Racconti

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    16.6.1943, affondamento del piroscafo Terni

    di Claudio Confessore

    A CATTANEO ELMI, SECONDO CAPO RADIOTELEGRAFISTA

    Il piroscafo francese “Azrou” della compagnia di navigazione “Paquet”, utilizzato come nave mista passeggeri e merci sulla rotta Marsiglia – Libia – Marocco, nel secondo conflitto mondiale fu sequestrato dai tedeschi, il 14 dicembre 1942, e successivamente consegnato all’Italia.
    Le principali caratteristiche tecniche dell’unità erano le seguenti:
    – Tipo = Piroscafo da carico
    – Cantiere = Atel & Ch. De Bretagne – Nantes (Francia)
    – Anno di costruzione = 1930
    – Stazza = 2998 tsl.
    – Lunghezza = 104,2 metri
    – Larghezza = 13,13 metri
    – Apparato motore = 2 steam turbine DR (HelsingörsJernsk & M.)
    – Carico = Derrate alimentari/materiali e 94 passeggeri
    Con il nuovo nome “Terni” la Regia Marina, lo impiegò sulla rotta Napoli – porti della Sicilia orientale per il trasporto di viveri e materiali che poi dovevano essere inviati sul fronte africano.

    Il 16 giugno 1943 il Terni, scortato dalla Torpediniera Orione, partì da Napoli con destinazione Siracusa per portare rifornimenti in Sicilia. Alle 05.18 si aggregarono alla scorta la Corvetta Persefone e la gemella Driade. Le unità furono posizionate dall’Orione (caposcorta) ai due lati del Terni.
    Alle 06.36 sopraggiunsero i velivoli della scorta aerea. Alle 13.45 il convoglio imboccò lo stretto di Messina. Alle 19.04 l’Orione comunicò alla Persefone di aver rilevato due eco sospette, nel punto 37°19’30” N – 015°14’39” E e nel punto 34°20’ N – 015°15’10” E.
    Quella sera davanti alle acque di Acireale pattugliava il sommergibile britannico “HMS Unison”, comandato dal Lt. A.R. Daniell. Il battello alle 18.22, in posizione 37° 26’N – 015 ° 15’E, avvistò il fumaiolo e il fumo del gruppo di navi sul rilevamento 349°. Inizialmente il sommergibile si immerse rapidamente senza poter calcolare la rotta della formazione navale ma alle 1840 il battello tornò a quota periscopica ed osservò una nave mercantile scortata da “un cacciatorpediniere e due torpediniere una per lato”. Chiarita la situazione tattica, a prescindere dalla errata valutazione del tipo delle unità di scorta, il comandante Daniell decise di attaccare.

    Alle 19.05, in posizione 37° 29’N – 015° 13’E, il sommergibile lanciò 4 siluri ad una distanza di circa 915 metri. Il primo andò a segno seguito da una forte esplosione e probabilmente andò a segno poco dopo anche un secondo siluro. Alle 19.09 sul Terni, colpito sul lato sinistro, avvenne una fortissima esplosione in PSN 37°21’20” N – 015°13’ E (a circa sette miglia per 170° da Capo Molino – Catania). Il Comandante della nave cercò di salvare il piroscafo accostando verso la vicina costa con l’intenzione di farlo arenare. Nel frattempo il Comandante della scorta dispose che Driade e Persefone dessero la caccia al sommergibile e che recuperassero eventuali naufraghi. Furono lanciate in mare ben 30 cariche di profondità senza alcun esito. Furono recuperati solo 10 naufraghi (uno morì successivamente). A bordo oltre all’equipaggio del piroscafo c’era anche una aliquota di personale della Regia Marina.

    Nonostante il tentativo del Comandante di far arenare il piroscafo, il Terni affondò ed ancora oggi il relitto giace capovolto a circa 2 miglia al traverso della Timpa di Acireale, con la chiglia ed i timoni in alto, ad una profondità variabile tra i 25 ed i 38 metri.
    Recentemente l’Istituto tecnico Nautico “Duca degli Abruzzi” di Catania, anche se con qualche piccola imprecisione, ha ricostruito la tragedia del 16 giugno 1943 inserendo un video su YouTube nel quale viene ricostruito il tentativo del Comandante del piroscafo di salvare nave TERNI dall’affondamento.
    https://www.youtube.com/watch?v=ZDEFUNnURBI&spfreload=10
    Il relitto è anche meta, da anni, di molte escursioni subacquee. I video e le fotografie possono essere visti ai seguenti link:
    https://www.youtube.com/watch?v=a7qOHPrVMF0&spfreload=10
    https://www.youtube.com/watch?v=1RXNtxd5JZQ&spfreload=10
    https://www.pucciosan.it/video/il-terni/mappa-del-sito-terni/
    http://www.underwater4u.com/cms/nave-terni-ex-azrou

    Nell’Albo d’Oro della Marina Mercantile sono riportati i sottonotati nominativi dei componenti dell’equipaggio deceduti il 16 giugno del 1943:
    Amato Corrado, Tenente G N (D M) Arena Pietro di Torre Faro (fraz. Messina), Marinaio Beltrami Carlo, Marinaio Benevento Carmine, Panettiere Boniello Giuseppe di Livorno, Borriello Ciro, Marinaio Cavanno Vincenzo, Marinaio Celio Salvatore, Marinaio Chinapri Tommaso, Marinaio Colantuno Antonio, Marinaio Colantino Antonio, Marinaio Coppola Francesco, Marinaio Costa Salvatore, Cambusiere D’Amato Giuseppe, Marinaio D’Urso Salvatore, Marinaio Flugi Federico, Marinaio Fontana Giuseppe, Carbonaio Fragalà Giorgio, Marinaio Gai Domenico, Marinaio Gemito Raffaele, Marinaio Iaccarino Raffaele, Marinaio Iacono Silverio, Fuochista Iovino Aniello, Marinaio Liguori Giuseppe, Marinaio Maisto Gennaro, Operaio Mangini Eugenio di Genova, Carbonaio Marmorato Rocco, Marinaio Morelli Luca, Fuochista Pierini Fortunato, Macchinista Rossi Potito, Giovanotto Russo Antonio, Marinaio Russo Giuseppe, Mozzo Salvatori Michele, Marinaio Scalia Francesco, Marinaio Siringo Salvatore, Carbonaio Strazzullo Carlo, Ingrassatore Suarti Antonino, Giovanotto Tagliamonte Raffaele.
    In data 27 luglio 1943 decedeva anche il Marinaio Terlizzi Vito, uno dei superstiti.
    A bordo era presente anche personale della Regia Marina. Elencare il personale deceduto che era imbarcato non è immediato con la sola consultazione dell’Albo d’Oro della Marina Militare poiché il reparto di appartenenza viene indicato con la generica frase “non specificato 012” (stessa cosa, ma con numerazione diversa, avviene per indicare i mezzi minori quali motozattere, dragamine, le navi ospedali, gli incrociatori ausiliari, il Reggimento San Marco ed altri …..). Poiché il 16 giugno 1943 l’unico mercantile affondato appare essere solo il Terni, l’elenco del personale risulta essere il seguente (da confermare dopo la consultazione della cartella dell’unità presso l’Ufficio Storico della Marina):
    2 Capo Radiotelegrafista Cattaneo Elmi Mario di Borgosesia (Genova), Marinaio Canepa Giobatta di Genova, Marinaio Segnalatore Colaianni Vitantonio di Bari, Marinaio Fuochista Esposito Vincenzo di Napoli, Sergente Segnalatore Martinelli Giovanni di Ferrara, Marinaio Fuochista Palmeri Attanasio di Palermo, Marinaio Fuochista Sannino Vincenzo di Portici (Napoli), Marinaio Fuochista Santoro Carmelo di Messina e Marinaio Fuochista Schisano Roberto Napoli.
    Ricordarli è un dovere ed un onore.

