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    Le superstizioni dei marinai

    di Antonio Cimmino

    Le superstizioni dei marinai
    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    …a Donato e Claudio per il prezioso suggerimento e per la profonda stima e amicizia.

    Ma i marinai sono superstiziosi? Proverbialmente sembra proprio di si e per menzionare tutte le loro superstizioni bisognerebbe scrivere un’enciclopedia. La storia della marineria è intrisa di riti scaramantici ancora oggi diffusi.

    Stregonerie, esorcismi, rituali pagani e religiosi erano e sono il pane quotidiano di capitani e marinai sempre attenti a non sfidare le regole della fortuna e ingraziarsi, con riti propiziatori, la benevolenza degli elementi naturali. Di natura irrazionale, le superstizioni possono influire sul pensiero e sulla condotta di vita delle persone che le fanno proprie. Il credere che gli eventi futuri siano influenzati da particolari comportamenti, senza che vi sia una relazione casuale, vengono da molto lontano. La paura dell’ignoto e dell’immensità degli oceani ha generato sin dagli albori della navigazione una fitta serie di credenze. Per secoli miti e leggende sono stati tramandati a colmare col soprannaturale, quel vuoto che la razionalità ancora non riusciva a riempire. In Grecia, per esempio, si compivano sacrifici umani per assicurarsi il favore degli dei. Così Agamennone, re di Argo, fece immolare sua figlia Ifigenia per ottenere nuovi venti  per le navi che dovevano lasciare Troia. I vichinghi invece versavano il sangue degli schiavi sgozzati in segno di benedizione prima del varo di una nave o prima di intraprendere la navigazione. I miti e le leggende che si narravano intorno al mare e alle terribili creature che lo abitavano assunsero tinte ancora più fosche con il diffondersi del cristianesimo, quando a fare degli oceani campi di battaglia, non furono più dei capricciosi spiriti malvagi, ma santi e satanassi. Alle tempeste opera del diavolo venivano contrapposti ed invocati i santi (tutt’ora i marinai invocano per esempio Santa Barbara durante i forti temporali). Sempre durante il cristianesimo non si potevano mollare gli ormeggi il primo lunedì del mese di aprile perché coincideva con il giorno in cui Caino uccise Abele oppure il secondo lunedì di agosto era meglio restare in porto: in quel giorno Sodoma e Gomorra furono distrutte; partire poi il 31 dicembre era altrettanto di cattivo auspicio perché era il giorno in cui Giuda Iscariota si impiccò.

    Gli agenti atmosferici come i “fuochi di Sant’Elmo” o come il passaggio di una cometa erano presagi buoni o cattivi a seconda dell’interpretazione che se ne dava; mentre una tromba d’aria in avvicinamento all’orizzonte poteva essere “tagliata” con una spada e deviata recitando una preghiera o una formula magica; le onde si placavano mettendo in mostra i seni nudi di una polena, o facendo scoccare in acqua dal più giovane dei marinai una freccia magica.

    Anche gli animali non erano (…sono) immuni dai preconcetti scaramantici. Il gatto, malgrado ami poco il contatto dell’acqua, ha trovato un posto di tutto rispetto sui vascelli. La ragione della sua presenza a bordo si collega alla sua naturale propensione a scovare i roditori ed era anche ritenuto capace di prevedere eventi climatici: se soffiava significava che stava per piovere, se stava sdraiato sulla schiena c’era da aspettarsi una bonaccia, se era allegro e baldanzoso il vento stava per arrivare; se un gatto inoltre andava incontro un marinaio sul molo era segno di buona fortuna, se gli tagliava la strada il contrario (oggi per alcuni se un gatto nero ti attraversa la strada è presagio di brutte notizie); se si fermava a metà strada c’era da aspettarsi invece qualcosa di sgradevole. Si riteneva infine che i gatti potessero invocare una tempesta grazie al potere magico delle loro unghie. Per questa ragione a bordo si faceva sempre in modo che fossero ben nutriti e coccolati. Tra gli uccelli gabbiani e albatros erano l’incarnazione dei marinai morti in mare e portatori di tempeste. Peggio ancora se un cormorano si posava sul ponte di una nave e scuoteva le ali, guai a fargli del male si era posato per rubare l’anima di qualcuno e avrebbe significato naufragio sicuro. Così se tre uccelli si trovavano a volare sopra la nave in direzione della prua, l’equipaggio si disperava per l’imminente disgrazia da questi annunciata. Se uno squalo per esempio seguiva la scia di una nave era di cattivo auspicio perché si credeva fosse in grado di fiutare l’odore della morte. Diversamente i delfini e le rondini erano di buon augurio.

