Marinai

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    Matteo Avallone (Vietri sul Mare, 5.12.1907 – Mare, 21.1.1943)

    di Carlo Di Nitto

    (Vietri sul Mare, 5.12.1907 – Mare, 21.1.1943)

    Il 2° Capo Meccanico Matteo Avallone, di Luigi e di Fortunata Di Bernardo fu uno dei marinai dispersi nell’affondamento del regio Incrociatore Ausiliario “Città di Genova” il 21 gennaio 1943.
    L’unità, alla quale era stata attribuita la sigla D 4, era adibita al servizio di scorta convogli e trasporto mezzi, personale militare e materiali tra l’Italia e le coste greco – albanesi.
    La sera del 20 gennaio 1943 era partita senza scorta da Patrasso per Bari. Trasportava prevalentemente militari in licenza e prigionieri greci. Nella tarda mattinata del 21 era giunta a circa 25 miglia a ponente dell’isolotto albanese di Saseno quando, alle ore 13.20, colpita due volte da siluri lanciati dal sommergibile britannico Tigris, affondò rapidamente.
    Matteo Avallone, era nato il 5 dicembre 1907 a Vietri sul Mare, ma con la sua famiglia si era trasferito in tenerissima età a Gaeta, nel cui compartimento Marittimo era iscritto.
    (foto p.g.c. della Famiglia)

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    Carlo Avallone (Torre Annunziata, 21.1.1850 – Roma, 6.3.1926)

    a cura Antonio Cimmino

    (Torre Annunziata, 21.1.1850 – Roma, 6.3.1926)

    Nasce a Torre Annunziata (NA) il 21 gennaio 1850.
    Ammiraglio di Squadra, studiò alla Regia Scuola di Marina Napoli e partecipò alle campagne oceaniche col grado di Capitano di corvetta dove assunse il comando della regia corazzata Andrea Prova, facente parte con le regie navi Vespucci e Veniero a Buenos Aires della Stazione Navale Italiana dell’America del Sud.


    Nella sua carriera gli fu conferito anche il comando del regio ariete torpediniere Calabria.
    Nel 1895 sposò, a Montevideo, Amalia Garron figlia del Ministro residente d’Italia della Repubblica del Paraguay.
    Noto per il il suo contributo, nel campo navale, alla vittoria italiana e degli Alleati durante la Prima Guerra Mondiale.
    Collaborò con l’ammiraglio Paolo Emilio Thaon di Revel, fu Sottosegretario di Stato alla Marina e, successivamente, direttore generale di tutti gli arsenali d’Italia.
    Organizzatore tecnico, arricchì di importanti opere militari le Piazzeforti italiane: l’arsernale militare marittimo di La Spezia e l’arsenale militare marittimo di Taranto, che gli eressero due busti marmorei.
    Fece costruire a La Spezia il balipedio “Cottrau” per gli esperimenti del materiale da guerra e fece adottare, per il tiro navale, il “metodo Ronca”, poi seguito da tutte le nazioni dell’epoca.
    Il fratello Alfredo fece anche lui una splendida carriera militare nell’Esercito regio come Generale, mentre l’altro fratello Giuseppe fu sindaco di Torre Annunziata per tre volte nel periodo dal 1884 al 1894.
    Si spense a Roma il 6 marzo 1926.

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    Generoso Iannuzzi (Avellino, 21.1.1920 – 5.5.2012)

    di Ottaviano De Biase (*) e gruppo A.N.M.I. di Avellino

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    ottaviano-de-biase-per-www-lavocedelmarinaio-com_Generoso Iannuzzi nasce ad Avellino il 21 gennaio 1920, nel 1938 all’età di 18 anni si arruola nella Regia Marina e dopo otto mesi di corso presso le scuole di La Spezia viene destinato sull’incrociatore leggero Alberto da Giussano. Per i primi due anni, tra manovre e addestramento, condurrà una vita tranquilla e spensierata, poi la guerra.

