Messina 4.11.1968, parve quasi un’apparizione

di Giuseppe Magazzù

Ritornando alla base, in navigazione di trasferimento da La Spezia a Messina, dopo un periodo di esercitazioni di dragaggio, facemmo qualche giorno sosta a Napoli ed un’altra, brevissima, di qualche ora, a Vibo Marina.
Per la terza volta, da quand’ero imbarcato, mettevo piede da mare sulla terra calabra.
Eravamo da poco attraccati alla banchina del porto vibonese che una persona anziana mi si avvicinò con discrezione, mentre ero alle prese a controllare l’assetto della passerella per la scesa a terra del comandante, e si presentò come marinaio reduce combattente della Grande guerra. Si mise a raccontare con voce emozionata, tremula e quasi velata da un pianto denso di ricordi … Quanto erano rimasti impressi quei ricordi, lo si notava dalla fatica del racconto e dall’orgoglioso scintillio degli occhi, pervasi da un giovanile entusiasmo. In breve tempo descrisse i tragici eventi da lui vissuti.
Ma, cosa vorrà? – mi domandai. Semplice, far visitare al suo nipotino, ch’era poco distante da lui, la nave. Diedi un sguardo verso il ragazzo esile, dai capelli e dagli occhi neri e vispi, poteva avere circa dieci-undici anni e pensai: come fare? La sosta era breve e non erano previste visite alla nave, il nostro era uno scalo tecnico; eppoi, il poco tempo a disposizione non dava la possibilità di soffermarmi nei particolari se ci fossero state delle domande da soddisfare. Sicché, senza tergiversare, decisi di farli salire a bordo e li accompagnai verso prora facendoli entrare in plancia a visitare la timoneria.

Descrissi loro i compiti che si svolgevano durante la navigazione e gli strumenti usati per la conduzione della nave, lo scopo della bussola e del ripetitore della girobussola, la ruota del timone e le manopole del comando ai motori che davano la propulsione (sui dragamine ex Usa i due motori di propulsione si comandavano direttamente entrambi ed anche singolarmente (avanti, avanti mezza, avanti tutta-ferma- indietro, ecc…). Una volta a bordo, però, le domande vennero puntuali. Sia il reduce che il nipotino ascoltavano con molto interesse e altrettanta curiosità le risposte che davo.
Finita la visita ritornammo verso la passerella, badai a non soffermarmi davanti alle apparecchiature utilizzate per il dragaggio meccanico, magnetico ed acustico: galleggianti e divergenti, il rullo col cavo d’acciaio e quello col cavo elettrico e la campana, quasi nascosta dal fumaiolo, che si trovavano sistemati a bella vista e sparse ordinatamente nelle adiacenze dello specchio di poppa.
Li accompagnai con fare spedito fino a terra: ‘sono stato nei tempi’ – mi son detto.
Il reduce, la cui mano stringeva quella del nipotino, si congedò allo stesso modo di come si era presentato. Una forte e calorosa stretta di mano suggellò il suo ringraziamento mentre notavo ancora in lui, soffocata dall’emozione, la timida voce e lo scintillio degli occhi ora appagati dall’esaudito desiderio. Lo salutai con la stessa intensità.
Passai le mie dita, a mo’ di carezza, tra i capelli del fanciullo e rientrai sulla nave.
Di lì a poco giunse il comandante e salì a bordo.
Issammo la passerella e mollati gli ormeggi, col sole al tramonto, riprendemmo il mare. Messina 4 novembre 1968
Ps.: La sosta nel porto di Vibo Marina, dove attraccammo alle ore 16:15 e ripartimmo alle ore 17:00, avvenne il 29 ottobre 1968.

Commenti

  • Mi ricorda un episodio quasi simile.nel 91,a Palermo ormeggio' L'amerigo Vespucci,e le visite erano state fissate per un paio d'ore al pomeriggio.io e mia moglie ci trovammo casualmente al porto ed alla vista dell'Amerigo,ci siamo avvicinati vicino alle transenne a terra sorvegliate da un marinaio.Con orgoglio gli feci vedere la tessera dei Marinai in congedo e lui mi saluto' militarmente (e qui il primo brivido).Gli dissi che purtroppo il pomeriggio non saremmo potuti venire e che ci dispiaceva non poterla visitare.Ma trovo' la soluzione,parlando con l'Ufficiale di guardia a bordo,il quale ci invito' a salire a bordo.Emozionato salimmo la passerella,salutai la nostra GLORIOSA BANDIERA,ed eravamo a bordo,salutati militarmente dalla guardia schierata e dall'ufficiale che ci accompagno' nella visita,informandosi sul mio periodo d'imbarco sul PROTEO. Siamo scesi pieno d'orgoglio.INDELEBILE RICORDO.

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