    A CATTANEO ELMI, SECONDO CAPO RADIOTELEGRAFISTA

    Buongiorno sig. Vinciguerra.
    Un mio zio, come da lettera in mio possesso firmata dal Comandante Superiore del Corpo Reali Equipaggi Marittimi Ettore Sportiello, è stato dichiarato disperso in seguito ad azione di guerra compiuta il 16 giugno 1943.
    La lettera porta la data del 10 luglio 1943.
    Ho provato a fare una ricerca sul sito del ministero della difesa ma, incredibilmente il mio congiunto non risulta tra i caduti.
    Si chiamava, Cattaneo Elmi, Secondo Capo Radiotelegrafista.
    Altro purtroppo non so.
    Le sarei molto grato se potesse farmi avere qualsiasi notizia.
    Silvio Cattaneo <cattaneobonini@gmail.com> 18 lug 2017

    Buonasera signor Silvio Cattaneo, la ringrazio anticipatamente per la fiducia.
    Le chiedo se è a conoscenza del comando/unità di appartenenza o quantomeno dell’invio del documento in modo da risalire a più fonti (cercando di incrociare varie notizie con gli altri blogger e, non per ultimo con il ministero della difesa) … ci potrebbe essere errore di trascrizione o di date ed allora procederemo per le azioni, come afferma Lei, del 16 giugno 1943.
    In attesa di suo riscontro
    riceva un abbraccio grande come il mare.
    Cordialità Ezio
    Ezio Vinciguerra <eziovinciguerra@gmail.com> 18 lug 2017 

    Grazie di tutto sig. Vinciguerra.
    Con mail a parte le ho trasmesso gli unici documenti in mio possesso.
    Ho trovato su internet che l’unica nave affondata il 16 giugno 1943 è il piroscafo Terni…..
    Chissà, il mio congiunto poteva essere temporaneamente imbarcato su quella nave. Ho visto che alcuni militanti avevamo avuto un passaggio.

    Silvio Cattaneo <cattaneobonini@gmail.com> 19 lug 2017

    Buonasera Signor Silvio, 
    abbiamo appena pubblicato la storia del Piroscafo Terni cercando di fare del nostro meglio e nelle nostra possibilità.
    Speriamo che la nostra ricerca sia di suo gradimento ed esaustiva, comunque siamo sempre a disposizione e aperti al dialogo.
    Riceva gradito da questo petulante marinaio, emigrante di poppa, un abbraccio grande come il mare e, soprattutto, grande come il suo cuore pio e misericordioso di nipote. Zio Cattaneo adesso riposa in pace fra i flutti dell’Altissimo ed è a conoscenza del suo e nostro amore …”per il dialogo” (Primo e Secondo Comandamento che Lui ci ha donato).
    Cordialità Ezio
    P.s. Colgo l’occasione per ringraziare Claudio Confessore, mia ancora di salvezza …riuscirò un giorno a sdebitarmi? Che Dio ti protegga e ti benedica!

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    15.6.1940, il regio sommergibile Macallè

    di Ricardo Preve

    Il regio sommergibile Macallè,  classe “600 – serie Adua”, fu impostato presso i Cantieri O.T.O. di La Spezia il 1° marzo 1936.
    Fu varato il 29 ottobre 1936 e consegnato il 1° marzo 1937.
    Fu affondato il 15 giugno 1940 e radiato il 18 ottobre 1946.

    Caratteristiche tecniche
    Dislocamento: 697,254 t. – Imm. 856,397
    Dimensioni: Lunghezza 60,18 m. – Larghezza  6,45 m.
    Motori: 2 motori diesel FIAT + 2  motori elettrici Marelli – 1 batteria di accumulatori al piombo composta da 104 elementi. Motori a scoppio 1400 hp. – Motori elettrici 800 hp.
    Velocità: in superficie: 14 knt. – in immersione: 7,5 knt
    Armamento: 4 tubi lanciasiluri AV da 533 mm. – 2 tubi lanciasiluri AD da 533 mm. – 6 siluri da 533 mm. – 1 cannone da 100/47 mm. – 2 mitragliere singole da 13, 2 mm. – 152 proiettili per il cannone
    Equipaggio: 4 ufficiali, 32 tra sottufficiali e marinai
    (Fonte “Sommergibili italiani” di A. Turrini e O. Miozzi – U.S.M.M.)

    Carlo Acefalo (Monastero di Vasco, 16.1.1916 – Mar Rosso, 18.6.1940)

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    15.6.1942, la battaglia di Pantelleria

    di Enzo Arena e Carlo Di Nitto

    I mezzi navali della Marina Militare Italiana hanno tutti un motto ed ogni imbarcato ne conosce il significato.
    Molti motti sono in latino ed io, quando sono venuto a conoscenza del motto dell’Incrociatore Montecuccoli, “Centum Culi”, ho incominciato a cercare di tradurre dal latino ma non riuscivo a dare un significato.
    Possibile che possa esistere un motto un po’ volgare? Possibile che tradotto dal latino possa dirsi Cento culi, inteso come sedere?
    Finalmente la mia ricerca tempo addietro ha avuto buon fine e, a quelli che ancora non ne sono a conoscenza, voglio raccontarla.
    Il motto ufficiale del regio Incrociatore Raimondo Montecuccoli era “Con risolutezza con rapidità”. Motto che si riferiva alla elevata velocità delle Unità di quella Classe.
    Il Montecuccoli possedeva anche il motto non ufficiale “Centum Oculi”, (riportato nel quadrato Ufficiali dove c’era anche il ritratto del condottiero) motto che faceva riferimento al condottiero rinascimentale nel quale eccellevano le sue virtù di apprezzamento della situazione tattica (aveva appunto Cento Occhi nel valutare velocemente le situazioni del campo di battaglia).
    Raimondo Montecuccoli, condottiero seicentesco ma anche moderno fantasma pare si trovasse a bordo dell’incrociatore (alcuni marinai di bordo lo avevano visto) con la divina missione di proteggere la nave che portava il suo nome dalle mille insidie delle missioni di guerra nel Mediterraneo.
    Allo scoppio della guerra un estroso Ufficiale di rotta del Montecuccoli, introdusse l’usanza di coprire con la carta di un cioccolatino la “O” del motto “Centum Oculi” che campeggiava in alto sul quadro del condottiero. Questa semplice accortezza, avrebbe procurato all’incrociatore, che secondo lui difettava di corazzatura, una discreta “scorta” di ben cento colpi di fortuna da “spendere” durante il corso della guerra.
    La cosa andò ovviamente ben oltre la trovata goliardica.
    Un paio di marinai di guardia in coperta svennero dallo spavento asserendo di aver visto il fantasma del condottiero comparire dal buio della notte mentre i colpi di fortuna che riguardarono l’incrociatore nelle sue navigazioni di guerra continuarono a moltiplicarsi stante la carta stagnola ben appiccicata sulla “O” del motto del condottiero.
    Ma il suggello alla leggenda del fantasma di Montecuccoli si ebbe il 15 giugno 1942, durante la battaglia di Pantelleria.
    Il solo colpo d’artiglieria che raggiunse il Montecuccoli attraversò il quadrato ufficiali seminando nell’ambiente diversi fori di scheggia. Una di queste schegge andò proprio ad impattare sul quadro del condottiero provocando la chirurgica asportazione della famigerata “O” del motto “Centum Oculi”. Pare che ,quando i presenti sul posto si resero conto che, malgrado tutte le schegge nessuno era stato colpito e tutti incolumi guardarono verso il ritratto del Montecuccoli pieno di fori, notando la scritta del motto “Centum culi” perché la lettera “O” era stata asportata, decisero che il motto dovesse rimanere ed essere tramandato così come era “Centum Culi”. La goliardica storiella del fantasma di Montecuccoli divenne pertanto storia.
    Chi è riluttante a credere alla storia del fantasma, può vedere il quadro in questione pieno di fori che, dopo il disarmo dell’incrociatore, è stato collocato nel museo navale di Venezia.


