Storia

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    Giovanni Battista Magnaghi (Lomello, 28.5.1839 – Roma, 21.6.1902)

    a cura Roberto Tento (*)

    (Lomello, 28.5.1839 – Roma, 21.6.1902)

    Giovanni Battista Magnaghi nacque a Lomello (Pavia) il 28 maggio 1839, entrò alla Scuola di Marina di Genova nel 1851, conseguendo la nomina a guardiamarina di 2 classe nel 1855. Dopo brevi periodi di imbarco sulla corvetta a vela Aurora, sull’avviso a ruote Aquila e Forte San Giorgio, a Genova, sede sul brigantino Eridano, sul quale fu promosso guardiamarina di 1″ classe, nel 1859, in servizio sull’avviso a ruote Monzambano, fu promosso sottotenente di vascello. Partecipò quindi alla campagna del 1860-1861, mettendosi in luce sulla fregata a elica San Michele nel corso dell’assedio della fortezza di Gaeta, meritando il conferimento della croce di cavaliere dell’ordine militare di Savoia. Nel 1867, luogotenente di vascello di l’classe, fu inviato a Parigi e a Londra e, nel 1869, in Germania, per studiare l’organizzazione del servizio idrografico di quelle Marine.
    Dopo vari imbarchi su unità di squadra nelle funzioni di comandante e di comandante in 2^, a partire dal 1878 nel grado di capitano di fregata e successivamente nel 1880 nel grado di capitano di vascello fu incaricato di organizzare e sviluppare il servizio idrografico della Marina e di condurre annualmente le campagne idrografiche nei mari nazionali prima e poi nelle acque del Mar Rosso, allo scopo di creare una cartografia nazionale. In 15 campagne idrografiche (1878-1890) al comando della nave Washington, la prima nave idrografica della Marina. abbinate alla contemporanea direzione dell’Ufficio Idrografico di Genova, portò brillantemente a termine il compito affidatogli, istituendo nel 1872, sviluppando e portando alla perfezione a Genova un servizio cartografico e idrografico di eccellenza. Ebbe fama e lustro in campo nazionale con l’assegnazione dell’Ufficio Idrografico della Marina.
    Nel 1899 della medaglia d’oro di 1ª classe per le benemerenze acquisite nel campo dell’idrografia, della talassografia e della meteorologia marina; fu eletto a membro della prestigiosa Accademia dei Lincei e in campo internazionale, già nel 1875, a Parigi, gli fu assegnata la medaglia d’oro del Congresso geografico. A lui sono dovuti, inoltre, brillanti e ingegnose invenzioni di strumenti nautici oggi ancora in uso: la bussola con la rosa galleggiante, il circolo a riflessione che porta il suo nome, il cerchio azimutale, un correntometro e altre geniali applicazioni e innovazioni di carattere nautico-scientifico-idrografico.
    Ma egli non fu solo uomo dedito alle scienze ma anche un esperto marinaio; nei suoi 17 anni di navigazione, senz’altro un curriculum di tutto rispetto per un ufficiale della prima Marina, non solo fu in comando di singole navi (oltre alla già citata nave idrografica Washington, la nave ausiliaria Città di Napoli, la fregata a elica Guiscardo), ma anche, nel grado di contrammiraglio, di un complesso navale importante per le unità partecipanti (tre nuovi arieti torpedinieri e due cannoniere) e per i compiti affidati: la Divisione navale d’America, costituita per rappresentare il Paese nelle celebrazioni colombiane oltre Atlantico. Inoltre fu successivamente inviato con le unità della divisione in Sudamerica a protezione della vita e dei beni dei connazionali, in un periodo molto delicato per le relazioni con i Paesi rivieraschi dell’estuario del Rio de la Plata.
    Al termine del comando navale, nel 1891, ebbe l’importante incarico di capo di stato maggiore del ministero, chiamato a dirigere la pianificazione navale in un tempo di complessa evoluzione dei rapporti internazionali, conservando l’incarico di direttore dell’Istituto idrografico; da viceammiraglio fu dapprima comandante militare marittimo della Maddalena e successivamente del 1° Dipartimento militare marittimo (Spezia) e quindi del 3° (Venezia).
    Attiva fu la sua partecipazione ai lavori parlamentari dall’elezione nel collegio di Taranto nel 1897, riscuotendo unanime approvazione della Camera nei suoi interventi a favore della Marina.
    Morì a Roma il 21 giugno 1902.
    Tratto da Uomini della Marina 1861-1946 – U.S. Marina Militare