    Ma le superstizioni colpiscono anche le persone e allora: “occhio, malocchio prezzemolo e finocchio” (come avrebbe recitato il principe De Curtis).

    Gli avvocati (categoria particolarmente detestata dai marinai inglesi che li apostrofano spregevolmente squali di terra) e i preti (averli a bordo rappresentava una aperta sfida a Satana) portavano male (…avvocati, preti e polli non sono mai satolli). Stessa sorte per la donna averla in barca portava male (ora non si dice più, forse per la parità dei sessi). Secondo alcune tradizioni però una donna nuda, o incinta poteva placare anche la più terribile delle tempeste. Poi non ci poteva essere cosa peggiore, prima di salpare, di incontrare una persona con i capelli rossi, con gli occhi storti o con i piedi piatti (…rosso malpelo sprizza veleno). L’unica modo per salvarsi in questo caso era parlargli per prima.

    C’erano e ci sono usanze che i marinai cercano assolutamente di evitare a bordo: indossare abiti di un altro marinaio, soprattutto se morto nel corso dello stesso viaggio; evitare di fare cadere fuori bordo un bugliolo o una scopa; imbarcare un ombrello, bagagli di colore nero, fiori e guardare alle proprie spalle quando si salpa); salire a bordo della nave con il piede sinistro; poggiare una bandiera sui pioli di una scala o ricucirla sul cassero di poppa (attualmente i marinai italiani nel ripiegare la bandiera lasciano il colore verde fuori in segno di speranza); lasciare le scarpe con la suola verso l’alto (presagio di nave capovolta); accendere una sigaretta da una candela (significava condannare un marinaio a morte); evitare il suono prodotto dallo sfregamento del bordo di un bicchiere o di una tazza; il rintocco della campana di bordo se non mossa dal rollio; pronunciare le parole: verde, maiale, uovo, tredici, coniglio; parlare di una nave affondata o di qualcuno morto annegato; indossare le magliette fornite dall’organizzazione di una regata; capi di abbigliamento nuovi; cambiare nome a una barca o battezzarla con un nome che finisce con la lettera “a”(in passato è stata sempre una eresia, soprattutto in Italia è ancora fonte di numerosi scrupoli. I francesi hanno risolto il problema cambiando il nome a ferragosto e mettendo in atto questo rituale: procedendo di bolina la barca deve compiere sei brevi virate e poi scendere in poppa piena tagliando in questo modo la sua stessa scia. In questo modo, secondo alcuni, si disegnerebbe un serpente che si morde la coda scongiurando la iella. Solo a questo punto la barca sarà pronta a un nuovo nome ) e tantissime altre superstizioni.

    E’ invece di buon augurio per un marinaio avere un tatuaggio; lanciare un paio di scarpe fuori bordo immediatamente dopo il varo di una nave, indossare un orecchino d’oro (usanza antica che serviva a coprire le spese di sepoltura qualora il marinaio fosse deceduto); toccare il solino o la schiena di un marinaio; dipingere occhi sul moscone delle barche.

    Oggi quando si vara una nave ci si limita a versare dello champagne sul ponte. Più raramente si lancia contro lo scafo l’intera bottiglia del prezioso vino: se questa si rompe è di buona sorte, altrimenti sono dolori.

    Il pallino della superstizione di chi va per mare non accenna a svanire neppure oggi e, se non è superstizione, è certamente scaramanzia. E’ bene ricordare a tutti che qualunque marinaio prima di salpare, come nella vita di tutti i giorni, non accetta di buon grado gli “auguri” o i “buona fortuna”. Meglio porgergli in “bocca al lupo” o “in culo alla balena”.

