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  • C'era una volta un arsenale che costruiva navi,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    13.12.2013, nave Artigliere ammaina la sua bandiera

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

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    Era venerdì 13 dicembre 2013, quando alle ore 11:30, presso il Molo Sottoflutto del porto di Castellammare di Stabia (Napoli), hai celebrato il tuo ultimo “ammaina bandiera”, quello che purtroppo ne ha sancito il tuo disarmo definitivo.
    Sono certo che i marinai di una volta continueranno a coccolarti e non si dimenticheranno di te nel giorno della tua dipartita. Hai vissuto una storia tormentata a causa dell’embargo della “Prima guerra del Golfo” e dei successivi lavori infiniti per adeguarti agli standard NATO.
    Quanti marinai hai “cullato” fra i flutti e quanti nei hai forgiato con la forza del tuo motto “Primi Velitum”.

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    Purtroppo oggi si usano parole esotiche per non dire le cose come effettivamente stanno, nella fattispecie “Spending review” e, con la tua radiazione al termine della tua gloriosa vita operativa, ti stanno seguendo, in questa lenta agonia, 51 delle 60 attuali navi in servizio della ridimensionata Marina Militare. 
    L’arsenale e i cantieri di Castellammare di Stabia con i loro addetti sono pronti per il rilancio della cantieristica italiana, sono pronti a far ripartire l’economia, invitano Governo ed Armatori ad investire su nuove unità navali… ripartiamo dal Sud ma non a parole e slogan!

     

    A CASTELLAMMARE DI STABIA C’ERA UNA VOLTA UN ARSENALE CHE COSTRUIVA NAVI, E ADESSO?

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    13.12.1954, viene consegnato il sommergibile Enrico Tazzoli

    a cura Carlo Di Nitto

    IL SOMMERGIBILE ” ENRICO TAZZOLI ” ORMEGGIATO ALLA BANCHINA “CABOTO” DI GAETA INTORNO AL 1962 (di fianco, il gemello “Leonardo da Vinci).

    Sigla NATO: 511.
    Motto: “AB IMO AD VICTORIAM”.
    Classe USN “GATO”, era l’ex “BARB” SS-220
    Impostato: 07.06.1941.
    Varato: 02.04.1942.
    Consegnato alla Marina Militare il 13.12.1954, è stato radiato il 28.02.1973.

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    13.12.1502, la credenza dei pescatori e il miracolo di Colombo

    di Carlo Di Nitto 

    Una credenza dei vecchi pescatori gaetani (e non solo di Gaeta) sosteneva che il più anziano di bordo poteva trarre in salvo la barca se inseguita da una tromba marina letteralmente “tagliandola” mediante un rituale a poppa fatto con un coltello. Questo stesso rituale eseguito con la spada in modo leggermente dissimile, si racconta fatto da Cristoforo Colombo e narrato nella poesia “IL MIRACOLO DI COLOMBO” di Giovanni Papini (1881 – 1956) che riporto:

     

    Buio compatto ricopre ogni stella
    e par che l’acqua in monti si converta.
    Il re della sfidata caravella
    trasogna in febbre sotto la coperta.

    La disperata vociferazione
    delle ciurme lo butta dal giaciglio.
    Sale alla tolda: l’orrido tifone
    alto torreggia in faccia al suo naviglio;

    un cono immenso unisce mare ed aria
    e di salvezza non brilla spiraglio.
    Ma tosto la sua tonaca terziaria
    indossa e lega il pallido Ammiraglio;

    la grande spada all’assassin capestro
    appende e fra la muta meraviglia
    issa a sommo dell’albero maestro
    il regio gonfalone di Castiglia.

    Poi le candele benedette accende
    nei fanali di prua — come esorcista
    del vecchio abisso – e dal cassone prende
    il libro di Giovanni Evangelista.

    E sullo spumeggiante turbinio
    lesse gridando: – In principio era il Verbo
    e il Verbo era in principio appresso Iddio
    e tutto quanto fu fatto dal Verbo.

    Ed il Verbo era luce ed era vita
    e sulla nostra terra s’incarnò…
    A quest’annunzio la bolgia infinita
    già quasi vinta la furia placò.

    Dopo che il portator di Cristo tutto
    ebbe scandito il prologo a gran voce,
    alzò la spada sull’enorme flutto
    e per tre volte lo segnò di croce.