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    14.1.1943, consegna regia nave Driade

    di Carlo Di Nitto

    La regia corvetta cacciasommergibili “Driade”, classe “Gabbiano”, dislocava 740 tonnellate. Venne impostata il 9 maggio 1942 nei Cantieri C.R.D.A San Marco di Trieste. Varata il 7 ottobre 1942, fu consegnata ed entrò in servizio nella Regia Marina il 14 gennaio 1943.
    Dopo un brevissimo periodo di esercitazioni nelle acque di Trieste, si trasferì a La Spezia continuandovi l’addestramento preliminare.
    Nel mese di aprile 1943, assegnata alla III Squadriglia Corvette con base a Taranto, iniziò la vera e propria attività bellica con scorte a convogli e cacce antisommergibili nelle acque del Tirreno e dello Ionio. L’11 aprile 1943 recuperò 91 superstiti (su 105 imbarcati) della motonave Fabriano (ex francese Mayenne) affondata da aerosiluranti inglesi dopo essere stata danneggiata dal sommergibile inglese Sybil sei miglia al largo di Capo Gallo (Palermo).
    L’8 settembre 1943, quando fu proclamato l’armistizio, aveva eseguito 89 missioni (tra cui 17 caccia antisommergibile e 18 scorte) percorrendo complessive 12352 miglia. In quella data, si trovava ai lavori nell’arsenale di Taranto.
    Riprese servizio il 4 ottobre 1943 per scorte a convogli italiani e alleati. Continuò un’intensa attività nelle acque italiane, alternando periodi di armamento con periodi di sosta per lavori.
    L’8 maggio 1945, alla cessazione delle ostilità, si trovava a Taranto. Nei tre anni successivi venne impiegata nel dragaggio delle acque nazionali, particolarmente lungo le coste dell’isola d’Elba, della Toscana e del Lazio. In seguito iniziò normale attività di squadra, assegnata alla Scuola Comando e svolgendo anche una campagna idrografica.
    Qualche mese dopo essere stata collocata in riserva, il 1° luglio 1966, venne radiata e cancellata dai Quadri del Naviglio Militare.
    Nel corso della sua vita, portò le sigle ottiche C 43, DR e F 568.


    In questa immagine, la corvetta “Driade”, dipinta con la tipica pitturazione mimetica, è ripresa il giorno della consegna alla Regia Marina.

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    Enrico Gualtiero (Orvieto, 9.9.1843 – Roma, 14.1.1929)

    a cura Roberto Tento (*)

    (Orvieto, 9.9.1843 – Roma, 14.1.1929)


    Enrico Gualterio nacque ad Orvieto, il 9 settembre 1843, fu ammesso alla Scuola di Marina di Genova nel 1856, conseguendo la nomina a guardiamarina nel 1859. Da luogotenente di vascello prese parte nel 1866 alla campagna navale in Adriatico contro l’Austria, partecipando a bordo della fregata corazzata di 1º rango a elica Re d’Italia allo scontro di Lissa (20 luglio), salvandosi nell’affondamento dell’unità. Per il suo comportamento durante la campagna gli fu conferita la medaglia d’argento al valore militare.
    Prese poi parte a diverse crociere oceaniche. Negli anni 1872-1873, con la pirocorvetta a elica Vettor Pisani in Estremo Oriente, in Australia e Sud America, nel 1876-1878 in Sud America, con la pirocorvetta a elica Caracciolo e con la cannoniera Confienza. Infine compì il viaggio di circumnavigazione del globo, da capitano di fregata sull’incrociatore Cristo- foro Colombo come comandante in 2ª negli anni 1880-1883; ebbe quindi il comando degli avvisi Messaggero e Vedetta e da capitano di vascello dell’ariete torpediniere Stromboli e della corazzata Duilio. Fu poi destinato a Berlino quale addetto navale dall’agosto 1889 al luglio 1891.
    Promosso contrammiraglio nel 1893, fu direttore generale dell’arsenale del 1° Dipartimento militare marittimo (Spezia) e quindi comandante della 2ª Divisione della Squadra Attiva dal febbraio 1896 al maggio 1897, dislocata, a partire dall’ottobre 1896, nel Levante a seguito della crisi di Creta. Nella difficile situazione creatasi nell’isola, il suo comportamento fu fermo e determinato, in ossequio alle direttive del governo, che prevedevano di provvedere, in ogni contingenza, alla sicurezza e alla quiete delle nostre colonie.
    Promosso viceammiraglio nel 1898, fu comandante in capo del dipartimento militare marittimo di Taranto (1897-1901), comandante in capo del 2° Dipartimento (Napoli, 1903-1905), comandante in capo della Squadra del Mediterraneo (1905- 1906) e presidente del Consiglio superiore di Marina (1906- 1908), venendo quindi collocato nella riserva navale. Fu presi- dente della Lega Navale dal 1910 al 1911.
    Morì a Roma il 14 gennaio 1929.
    Tratto da Uomini della Marina 1861-1946 – U.S. Marina Militare