    UN PO’ DI STORIA: RAIMONDO MONTECUCCOLI
    di 
    Carlo Di Nitto

    Dipinto già conservato nel quadrato ufficiali dell’incrociatore intitolato al Condottiero.
    Sul cartiglio si legge: “Gli strappi che sono su questo quadro sono dovuti a schegge di proiettile nemico esploso in questo quadrato il 15.6.1942 durante la battaglia di Pantelleria”.
    Una scheggia, in particolare, eliminò la lettera “O” dal motto sotto lo stemma in alto a sinistra. Per cui le parole “Centum Oculi” diventarono “Centum …culi” e a questo fu attribuita la fortuna dell’unità nella sua lunga vita di servizio.


    RAIMONDO MONTECUCCOLI: “CENTUM …CULI”
    Particolare del dipinto di cui alla fotografia precedente. E’ perfettamente visibile il motto “Centum oculi” con la “O” asportata da una scheggia durante la Battaglia di Pantelleria. Questo dipinto, già nel quadrato Ufficiali del famoso incrociatore intitolato al Condottiero, oggi è conservato nel Museo Navale di Venezia.

    Cento volte coglione 
    di Cesare Fiorucci

    Dopo aver letto questo testo sulla “mia” Montecuccoli mi dò ancora una volta del coglione.
    Sono stato marinaio di leva sulla nave Montecuccoli dal 1961 al 1963 fino a quando la “mia” nave è andata in disarmo. Sempre sulla Montecuccoli grazie a mio padre (ex marinaio anche lui) che aveva degli amici a Roma che mi permisero di rimandere a bordo della nave per 26 mesi (e quindi fare nel 1963 il Periplo dell’Africa !!!)
    Come furiere sono stato per una prima parte della mia leva incaricato alla Segreteria Dettaglio e successivamente alla Segreteria Comando al servizio del Com.te Bruzzone.
    Ho quindi battuto a macchina gran parte delle relazioni che il Com.te Bruzzone scriveva dopo le nostre varie tappe in Africa
    Perché mi dò del coglione ?
    Perché nonostante questa lunga permanenza sulla nave non sono mai entrato nel quadrato ufficiali per vedere il famoso ritratto e di conseguenza la scritta Oculi corretta da una scheggia.
    Ora a 81 anni sento di meritarmi quel commento che ho scritto all’inizio.

    A voi grazie per aver risvegliato (ma non ce n’era bisogno) il mio amore per la mia meravigliosa nave.

    Cesare Fiorucci – Furiere
    (20.9.2022 ore 15.40)

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    15.6.1942, affondamento della regia nave Trento

    Stanislao Esposito
    di Ottaviano De Biase (*)

    (Avellino, 15.10.1898 – Mare, 15.6.1942)

    ..una vita per il mare.

    Conseguito la licenza ginnasiale, l’ancora quindicenne Stanislao Esposito nell’autunno del 1913 entrava all’Accademia Navale di Livorno.
    Dopo quattro anni di studi (1 ottobre 1917) uscì col grado di Guardiamarina nel Corpo dello Stato Maggiore della Regia Marina. Seguì il primo imbarco sulla nave F. Gioia. Durante la I° Guerra Mondiale fu destinato prima sulle navi da battaglia Caio Duilio e Giulio Cesare e poi sulle cacciatorpediniere Quarto, Mirabello e Poerio. Seguirono i primi riconoscimenti. Il 15 maggio 1918, ad esempio, il Comando della IV Divisione Navale, per il breve periodo trascorso in zona di guerra, lo autorizzò a fregiarsi, sul nastrino delle fatiche di guerra, delle prime due stellette. Il 1 ottobre 1918 fu promosso Sottotenente di Vascello. Quella a Tenente di Vascello gli arrivò l’8 dicembre 1921. Sempre nel 1921 fu destinato a Venezia ove conseguì l’abilitazione al tiro antisiluranti e antiaereo e il 3 dicembre dello stesso anno il brevetto di idoneità al servizio tiro. Due specializzazioni che gli consentirono di coprire incarichi sempre più di responsabilità. Nel 1923 lo ritroviamo a Smirne, in missione presso il Consolato Generale d’Italia in Turchia. Nel 1924 proseguì sulle navi Ferruccio, Marsala e San Giorgio, impegnate nelle operazioni militari prima in Albania e successivamente in Africa settentrionale. Terminate le due missioni, il Ministro della Regia Marina lo autorizzò a fregiarsi della medaglia Campagna d’Africa e ad apporre sul nastrino la fascetta con l’indicazione SOMALIA SETTENTRIONALE 1925-27. Contemporaneamente fu raggiunto dalla nomina a Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, il cui Decreto è datato 27 marzo 1924.
    L’11 giugno del 1926 ritornò sulla nave Ricasoli con l’incarico di Ufficiale in 2^. Il 7 gennaio 1927 passò sul Doria; proseguì il 2 febbraio sull’incrociatore Giulio Cesare; l’11 aprile, sul Savoia; il 1 giungo ritornò prima sul Cesare e il successivo 17 agosto sul Doria. Il 21 novembre assunse il comando del sommergibile F-19; il 22 dicembre passò a guidare l’F-15. Nel 1928 assunse il comando dell’F-13, dell’H-8 e dell’H-3. A partire dal 27 aprile 1929 guidò i sommergibili H-4, H-2 e il Torricelli. Dal 31 luglio al 31 marzo del 1929 assunse il comando del Reparto Tecnico Armi e Armamenti di Venezia. Promosso Capitano di Corvetta, dal 1 aprile al 27 maggio del 1930 assunse l’incarico dell’Ufficio Tecnico del Genio Navale di Fiume. Il 3 agosto dello stesso anno gli fu assegnato il comando del Doria, il successivo 27 maggio quello dell’incrociatore Zeno. Il 20 giugno proseguì sul Da Verrazzano e successivamente sul Vivaldi. L’11 luglio 1931, in Venezia, sposò la signorina Maria Giuseppina Massa. Il 1 settembre 1932 passò a comandare il Settembrini. Il I° maggio 1934 fu nominato membro ordinario del Comitato dei Progetti delle Navi. Incarico che lasciò il 4 marzo del 1935 per andare a guidare nave Gange. Promosso Capitano di Fregata, il successivo 3 dicembre proseguì sul Bari ove prima coprì l’incarico di Comandante in 2^ e a partire dal 15 settembre 1936 quello di Sottocapo di Stato Maggiore del Comando di Divisione. Sullo stesso incrociatore partecipò al conflitto Italo-etiopico del 1935-1936.
    Al compimento del 25.mo anno di onorato servizio, il Ministero della Regia Marina lo autorizzò a fregiarsi della Croce d’Oro, istituita con Real Decreto il precedente 8 novembre 1900 e la medaglia commemorativa per le Operazioni compiute, appunto, nella Campagna d’Africa Orientale, nonché la nomina (29 ottobre 1936) a Cavaliere dell’Ordine Coloniale della Stella d’Italia, con facoltà di fregiarsi delle relative insegne.
    Il 20 marzo 1938 gli fu affidato il comando della nave Scirocco. Il 3 giugno 1938 fu insignito dell’alta onorificenza di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Il successivo 6 dicembre del ’38, il Ministero della Regia Marina lo autorizzò a fregiarsi del distintivo commemorativo per aver partecipato alle operazioni militari compiute all’estero.
    Dal 3 maggio 1940 guidò le prove in mare dell’incrociatore Garibaldi; quelle del Trento a partire dal 18 maggio al 25 maggio 1940. L’8 novembre 1940 fu promosso Capitano di Vascello.
    Il successivo 13 dicembre fu decorato con la Croce al Merito di Guerra. Il 14, gli fu concessa la medaglia commemorativa per la Campagna di Spagna. Tale riconoscimento si ricollega a quello rilasciato dal Ministro della Marina spagnola il precedente 24 febbraio, con La Cruz de 2° Classe del Merito Naval Blanca. Stesso giorno, in Roma, fu insignito della medaglia di Benemerenza per i volontari di guerra. Cinque giorni più tardi il re Vittorio Emanuele III lo nominò Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, con facoltà di fregiarsi delle insegne previste.
    Il 26 maggio 1941 assunse il comando del Da Recco ove coprì anche l’incarico di Capo Squadriglia. Al seguito di una rischiosissima operazione militare, il Comando in Capo del Dipartimento Marittimo del Basso Tirreno, con sede in Napoli, in data 13 dicembre 1941 gli concesse la Medaglia di Bronzo. Dalla motivazione si spiega anche il perché: Ufficiale superiore di brillante qualità militare, capo convoglio in acque fortemente insidiate dal nemico, dirigeva con prontezza di decisione e particolare perizia marinaresca le operazioni di disincaglio e di rimorchio in porto lontano di un piroscafo carico di esplosivo, gravemente danneggiato da siluro nemico ed incagliato sui bassifondi di Kerknnah. Con la sua opera tenace e fattiva portava a buon esito l’impresa nonostante le condizioni particolarmente ardue per la notevole distanza dalle basi, la ripetuta offesa nemica e l’avverso stato del mare. Dimostrava particolare abilità e competenza nonché sereno sprezzo del pericolo.
    La proposta per una medaglia era sta iniziativa dell’equipaggio del rimorchiatore Ciclope, impegnato, unitamente al Da Recco, nella difficile operazione di disincaglio e di rimorchio.
    Il 21 dicembre 1941, il Kommandos Italien des Deutschen Marine, in namen des Fuhrers und Obersten Befehlshabers der Deutschen Wehrmacht si congratulava ufficialmente per l’intelligenza tattica dimostrata alla guida del cacciatorpediniere Da Recco, impegnato in appoggio al convoglio stracarico delle truppe tedesche diretto in Africa Orientale. In un solo anno, il Comandante Esposito condusse il Da Recco in 21 missioni di guerra e in 7 di esercitazioni.
    Il 1 febbraio 1942, dopo una brillante operazione navale, il Ministro della Regia Marina gli conferì un Encomio Solenne. Questa la motivazione: Comandante di Cacciatorpediniere, capo scorta di convoglio attaccato con siluro da sommergibile nemico, dirigeva tempestivamente e efficacemente la manovra dei piroscafi e la caccia a.s., conducendo in porto incolume il convoglio. (Mar Jonio, I° febbraio 1942).
    Il 18 febbraio 1942 gli fu concessa la Croce al Merito di Guerra. Il riconoscimento è accompagnato dalla seguente motivazione: Comandante interinale la X.ma Squadriglia CC.TT., partecipava alle operazioni di guerra per la conquista di Valona, a protezione delle navi maggiori, distinguendosi per slancio, sprezzo del pericolo, ed abilità militare e marinaresca.

