C'era una volta un arsenale che costruiva navi

  • C'era una volta un arsenale che costruiva navi,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    Le motozattere della Regia Marina a Castellammare di Stabia

    di Antonio Cimmino

    …dopo l’8 settembre 1943.

    Nel maggio 1943 il Comando Motozattere MARI.ZAT di Palermo fu trasferito a Vico Equense dove fu anche trasferito il Comando Marina di Castellammare di Stabia per motivi di sicurezza a seguito di un bombardamento del cantiere, avvenuto l’11 agosto ad opera degli incrociatori inglesi HMS Auror e Penelope, posizionati del Golfo di Salerno, con tiri a parabola.
    Le motozattere MZ 801, 802, 803 E 804 furono impostate e non completate.
    La MZ 752, dislocata a Vico Equenpse fu affondata in combattimento contro una autoblinda tedesca che faceva fuoco da terra.
    La MZ 704 riuscì a fuggire da Castellammare di Stabia ma fu affondata a Tor Vaianica.
    Le motozattere, dette anche “muli del mare”, furono progettate per partecipare alla Operazione C3 (invasione di Malta).
    Annullata tale operazione vennero impiegate per il trasporto rifornimento tra l’Italia e la Libia e tra le guarnigione italo.tedesche dell’Africa Settentrionale.

    Erano imbarcazioni a fondo piatto per sbarcare direttamente sulla spiaggia da un portellone 3 carri armati M13/14A e 100 soldati.
    Possedevano una stazza di 240 tonnellate, una lunghezza di 47 metri e larghe 6,5 metri.
    Dotati di 3 motori da 150 Hp 3 eliche, velocità 10 nodi (1.400 miglia di autonomia).
    L’armamento era composto da 1 cannone da 76/40 mm. e 1 mitragliera a.a. da 20 mm.
    Quasi inaffondabili con 34 compartimenti stagno.
    L’equipaggio era composto da 13 uomini (1 guardiamarina e 12 tra sottufficiali e marinai.

    Dello stesso argomento sul blog:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2019/08/savarese-gaetano-e-le-motozattere-italiane/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2021/08/14-8-1943-la-motozattera-mz-755-2/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2021/08/6-8-1943-la-motozattera-mz-756-2/

     

    I Muli del mare di Tullio Marcon
    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    I muli del  mare di Tullio Marcon è un libro che non può mancare nella collezione personale di quei marinai di una volta che hanno la passione per la storia della nostra marineria militare. Ogni commento od orpello a questa recensione sarebbe inutile. Un unico consiglio: da leggere  e rileggere.

    Titolo: I muli del mare
    ·  Autore: Tullio Marcon
    ·  Editore: Albertelli
    ·  Edizione: 3^
    ·  Data di Pubblicazione: 1998
    ·  ISBN: 8887372020
    ·  ISBN-13: 9788887372021
    ·  Pagine: 156
    ·  Formato: illustrato

    dello stesso argomento sul sito:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2012/04/i-muli-del-mare/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2012/08/motozzatera-756-eventi-rilevanti-nel-golfo-di-gioja/

    I Muli del mare
    di Filippo Mallamaci

    www.scubapoint.it

    …ovvero la storia della Motozattera 755 inabissatasi sotto la rocca di Capo dell’Armi.

    Scheda tecnica
    Costruita presso i Cantieri del Tirreno, Riva Trigoso
    Varo e consegna: 4 luglio 1942
    Lunghezza: 47 metri
    Larghezza: 6,5 metri
    Altezza di costruzione: 2,30 mt al ponte, 4,15 mt alla tuga
    Immersione a pieno carico: 0,95 mt a prora e 1,40 mt a poppa
    Dislocamento: 239 tonnellate
    Volume della stiva: circa 115,3 metri cubi (Dim. 19,50 x 2,90 x 2,75 mt)
    Motori: 3 diesel della OM di Milano (versione su licenza dei Saurer BXD), 450 hp complessivi
    Velocità: 11 nodi max., auton. 1450 miglia a 8 nodi
    Armamento: un cannone da 76/40 antiaereo, una mitragliera da 20 mm. Scotti – I.F. o Oerlikon su affusti a libero puntamento.
    Equipaggio: formato da un comandante, normalmente un aspirante guardiamarina e da 12 tra sottufficiali e marinai.

    Particolare Costruttivo
    La Motozattera 755 appartiene a una prima serie di 65 unità, classificate di “uso locale” e contraddistinte dalla sigla “M.Z.” (motozattere) e da un numero progressivo da 701 a 765. La Regia Marina ne ordinò la realizzazione ai diversi cantieri italiani, con delle modifiche che hanno interessato l’apparato motore, e in alcuni casi la struttura di prua, classificandole di “uso locale”.

