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    21.3.1918, affondamento del piroscafo Termini

    di Antonio Cimmino


    IN MEMORIA DI ANTONIO MIGLIACCIO E ADOLFO SCHETTINI

    Antonio Migliaccio, 1° ufficiale di coperta, marinaio di Meta, scomparve in mare a seguito del siluramento del piroscafo Termini avvenuto il 21 marzo 1918 al largo dell’isola di Milo.

    Antonio era il nonno del comandante Antonino Migliaccio insignito della Medaglia d’Oro Lunga Navigazione della Marina Mercantile.

    di Carlo Di Nitto
    Nell’affondamento del Piroscafo “Termini” venne dichiarato disperso Schettini Adolfo di Alessandro, nato a Gaeta il 06/06/0878, Capitano di Lungo Corso. Fu decorato con Medaglia di Bronzo al Valor Militare (alla Memoria) con la seguente motivazione:
    “Imbarcato sul piroscafo “Termini”, di fronte al nemico ed al pericolo dava bella prova di disciplina e coraggio, rimanendo fermo al suo posto mentre la nave affondava e scompariva con essa, vittima cosciente del proprio dovere
    (Presso l’isola di Milo, 21 marzo 1918 – det. 21 giugno 1918).

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    Antonio Buzzelli (Ortona (CH), 21.3.1920 – Ortona (CH), 31.3.1998)

    di Paolo Polidoro

    (Ortona (CH), 21.3.1920 – Ortona (CH), 31.3.1998)

    S.O.S. RICHIESTA NOTIZIE E FOTO

    Arruolato per la ferma di mesi 28 nel giugno del 1939. Giunto alle armi nel deposito CEMM di Venezia e classificato allievo SDT, matricola 2248.
    Dal marzo 1940 al dicembre 1942 è stato imbarcato su una delle navi più prestigiose della Regia Marina, la corazzata Littorio assistendo come testimone imparziale agli eventi bellici che hanno visto protagonista quella Unità. E tra queste la triste notte (11/12 novembre 1940) di Taranto, il secondo scontro della Sirte del 22 marzo del 1942 e la battaglia di mezzo giugno 1942.
    A conclusione di quest’ultimo evento bellico l’unità riportò ancora danni e fu costretta a riparare a La Spezia per interventi. A seguito della inoperatività dell’unità i marinai qualificati SDT a ben poco servivano a bordo e quindi Antonio venne inviato nella Francia meridionale, allora sotto occupazione italiana, ed impiegato da gennaio a settembre 43 presso la batteria B3 nella fortificazione del vallo alpino occidentale e forse nella zona di Bardonecchia. (dati che vorremmo confermare).
    La caduta del fascismo e la firma dell’armistizio travolsero anche la vita di guarnigione di Antonio che il 9 settembre del 43, insieme ad altri giovani sfortunati, vennero fatti prigionieri dai tedeschi ed avviati verso la prigionia in Germania. Probabilmente furono trasportati da Tolone verso Metz e da qui presumibilmente a Treviri (Trier) verso i lager della zona per lavori forzati in miniera (dati che vorremmo confermare).
    Dopo 2 lunghi anni di inferno nell’agosto del 1945 venne rimpatriato e ad ottobre dello stesso anno congedato.
    Antonio dal carattere unico, un abruzzese di altri tempi forte e gentile come si diceva, era assai poco loquace.
    Mai sentii una lamentela, mai una imprecazione contro la sorte che gli aveva portato via i 5 anni migliori di gioventù o inveire contro i suoi carcerieri. Ricordo sempre quella sua fierezza di aver fatto il proprio dovere e di aver trascorso mesi bellissimi a bordo di nave Littorio e le giornate intere e le notti a dormire in SDA accanto alla sua mitragliera pronto a reagire ad attacchi aerei. Era molto ironico; un sorriso malinconico lo avvolgeva quando mi descriveva l’enorme quantità di fuoco vomitato dai grossi calibri da 381 nel corso delle azioni a cui aveva partecipato e si lasciava andare al commento:
    – “mi ricordo che abbiamo vuotato i Depositi munizioni ma i colpi non andavano a S”.
    E allora sorridendo sornione mi chiedeva:
    – ”ma ora le centrali di tiro delle vostre moderne navi sono finalmente precise?” .
    Gli occhi di quel marinaio fiero si inumidivano quando ripensava alla notte tragica di Taranto. Ricordava le luci che scrutavano il cielo alla ricerca, lassù, di aerei mentre la minaccia era sulla superficie del mare e lui sembrava sentisse ancora il dolore di quei 3 siluri che si conficcarono nello scafo di nave Littorio come nelle sue carni: e al mattino seguente lo spettacolo impietoso della sua nave ferita e di tutta la tragedia intorno in Mar Grande. Descriveva lo stupore del Comandante di nave Littorio e degli altri componenti lo staff che si aggiravano attoniti in coperta a rilevare i danni.
    Nel 1988 ricevette il distintivo di 2^ grado (argento) per lunga navigazione in guerra e lo autorizzarono a fregiarsi del brevetto d’onore di “Volontario della Libertà” ma che lui non ritirò mai in quanto considerava quel periodo sfortunato oramai sepolto e i suoi conti erano oramai chiusi con la storia.
    Antonio era il padre di mia moglie e purtroppo una brutta malattia ce lo ha portato via all’improvviso nel 1998 togliendoci la possibilità di fargli ancora qualche domanda per comprendere. Riposa in pace.
    Antonio è stato un uomo di rispetto e pieno di dignità e ha cresciuto la sua famiglia trasmettendo questi grandi valori della vita. Uno dei tanti italiani che hanno fatto rivivere la nostra Nazione delle sue vicissitudini di quella guerra; delle sue disgrazie non ci ha lasciato molto… e a noi, ora, curiosi, ci piacerebbe poter sapere dove ha trascorso la prigionia, in quali campi e se esistono testimonianze magari di altri commilitoni. Grazie.