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    Danilo Stiepovich (Trieste, 21.9.1912 – Mare, 14.1.1941)

    a cura Antonio Cimmino

    (Trieste, 21.9.1912 – Mare, 14.1.1941)

    Danilo Stiepovich, nato a Trieste il 21 settembre 1912, fu un Tenente di Vascello della Regia Marina.
    Chiamato alle armi, per l’assolvimento dell’obbligo di leva, nel 1933 ed ammesso alla frequenza del Corso Allievi Ufficiali di complemento, nel giugno 1934 ottenne la nomina ad Aspirante Sottotenente e nel dicembre dello stesso anno la promozione a Sottotenente nel Corpo del Genio Navale (Direzione Macchine).
    Nel 1935 fu rinviato dalle armi per fine ferma e nel settembre del 1935 richiamato, per esigenze eccezionali, ed imbarcato sul sommergibile Corridoni con il quale partecipò ad alcune missioni sia durante il conflitto italo-etiopico, sia durante la guerra di Spagna. Trattenuto in servizio a domanda, imbarcò sul sommergibile Cappellini con il quale, dall’inizio del 2° conflitto mondiale, eseguì numerose missioni di guerra con l’incarico di Direttore di Macchina.
    Passata l’unità ad operare nella Base Atlantica di Bordeaux, il 14 gennaio 1941 in missione nelle acque dell’Oceano Atlantico essa sostenne un aspro combattimento contro un incrociatore ausiliario inglese. Durante il combattimento Danilo Stiepovich prese volontariamente il posto di un mitragliere ferito e, ferito egli stesso da scheggia di granata e gravemente mutilato, rifiutò ogni soccorso per non distogliere il personale dal proprio posto di combattimento, che terminò vittoriosamente per l’unità italiana.
    Spirò serenamente in navigazione dopo lunghe ed atroci ore di sofferenze sopportate stoicamente a con serenità d’animo.

    Fu insignito con la Medaglia d’Oro al Valor Militare con con la seguente motivazione:
    Imbarcato su di un sommergibile atlantico, durante aspro e lungo combattimento contro un incrociatore ausiliario, prendeva volontariamente il posto di un puntatore di mitragliere ferito.
    Gravemente mutilato dallo scoppio di una granata nemica, rifiutava ogni soccorso per non distogliere dal suo compito il personale impegnato nel combattimento e chiedeva soltanto di poter assistere all’affondamento della nave avversaria.

    Ultimata vittoriosamente l’azione, mentre l’unità era fatta segno a violento attacco aereo, continuava ad incitare l’equipaggio e spirava serenamente dopo lunghe sofferenze sopportate stoicamente.
    Magnifico esempio di altissime virtù militari”.
    (Oceano Atlantico, 14 gennaio 1941).

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    14.1.2018, Venerando Tomarchio

    di Pietro Serarcangeli

    Il giorno 14 gennaio 2018, il Maresciallo Motorista di 1^ Classe, venerando Tomarchio, Nando per gli amici, dopo una lunga e sofferente malattia per avere contratto l’asbestosi, salpava per la sua ultima missione lasciando nello sconforto e nel dolore la sua adorata Famiglia.

    Nando era persona splendida, che non lesinava sorrisi e complimenti a coloro che hanno avuto il piacere e l’onore di conoscerlo.

    Riposa in pace caro Amico, fra i flutti dell’Altissimo, nell’immenso mare della Misericordia Divina, noi assistiamo, per quanto possibile, la Tua Famiglia.

    Ciao Nando…

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    14.1.1965, radiazione della ex regia nave Carabiniere

    a cura Pancrazio”Ezio” Vinciguerra, Lanfranco Sanna, Carlo Di Nitto

    Il cacciatorpediniere Carabiniere e i 38 rubini
    di Lanfranco Sanna
    segnalato da Roberta – ammiraglia88