    La battaglia di Punta Stilo
    9 luglio 1940. Mar Jonio, largo della Calabria. Fu il primo importante scontro navale tra la Regia Marina e la Royal Navy britannica. Lo scontro ebbe luogo al seguito di una ricognizione aerea del giorno prima, che ne aveva segnalato la presenza. Il convoglio britannico stava facendo rotta verso il Canale di Sicilia. Bisognava impedirlo.
    Il convoglio partì da Taranto al comando dell’Ammiraglio Campioni. Frattanto, un nostro sommergibile comunicava di aver affondato un cacciatorpediniere della Royal Navy britannica. Lo scontro a fuoco tra i due schieramenti durò complessivamente circa 15 minuti, costringendo quello inglese a rifugiarsi nelle più sicure acque maltesi.
    Rientrati alla base, si fece la conta dei danni: la nostra Marina aveva subito la perdita di un cacciatorpediniere e di un sommergibile, mentre l’incrociatore Giulio Cesare, per aver riportato seri danni, fu trattenuto in arsenale per le necessarie riparazioni. Viceversa gli Inglesi contarono la perdita di un cacciatorpediniere, di un piroscafo, e di ben 18 aerei; inoltre riportarono danni le navi Hook e Ark Royal, due incrociatori e due caccia.
    Per il suo impegno profuso in questo primo anno di guerra, Iannuzzi fu decorato con la Croce di Guerra; nel 1941 fu promosso Sergente.

    La mia nave Alberto da Giussano – raccontava a noi marinai della seconda generazione – faceva parte del 1° Squadrone, 4.a Divisione Incrociatori della Marina; dal 10 giugno 1940 era stata destinata a presiedere il Mediterraneo centrale. Eravamo nel porto militare di Taranto quando ricevemmo l’ordine di intercettare il nemico. Al seguito di quello scontro, la mia nave non subì alcun danno; in agosto ci portammo al largo di Pantelleria ove depositammo varie mine antinave; per il resto dell’anno svolgemmo compiti di copertura a distanza per i nostri convogli diretti in Africa Settentrionale.

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    La battaglia di Capo Bon
    Tragica fu la battaglia di Capo Bon, al largo di Tunisi, combattuta il 13 dicembre 1941. Evento tragico in quanto dalla sola parte italiana si contarono ben 900 vittime. Mentre i dispersi in mare furono circa 800, compreso il personale aggiuntivo che tornava in Africa, dopo una breve licenza in famiglia.
    Questi i fatti storici. Il 12 dicembre 1941, l’incrociatore Alberto da Giussano, e la nave gemella Alberico da Barbiano, al comando dell’ammiraglio Antonino Toscano, scortati dalla nave Cigno, la notte tra il 12 e il 13, furono intercettati al largo di Capo Bon, da una flottiglia di navi inglesi e olandesi. Alberto da Giussano fu il primo ad essere colpito; in pochi minuti si spezzò in due e si inabissò. Stessa sorte toccò alla gemella Alberico da Barbiano.
    Il sergente Iannuzzi fu uno dei pochi fortunati che riuscirono a salvarsi. Eravamo in trasferimento verso l’Africa quando – ci raccontava sempre con un groppo alla gola – nei pressi di Capo Bon al largo della Tunisia, fummo intercettati dalla flottiglia inglese. La mia nave fu colpita da due siluri. Si spezzò a metà ed affondò. Erano le tre di notte. Dopo un violento scoppio avvenuto a poppa, la nave presentava danni irreparabili. Le condizioni erano ormai disperate. Incendi ovunque, ed era impossibile rispondere al fuoco e difendersi. Così fu dato l’ordine di abbandonare la nave. Io mi buttai in mare e aggrappato ad un piccolo salvagente rimasi in acqua per circa dieci ore. Fui tratto in salvo da un nostro torpediniere. Fortunatamente riportai solo dei segni di scottatura a causa della nafta che bruciava a livello dell’acqua. Io ed altri feriti fummo trasportati presso l’ospedale militare di Taranto per le necessarie cure. Purtroppo, tanti miei compagni e amici persero la vita e il ricordo di quella tragica battaglia mi suscita sempre una profonda commozione.
    Dopo le dimissioni dall’ospedale e la convalescenza, il Iannuzzi fu trasferito ad Ancona per un breve periodo di destinazione a terra. Nel 1943 riprese il mare, a bordo dell’incrociatore Pompeo Magno, dove rimase fino al dicembre del 1946.
    Il 9 dicembre 1944, il sergente Iannuzzi era stato insignito di una seconda Croce di Guerra con la seguente motivazione: Nel secondo ciclo della guerra 1940-43, imbarcato per sei mesi su incrociatore, disimpegnava i propri compiti con coraggio, abnegazione, e sentimento del dovere.
    In seguito all’armistizio – ci raccontava soli pochi giorni prima che cessasse di vivere – l’incrociatore Pompeo Magno cominciò a collaborare con le forze alleate in Italia. Fummo impegnati al trasporto di militari e civili dalle colonie e da altri paesi del Mediterraneo. I miglia percorsi dalla nave furono tanti che a tutto il personale imbarcato, quindi anche io, fu conferito un distintivo di lunga navigazione.
    Come sappiamo, nel 1950, al Pompeo Magno fu dato il nome di nave San Giorgio ed adattato per l’addestramento dei futuri ufficiali della Marina Militare.