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    Cosa significa essere sensibili?

    di Francesco Paolo Disegni

    … ricevo e con infinita commozione mista ad orgoglio pubblico:

    Riporto di seguito dal post precedente condiviso:
    << … È anche il momento di capire che essere sensibili vuol dire semplicemente che si è connessi in modo attivo e produttivo con se stessi.
    Quando siamo sensibili alle emozioni altrui, l’intensità diventa la migliore amica di tutte le emozioni: l’amore, il dolore, la delusione e l’allegria.
    La verità esiste per il saggio; la bellezza, per il cuore sensibile.
    Friedrich Schiller …
     >>

    Ora vi dico cosa significa per me.
    Ho il Diabete dal 1992, mi è scoppiato per lo stress a bordo di nave Libeccio esattamente dopo il rientro “Display Determination” una esercitazione N.A.T.O., sorvolo sulle cause che sono top secret 😎 fatto sta che il 4 luglio 1992 l’Asl di La Spezia mi comunica di avere un inizio di diabete, a pensare che imbarcai che ero sano come un pesce, subito dopo aver fatto le visita annuale per il rinnovo e mantenimento del brevetto di volo, presso l’Istituto Medico Legale dell’Aeronautica che superai brillantemente.
    Ebbene, da quel 1992, quando andavo in casa di amici e parenti, ho sempre detto di avere il diabete, nonostante ciò, mi venivano sempre offerti, con molta semplicità, pasticcini e bevande dolci che io naturalmente consumavo, sia per non offendere con un rifiuto, sia perché il diabete porta all’assunzione di zuccheri del quale se ne avverte una perenne mancanza, per cui è difficile resistere a tale impulso.
    Mi domandavo sempre perché amici e parenti, nonostante sapessero che avevo il diabete, mi offrissero con estrema disinvoltura e insistenza dei dolci, che mi facevano solo male eppure, secondo i dettami di quell’Uomo di 2000 anni fa l’ospite è sacro, credo che tutti loro avessero le idee confuse riguardo questa raccomandazione, per cui probabilmente pensavano di farmi cosa gradita e non del male.

    Fu così che un giorno, tra i tanti amici e parenti che mi venivano a trovare e che accoglievo con rispetto e un lauto pranzo, secondo i dettami di quell’Uomo, mi venne a trovare un caro amico con sua moglie che sapevo essere diabetico come me.
    Ebbene nel preparare l’accoglienza stavo per fare lo stesso errore degli amici e parenti che mi offrivano dolci ma, subito mi son ripreso e sono uscito a comprare prodotti adatti che non facessero male al mio ospite, caviale, salmone, mozzarella, pomodori e crostini integrali e preparai degli stuzzichini senza un solo dolce e vino bianco secco e acqua.
    Domanda: cosa mi ha reso differente da tutti gli altri?
    Risposta essere SENSIBILE VERSO GLI ALTRI!
    Non so se ho reso chiaro di cosa significa essere sensibili, scrive bene l’amico fraterno Ezio Pancrazio Vinciguerra:
    <<il nostro amore per gli altri deve essere così raffinato che non sia necessario che questi ci dicano di cosa hanno di bisogno, perché l’amore è intuitivo e si anticipa ai bisogni del prossimo facendoci assumere i desideri degli altri come i nostri. >>

    Quanta Verità c’è in questo pensiero, che denota un animo gentile, sensibile, da sincero e devoto cristiano. Un caro abbraccio Ezio, che il Signore sia sempre con te e i tuoi cari tutti per il tuo essere un “Giusto” su questa terra. ❤️

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    Giovanni Presutti, di porto in porto con i sogni nel cuore

    di Giovanni Presutti (*)

    Il Marinaio, a un certo momento della vita, dismetterà la Divisa ma il suo cuore, quello se non altro non potrà che rimanere Marinaio … per sempre!