    Subitamente la colonna nera
    al triplice baleno
    e incalzato da un vento di preghiera
    verso ponente il gran nembo piegò.

    Il fatto qui narrato è vero: accadde il martedì 13 Dicembre 1502, durante l’ultimo viaggio di Colombo in America.

    Marinai, superstizioni e riti scaramantici
    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Ma i marinai sono superstiziosi? Proverbialmente sembra proprio di si e per menzionare tutte le loro superstizioni bisognerebbe scrivere un’enciclopedia. La storia della marineria è intrisa di riti scaramantici ancora oggi diffusi.

    Stregonerie, esorcismi, rituali pagani e religiosi erano e sono il pane quotidiano di capitani e marinai sempre attenti a non sfidare le regole della fortuna e ingraziarsi, con riti propiziatori, la benevolenza degli elementi naturali. Di natura irrazionale, le superstizioni possono influire sul pensiero e sulla condotta di vita delle persone che le fanno proprie. Il credere che gli eventi futuri siano influenzati da particolari comportamenti, senza che vi sia una relazione casuale, vengono da molto lontano. La paura dell’ignoto e dell’immensità degli oceani ha generato sin dagli albori della navigazione una fitta serie di credenze. Per secoli miti e leggende sono stati tramandati a colmare col soprannaturale, quel vuoto che la razionalità ancora non riusciva a riempire. In Grecia, per esempio, si compivano sacrifici umani per assicurarsi il favore degli dei. Così Agamennone, re di Argo, fece immolare sua figlia Ifigenia per ottenere nuovi venti  per le navi che dovevano lasciare Troia. I vichinghi invece versavano il sangue degli schiavi sgozzati in segno di benedizione prima del varo di una nave o prima di intraprendere la navigazione. I miti e le leggende che si narravano intorno al mare e alle terribili creature che lo abitavano assunsero tinte ancora più fosche con il diffondersi del cristianesimo, quando a fare degli oceani campi di battaglia, non furono più dei capricciosi spiriti malvagi, ma santi e satanassi. Alle tempeste opera del diavolo venivano contrapposti ed invocati i santi (tutt’ora i marinai invocano per esempio Santa Barbara durante i forti temporali). Sempre durante il cristianesimo non si potevano mollare gli ormeggi il primo lunedì del mese di aprile perché coincideva con il giorno in cui Caino uccise Abele oppure il secondo lunedì di agosto era meglio restare in porto: in quel giorno Sodoma e Gomorra furono distrutte; partire poi il 31 dicembre era altrettanto di cattivo auspicio perché era il giorno in cui Giuda Iscariota si impiccò.

    Gli agenti atmosferici come i “fuochi di Sant’Elmo” o come il passaggio di una cometa erano presagi buoni o cattivi a seconda dell’interpretazione che se ne dava; mentre una tromba d’aria in avvicinamento all’orizzonte poteva essere “tagliata” con una spada e deviata recitando una preghiera o una formula magica; le onde si placavano mettendo in mostra i seni nudi di una polena, o facendo scoccare in acqua dal più giovane dei marinai una freccia magica.
    Anche gli animali non erano (…sono) immuni dai preconcetti scaramantici. Il gatto, malgrado ami poco il contatto dell’acqua, ha trovato un posto di tutto rispetto sui vascelli. La ragione della sua presenza a bordo si collega alla sua naturale propensione a scovare i roditori ed era anche ritenuto capace di prevedere eventi climatici: se soffiava significava che stava per piovere, se stava sdraiato sulla schiena c’era da aspettarsi una bonaccia, se era allegro e baldanzoso il vento stava per arrivare; se un gatto inoltre andava incontro un marinaio sul molo era segno di buona fortuna, se gli tagliava la strada il contrario (oggi per alcuni se un gatto nero ti attraversa la strada è presagio di brutte notizie); se si fermava a metà strada c’era da aspettarsi invece qualcosa di sgradevole. Si riteneva infine che i gatti potessero invocare una tempesta grazie al potere magico delle loro unghie. Per questa ragione a bordo si faceva sempre in modo che fossero ben nutriti e coccolati. Tra gli uccelli gabbiani e albatros erano l’incarnazione dei marinai morti in mare e portatori di tempeste. Peggio ancora se un cormorano si posava sul ponte di una nave e scuoteva le ali, guai a fargli del male si era posato per rubare l’anima di qualcuno e avrebbe significato naufragio sicuro. Così se tre uccelli si trovavano a volare sopra la nave in direzione della prua, l’equipaggio si disperava per l’imminente disgrazia da questi annunciata. Se uno squalo per esempio seguiva la scia di una nave era di cattivo auspicio perché si credeva fosse in grado di fiutare l’odore della morte. Diversamente i delfini e le rondini erano di buon augurio.
    Ma le superstizioni colpiscono anche le persone e allora: “occhio, malocchio prezzemolo e finocchio” (come avrebbe recitato il principe De Curtis).
    Gli avvocati (categoria particolarmente detestata dai marinai inglesi che li apostrofano spregevolmente squali di terra) e i preti (averli a bordo rappresentava una aperta sfida a Satana) portavano male (…avvocati, preti e polli non sono mai satolli). Stessa sorte per la donna averla in barca portava male (ora non si dice più, forse per la parità dei sessi). Secondo alcune tradizioni però una donna nuda, o incinta poteva placare anche la più terribile delle tempeste. Poi non ci poteva essere cosa peggiore, prima di salpare, di incontrare una persona con i capelli rossi, con gli occhi storti o con i piedi piatti (…rosso malpelo sprizza veleno). L’unica modo per salvarsi in questo caso era parlargli per prima.