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    Il ritorno ad Avellino
    Al termine della missione sul Pompeo Magno, il sergente Iannuzzi decise di non continuare la carriera militare e fece ritorno a casa. Nella sua città natale, trovò lavoro presso una società di telefonia, dove ha lavorato fino al raggiungimento della pensione. Nel 1988 ha avuto inizio il suo impegno di Socio dell’ANMI di Avellino, coprendo cariche anche direttive.
    Con Decreto 27 dicembre 2007, firmato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è stato investito dell’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.
    Il Cavaliere Generoso Iannuzzi si è spento, confortato dalla moglie, dai figli, e dai Soci tutti, il 5 maggio 2012.

    (*) per saperne di più sull’autore, digita sul motore di ricerca del blog Ottaviano De Biase.

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    21.1.1943, Amedeo Bonetti

    di Antonio Cimmino

    Banca della memoria - www.lavocedelmarinaio.com

    Antonio-Cimmino-per-www.lavocedelmarinaio.com_1Il Maggiore del Genio Navale Amedeo Bonetti nasce a Napoli il 20 marzo 1903.
    Imbarcato sulla regia nave Giuseppe Garibaldi fu insignito di Medaglia d’Argento al Valor Militare “sul campo” con la seguente motivazione:
    Capo servizio Genio Navale su incrociatore fatto segno ad offesa subacquea nel corso di una missione di guerra, raggiungeva prontamente la zona colpita ed ivi, malgrado l’intenso sviluppo di gas tossici e di vapori di nafta, si prodigava con perizia e coraggio, in locali parzialmente invasi dalle acque, nell’opera intensa ad accertare e localizzare i danni e a prevenire ulteriori allagamenti. Sebbene colpito da gas tossici, rimaneva sul posto per tutta la notte, animando il personale dipendente e vigilando per il buon proseguimento della navigazione verso la base” (Mediterraneo Centrale, 28 luglio 1941).

    regia nave Giuseppe Garibaldi - www.lavocedelmarinaio.com

    Fu decorato anche con Croce di Guerra al Valor Militare “sul campo” il 21.1.1943.
    Siamo alla ricerca di ulteriori foto e notizie da inserire sulla “banca della memoria”.

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    21.1.1901, Giuseppe Massa superstite (Brigantino Vanduara)

    a cura Sergio Pagni

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Sergio Pagni per www.lavocedelmarinaio.comMassa Giuseppe, superstite di orribile temporale nelle acque di Sangemin era imbarcato sul brigantino Vanduara.
    Ex voto conservato nel Santuario – basilica di Nostra Signora del Monte di Genova. La dedica dietro il quadro recita:
    Il brigantino Vanduara, comandato dal capitano A. Castagnole, partendo il 21 gennaio 1901 da Sangemin, fu colto da orribile temporale per cui fu miracolo il potersi salvare. In segno di riconoscenza il marinaio Massa Giuseppe offre questo ricordo alla Madonna del Monte per l’ottenuta grazia”.

    21.1.1901 Massa Giuseppe per grazia ricevuta - www.lavocedelmarinaio.com copia (foto da internet)

  • C'era una volta un arsenale che costruiva navi,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Pittori di mare,  Recensioni,  Storia

    21.1.1869, varo della regia pirofregata Venezia

    a cura Antonio Cimmino

    …c’era una volta a Genova un arsenale che costruiva navi, e adesso?



    varo regia nave Venezia - www.lavocedelmarinaio.com

    Tipo: Pirofregata;
    Varo: Genova il 21 gennaio 1869;
    Caratteristiche: scafo in legno con corazze di ferro riportate;
    Radiata: 23 agosto 1895;
    Armamento velico brigantino a palo, macchina alternativa a vapore;
    Velocità: 13 nodi;
    Dimensioni: 79,65 x 17,48 x 7,6 metri;
    Dislocamento: 6151 tonnellate;
    Equipaggio: 550 uomini.

    pirofregata corazzata Venezia - www.lavocedelmarinaio.com