    In sintonia con la mia vita trascorsa nella Marina militare, con queste mie ispirazioni poetiche mi sono idealmente reimbarcato per una crociera che vuole rivisitare percorsi e approdi giovanili e della maturità.
    Non poteva mancare il ricordo nostalgico al mio paese natale, Campo di Giove, che ho portato pudicamente sempre nel cuore nelle mie peregrinazioni di porto in porto. Dalla lontana isola della Maddalena, osservando il suggestivo tramonto del mare, mi sono tornate tante e tante volte alla mente certe notti serene, senza luna, del mio paese. Quando contemplavo la volta celeste e rimanevo incantato dal fitto scintillio di miriadi di stelle o dal rinnovato sorgere della luna piena sulla Majella, proprio sopra la mia testa. Col naso all’insù, a bocca aperta come un bambino, ero affascinato dalla luminosità del disco lunare che, per uno strano effetto ottico, mi appariva più grande che altrove.
    Il presente volumetto cuore avere anche la pretesa, spero non del tutto vana, di lasciare per le nuove generazioni almeno qualche vaga orma del mio cammino di vita.


    Contattatemi per i miei libri sulla mia pagina Facebook
    https://www.facebook.com/profile.php?id=100002481195768&ref=br_rs

    (*) per saperne di pIù sull’autore, digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

    Giovanni Presutti, nato a Campo di Giove, vi trascorre la prima giovinezza fino ai venti anni quando si arruola nella Marina Militare con la specializzazione di segretario.
    Ogni anno in agosto ritorna per un breve periodo alla sua casa paterna.
    Nel corso di circa quarant’anni di servizio , tra diverse destinazioni a terra e imbarchi, approda nell’isola sarda di La Maddalena, dove crea la sua nuova famiglia e vi risiede.
    In Marina frequenta corsi professionali negli Istituti militari, uno a Venezia e due a La Maddalena. Raggiunge il massimo grado di sottufficiale.
    Dedica il suo tempo libero all’approfondimento culturale e all’innata passione per le lettere. Diviene giornalista pubblicista. Ha collaborato per due anni alla pagina culturale del quotidiano “L’Isola” e a diverse riviste specializzate con articoli di critica artistica e letteraria. E’ inserito su svariate antologie e su alcuni libri di scrittori delle epopee garibaldine, del brigantaggio postunitario e di specifici episodi della Seconda Guerra Mondiale. Ha pubblicato quattordici libri. E’ Membro dell’Istituto Internazionale di Studi “G. Garibaldi”, sezione regionale Sardegna. Ha ottenuto diversi riconoscimenti e lusinghiere citazioni su quotidiani, riviste e libri. E’ stato nominato Accademico di Merito “ad honorem” dal “Centro Cultural, Literario, e Artistico” de “O Jornal de Felgueiras” (Portogallo). Nominato Accademico di Merito per meriti acquisiti nel campo delle lettere, dall’Accademia Culturale d’Europa, sezione italiana di Viterbo.

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    Raimondo Vianello (Roma, 7.5.1922 – 15.4.2010)

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (Roma, 7.5.1922 – 15.4.2010)


    Raimondo Vianello verrà ricordato come uno dei padri fondatori del varietà televisivo italiano, accanto ai suoi grandi colleghi, come Mike Bongiorno, Enzo Tortora e Pippo Baudo; ed anche come uno dei protagonisti della Commedia all’italiana (insieme a Ugo Tognazzi, con cui ha spesso lavorato in coppia). Era nato a Roma il 7 maggio 1922.
    Il padre, ammiraglio, lo voleva diplomatico e con quella prospettiva il giovane Raimondo si laureò in giurisprudenza.
    Ma poi di quel prestigioso mestiere gli restarono solo il portamento signorile e i modi affabili.

