendo D-41 dal 1963 al 1978, il Roger de Lauria D-42 dal 1969 al 1982 e il Marqeé de la Ensemada D-43 dal 1970 al 1988. Quest’ultima rimase in servizio 18 anni solo per motivi politici. Quando stava per essere avviata alla demolizione, subì un attentato da una bomba piazzata dall’ETA e, per evitare una conseguente pubblicità al gruppo terroristico basco, fu deciso di mantenere l’unità ufficialmente in servizio fino al 1988. Successivamente la Marina Spagnola pensò, nel 2000 di intitolare a Ruggero di Lauria una fregata della classe Alvaro de Badan, mai poi si optò nell’assegnare il nome di Roger de Lauria ad una delle principali unità paracadutiste delle forze aeree spagnole.

    Unità  paracadutabile  versatile progettato per agire in combattimento come un’unità di fanteria leggera che può imbarcarsi su questi mezzi e anche fornire la capacità di generare raggruppamenti tattici per le operazioni di paracadutisti. La Roger de Lauria dunque è  molto versatile, organizzata e preparata ad agire, in un breve lasso di tempo, in qualsiasi scenario indipendentemente dalla sua posizione geografica.
    La sua vocazione di unità d’élite e il suo alto grado di preparazione lo hanno reso presente in tutti gli scenari di conflitto a cui la Spagna ha partecipato sin dalla creazione di questa unità.
    Ruggero di Lauria morì a Cocentaina il 19.1.1305.

    L’Italia  ricordò l’ammiraglio Ruggero di Lauria alla fine del XIX secolo, dando il suo nome ad una corazzata di prima classe,  varata il 9 agosto 1884 nel regio cantiere navale di Castellammare di Stabia. L’unità fu progettata dal Generale del Genio Navale il livornese Giuseppe Micheli (morto a Castellammare nel 1883 ed ivi sepolto). La corazzata Ruggiero di Lauria restò operativa fino al 1901 e successivamente utilizzata a Spezia come deposito carburante. Nel 1943 fu bombardata ed affondata nel porto spezzino, recuperata alla fine del conflitto, fu demolita nel 1947.

    Nave corazzata di prima classe fu affondata dagli alleati, recuperata e demolita nel 1947.

    Caratteristiche tecniche
    Impostata nel cantiere di Castellammare di Stabia il 3 agosto 1881.
Varata il 9 agosto 1884 e completata il 1° febbraio 1888.
    Dislocamento a pieno carico 11.726 tonnellate.
    Dimensioni: lunghezza metri 105,90; larghezza metri 19,80 di larghezza; immersione 8,70 metri.
    Apparato motore: 8 caldaie cilindriche; 2 motori alternativi a triplice espansione; per una potenza di 10.59 cavalli.
    Velocità: 16 nodi (2 eliche).
    Armamento: 4 cannoni binati da 431 mm.; 2 cannoni singoli da 152 mm.; 4 cannoni da 120 mm.; 2 cannoni da 75 mm.; 10 cannoni da 57 mm.; 17 cannoni da 37 mm.; 5 tubi lanciasiluri da 450 mm.
Equipaggio: 506 uomini.
    Radiata nel 1909 e utilizzata come deposito carburante fino al 1943 a La Spezia.
    Demolita nel 1947.

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    Luigi Durand de la Penne (Genova, 11.2.1914 – Genova, 17.1.1992)

    a cura Pancrazio “Ezio “ Vinciguerra

    (Genova, 11.2.1914 – Genova, 17.1.1992)

    Nacque a Genova l’11 febbraio 1914. Dopo aver conseguito il diploma di Capitano Marittimo presso l’Istituto Nautico San Giorgio di Genova, nell’ottobre 1934 frequentò, presso l’Accademia Navale di Livorno, il Corso Ufficiali di complemento, al termine del quale, nel grado di Guardiamarina, imbarcò sul cacciatorpediniere Fulmine.Nel 1935 passò ad operare nell’ambito della 6a Squadriglia MAS di La Spezia e, trattenuto in servizio per esigenze eccezionali, connesse al conflitto italo-etiopico, nel 1938 conseguì la promozione a Sottotenente di Vascello.Nel secondo conflitto mondiale partecipò a numerose missioni con i MAS nel Mediterraneo e nell’ottobre 1940 conseguì la promozione a Tenente di Vascello.
    Passato ad operare con il Gruppo mezzi d’assalto, partecipò alla missione di Gibilterra (30 ottobre 1940) e all’impresa di forzamento della base inglese di Alessandria – Capogruppo dei “maiali” 221, 222 e 223 condotti rispettivamente dallo stesso Luigi Durand de la Penne, da Vincenzo Martellotta, e Antonio Marceglia, coadiuvati dai capi palombari Emilio Bianchie Mario Marino e dal sottocapo Spartaco Schergat che portò, all’alba del 19 dicembre 1941 all’affondamento delle navi da battaglia inglesi Valiant e Queen Elizabeth, della petroliera Sagona e al danneggiamento del cacciatorpediniere Jervis.