    Esposito al comando dell’incrociatore Trento
    Uscito indenne dalla battaglia della Sirte, il Trento rientrò, col resto della flotta, alla base navale di Taranto. Pochi giorni dopo, esattamente il 1 aprile 1942, ci fu il passaggio di consegna tra il Capitano di Vascello Antonio Toscano, cedente, e il pari grado Stanislao Esposito, accettante.

    La battaglia di “Mezzo Giugno”
    Notizie riservate davano un grosso convoglio inglese, partito da Alessandria d’Egitto, atteso nel porto di Malta. Era costituito da ben diciassette mercantili, opportunamente divisi in due gruppi. Il convoglio che proveniva da Est era scortato da otto incrociatori, ventisette cacciatorpediniere, quattro corvette, due dragamine; mentre quello in arrivo da Ovest da ben due portaerei, quattro incrociatori, diciassette cacciatorpediniere, quattro corvette e due dragamine. Tredici sommergibili erano attenti ad intercettare la squadra navale italiana. Aerosiluranti e vari bombardieri erano pronti a partire dalle basi aeree di Malta e dell’Egitto.
    La sera del 14 giugno, mentre le forze aeree italiane e tedesche lanciavano i primi attacchi, affondando un mercantile, uscivano da Taranto le corazzate Littorio e Vittorio Veneto, gli incrociatori Trento, Gorizia, Garibaldi, Duca di Aosta e nove cacciatorpediniere. Gli inglesi, che erano provvisti di radar, attuarono le loro contromisure, rallentando opportunamente la velocità dei due convogli, lasciando ai soli aerosiluranti e bombardieri il compito di fronteggiare l’avanzante minaccia italiana.
    Il Trento fu colpito e immobilizzato alle cinque del mattino con un siluro, lanciato da un veloce aerosilurante Bristol Beaufort che si era portato audacemente a soli duecento metri dalla prua. Il cacciatorpediniere Camicia Nera cercò di proteggere il Trento con una cortina nebbiogena, mentre venivano in aiuto anche i caccia Pigafetta e Saetta. Fu anche fatto partire da Messina un rimorchiatore d’alto mare. Sul Trento, ormai non più governabile, agli ordini del Capitano di Vascello Esposito, si lavorava intensamente per contrastare l’avanzare degli incendi, per proteggere e spostare le munizioni in pericolo… I meccanici in particolar modo cercavano di attivare almeno una delle macchine, unica possibilità per potersi allontanare con i propri mezzi. Troppo tardi. Anche se il Pigafetta aveva già preso a rimorchio l’incrociatore, il fumo dell’incendio non del tutto domato, con le prime luci del mattino fu avvistato dal gruppo di sommergibili inglesi P.31, P.34, P.35. Il sommergibile P.35 (Umbra), guidato dal Tenente di Vascello Maydon, portatosi a distanza di tiro, lanciò contro lo scafo inerme ben due siluri. Uno lo centrò in pieno, provocando una seconda e più devastante esplosione. Ormai divenuto inevitabile l’affondamento, al Pigafetta non restava che sganciare i cavi di traino. Sul Trento, intanto, secondo le migliori tradizioni della Regia Marina, Stanislao Esposito decise di rimanere al suo posto di comando, scomparendo con essa negli abissi.
    Il gesto di affondare con la propria nave è scritto negli annali della storia navale, azione che suscitò ammirazione anche nel nemico inglese. Riguardo le considerazioni fatte da Indro Montanelli in L’Italia della disfatta, dei 1151 membri dell’equipaggio ne sarebbero morti ben 723, tra ufficiali, sottufficiali e marinai. Fonti diverse si attestano intorno ai circa 600 morti.

    Telegramma di cordoglio
    Roma, 21 giungo 1942. Il Sottosegretario di Stato per la Marina, inviava alla signora Maria Giuseppina Massa il seguente telegramma: Ho il dolore di comunicarVi che il Vostro congiunto, Capitano di Vascello Stanislao ESPOSITO, deve considerarsi disperso nel corso di un’azione di guerra. La Regia Marina, per mio mezzo, Vi prega di accogliere le più profonde espressioni di cordoglio.

    Riconoscimenti e attestazioni varie
    – Medaglia d’Argento al Valor Militare sul campo
    Determinazione del 1 settembre 1942: Comandante di cacciatorpediniere ha compiuto, in qualità di Capo scorta convogli, numerose missioni sulle rotte della Libia, dell’Albania e mediterraneo, e altre missioni ha successivamente compiuto al comando di Incrociatore. Animatore instancabile della sua gente, spirito ardente è stato di sereno coraggio e di grande tenacia, nello sventare le continue insidie e i diversi tentativi di offesa nemica, faceva rifulgere le sue elevate virtù” (Mediterraneo Centrale, maggio 1941 – maggio 1942).