    C’erano e ci sono usanze che i marinai cercano assolutamente di evitare a bordo: indossare abiti di un altro marinaio, soprattutto se morto nel corso dello stesso viaggio; evitare di fare cadere fuori bordo un bugliolo o una scopa; imbarcare un ombrello, bagagli di colore nero, fiori e guardare alle proprie spalle quando si salpa); salire a bordo della nave con il piede sinistro; poggiare una bandiera sui pioli di una scala o ricucirla sul cassero di poppa (attualmente i marinai italiani nel ripiegare la bandiera lasciano il colore verde fuori in segno di speranza); lasciare le scarpe con la suola verso l’alto (presagio di nave capovolta); accendere una sigaretta da una candela (significava condannare un marinaio a morte); evitare il suono prodotto dallo sfregamento del bordo di un bicchiere o di una tazza; il rintocco della campana di bordo se non mossa dal rollio; pronunciare le parole: verde, maiale, uovo, tredici, coniglio; parlare di una nave affondata o di qualcuno morto annegato; indossare le magliette fornite dall’organizzazione di una regata; capi di abbigliamento nuovi; cambiare nome a una barca o battezzarla con un nome che finisce con la lettera “a”(in passato è stata sempre una eresia, soprattutto in Italia è ancora fonte di numerosi scrupoli. I francesi hanno risolto il problema cambiando il nome a ferragosto e mettendo in atto questo rituale: procedendo di bolina la barca deve compiere sei brevi virate e poi scendere in poppa piena tagliando in questo modo la sua stessa scia. In questo modo, secondo alcuni, si disegnerebbe un serpente che si morde la coda scongiurando la iella. Solo a questo punto la barca sarà pronta a un nuovo nome ) e tantissime altre superstizioni.
    E’ invece di buon augurio per un marinaio avere un tatuaggio; lanciare un paio di scarpe fuori bordo immediatamente dopo il varo di una nave, indossare un orecchino d’oro (usanza antica che serviva a coprire le spese di sepoltura qualora il marinaio fosse deceduto); toccare il solino o la schiena di un marinaio; dipingere occhi sul moscone delle barche.

    Oggi quando si vara una nave ci si limita a versare dello champagne sul ponte. Più raramente si lancia contro lo scafo l’intera bottiglia del prezioso vino: se questa si rompe è di buona sorte, altrimenti sono dolori.
    Il pallino della superstizione di chi va per mare non accenna a svanire neppure oggi e, se non è superstizione, è certamente scaramanzia. E’ bene ricordare a tutti che qualunque marinaio prima di salpare, come nella vita di tutti i giorni, non accetta di buon grado gli “auguri” o i “buona fortuna”.
    Meglio porgergli in “bocca al lupo” o “in culo alla balena”.

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    Francesco Fasino (Boscoreale 10.7.1912 – Disperso in mare 13.12.1942)

    di Antonio Cimmino

    (Boscoreale 10.7.1912 – Disperso in mare 13.12.1942)

    …e il regio sommergibile Corallo

    Il capo silurista di 3^ classe Francesco Fasino nasce a Boscoreale il 10 luglio 1912. Era imbarcato su regio sommergibile Corallo.
    Nella notte del 13 dicembre 1942, a circa quattordici miglia da Bougie, il sommergibile fu individuato da da quattro fregate inglesi che lo colpirono con le artiglierie mentre cercava di immergersi.