    … riceviamo e pubblichiamo
    Buonasera Ezio. Da quanto riportato in un documento del Vaticano, un Buzzelli Antonio (non sono riportati altri dati anagrafici) si trovava nello Stalag XII F di Forbach (dal novembre 1944 localizzato a Freinsheim) con il numero di matricola 33279. Presumibilmente è poi stato spostato al comando di lavoro n° 2012.
    Roberto Zamboni (9.2.2021)

     

    Regia nave Littorio
    di Carlo Di Nitto

    La regia corazzata Littorio (classe omonima) dislocava 45963 tonnellate. Costruita nei cantieri Navali Ansaldo di Genova, era stata impostata il 28/10/1934, varata il 22/8/1937 ed era entrata in servizio il 06/05/1940.
    Nel corso della guerra effettuò un numero di azioni limitato rispetto alle sue potenzialità belliche, ma ciò fu rispondente alla situazione della guerra navale nel Mediterraneo, dove non si venne mai a creare alcun presupposto strategico tale da giustificare un confronto diretto fra flotte contrapposte.
    Il 26 luglio 1943, con la caduta del fascismo venne rinominata “Italia”.
    Al termine delle ostilità, per l’applicazione del Trattato di Pace, venne compresa fra le navi da cedere alle Potenze vincitrici. In particolare l’ “Italia” (ex “Littorio”) era stata destinata agli Stati Uniti che comunque rinunciarono al diritto di acquisizione, imponendone però la demolizione. Venne pertanto radiata il 1° giugno 1948 e avviata allo smantellamento

    Con le sue possenti gemelle “Vittorio Veneto”, la sfortunata “Roma” e la “”Impero” (mai entrata in servizio), la “Littorio” ha rappresentato la migliore realizzazione italiana nello sviluppo delle navi di linea, quando ormai queste navi cominciavano già ad essere superate e sostituite, nelle strategie belliche navali, dalle portaerei.