    De la Penne, dopo aver superato con notevoli difficoltà le ostruzioni del porto, da solo collocò la carica esplosiva sotto le torri di prora della Valiant e, risalito in superficie, venne scoperto e fatto prigioniero.
    Portato a bordo con il 2° capo Emilio Bianchi, secondo operatore del suo mezzo, fu rinchiuso in un locale adiacente al deposito munizioni e vi fu tenuto anche dopo che ebbe informato il comandante dell’unità inglese, Capitano di Vascello Morgan, dell’imminenza dello scoppio della carica, al fine di far porre in salvo l’equipaggio.Uscito indenne dall’esplosione che affondò la nave, tradotto prigioniero in India, nel febbraio 1944 rimpatriò a partecipò alla guerra di liberazione nel Gruppo Mezzi d’Assalto.Tutti gli operatori vennero poi decorati di Medaglia d’Oro al Valore Militare e promossi per merito di guerra. La consegna della decorazione a Luigi Durand de la Penne avvenne a Taranto nel marzo 1945 e fu l’occasione di uno storico episodio: fu infatti lo stesso comandante della Valiant nel 1941, Capitano di Vascello Sir Charles Morgan, divenuto ammiraglio, che decorò Luigi Durand de la Penne, su invito del luogotenente del Regno Umberto di Savoia che presiedeva la cerimonia.
    Promosso Capitano di Corvetta in data 31 dicembre 1941, Capitano di Fregata nel 1950 e Capitano di Vascello a scelta eccezionale nel 1954, nell’ottobre 1956 fu Addetto Navale in Brasile quindi, per mandato politico a seguito della sua elezione a Deputato al Parlamento (2a, 3a , 4a, 5a e 6a legislatura), fu collocato in aspettativa ed iscritto nel Ruolo d’Onore, dove raggiunse il grado di Ammiraglio di Squadra.
    L’Ammiraglio di Squadra (R.O.) Luigi Durand de la Penne morì a Genova il 17 gennaio 1992.

    Medaglia d’oro al valor Militare con la seguente motivazione
    Ufficiale coraggioso e tenace, temprato nello spirito e nel fisico da un duro e pericoloso addestramento, dopo aver mostrato, in due generosi tentativi, alto senso del dovere e di iniziativa, forzava, al comando di una spedizione di mezzi d’assalto subacquei, una delle più potenti e difese basi navali avversarie, con una azione in cui concezione operativa ed esecuzione pratica si armonizzavano splendidamente col freddo coraggio e con l’abnegazione degli uomini.
    Dopo aver avanzato per più miglia sott’acqua e superando difficoltà ed ostacoli di ogni genere fino all’esaurimento di tutte le sue forze, disponeva la carica sotto una nave da battaglia nemica a bordo della quale veniva poi tratto esausto. Conscio di dover condividere l’immancabile sorte di coloro che lo tenevano prigioniero, si rifiutava di dare ogni indicazione sul pericolo imminente e serenamente attendeva la fine, deciso a non compromettere l’esito della dura missione.
    Rimasto miracolosamente illeso, vedeva, dalla nave ferita a morte, compiersi il destino delle altre unità attaccate dai suoi compagni. Col diritto alla riconoscenza della Patria conquistava il rispetto e la cavalleresca ammirazione degli avversari; ma non pago di ciò, una volta restituito alla Marina dopo l’armistizio, offriva nuovamente se stesso per la preparazione e l’esecuzione di altre operazioni, sublime esempio di spirito di sacrificio, di strenuo coraggio e di illuminato amor di Patria.
    Alessandria d’Egitto, 18 – 19 dicembre 1941.

    Altre decorazioni e riconoscimenti
    – Medaglia d’Argento al Valore Militare sul Campo (Gibilterra, 1940);
    – Trasferimento in s.p.e. nel grado di Tenente di Vascello (1941);
    – Promozione al grado di Capitano di Corvetta (1941).