    Al termine dello scontro il regio sommergibile Corallo fu speronato dalla fregata Enchantress (che a sua volta si procurò gravi danni) e affondò assieme all’intero equipaggio tra cui il comandante Tenente di vascello Guido Guidi, 5 altri ufficiali e 43 fra sottufficiali e marinai.

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    Vincenzo Scaini (Castegnato (BS), 13.12.1910 – Bergamo 2.8.1958)

    di Luigi Rota

    (Castegnato (BS), 13.12.1910 – Bergamo 2.8.1958)

    (foto 1)

    S.O.S. RICHIESTA NOTIZIE E FOTO

    Buon giorno Vinciguerra,
    le trasmetto i dati relativi allo zio SCAINI VINCENZO:
    – nato a CASTEGNATO (Brescia) il 13 dicembre 1910
    – morto a Bergamo il 2 agosto 1958 (incidente stradale)
    – prigioniero in India nel campo di Bopal, rimpatriato nel 1946.
    Queste le poche notizie che ho.
    La ringrazio fin d’ora del suo interessamento e resto in attesa di novità
    Egr. sig. E. Vinciguerra,
    è possibile recuperare gli iscritti alla CREM di Pola del 1928?
    Ringraziando dell’attenzione, porgo distinti saluti

    Luigi ROTA
    24018 Villa d’Almè (BG)
    e.mail: luigi.attilio@virgilio.it 

    (foto 2)

    Buongiorno signor Luigi Rota,
    grazie per la testimonianza.
    Per quanto concerne la sua richiesta si rivolga per foto e materiale storico (libri, ecc. ecc.):
    – Ufficio Storico della Marina che ha sede in Roma, presso il comprensorio militare della Caserma “Angelo Paolucci”, sito in Via Taormina n. 4. – Telefono/Fax: 06-3680-7220
    oppure all’indirizzo e-mail: ufficiostorico@marina.difesa.it
    L’Ufficio Storico, come tutti gli istituti dello Stato in possesso d’archivi, non effettua ricerche per conto terzi.
    L’Ufficio Storico, per la consultazione di tutta la documentazione, è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì previo appuntamento telefonico ai nr. 06/36807233 oppure 06/36807227 (per l’Archivio Storico) – 06/36807234 (per l’Archivio Fotografico).
    Per le informazioni relative al passato militare di una persona, le richieste vanno inoltrate alla:
    Direzione Generale del Personale Militare
    5° Reparto – 11ª Divisione – 2ªSezione (Ufficiali), tel. 06/517050173
    5° Reparto – 11ª Divisione – 4ªSezione (Sottufficiali e Truppa), tel. 06/517050187
    Gli uffici si trovano in Viale dell’Esercito, 186 – (00143) ROMA
    Nell’augurio che qualcuno risponda a questo messaggio nella bottiglia, cercherò di condividere con quante più persone possibili e di buona volontà.
    Un abbraccio grande come il mare della Misericordia.
    Pancrazio Ezio Vinciguerra

    (foto 3)

    Scaini Vincenzo 
    di Roberto Zamboni
    htpps://www.dimenticatidistato.com/

    Banca della memoria - www.lavocedelmarinaio.com

    Ciao Ezio, 
    penso che la gioia questa mail ricevuta debba essere condivisa anche con te e i visitatori del tuo blog. Ora Salvatore non è più un disperso.
    Roberto


    Scaini Vincenzo, fu Luigi, 2° Capo di Marina (risulta anche Capo di 3^ classe Regia Marina), nel 1941 si trovava nell’Africa Orientale Italiana (AOI) e precisamente ad Asmara.