    Ciao Ezio,
    ho letto un interessante articolo; c’è una cosa particolare successa e da segnalare!
    Ti invio un estratto dell’articolo:
    “Il Ct. Carabiniere e i 38 rubini” di Lanfranco Sanna”.
    I più moderni Cacciatorpediniere della Regia Marina, al momento dell’inizio della II Guerra Mmondiale erano i 12 della classe “Soldati” che furono ordinati ed impostati nel 1937 ed entrarono in servizio tra il 1938 ed il 1939.  (…) l’impiego a livello di squadriglia e flottiglia come grosse siluranti d’altura nei gruppi di battaglia durante gli scontri diurni e per la ricerca notturna di navi nemiche. (…) quello che invece è rimasto sconosciuto per anni è un fatto non di eroismo o di sacrificio ma di immensa umanità.
    Alla fine delle ostilità l’Ammiraglio Power, Comandante in Capo della Fleet East Indies, come ringraziamento per l’aiuto ottenuto dalle navi delle marine alleate, decise di conferire un’ onorificenza ai comandanti, onorificenza che però non appariva opportuno assegnare al comandante di una marina ex nemica, quale era quella italiana. Optò per un omaggio di valore: un orologio d’oro con 38 rubini.
    Il Comandante Fabio Tani rifiutò con garbo il dono e chiese in cambio la liberazione di 38 prigionieri italiani, detenuti nei campi di lavoro a Ceylon, uno per rubino, richiesta che fu accettata con stupore e apprezzamento (…).
    Il tutto è tratto da una lettera, pubblicata nel medesimo articolo; un estratto:
    Così terminarono le attività belliche anche per il Carabiniere. Un episodio legato a quegli anni però mi è rimasto profondamente scolpito nella memoria. Al momento di ripartire per l’Italia, il Comandante del Carabiniere, Fabio Tani, venne convocato al Comando della Flotta Inglese dell’Oceano Indiano per ricevere il ringraziamento per l’opera svolta. Come premio al Comandante era destinato un orologio d’oro con 38 rubini, in ricordo delle 38 missioni svolte nell’Oceano Indiano da parte del CT Carabiniere. Il Comandante Tani, replicò che avrebbe preferito, a titolo di apprezza mento dell’opera svolta dalla propria nave, rimpatriare 38 prigionieri italiani allora detenuti in campi di lavoro inglesi sull’isola di Ceylon, uno per ogni rubino contenuto nell’orologio. L’Ammiraglio Power, Comandante in Capo della flotta alleata, accettò lo “scambio”. Fu così che il Carabiniere intraprese il viaggio di ritorno in Patria, portando con sé anche i 38 ex prigionieri. L’altruismo dimostrato dal Comandante Tani con quel gesto credo si commenti da solo. La lunga guerra contro tutto e contro tutti del CT Carabiniere ebbe così finalmente termine. E per quanto riguarda il Marinaio Lino Trestini, arruolato volontario il 4 dicembre 1941, la guerra era finita. Rientrato a Taranto con il Carabiniere, ottenne la tanto sospirata licenza. (…)

    I 12 cacciatorpediniere della classe Soldati Livorno - giugno 1939) - www.lavocedelmarinaio.com

    Link all’articolo completo:
    http://www.arsmilitaris.org/pubblicazioni/Cacciatorpediniere%20ultimo.pdf

    REGIO CACCIATORPEDINIERE “CARABINIERE” (2°)
    Motto: “Nei secoli fedele”
    di Carlo Di Nitto

    Il Regio Cacciatorpediniere CARABINIERE (2°) Classe “Soldati” dislocava 2460 tonnellate a pieno carico.
    Costruito nei Cantieri Navali del Tirreno di Riva Trigoso, fu varato il 23 luglio 1938 ed entrò in servizio il 20 dicembre successivo.
    Partecipò intensamente alle operazioni belliche del secondo conflitto mondiale totalizzando 159 missioni per scorta forze navali, scorta convogli, ricerca e caccia antisom, percorrendo 53.700 miglia.
    Numerosi furono gli episodi significativi della sua attività bellica. Tra questi: 1940, partecipazione alla Battaglia di Punta Stilo; 1941, partecipazione alle Battaglie di Capo Matapan e Prima della Sirte. Il 16 febbraio 1942 fu colpito da un siluro ed ebbe la prua completamente asportata. Nell’evento persero la vita venti suoi Marinai.
    Rimase fermo ai lavori per quasi un anno per riprendere subito dopo azioni di scorta convogli.
    Il 9 settembre 1943 raccolse i naufraghi della Corazzata Roma e diresse per le Baleari, ove venne internato fino alla conclusione del conflitto.
    Dopo la guerra, rimasto alla Marina Italiana, nel 1957 fu riclassificato “fregata” con la sigla D 551 . Nel 1960 divenne nave per esperienze con la sigla A 5314. Radiato dal servizio attivo il 14 gennaio 1965, fu impiegato per le esercitazioni degli Incursori al Varignano.
    Venduto per la demolizione nel 1978, durante il trasferimento affondò in un basso fondale. Nei mesi successivi il relitto fu recuperato e definitivamente demolito.
    ONORE AI CADUTI!