    – Medaglia d’Oro a Valor Militare
    Sua Maestà il Re, su proposta del Ministro della Marina, in data 25 giugno 1947, conferiva al Capitano di Vascello Stanislao Esposito di Vincenzo e di Elisa Piciocchi, la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
    Determinazione del 23 novembre 1942: Ufficiale superiore di elevate qualità professionali e militari affermava, quale comandante di squadriglia di C.T., in numerose, ardue missioni di scorta, in acque costantemente insidiate dia mezzi aeronavali nemici, alte doti di ardimento, perizia e coraggio. Al comando di incrociatore partecipava con una formazione navale ad una missione bellica di particolare importanza durante la quale il nemico, benché forte di numero e di mezzi, era costretto a ripiegare, rifiutando il combattimento. Colpita la sua unità dall’offesa aerosilurante, conservava ammirevole calma e presenza di spirito e impartiva precise, tempestive disposizioni per impedire il propagarsi di un grave incendio scoppiato in un gruppo di caldaie, prodigandosi, durante lunghe ore, con fervore e abnegazione per assicurare la parziale efficienza della nave e infondendo nuovo ardore all’entusiastica collaborazione degli ufficiali e dell’equipaggio con la sua alta parola e il suggestivo esempio. Mentre al suo posto di comando impartiva gli ordini per rimettere in moto le macchine, in parte ripristinate, ulteriore offesa subacquea colpiva l’unità, provocandone l’immediato affondamento in seguito ad esplosione di un deposito di munizioni. Superbo esempio di virtù militari e di prode spirito guerriero, scompariva eroicamente con la sua nave, dividendo con essa l’estrema sorte gloriosa, mentre sul mare già risuonava l’eco della vittoria conseguita sul nemico da altre navi della Patria. – Mediterraneo Orientale, 14-15 giugno 1942.

    La città di Avellino al suo eroe ha dedicato una strada, quelle che costeggia Piazza Aldo Moro, dal lato di Via Colombo e Via Tagliamento e una lapide commemorativa posta sul frontale del palazzo non lontano dalla chiesa del Rosario, in cui egli vide la luce per la prima volta nel 1898.
    (Articolo apparso nel 2010 sul Corriere dell’Irpinia)

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    Mario Castellano sopravvissuto
    di Antonio Cimmino

    (Castellammare di Stabia (NA), 10.8.1916 – 21.5.1995)

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Nasce a Castellammare di Stabia (NA) il 10.8.1916.
    Il suo destino è legato, come tanti giovani, al secondo conflitto mondiale.
    Arruolato nella regia Marina come marinaio servizi vari, viene imbarcato sul regio incrociatore pesante Trento.
    Il mattino del 15 giugno 1942, mentre stava navigando con una flotta da battaglia per intercettare un convoglio di rifornimenti alleati diretti a Malta (Operation Vigorous), l’unità venne attaccata ed affondata da due siluri. Il primo siluro, lanciato alle 5.15 da un aerosilurante Bristol Beaufort alleato decollato da Malta, immobilizzò il Trento che venne lasciato indietro mentre il resto della flotta proseguiva all’inseguimento del convoglio.
    Alle ore 09.10, mentre veniva trainato dal regio cacciatorpediniere Pigafetta venne centrato nel deposito munizioni prodiero da un siluro lanciato dal sottomarino HMS Umbra della Royal Navy affondando rapidamente.

    I membri dell’equipaggio ebbero poco tempo per indossare il giubbotto di salvataggio e balzare in acqua.
    Morirono 657 marinai su 1.152.

    Il marinaio Mario Castellano, matricola 99140, si salvò.
    Mario è salpato per l’ultima missione, per approdare nel porto dell’Altissimo, il 21.5.1995.

    Atto Velio Montiani
    di Antonio Cimmino

    (Bondero, 9.4.1914 – Mare, 15.6.1942)

    Il Tenente di vascello Atto Velio Montiani nasce a Bondero (Ferrara) il 9 aprile 1914.
    La sua storia è legata alla regia nave Trento (incrociatore pesante).
    Nella mattinata del 15 giugno 1942 l’unità venne attaccata ed affondata da due siluri. Il primo lanciato da un aerosilurante Bristol Beaufort decollato da Malta, il secondo dal sommergibile HMS Umbra della Royal Navy.
    Morirono 657 marinai su 1152 uomini dell’equipaggio.
    Il relitto si trova nelle profondità del Mar Jonio a 36°10’N 18°40’E.

    Al tenente Atto Velio Montiani fu concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
    Secondo direttore del tiro di incrociatore immobilizzato da offesa aerosilurante nel corso di importante missione di guerra, dopo aver assicurato tutti i servizi delle artiglierie contro ulteriori attacchi nemici, si prodigava con elevato spirito di sacrificio fino al massimo delle possibilità umane per lo spegnimento di un grave incendio manifestatosi in un locale caldaie, organizzando e contribuendo personalmente alla difficile opera. Sempre presente nelle zone più esposte al pericolo, veniva sorpreso con dallo scoppio di un deposito di munizioni e, fiero del dovere compiuto, scompariva con la sua nave, dimostrando superbe virtù militari”. (Mediterraneo Orientale, 14-16 giugno1942).

    Giuseppe de Fusco
    a cura Francesco Melis (*)


    (Livorno, 28.8.1915 – Mar Jonio, 15.6.1942)

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    Vincenzo Bruno
    a cura Pasquale Mastrangelo
    foto per gentile concessione della famiglia Bruno

    (Gioia del Colle (BA), 25.6.1923 – Mare, 15.6.1942)

    Vincenzo Bruno, nasce a Gioia del Colle (BA) il 25/6/1923.
    Nel 1940 frequentò la Scuola Cannonieri della Regia Marina a Pola
    Nel mese di giugno 1941 fu inviato in licenza a Gioia del Colle.
    Nel mese di luglio 1941 fu imbarcato a Brindisi sul regio incrociatore Trento che partecipò alla battaglia del lago di Sirte.
    Nell’aprile 1942 tornò in famiglia per le festività di Pasqua e subito dopo ripartì con suo cugino Vincenzo Leronni (convinto precedentemente da Vincenzo ad  arruolarsi nella RegiaMarina), ambedue destinati sul regio incrociatore Trento.

    Vincenzo fu dichiarato  disperso il 15/6/1942  mentre suo cugino LERONNI si salvò.
    Le notizie di cui sopra sono state  tratte da diari personali scritti dal papà del Cannoniere  Vincenzo Bruno.

    Il mattino del 15 giugno 1942, mentre stava navigando con una flotta da battaglia per intercettare un convoglio di rifornimenti alleati diretti a Malta (Operation Vigorous), l’unità venne attaccata ed affondata da due siluri. Il primo siluro, lanciato alle 5.15 da un aerosilurante Bristol Beaufort alleato decollato da Malta, immobilizzò il Trento che venne lasciato indietro mentre il resto della flotta proseguiva all’inseguimento del convoglio.

    Alle ore 09.10, mentre veniva trainato dal regio cacciatorpediniere Pigafetta venne centrato nel deposito munizioni prodiero da un siluro lanciato dal sottomarino HMS Umbra della Royal Navy affondando rapidamente.

    I membri dell’equipaggio ebbero poco tempo per indossare il giubbotto di salvataggio e balzare in acqua.
    Morirono 657 marinai su 1.152.

    Monumento dei Caduti e Dipersi in guerra di Gioia del Colle

    Giuseppe Bignami
    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (Genova, 25.2.1917 – Mare, 15.6.1942)

    Nacque a Genova il 25 febbraio 1917. Allievo all’Accademia Navale nel Corpo del Genio Navale dal 1936, nel 1939 conseguì la promozione a Sottotenente e, al termine dei corsi di Ingegneria Navale sostenuti presso l’Università di Genova, nel settembre 1940 conseguì la promozione a Tenente, imbarcato sul regio incrociatore Pola. Fu destinato sul regio torpediniere Audace e il 22 giugno 1941 imbarcò sul regio incrociatore Trento con l’incarico di Ufficiale Addetto allo scafo.
    Il 15 giugno 1942, l’unità fu causa di siluramento alle ore 05.00, e il Tenente di Vascello Bignami, prontamente e con audacia, interveniva nei locali colpiti per dirigere ed operare personalmente nell’azione di puntellamento delle paratie e nello spegnimento degli incendi. Quindi si portava presso un deposito di munizioni per accertarne l’efficienza, ma veniva colto dall’improvvisa esplosione del deposito stesso, avvenuta a seguito di un nuovo siluramento nemico, scomparendo negli abissi con l’unità.