    A seguito della sua adesione alla Repubblica Sociale Italiana nel 1945 è detenuto nel campo di concentramento alleato di Coltano, assieme ad altri personaggi noti: il poeta americano Ezra Pound, gli attori Walter Chiari, Enrico Maria Salerno, l’olimpionico di marcia Giuseppe Dordoni, il giornalista Enrico Ameri, il regista Luciano Salce ed il politico Mirko Tremaglia.
    Poco dopo insieme al fratello Roberto, è atleta e dirigente del Centro Nazionale Sportivo Fiamma. E’ allora che – quasi per caso – debutta in teatro.
    Una generazione di marinai lo ricorda in un film del 1958 “Marinai donne e guai” , regia di Giorgio Simonelli, dove interpreta la parte del Comandante in seconda che cerca di tenere a freno  l’equipaggio della sua nave. Nel film quattro marinai scavezzacollo vengono costretti a controllarsi l’un l’altro durante la franchigia a Barcellona per evitare di combinare guai. Uno, però riesce a dileguarsi, ma è vittima di una bella ragazza che gli ruba la divisa per darla al fratello contrabbandiere. Di qui nasce una serie di eventi, ma tutto termina con la solita scazzottata alla marinara grazie alla quale i nostri marinai riescono a sgominare la banda dei contrabbandieri. All’inizio ed alla fine del film le scene son girate sul Cacciatorpediniere San Giorgio. Questa nave è ormeggiate  alla banchina Duca degli Abruzzi dell’arsenale di  La Spezia avendo alla sua sinistra il D571 Centauro (poi F554) ed a dritta il Cacciatorpediniere ex USA D553 Artigliere.
    Riposa in pace Comandante …”arremba San Zorzo!

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    Auguri di buon compleanno a Luca Barbarossa

    di Luca Barbarossa

    L’alba

    A me basta un raggio di sole per alzarmi dal letto
    cantare una canzone
    A me basta un raggio di sole basta uno sguardo
    perché nasca un amore
    A me basta un raggio di sole per fare un arcobaleno
    che arrivi al tuo cuore per non lasciarti più
    Guarda c’è il sole svegliati anche tu…

    Aspettavamo il 2000
    Testo e musica di Luca Barbarossa

    La mia generazione è sopravvissuta perfino al tuca tuca e alla guerra fredda
    alla moto senza casco all’avvento della disco all’arresto di Valpreda
    eravamo convinti che Rivera fosse Dio
    e che quello di Mina non fosse un addio
    La mia generazione è sopravvissuta perfino a Nikka Costa e agli anni di piombo
    ai decreti delegati ai servizi deviati ai sofficini e al pongo
    eravamo studenti ci sentivamo operai
    certi giorni di festa non finivano mai
    Aspettavamo il 2000 perché tutto sarebbe cambiato
    ma tu l’avevi previsto che il futuro sarebbe passato
    lo immaginavi diverso questo mondo un po’ perso
    che se provi a cambiarlo ti spara anche addosso
    per ritornare lo stesso
    sempre uguale a se stesso
    La mia generazione è sopravvissuta
    al ritorno nelle sale della commedia italiana
    alla fuga dei cervelli alla P2 di Gelli
    alla banca vaticana
    siamo stati i cattivi negli anni Settanta
    niente sconti di pena per chi non si accontenta
    Aspettavamo il 2000 perché tutto sarebbe cambiato
    ma tu l’avevi previsto che il futuro sarebbe passato
    e sognavamo la luna ma qualcosa non ha funzionato
    tu quanto avevi scommesso cosa hai perso e chi c’ha guadagnato
    lo immaginavi diverso questo mondo un po’ perso
    che se provi a cambiarlo ti spara anche addosso
    per ritornare lo stesso
    Aspettavamo il 2000 perché tutto sarebbe cambiato
    ma tu l’avevi previsto che il futuro sarebbe passato
    per ritornare lo stesso
    sempre uguale a se stesso
    sempre uguale a se stesso
    sempre uguale a se stesso

    Guerra e pace – Nota di Luca Barbarossa

    Il male trova sempre il modo di farsi sentire, è devastante e spesso ci dà la sensazione di prevalere sul bene.
    L’amore è silenzioso, discreto, non fa notizia ma se facesse rumore ci renderemmo improvvisamente conto di quante cose positive succedono in ogni istante e sicuramente cambierebbe il nostro modo di vedere le cose.

    http://www.youtube.com/watch?v=19GHq_eScHA