    La storia
    Lo sgombero dalle spiagge messinesi a quelle antistanti della Calabria, si presentava come un’operazione ad alto rischio visto che gli Alleati, ancorché restii ad avventurarsi nelle acque dello stretto coi loro mezzi navali, godevano d’una quasi incontrastata superiorità aerea in quello, come negli altri settori. Anche questo era un motivo per impiegarvi le motozattere, costituenti per i velivoli attaccanti un bersaglio ridotto. In luglio, la forza di MARIZAT sfiorava le cinquanta unità, ma tolte quelle ai lavori, ne rimanevano disponibili solo una ventina; tutte si portarono a Messina per partecipare a questa novella Dunkerque che, invero, fu per l’Asse un mezzo successo, visto che si riuscì a traghettare in Calabria 102.000 uomini, 9.800 autoveicoli, 140 cannoni, una cinquantina di carri armati e 18.000 tonnellate di materiali. Quando le forze dell’asse evacuarono la Sicilia furono le superstiti motozattere, circa 50 unità, che trasferirono in Calabria circa 62.000 uomini del contingente italiano. A testimonianza di quest’attività, svolta sotto continui attacchi nemici, rimasero sulle rive dello stretto di Messina gli scafi di 13 unità sventrati dalle bombe nemiche o vittime di un incaglio irreparabile. La MZ 755, in quell’occasione fu gravemente danneggiata da bomba di aereo a Capo dell’Armi la notte del 14 agosto 1943 durante lo sgombero di Messina (era una di due MZ di rimpiazzo provenienti da Taranto per sostituire altrettante unità appena perdute nello sgombero), fu portata ad incagliare e semiaffondata, quindi abbandonata.
    In precedenza aveva partecipato all’evacuazione di Tobruk e della Cirenaica (novembre 1942), poi a quella di Tripoli (gennaio 1943 andando a Trapani). A inizio giugno 1943 era ai lavori alla Navalmeccanica di Castellammare di Stabia.

    N.d. R.
    Si ringraziano:
    Filippo Mallamaci (autore)
    Carmelo Romeo (grafico)
    Arcudi Alberto, Costa Gerlando, Gaglioti Giuseppe, Mallamaci Filippo, Romeo Carmelo, Oueslati Riad (sommozzatori)
    Le foto sono state scattate:
    Punto GPS: 37°57’03’’N  15°41’18’’E
    Profondità: 10/12 metri
    Fabrizio Pirrello (per la gentile segnalazione)
    http://www.gravityzero.it
    http://www.cochran.it
    http://www.cedifop.it
    http://www.mutastagna.com
    http://fabrizio-pirrello.blogspot.com/ 

    Motozattera 756 – Eventi rilevanti nell Golfo di GioJa
    segnalato da Giuseppe Magazzù

    Il quarto episodio avvenne il 6 agosto del 1943 in cui ci furono diversi feriti, quattro dei quali ricoverati presso l’Ospedale civile di Taurianova, protagonista la Motozattera 756 proveniente da Messina e diretta a Gioia Tauro(1) per imbarcare munizioni ed altro materiale bellico. Quel mattino l’unità, dopo aver navigato sotto costa per sfuggire all’avvistamento aereo nemico, dette fondo all’ancora nello specchio di mare antistante la spiaggia di Gioia Tauro. Di lì a poco fu attaccata da una squadriglia di caccia-bombardieri alleati, intensamente impegnati quell’anno in bombardamenti a tappeto su tutta l’Italia meridionale. Fatta oggetto ripetutamente di mitragliamento e lancio di bombe, due di queste esplosero sotto la carena provocando uno squarcio sul lato destro. Dalla Santa Barbara (il deposito munizioni – nda) cominciò ad uscire del fumo e il Comandante per evitare il rischio che un’esplosione avrebbe potuto compromettere la vita dei marinai, diede l’ordine di abbandonare la motozattera. Egli infine, con l’intento di salvarla e poterla poi recuperare, la diresse verso l’arenile. Nel frattempo si era allagata anche la stiva e così rimase semi-affondata nei pressi della foce del fiume Budello, che scorre a Nord dell’abitato. Dopo vari e vani tentativi di rimetterla in efficienza fu lì abbandonata(2) .
    L’equipaggio della Mz 756 s’impegnò per difendere l’unità con le armi di bordo e riuscì ad abbattere un aereo. Nel suo rapporto il Comandante dell’unità mise ben in evidenza che:
    Durante l’attacco aereo nemico alla Mz 756, tutto indistintamente l’equipaggio ha dimostrato di possedere molto coraggio, contribuendo alla difesa, all’offesa ed al tentativo di salvataggio della M/.”.