    Fu insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare (alla memoria) con la seguente motivazione:
    “Ufficiale addetto al servizio scafo su incrociatore, immobilizzato per offesa di aerosiluranti nemici, accorreva prontamente con audacia ed elevato spirito di abnegazione in ogni locale rimasto avariato dal siluramento e si prodigava instancabilmente per assicurare i provvedimenti di emergenza. Consapevole del grave pericolo, al quale andava incontro, non esitava a recarsi ovunque potesse rendersi utile la sua opera e, oltre che dirigere, cooperava personalmente con altissimo senso di responsabilità ai lavori di puntellamento delle paratie e di spegnimento degli incendi, trascinando con la parola e con l’ardito esempio i suoi dipendenti.
    Nell’assolvimento del suo compito apportava con volontà inflessibile il massimo contributo, fino al limite di ogni possibilità umana, incurante della lunga permanenza in ambienti surriscaldati e con l’aria sempre più irrespirabile, riuscendo a raggiungere il suo obiettivo ed a ripristinare parzialmente l’efficienza della nave.
    Non pago del successo riportato, si attardava ancora nell’accertamento dell’efficacia delle misure attuate e, recatosi presso un deposito munizioni per assicurarsi del buon andamento dei lavori di esaurimento dell’acqua di infiltrazione, veniva colto dall’esplosione del deposito, in seguito a nuovo siluramento nemico e scompariva con l’unità che rapidamente affondava.
    Superbo esempio di assoluta dedizione al dovere e di elette virtù militari e professionali, confermava le tradizioni di sacrificio del Corpo del Genio Navale”. Mediterraneo Orientale, 14 – 15 giugno 1942.

    Giuseppe Padroni
    a cura Francesco Melis (*)

    (Cagliari, 18.11.1918 – Mare, 15.6.1942)

    Nasce a Cagliari il 18.11.1918.
    Il suo destino è legato, come tanti giovani, al secondo conflitto mondiale.
    Arruolato nella regia Marina come marinaio cannoniere, viene imbarcato sul regio incrociatore pesante Trento dove viene promosso Sottocapo.
    Il mattino del 15 giugno 1942, mentre stava navigando con una flotta da battaglia per intercettare un convoglio di rifornimenti alleati diretti a Malta (Operation Vigorous), l’unità venne attaccata ed affondata da due siluri. Il primo siluro, lanciato alle 5.15 da un aerosilurante Bristol Beaufort alleato decollato da Malta, immobilizzò il Trento che venne lasciato indietro mentre il resto della flotta proseguiva all’inseguimento del convoglio.
    Alle ore 09.10, mentre veniva trainato dal regio cacciatorpediniere Pigafetta venne centrato nel deposito munizioni prodiero da un siluro lanciato dal sottomarino HMS Umbra della Royal Navy affondando rapidamente.

    I membri dell’equipaggio ebbero poco tempo per indossare il giubbotto di salvataggio e balzare in acqua.
    Morirono 657 marinai su 1.152, fra questi Giuseppe Padroni.

    (*) per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

    Bruno Ambrosio
    di Nereo Ambrosio

    (Fiume, 4.7.1920 – Mare, 15.6.1942)

    … riceviamo e con immenso orgoglio e commozione pubblichiamo.

    Ciao Ezio,
    gradirei se ti fosse possibile che tu metta nella sezione adeguata del sito La Voce del Marinaio questo ricordo di mio zio Bruno.
    Era un marinaio Fuochista risultato disperso in mare il 15 giugno 1942 nell’affondamento del regio incrociatore Trento.
    Per completezza di informazioni, mio zio era  nato a Fiume il 4 luglio del 1920.
    Prima del richiamo lavorava al silurificio Whitehead della medesima città.

     

    Gennaro Castagna
    di Angelo Castagna

    (Casamicciola Terme, 15.1.1920 – Mare, 15.6.1942)

    Gennaro Castagna, marinaio cannoniere addetto alla torretta rialzata di prua, corso C.R.E.M. per artiglieri a Pola nel 1939, perì assieme alla sua nave, il regio incrociatore Trento, nella “Battaglia di mezzo giugno”, 15.06.1942.

    … riceviamo e con immenso orgoglio e commozione pubblichiamo.

    Buonasera Ezio,
    ti do del tu scusami ma mi viene spontaneo.
    Zio Gennaro era fratello maggiore di mio padre Aniello Castagna, motorista navale, deceduto nel 2015.
    Mio zio nacque a Casamicciola Terme il 15.01.1920, perì sull’incrociatore Trento nella battaglia di mezzo giugno il 15.06.1942 (ufficialmente disperso), il suo ruolo era quello di marinaio cannoniere. È anch’esso citato nel mio libro perché abitava affianco alla casa di mio nonno materno e si conoscevano bene, la figlia di mio nonno (cioè mia mamma), sposò poi il fratello di Gennaro ( mio padre).
    Per qualsiasi altra informazione, chiedi puree e ti ringrazio per l’interesse mostrato per questa storia davvero particolare e per tutto ciò che fai in memoria dei tanti Caduti, radice del nostro passato, seme del nostro futuro.
    Sono pienamente in sintonia sul filo logico del pensiero che lega gli uomini di mare di ieri, di oggi e di domani.
    Ti confesso che provengo da una famiglia profondamente legata al mare, il mio bisnonno era sottocapo durante la Grande Guerra, mio nonno e mio zio durante la seconda guerra, mio padre motorista navale dagli anni 50 fino al 96, mio fratello, attualmente primo ufficiale su navi mercantili…
    Essendo nato su un’isola, il mio mondo è il mare in tutte le sue sfumature e la mia curiosità sulle storie marinare di uomini e navi non ha confini. Sono un appassionato di storia e pur svolgendo un lavoro che mi tiene lontano dal mare, sento di appartenervi profondamente. Sono davvero felice di omaggiarti di una copia pre stampa del mio libro (*), spero lo riterrai interessante e apprezzerei eventuali critiche che servono solo a crescere e migliorare. Purtroppo ho dovuto stampare in self publishing, perché non ho riferimenti nel campo. Il libro ha suscitato molta curiosità negli innumerevoli gruppi social a cui sono iscritto. Ho ricevuto molto materiale inedito da alcune persone i cui parenti erano imbarcati con mio nonno in quel periodo. Sto pensando ad una seconda edizione aggiornata ma da solo non ce la farei. Il mio sogno è che un giorno, per caso, qualcuno si interessi a questa storia e gli dia il giusto risalto, in memoria di mio nonno e di tantissime altre anime che nel silenzio più assordante, hanno contribuito da eroi a rendere la nostra Patria quello che oggi è!