    Nonostante il suo limitato numero di azioni belliche, la “Littorio” dalla triste notte di Taranto del 12 novembre 1940 al 9 settembre 1943 ebbe a lamentare la perdita di oltre 50 Marinai.
    Onore ai Caduti.

    Varo della Regia Nave da Battaglia (Corazzata) LITTORIO – 22 agosto 1937

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    21.3.1886, varo della regia nave Vesuvio

    di Carlo Di Nitto

    Il regio ariete torpediniere (incrociatore) Vesuvio, classe “Etna”, dislocava 3797 tonnellate a pieno carico. Fu varato il 21/03/1886 presso i Cantieri Navali Orlando di Livorno. Classificato in un primo momento come “nave da battaglia di 4a classe”, era dotato inizialmente di velatura aurica su due alberi. Nel tempo venne sottoposto a rimodernamenti e modifiche che ne variarono aspetto ed armamento.
    Entrò in servizio il 16/03/1888 e svolse inizialmente attività di squadra e compiti di rappresentanza, alternando frequentemente il servizio attivo con periodi passati in disponibilità e riserva.
    Nel 1897 fu destinato a Creta per tutelare gli interessi nazionali nelle acque del levante. In quel contesto, vennero utilizzati suoi reparti di marinai in operazioni di sbarco.
    Nel 1900 fu destinato alla Forza Navale Oceanica in Estremo Oriente e partecipò a numerose operazioni e missioni in Cina durante la famosa rivolta dei “Boxers”. Vi rimase per circa due anni contribuendo al mantenimento dell’ordine ed alla protezione delle concessioni europee.
    Tornato in Italia, nel periodo 1903 – 1905 fu sottoposto a grandi lavori allo scafo e all’apparato motore.
    Nel 1906 fu nuovamente destinato in Estremo Oriente. Stazionario a Shangai vi rimase fino al 1908.
    Il 10 gennaio 1909 lasciò Hong Kong per rimpatriare. Nel viaggio di ritorno effettuò una lunga crociera nell’Oceano Indiano e nel Mar Rosso toccando i principali porti.
    L’8 giugno 1909 giunse a Venezia e tre giorni dopo fu messo in disponibilità.
    Il 18 ottobre successivo fu posto in disarmo.
    Venne radiato l’11/05/1911 a La Spezia. Lo scafo fu rimorchiato prima a Brindisi (1912) e poi a Taranto (nel 1915), dove fu trasformato in deposito munizioni galleggiante. Qualche tempo dopo fu avviato alla definitiva demolizione.

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    21 marzo 2022 “Giornata Mondiale della Sindrome di Down”

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    In ricordo del “Maestro” Santo Confessore (Buonvicino (CS), 20.4.1932 – Brindisi, 15.3.2022)

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (Buonvicino (CS), 20.4.1932 – Brindisi, 15.3.2022)

    Scriviamo spesso di eroi, Ufficiali e Sottufficiali decorati o che si sono distinti in servizio e quasi mai di altre figure professionali che ci sono o ci sono state negli anni nella nostra organizzazione marinara. Oggi vogliamo ricordare un operaio specializzato che il 15 marzo è partito per l’ultima navigazione, si avete capito bene “navigazione”. Il “maestro” Santo Confessore ha lasciato il servizio nell’aprile del 1999 dopo 42 anni di ininterrotto servizio. Incominciò a lavorare agli inizi degli anni ‘50 presso il Comando Provinciale dei Carabinieri a Brindisi e nel 1957, quando gli fu proposto l’assunzione a tempo indeterminato a bordo delle navi della Marina Militare, trasferì la famiglia a Taranto imbarcando nell’ottobre come cuoco civile su una nave appena entrata in servizio: la fregata Castore.
    L’unità fu ordinata ai cantieri italiani dagli Stati Uniti e poi assegnata all’Italia nell’ambito del MDAP (Mutual Defense Assistence Program) per conto della NATO. Quarta della classe dopo Canopo, Centauro e Cigno, il Castore fu classificato subito fregata mentre le prime tre furono inizialmente classificate come “avviso scorta” e riclassificate fregate con D.P.R. del 13 maggio 1957. Il Castore fu costruita nei cantieri navali di Taranto. Impostata il 14 marzo 1955, varata l’8 luglio 1956 ed entrò in servizio il 14 luglio 1957.