    Note
    1 Tullio Marcon, I MULI DEL MARE, Albertelli Edizioni Speciali srl, Parma 1998 – 3a edizione, Collana “STORIA Militare”. Le MOTOZZATTERE erano adibite al trasporto di truppe e materiali. In quel periodo svolsero un’intensa attività di collegamento tra la Sicilia (in parte già occupata dagli anglo-americani) e la Calabria per il trasporto di materiale e truppe.

    2 Dal racconto fattomi da PIETRO DELFINO, classe 1920, residente a Catona, Consigliere del Gruppo A.N.M.I. di Reggio Calabria, imbarcato sulla Mz 756 da Sottocapo Motorista: “… invano si è tentato di ripristinare la funzionalità di galleggiamento, ma fallirono però tutti i tentativi messi in atto e abbandonai la Motozattera con gli altri marinai dell’equipaggio. Raggiunta la riva, costeggiammo la sponda sinistra del fiume Budello fino all’altezza della strada statale 18, ci recammo al comando di fanteria italiana lì acquartierata. Qualche giorno dopo, non potendo più fare ritorno a Messina nel frattempo assediata dagli anglo-americani sbarcati da qualche mese in Sicilia, fummo trasportati da mezzi dell’Esercito, a Vico Equense sede del Comando della Flottiglia Motozattere”. La Mz 756 venne recuperata durante i lavori d’escavazione del porto canale di Gioia Tauro. A bordo c’era ancora del munizionamento inesploso. Rimosso, fu fatto brillare dagli artificieri appositamente intervenuti.

     

  • C'era una volta un arsenale che costruiva navi,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Pittori di mare,  Recensioni,  Storia

    24.6.1818, varo della regia nave Ferdinando Primo

    a cura Antonio Cimmino

    …a Castellammare di Stabia c’era una volta un arsenale che costruiva navi, e adesso?

    La regia nave Ferdinando 1° fu costruita, da Stanislao Filosa di Castellammare di Stabia, nell’omonimo cantiere navale presso il Forte di Vigliena a Napoli e fu varata il 24 giugno 1818.


    Era lunga 38,30 metri e larga 6,15. Possedeva 2 caldaie lunghe ognuna 6 metri, una macchina a vapore di 45 cavalli che azionava 2 ruote di propulsione laterali larghe 3,10 metri con 8 pale di 1,20 metri e larghe 40 centimetri. La velocità era di 6,5, nodi.


    La nave era amata a brigantino. Terza Marina nel mondo a produrre una simile imbarcazione che fu la prima nave a vapore del Mediterraneo.


    Giuseppe Libetta (Napoli 1794 – Peschici 1855) fu il comandante del Ferdinado 1° e Vicecomandante della Flotta Napoletana dell’Adriatico.

  • C'era una volta un arsenale che costruiva navi,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Pittori di mare,  Recensioni,  Storia,  Velieri

    23.6.1883, varo della regia nave Savoia (panfilo reale)

    a cura Antonio Cimmino

    L’incrociatore ausiliario II classe Savoia, varato a Castellammare di Stabia il 23 giugno 1883, fu utilizzato come panfilo reale fino agli inizi del ‘900. Sostituito dalla regia nave Trinacria, il Savoia fu riconvertito in nave officina col nome di Vulcano.
    Fu demolito nel 1923.

  • C'era una volta un arsenale che costruiva navi,  Curiosità,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Pittori di mare,  Recensioni,  Storia

    La Polacca

    di Antonio Cimmino

    La “Polacca” era  un bastimento mercantile  apparso  nel Mediterranei ai primi del ‘700, costruito come il Pinco.  Aveva due alberi “a pible” (a pioppo)  ossia in un solo pezzo, uno di mezzana con coffa ed albero di gabbia ed un corto bompresso. La stazza non superava le 500 tonnellate e veniva impiegata principalmente come nave scorta, da collegamento e da trasporto, ma a volte veniva armata di cannoni in occasione di conflitti navali. La disposizione più comune delle vele per una polacca comprendeva sia vele latine che a vele quadrate. Questi due tipi di vele avevano caratteristiche di navigazione diverse e potevano essere combinate in diversi modi. Le vele quadrate erano disposte su longheroni che correvano orizzontalmente sulla nave, perpendicolarmente alla linea della chiglia.

    Nella incisione in alto è riportata una polacca costruita in uno dei 6 cantiere navali commerciali prima ubicati a Pozzano e poi spostati verso il fiume Sarno in occasione dell’ampliamento del Real Arsenale militare di Castellammare di Stabia  negli anni’30 dell’800.