    DAL LIBRO PERSO NELLA GUERRA DI ANGELO CASTAGNA
    La preziosa testimonianza di Angelo è dunque il nitido pezzo di un mosaico davvero eterogeneo, i cui dettagli spesso sfuggono. Ecco dunque che “Perso nella guerra” ci consente di scrivere – ed in qualche caso riscrivere – ulteriori pagine di una storia che, proprio perché tanto vicina, è ancora tremendamente remota.
    Si rivela quindi la duplice natura di “Perso nella guerra”: lo storico amplierà le sue conoscenze vista la cura del grande la- voro di ricerca, il lettore “semplice” vi troverà svago in virtù della prosa davvero encomiabile. Ma veramente utile sarà a quei lettori che si siederanno a gambe incrociate ad ascoltare Pietro Castaldi raccontare, nella consapevolezza che quel rac- conto ci permetterà di vivere un’altra vita, onde meglio coltivare la nostra, di esistenza.
    Forse, la mancanza di umanità deriva anche dal non aver sperimentato altre vite se non la propria: dal non essere stati con il sergente nelle steppe asiatiche, o con Primo nel campo di concentramento. O con Castaldi a bordo del Beatrice. Grazie ad Angelo, ci si offre una occasione. Perché non coglierla?
    Daniele Fumagalli

    DAL CAP. 7 – I SEI MESI PIÙ DURI
    Nel tardo pomeriggio, arrivarono anche i vicini e si unirono al banchetto, dopo quasi un anno di assenza, scoprì che anche il figlio del mio dirimpettaio, Gennaro, si era imbarcato come cannoniere sull’incrociatore Trento, purtroppo, ancora ventenne, vi avrebbe trovato la morte nella battaglia di “mezzo giugno”, di lì a qualche mese. Al momento nessuno temeva di ricevere una notizia del genere per cui continuammo a far baldoria fino a tarda notte. Questa licenza volli godermela appieno poiché di quello che sarebbe successo in futuro non ne avevo la più pallida idea. Avevo imparato a vivere l’istante, perché i progetti o le speranze verso una qualsiasi ipotesi di futuro, in quella situazione, non avevano ragione d’essere.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    Franco Dote (Bari, 15.6.1920 – Mare, 27.8.1943)

    di Gaetano Dote

    (Bari, 15.6.1920 – Mare, 27.8.1943)

    Il 27 agosto 1943, a seguito del bombardamento degli alleati Anglo-Americani, mio zio Franco Dote periva con altri suoi commilitoni eroi, era imbarcato sulla regia nave Città di La Spezia.

    A seguito di questa perdita, noi tutti decidemmo di prestare servizio nella Marina Militare, in primis il sottoscritto (contingente 5°45), mio fratello Franco e mio figlio Luciano attualmente in servizio attivo con il grado di Maresciallo di 1^ classe elettrotecnico.
    Era nato a Bari il 15 giugno 1920.

    NOTA
    Sull’elenco dei Caduti e dispersi della 2^ Guerra Mondiale della Marina Militare risulta Dote Francesco essere nato il 22 luglio 1920 a Bari comando di appartenenza non specificato. 

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    15.6.1942, affondamento del regio dragamine RD 7

    di Carlo Di Nitto

    Il regio  rimorchiatore-dragamine RD 7, classe omonima, dislocava 216 tonnellate a pieno carico.
    Impostato il 15 maggio 1916 nei Cantieri Franco Tosi di Taranto, era stato varato il 28 settembre 1916 ed era entrato in servizio il 12 marzo 1917.
    Durante la prima guerra mondiale non effettuò operazioni di rilievo. Al termine delle ostilità venne assegnato al Gruppo Dragamine dell’Alto Adriatico.
    All’inizio del secondo conflitto mondiale, nel giugno 1940, faceva parte della XXI Flottiglia Dragamine con base a  Venezia e venne impiegato sulle rotte di sicurezza dell’Alto Adriatico. Nella primavera del 1941 fu destinato nelle acque greco – albanesi e dislocato, in un secondo momento, nel porto del Pireo.
    La sera del 14 giugno 1942 partì per una missione di vigilanza nel Golfo di Atene, fra le isole di Aegina e di Muni. La navigazione proseguì tranquillamente sino alle 07,15 del mattino del giorno successivo, 15 giugno, quando  urtò contro una mina di un vecchio sbarramento greco. A causa della conseguente esplosione, in pochi minuti affondò nel punto approssimato lat. 37° 40’ Nord –  23° 26’ E.
    Alcune barche di pescatori immediatamente partite da Aegina riuscirono a salvare soltanto sei uomini dell’equipaggio, ma nell’affondamento persero la vita diciotto marinai (secondo alcune fonti, i Caduti furono oltre venti), compreso il Comandante dell’unità.
    La posizione dello sbarramento era nota alle autorità tedesche, che erano venute in possesso dei piani dei campi minati ellenici alla resa della Grecia, ma non era stata resa nota alla Regia Marina Italiana.
    Il relitto del RD 7, localizzato nell’agosto 2010, giace intorno ai 100 metri di profondità e nell’aprile 2014 è stato esplorato e fotografato da sommozzatori greci.

    In questa foto, scattata nel 1937, il RD 7 è ormeggiato nel porto di Lussinpiccolo (oggi Croazia).
    ONORE AI CADUTI!

    Raffaele Zingrillo
    di Sebastiano Lavecchia

    (Barletta, 1.1.1918 – Mare, 15.6.1942)

    …e il R.D. 7

    BARLETTA MARINARA EVOCA I SUOI EROI
    Sottocapo di Marina Raffaele ZINGRILLO cl.1918.

    La storia odierna, a distanza di anni, va a rivivere, nel tempo, tutta la tragicità a cui andò incontro il Rimorchiatore Dragamine n.7.
    Il piccolo mezzo navale, nel suo piccolo, ha una Storia tutta sua da raccontare.
    Il “D.R. n. 7″, era una piccola imbarcazione che per la sicurezza e la salvaguardia degli altri mezzi navali, con spirito di sacrificio, conscio del pericolo, andò incontro a quel crudele destino che, ancora oggi a distanza nel tempo, ha lo scopo di additare ai più giovani, tutti coloro che, per mari, cieli e terre, hanno il diritto e il dovere di essere ricordati.
 La data, quasi per certa, è quella del 15 giugno 1942 e vide impegnato proprio il D.R.n° 7 in una missione di vigilanza fra le isole greche di Aegina e Munì.
Una improvvisa esplosione, dovuta a urto contro torpedine o per siluramento da sommergibile, fece andare perduto il mezzo e disperso il personale a bordo.
Tra i dispersi c’era il Sottocapo di marina Raffaele ZINGRILLO, nato a Barletta il 1° gennaio 1918.

Sino a qualche anno fa, ad interessarsi di questa difficile ed intricata ricerca, fu suo figlio Ruggiero.
    Molti dei suoi tentativi di saperne di più andarono a vuoto, ogni suo agognato tentativo alla ricerca del sapere di un figlio, di un ritrovamento della salma, o di quel vitale ” fardello” di povere ossa, da riportarsi in Patria, nella sua Barletta per affidarLo ad un perpetuo loculo su cui lasciare un fiore o una semplice preghiera, risultarono vani.
    Oggi Ruggiero e i marinai di una volta di Barletta, affidano ogni giorno quella stessa Preghiera alle ali del vento, per portarla a perdersi sui mari del mondo, la vera tomba di tanti EROI.
    Cav. Sebastiano Lavecchia
    Presidente Onorario – Gruppo ANMI -M.O.V.M.”Francesco Conteduca” BARLETTA
    P.S. Le storie di mari, marinai e giovani Eroi sono estrapolati dal volume di prossima (spero) pubblicazione dal titolo:
    Fecero fino in fondo il proprio dovere”. Il libro è una ricerca fatta su 55 affondamenti di mezzi navali, in periodo bellico dice cerco di riportare alla memoria l’eroicità di 70 giovani marinai di Barletta.
Mi appello a te, agli amministratori e politici, alla tua e loro sensibilità per dar vita ad un’elaborato unico nel suo genere. Tutti abbiamo il dovere di ricordare.

    RD 7
    Rimorchiatore-dragamine della classe RD 7
    Dislocamento: 215,67 tonnellate a pieno carico.
    Lunghezza: 35,25 metri.
    Larghezza: 5,88 metri e 2,11 metri di pescaggio.
    Velocità 14,4 nodi.
    Autonomia: 750 miglia a 14 nodi.
    Armamento: 1 cannone da 76/40 mm e due mitragliere da 6,5 mm).
    Appartenente alla Regia Marina ma passato alla Regia Guardia di Finanza.
    Il R.D. n °7 fu radiato il 18.10.946.

