di Giuseppe Magazzù
Eravamo da poco attraccati alla banchina del porto vibonese che una persona anziana mi si avvicinò con discrezione, mentre ero alle prese a controllare l’assetto della passerella per la scesa a terra del comandante, e si presentò come marinaio reduce combattente della Grande guerra. Si mise a raccontare con voce emozionata, tremula e quasi velata da un pianto denso di ricordi … Quanto erano rimasti impressi quei ricordi, lo si notava dalla fatica del racconto e dall’orgoglioso scintillio degli occhi, pervasi da un giovanile entusiasmo. In breve tempo descrisse i tragici eventi da lui vissuti.
Ma, cosa vorrà? – mi domandai. Semplice, far visitare al suo nipotino, ch’era poco distante da lui, la nave. Diedi un sguardo verso il ragazzo esile, dai capelli e dagli occhi neri e vispi, poteva avere circa dieci-undici anni e pensai: come fare? La sosta era breve e non erano previste visite alla nave, il nostro era uno scalo tecnico; eppoi, il poco tempo a disposizione non dava la possibilità di soffermarmi nei particolari se ci fossero state delle domande da soddisfare. Sicché, senza tergiversare, decisi di farli salire a bordo e li accompagnai verso prora facendoli entrare in plancia a visitare la timoneria.
Descrissi loro i compiti che si svolgevano durante la navigazione e gli strumenti usati per la conduzione della nave, lo scopo della bussola e del ripetitore della girobussola, la ruota del timone e le manopole del comando ai motori che davano la propulsione (sui dragamine ex Usa i due motori di propulsione si comandavano direttamente entrambi ed anche singolarmente (avanti, avanti mezza, avanti tutta-ferma- indietro, ecc…). Una volta a bordo, però, le domande vennero puntuali. Sia il reduce che il nipotino ascoltavano con molto interesse e altrettanta curiosità le risposte che davo.
Li accompagnai con fare spedito fino a terra: ‘sono stato nei tempi’ – mi son detto.
Il reduce, la cui mano stringeva quella del nipotino, si congedò allo stesso modo di come si era presentato. Una forte e calorosa stretta di mano suggellò il suo ringraziamento mentre notavo ancora in lui, soffocata dall’emozione, la timida voce e lo scintillio degli occhi ora appagati dall’esaudito desiderio. Lo salutai con la stessa intensità.
Passai le mie dita, a mo’ di carezza, tra i capelli del fanciullo e rientrai sulla nave.
Di lì a poco giunse il comandante e salì a bordo.
Issammo la passerella e mollati gli ormeggi, col sole al tramonto, riprendemmo il mare. Messina 4 novembre 1968
Ps.: La sosta nel porto di Vibo Marina, dove attraccammo alle ore 16:15 e ripartimmo alle ore 17:00, avvenne il 29 ottobre 1968.
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Commenti
Un abbraccio, un saluto e un ringraziamento a Giuseppe Magazzù
Si Ezio, questi brevi e intensi scritti sono come le ricotte: piccole e gustose ...
Ciao Giuseppe più lo leggo e più mi piace
Commovente bravo ciao
Mi ricorda un episodio quasi simile.nel 91,a Palermo ormeggio' L'amerigo Vespucci,e le visite erano state fissate per un paio d'ore al pomeriggio.io e mia moglie ci trovammo casualmente al porto ed alla vista dell'Amerigo,ci siamo avvicinati vicino alle transenne a terra sorvegliate da un marinaio.Con orgoglio gli feci vedere la tessera dei Marinai in congedo e lui mi saluto' militarmente (e qui il primo brivido).Gli dissi che purtroppo il pomeriggio non saremmo potuti venire e che ci dispiaceva non poterla visitare.Ma trovo' la soluzione,parlando con l'Ufficiale di guardia a bordo,il quale ci invito' a salire a bordo.Emozionato salimmo la passerella,salutai la nostra GLORIOSA BANDIERA,ed eravamo a bordo,salutati militarmente dalla guardia schierata e dall'ufficiale che ci accompagno' nella visita,informandosi sul mio periodo d'imbarco sul PROTEO. Siamo scesi pieno d'orgoglio.INDELEBILE RICORDO.