    Sono state chieste informazioni al Vaticano il 1° agosto 1941 da Rosa Scaini di Palazzolo sull’Oglio.
    Nel 1942 era prigioniero di guerra 8P.O.W.) a Bombay (India) presso il ) Camp Wing 1 c/o General Post Office con il numero di matricola 261910.
    8.2.2021

    (foto 4)

    Buon giorno sig. VINCIGUERRA,
    la ringrazio innanzitutto per le preziose notizie su mio zio SCAINI VINCENZO da parte del signor Roberto Zamboni; un poco alla volta sto ricostruendo le sue vicende e gliele farò avere per inserirle nella BANCA DELLA MEMORIA.
    Intanto in allegato allego 5 fotografie: la n. 1 e la n. 2 (senza data), la n. 3 datata gennaio 1940 Massaua, R.C.C. Nullo, la n. 4 datata 16.2.1940, Massaua, nel locale motrici della regia nave Nullo, la n. 5 datata Massaua, dicembre 1939.
    Mi faccia sapere se interessano!
    Cordiali saluti Luigi Rota 9.2.2021

    (foto 5)

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    13.12.1941, siluramento alla regia nave Vittorio Veneto

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    La regia nave Vittorio Veneto, assieme alle gemelle Littorio, Roma e Impero costituiva la classe “Littorio”. Impostata nel 1934, fu varata a Trieste e completata nel 1940. Progettata dal Generale Pugliese e considerata insieme alle altre della stessa classe, fra le migliore unità in dotazione.

    Fra le numerose operazioni di guerra alle quali partecipò la regia nave Vittorio Veneto sono da ricordare:
    – scontro di Capo Teulada del 27 novembre 1940;
    – intercettazione delle Forze navali Britanniche, che proveniente da Gibilterra aveva bombardato Genova l’8 febbraio 1941;
    – scontro di Gaudo del 28 marzo 1941, ove combatté, prendendo sotto il suo tiro, i quattro incrociatori britannici provenienti dal Pireo che tentavano di attrarre le forze navali italiane verso la flotta del Mediterraneo, forte di tre corazzate e di una portaerei provenienti da Alessandria. Al tramonto del 28, attaccata dai bombardieri e dagli aerei siluranti della portaerei, la regia nave Vittorio Veneto, a ponente di Creta, fu colpita a poppa da un siluro e imbarco 4.000 tonnellate d’acqua. Tuttavia poté raggiungere Taranto con i propri mezzi navigando a 19 nodi e conservando la piena efficienza bellica di tutti i servizi;
    – il 13.12.1941 subì siluramento da parte del sommergibile inglese Urge (40 marinai deceduti)
    – operazione mezzo giugno dal (da 14 al 16 del 1942) nel Mediterraneo Orientale.

    La regia nave Vittorio Veneto nel secondo conflitto mondiale partecipò a ben 56 missioni e percorse 18.000 miglia.
    Dopo l’armistizio del settembre 1943, dopo una breve sosta a Malta, fu internata nei Laghi Amari in Egitto dove rimase fino al febbraio 1937 con l’augurio di un successivo reimpiego che non avvenne mai perché l’unità, in base al trattato di pace, fu assegnata alla Gran Bretagna che considerò i costi della sua demolizione altissimi, rinunciandone l’assegnazione.
    Rientrò in Italia e fu disarmata, radiata e demolita a La Spezia il 3 gennaio 1948.
    Le lettere di ottone che componevano il nome scritto sulla poppa, sono adesso in mostra presso il Museo navale di Venezia.
    Dello stesso argomento sul blog
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2016/01/3-1-1948-la-regia-nave-vittorio-veneto%e2%80%a8-viene-posta-in-disarmo/

    Caratteristiche tecniche
    Cantieri: C.R.D.A. Trieste
    Impostazione: 28.10.1934
    Varo: 25.7.1937
    In servizio: 2.8.1940
    Radiazione: 1948
    Dislocamento: – Normale: 43.835 t – Pieno carico: 45.963 t
    Lunghezza: 237,8 ( f.t.) – 224,5 ( pp.) m
    Larghezza: 32,9 m
    Immersione: 10,5 m
    Apparato motore: 8 caldaie – 4 turbine – 4 eliche
    Potenza: 140.000 HP
    Velocità: 30 nodi
    Combustibile: 4.000 t di nafta
    Autonomia: 3.920 a 20 nodi
    Protezione: – Verticale: 350 mm. – Orizzontale: 207 mm.
    Artiglierie: 350 mm.
    Torrione: 260 mm.
    Armamento: – 10 pezzi da 381/50 mm. – 12 pezzi da 152/55 mm. – 4 pezzi da 120/40 mm. – 12 pezzi da 90/50 mm. – 20 pezzi da 37/54 mm. – 30 pezzi da 20/65 mm. – 3 aeroplani
    Equipaggio: 1920.