    Breve e parziale cronologia
    15 maggio 1916
    Impostazione nei cantieri Franco Tosi di Taranto.
    28 settembre 1916
    Varo nei cantieri Franco Tosi di Taranto.
    2 marzo 1917
    Entrata in servizio per la Regia Marina.
    Non si registra attività di rilievo durante la prima guerra mondiale, mentre nel periodo interbellico l’RD 7 verrà assegnato al Gruppo Dragamine dell’Alto Adriatico.
    Anni ’30
    Il cannone antinave ed antiaereo da 76/40 mm dell’RD 7 (avente elevazione di 75°) viene sostituito con un cannone antinave da 76/50 (con elevazione di 20°), prelevato dalle corazzate delle classi Cavour e Doria in corso di rimodernamento. Per ovviare ai problemi di stabilità causati dal maggior peso del nuovo cannone rispetto a quello precedente, la nave deve essere appesantita in carena.
    10 giugno 1940
    All’entrata in guerra dell’Italia l’RD 7 fa parte della XXI Flottiglia Dragamine, avente base al Lido di Venezia. La sua velocità massima è scesa da 14 a 9 nodi per la sua anzianità.
    Per nove mesi sarà impiegato sulle rotte di sicurezza dell’Alto Adriatico.
    26 marzo 1941
    L’RD 7 (TV Salvatore Galàtola) viene inviato nelle acque della zona di confine tra Albania e Grecia, dove infuriano i combattimenti.
    Maggio 1941
    A seguito della resa della Grecia, viene dislocato al Pireo (facendo tappa a Patrasso durante il viaggio di trasferimento), venendo assegnato (insieme all’RD 27 ed ai posamine Albona e Rovigno) alla II Squadriglia della neonata XXXIX Flottiglia Dragamine ed operando sulle rotte di atterraggio al Pireo, principalmente tra le isole del Golfo Saronico, agli ordini di Marisudest (il Comando Gruppo Navale dell’Egeo Settentrionale). Si tratta di uno dei primi dragamine italiani inviati nella Grecia appena occupata.La perdita dell’RD 7, un dragamine, finì coll’essere cagionata proprio da una mina. La sera del 14 giugno 1942 la piccola nave prese il mare per una missione di vigilanza a sud di Egina, al comando del sottotenente del CREM (Corpo Reali Equipaggi Marittimi) Vito Guglielmi.
    La navigazione proseguì senza incidenti sino alle 7.15 del mattino del 15 giugno, quando l’RD 7, in navigazione nel Golfo Saronico tra la penisola di Methana e l’isolotto di Moni, urtò una mina e saltò in aria, affondando in pochi secondi. Le barche di pescatori partite da Perdika (un villaggio sull’isola di Egina) poterono salvare solo sei uomini; morirono il comandante Guglielmi ed altri diciassette membri dell’equipaggio (secondo mentre i diari di guerra del comando navale tedesco dell’Attica, mentre per Aldo Fraccaroli i morti furono oltre venti, oltre al comandante Guglielmi, ed i superstiti solo cinque).
    La mina su cui il dragamine era saltato faceva parte di un vecchio sbarramento greco di 115 ordigni, posato al largo di Methana tra le isole di Moni, Egina e San Giorgio, nella notte tra il 29 ed il 30 ottobre 1940, dai posamine ellenici Strymon ed Aliakmon, assistiti dal cacciatorpediniere Vassilissa Olga. Le mine, del tipo Vickers, formavano una fila (che iniziava al largo del faro dell’isola di Moni e si estendeva per 5700 metri sino all’isola di Agios Georgios) di ordigni distanziati tra loro di 50 metri, ad una profondità di tre metri. La posa di queste mine era stata pianificata sin dal 23 agosto 1940, otto giorni dopo che il sommergibile italiano Delfino, pur non essendovi ancora guerra tra Grecia ed Italia, aveva affondato il vecchio incrociatore greco Helli presso l’isola di Tinos. La posizione dello sbarramento era nota alle autorità tedesche, che si erano fatte consegnare i piani dei campi minati greci alla resa della Grecia e li avevano incorporati nel proprio sistema difensivo.
    Il relitto dell’RD 7 è stato localizzato da un gruppo di subacquei e ricercatori greci nell’agosto 2010 a sud dell’isolotto disabitato di Moni (a sudovest dell’isola di Egina), nel Golfo Saronico. Il relitto del dragamine, rintracciato grazie a ricerche d’archivio ed alle informazioni fornite dai vecchi pescatori di Perdika ed esplorati e fotografati per la prima volta dal gruppo di subacquei ellenici (Anthony Grafas, subacqueo e capo del gruppo, Kostas Mylonakis, fotografo subacqueo, ed i subacquei Giannis Liardakis, Giannis Moustakas, Tasos Tsalavoutas ed Anna Barbopoulos; hanno partecipato al ritrovamento anche il ricercatore Dimitris Galon ed il proprietario della barca Dimitris Damigos), nell’aprile 2014, giace in assetto di navigazione su un fondale sabbioso/fangoso in pendenza, ad una profondità compresa tra i 96 ed i 102 metri, con “rotta” 275°. La prua, compreso il cannone da 76 mm, è scomparsa, asportata di netto fino a proravia della plancia dalla violenza dell’esplosione, mentre la parte poppiera versa in buone condizioni, con timone ed elica ancora visibili. Il fumaiolo è scomparso, mentre i resti dell’albero e delle sovrastrutture giacciono sul fondale. Parte delle maniche a vento, le attrezzature per il dragaggio e le gru dell’unica scialuppa del dragamine sono ancora in posizione. Attorno al relitto sono sparsi vari rottami irriconoscibili e coperti di benthos, che ricopre anche gran parte del relitto.

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    13 giugno, in ricordo di Raffaele Vingiani, marinaio di Sant’Antonio da Padova

    di Vincenzo Antonio Vingiani



    PER GRAZIA RICEVUTA

    Raffaele Vingiani, mio padre, era associato alla Sezione Mutilati di guerra di Castellammare di Stabia (Napoli), percepiva due pensioni di guerra che devolveva, per grazia ricevuta, all’Orfanotrofio di S. Antonio di Padova, in quanto sosteneva che una volta affondato la sua nave, nel Mediterraneo, naufrago tra le onde, gli apparve S. Antonio che lo rassicurò dicendogli che da li a poco sarebbero arrivati i soccorsi e infatti, dopo un po’, una nave raccolse i naufraghi e mio padre fu curato dalle numerose ferite in un ospedale militare di Bengasi.

    Incrociatore Montecuccoli copia
    Venni a conoscenza di queste notizie grazie al Presidente dei Mutilati di Guerra, intervenuto al funerale di papà con il loro gagliardetto. Diversamente non l’avrei saputo.
    Era il 29 agosto del 1994.
    Papà, a ciascuno dei cinque figli, ha imposto come secondo nome quello di Antonio o meglio al primo maschio Giovanni Antonio (il nome del nonno paterno); alla secondogenita Maria Antonia (il nome della nonna materna) a me, terzogenito, Vincenzo Antonio per onorare il nonno materno e poi, una volta assolto al doveroso omaggio ai nonni, al quartogenito l’ha chiamato solo Antonio.
Io ho fatto la Prima Comunione da Donna Sciurella (*) sempre per onorare il Santo e il mio vestito da alto ufficiale della Marina fu donato a qualche famiglia bisognosa, ovviamente sempre a nome di Donna Sciurella, che mantenne l’anonimato…

    (*) Donna Sciurella – Fiore- era una signora che gestiva una cappella privata dedicata a Sant’Antonio. Era tollerata dalla chiesa ufficiale per il gran numero di devoti di Castellammare che si recavano a pregare. Curava anche le prime comunioni dei meno abbienti e organizzava pranzi per i poveri specialmente il 13 giugno.

    …riceviamo questa segnalazione e pubblichiamo con la precisazione che ci contraddistingue.

    Caro Ezio, relativamente all’emozionante racconto “13 giugno Raffaele Vingiani”, ti volevo evidenziare che potrebbe trattarsi della regia nave  Trento, affondato il 15 giugno 1942? Un carissimo saluto
    Carlo Di Nitto