    Varata il 29 ottobre 1989, consegnata alla Marina Militare il 18 marzo 1993. Il Porto di assegnazione è Taranto e la dipendenza gerarchica è COMFORAL – CINCNAV. Motto: “Utique vince”.
    Nata inizialmente con il nome Animoso, nel 1992 il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare decise di intitolare l’Unità all’Eroe della seconda guerra mondiale Luigi Durand de la Penne e scomparso il 17 gennaio dello stesso anno, diventando la prima Unità con questo nome.
    Terminati i lavori di fine garanzia, il 19 settembre 1994, l’Unità cambiava la sede di assegnazione da La Spezia a Taranto.

    Il Crest dell’Unità intende rappresentare quale richiamo al significato del motto (UTIQUE VINCE), l’ideale connubio tra la Nave e la vittoria alata, raffigurata in posizione di difesa, a simbolo del ruolo che caratterizza l’impiego nel settore Antiaereo. Alla base del disegno è stato stilizzato il Blasone della famiglia dei Marchesi de la Penne. Il Motto “Utique Vince” (Dovunque Vince), sta a significare che l’Unità raggiungerà la vittoria ovunque andrà.

    (Fonte Marina Militare)

  • C'era una volta un arsenale che costruiva navi,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Pittori di mare,  Recensioni,  Storia

    15.1.1913, entra in servizio la regia nave Dante Alighieri

    a cura Antonio Cimmino

    …a Castellammare di Stabia c’era una volta un arsenale che costruiva navi, e adesso?

    Il 20 agosto 1910 veniva varata nei cantieri navali di Castellammare di Stabia la regia nave Dante Alighieri, prima nave italiana monocalibro (dreadnought). Il suo motto era “con l’animo che vince ogni battaglia”.

    Caratteristiche tecniche
    Prima dreadnought italiana (monocalibro)
    Varata a Castellammare di Stabia il 20 agosto 1910.
    Dislocamento di 21.800 tonnellate ( a pieno carico);
    Dimensioni: metri 168,1 x 26,6 x 9,4;
    Alimentata da 23 caldaie collegate a 4 turbine
    4 eliche ed un velocità di 23 nodi;
    Armamento:
    12 cannoni da 305/46 mm;
    20 cannoni da 120/50 mm;
    16 cannoni da 76/40 mm
2 cannoni da 40/39 mm
6 mitraglie in coperta;
    3 tubi lanciasiluri da 450 mm;
    970 uomini di equipaggio;
    Radiata il 1° luglio 1928
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    13.1.1924, radiazione del regio monitore Faà di Bruno

    di Carlo Di Nitto

    Il regio monitore “Faà di Bruno” fu un grosso pontone armato semovente. Dislocava 2854 tonnellate e derivava dalla modifica di un ex pontone gru della Regia Marina (il G.A. 43).
    Impostato il 10.10.1915, presso i Cantieri dell’Arsenale Marina Militare di Venezia, fu varato il 30.3.1916 ed entrò in servizio il 01.4.1917.
    Potentemente armato con due cannoni da 381/40, quattro da 76/40 e due mitragliere da 40 mm., aveva un equipaggio composto di 45 uomini tra ufficiali, sottufficiali e marinai. Due motrici alternative gli consentivano una velocità di tre nodi. Come altre unità similari, era stato realizzato per affiancare l’esercito appoggiando, per quanto possibile, le operazioni sul fronte terrestre e le difese costiere.
    Il suo primo impiego operativo avvenne il 18 agosto 1917 bombardando le posizione austriache durante l’undicesima battaglia dell’Isonzo.
    A seguito dei fatti di Caporetto si dispose il suo trasferimento ad Ancona insieme al quasi gemello “Cappellini”. Purtroppo, il 18 novembre 1917, furono sorpresi da una violenta tempesta. Il “Cappellini” si capovolse ed affondò con la perdita di oltre 60 uomini mentre il “Faà di Bruno”, spezzati anch’esso i cavi di rimorchio, grazie all’azione del suo comandante, Capitano di Corvetta Ildebrando Goiran, fu portato ad incagliare nei pressi del borgo di Marotta (Pesaro). L’equipaggio rimasto a bordo fu aiutato in quel frangente, nonostante la tempesta in corso, da undici coraggiose ragazze che postesi ai remi di un palischermo raggiunsero l’unità e la rifornirono di viveri, frutta e alcune damigiane accompagnate da un biglietto che diceva:
    – “Le spose di Marotta offrono ai Marinai d’Italia un bicchiere di vino”.
    Una di esse poi, gettatasi arditamente a nuoto, riuscì a svolgere fino alla riva una sagola che consenti di filare dei cavi d’ormeggio per impedire che l’unità venisse trascinata nuovamente al largo.
    Dopo la guerra, il 24 agosto 1919, le undici eroiche ragazze furono decorate con la Medaglia di bronzo al Valor Marina. I loro nomi: ai remi Giustina Francesconi, Silvia Ginestra, Teresa Isotti, Edda Paolini, Arduina Portavia, Emilia Portavia, Emilia Portavia di Nicola, Maria Portavia, Nella Portavia, Erinna Simoncelli, e l’undicesima, la giovanissima sposa Zampa Maria, alla barra del timone.