    F553 – Fregata A/S Castore

    Il maestro Confessore era a bordo del Castore la notte del 22 marzo 1965 quando, durante le manovre cinematiche di zigzagamento antisommergibile, per una errata manovra il Castore taglio la rotta di nave Etna e nonostante le manovre messe in atto la collisione fu inevitabile. L’Etna squarciò la poppa del Castore e persero la vita quattro membri dell’equipaggio: il Sottocapo Aristide Duse, il Marinaio Vittorio Celli ed i Marinai Domenico Franzese e Franco Pardini. Furono ritrovati i corpi solo dei primi due mentre gli altri risultarono dispersi in mare. Nave Castore fu rimessa in linea e successivamente radiata il 1° gennaio 1983. Affondò il 30 marzo 2001 al largo di Civitavecchia mentre veniva rimorchiata in Turchia per essere demolita.

    (https://www.lavocedelmarinaio.com/2018/03/22-3-1965-collisione-fra-le-navi-castore-e-etna/)

    Sbarcato dal Castore subito dopo l’incidente, dopo altri brevi incarichi, fu destinato sulla fregata Alpino raggiungendo la nuova unità nella sede dei cantieri navali di Riva Trigoso. L’imbarco sull’Alpino durò sino al 1972.

    F 580 – La Fregata portaelicotteri Alpino

    In particolare, con l’Alpino partecipò alla crociera in Atlantico dal 14 gennaio al 6 giugno 1973 in quella che per l’epoca fu la “più lunga navigazione ininterrotta” di Unità della nostra Marina Militare (496 ore di moto – 7315 miglia nautiche percorse). Avendo svolto anche la navigazione tra i ghiacci del Mare di Labrador, secondo tradizione, l’occhio di cubia fu dipinto di blu (Nave Alpino Naso Blu). L’atmosfera di stima, di amicizia ed anche di affetto che si creò a bordo durante la lunga navigazione atlantica è stata mantenuta fra alcuni componenti dell’equipaggio ed è stata oggetto di numerosi incontri fra alcuni dei componenti dell’equipaggio con il loro Comandante Giuseppe De Micheli.

    Ultimo raduno dei “Nasi Blu” (il primo da sinistra il maestro Confessore)
    https://www.lavocedelmarinaio.com/?s=naso+blu

    Dopo 15 anni di imbarco sulle unità navali nel 1972 e fu destinato a Brindisi presso il Comando della Terza Divisione Navale dove rimase sino al suo pensionamento.
    Ammiragli ed intere generazioni di Ufficiali e Sottufficiali, e spesso anche le rispettive famiglie, lo hanno sempre ricordato negli anni per la professionalità, l’onestà, la quotidiana assiduità con le quali svolgeva il suo compito, al fine di mantenere alta la tradizione di qualità ed eccellenza della mensa alla quale per tanto tempo si è dedicato. Di seguito quanto riportato sulla fotografia consegnatagli nel giorno del suo invio in pensione:

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    Boscomantico di Franco Bottacini

    di Franco Bottacini

    … riceviamo e con immenso orgoglio pubblichiamo.

    Buon giorno,
    a suo tempo mi avevate gentilmente fornito informazioni e materiale sul tarantino Angelo Berardi (*), pioniere dirigibilista, cui è dedicato l’aeroporto di Boscomantico.
    Il libro che contiene un vasto capitolo dedicato a Berardi, uscirà tra circa una settimana.
    Allego la scheda promozionale.
    Grazie per la collaborazione, cordiali saluti,
    Franco Bottacini
    Verona

    (*) https://www.lavocedelmarinaio.com/2021/12/angelo-berardi-taranto-9-6-1887-4-12-1918-2/