     

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    Vanni Folco (Savona, 19.6.1920 – Mare, 13.12.1941)

    a cura Luca Ghersi

    (Savona, 19.6.1920 – Mare, 13.12.1941)

    Nello scontro di Capo Bon,  notte tra il 12 e 13 dicembre 1941, perse la vita l’eponimo del nostro Gruppo S.T.V. Vanni Folco (M.B.V.M) . Noi li ricordiamo in quella tragica notte che vide molti Marinai Italiani terminare la loro vita e riposare per l’eternità negli abissi.
    Onori ai Caduti

    Dal Rapporto del CV Marabotto, Marinaio Savonese Comandante l’Unita’, a SuperMarina (Estratto dal testo integrale, vedi “Marinai Savonesi” ed. 2007)
    Mi ha fatto un’impressione magnifica, veramente insperata, la serenità, la calma, il silenzio che regnava in plancia e nelle zone adiacenti durante lo scontro. L’ufficiale di rotta mi ha coadiuvato in modo insuperabile, il timoniere al brogliaccio in modo imperturbabile seguitava a chiedere le notizie per segnarne i tempi sul registro. Allo scoppio le persone di passaggio hanno portato nel centro un po’ di scompiglio che fu subito domato. Durante il rastrellamento della zona ho raccolto solo naufraghi in vita. Qualcuno tra cui l’aspirante GM Castracane è spirato nella lancia nonostante i massaggi. Numerose vittime sono dovute alla mancanza di calma durante la permanenza in mare, molti “Carley” si ribaltarono a più riprese con perdita del personale. Per completezza ricordiamo che i 4 caccia alleati erano l’HMS Sikh, Maori e Legion (inglesi) e l’Isaac Sweers (Olandese). Il Sikh lanciò, da circa 1000 metri, due siluri contro il Da Barbiano e sparò con tutte le armi; il Legion lanciò anch’esso due siluri contro il Da Barbiano e ben 6 contro il Di Giussano aprendo contemporaneamente il fuoco con tutti i pezzi di bordo; il Mahori lanciò e sparò contro il Da Barbiano e l’Isaac Sweers, a sua volta, aprì il fuoco contro il Di Giussano. Il Da Barbiano, colpito da almeno tre siluri e da raffiche di mitragliera che fecero strage degli ufficiali sul ponte di comando e del personale sul ponte di coperta, diventò in pochi secondi, a causa dei fusti di benzina sistemati in coperta, un immenso rogo, non riuscendo a sparare un solo colpo con i pezzi maggiori, ma soltanto qualche raffica di mitragliera, perché in pochi istanti si abbatté su un fianco ed affondò. Il Di Giussano, non ancora in linea di fila, a causa dell’inversione di rotta, s’era un poco allargato dall’altra unità e stava riportandosi in formazione quando le vedette avvistarono unità sospette a circa 20° di prora a sinistra, in direzione del Da Barbiano. Aprì immediatamente il fuoco con le mitragliere e le batterie da 100 e da 152, ma quasi subito venne centrato da un siluro e da due granate da 120, erano le 3.30. La nave è immobilizzata, sbanda e manca l’energia; le torri da 152 sono inutilizzabili, il timone non risponde e nei locali interni scoppia un incendio. Alle 4.20 il Di Giussano spezzato in due tronconi affonda.
    I superstiti allo scontro furono 687  250 sul Da Barbiano  e 437 sul Di Giussano.
    Le perdite furono in totale 817 dovute a proiettili, esplosioni ed ustioni provocate da fuoco e vapore, squali che infestano quelle acque  534 sul Da Barbiano tra cui l’Ammiraglio Toscano Comandante della Divisione ed il Comandante dell’Unità il CV Rodocanacchi   283 sul Di Giussano
    I Marinai Savonesi e delle zone limitrofe periti nello scontro su entrambe le unità di cui abbiamo notizie certe furono:
    – Sottotenente di Vascello Folco Vanni MBVM Savona classe 1920
    – Capo di 3° Classe Zunini Agostino classe 1912
    – Sottocapo Fineschi Fabiano classe 1919
    – Marinaio Canobbio Mario classe 1919
    – Marinaio Pacetti Aldo classe 1920
    – Marinaio Traversa Sergio classe 1920
    – Marinaio Giacobbe Dante classe 1921
    – Marinaio Siri Angelo Pallare classe 1918
    – Capo 3° Classe Prevignano Lorenzo Cairo Montenotte classe 1910