    Riclassificato “Cannoniera” l’1/7/1921, Il “Faà di Bruno” venne radiato il 13/1/1924 ma fu rimesso in servizio all’inizio della seconda guerra mondiale come batteria galleggiante GM 194 a difesa delle città di Genova e Savona dove fu affondato nel 1945 dai tedeschi in ritirata. Fu recuperato a pezzi negli anni successivi.


    Il suo motto fu: “ Nec ferro nec igne” (né ferro né fuoco possono offendermi).
    ONORE AI CADUTI E ALLE “RAGAZZE DI MAROTTA”.
    Dello stesso argomento sul blog:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2019/11/18-11-1917-marotta-e-le-undici-eroine-del-faa-di-bruno/

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Pittori di mare,  Recensioni,  Storia

    Manlio Garibaldi (Caprera, 23.4.1873 – Bordighera, 12.1.1900)

    di Antonio Cimmino

    (Caprera, 23.4.1873 – Bordighera, 12.1.1900)

    Manlio Garibaldi, l’ultimogenito di Giuseppe e di Francesca Armosino, nacque a Caprera il 23 aprile 1873.
    Suo padre aveva ottenuto l’annullamento del precedente matrimonio con la comasca Giuseppina Raimondi, regolarizzando così la sua posizione con la piemontese Armosino – con cui conviveva da oltre un decennio –  discendente di armeni esuli dalle persecuzioni turche.

    La Raimondi, più giovane del nostro eroe di 35 anni, convolò a nozze nel gennaio del 1860 ma, era da tempo legata all’ufficiale di cavalleria Luigi Caroli (di cui ebbe un figlio nato morto). Scoperta la tresca, Garibaldi avviò una lunga pratica di annullamento conclusasi solo nel 1879. Dopo Anita e prima di Raimondi ed Armosino, questa ultima in pratica si curava della sua malferma salute accompagnata da fastidiosa artrite,  l’eroe dongiovanni ebbe altre donne: la pianista inglese Emma Roberts, la scrittrice Maria Espérance von Schwartz  ed una scappatella con la cameriera Battistina Ravello. Il mandrillo dei due mondi ebbe 12 donne, tre mogli, tredici figli e numerose fidanzate.

    Tornando al giovane Manlio, questi aveva ereditato dal padre e dal nonno, la passione per il mare; di bello aspetto, alto e con capelli scuri scuri, fu uno dei primi cadetti della neonata Accademia Navale di Livorno nel 1888.
    Per stare più vicina al figlio, Francesca Armosino si trasferì  nel 1888 a Livorno, così come aveva disposto suo marito prima di morire,  in una grande costruzione: Villa Donokoe
    Di questo figlio Giuseppe Garibaldi sognava grandi cose, per lui aveva scritto un romanzo: “Manlio”.
    Il personaggio descritto si rifaceva alla vita avventurosa di Garibaldi, in Africa e nelle Americhe per poi tornare in Italia a lottare contro gli austriaci.

    Manlio, conseguita la nomina di Guardiamarina si imbarcò sulla regia fregata corazzata Castelfidardo e successivamente sul regio incrociatore corazzato Giovanni Bausan varato per la Regia Marina nei cantieri inglesi di Armstrong Mitchell & Company di Elswick. L’unità dopo una intensa attività nel Mar Rosso, lasciò l’Eritrea per una missione oceanica nel Sud America. Manlio Garibaldi come sottotenente di vascello, ebbe così l’occasione di visitare molti luoghi in cui aveva soggiornato suo padre.

    L’incrociatore visitò anche New York e fu soggetto a delle riparazioni nel cantiere Brooklyn Navy Yard. Tornato in patria  Manlio con il grado di tenente di vascello (1896) fu destinato alla regia corazzata Italia (varata a Castellammare di Stabia il 29 settembre 1880). Ma le sue condizioni di salute nel 1897 lo costrinsero a lasciare il servizio. Era affetto da una grave forma di tubercolosi. Si spense a Bordighera (Imperia) il 12 gennaio 1900. Le sue spoglie furono traslate a Caprera e riposano in una tomba accanto a quella del padre. Così terminò l’avventura marinara della famiglia Garibaldi.