“Barba elettrica” – Generale di Corpo d’Armata Annibale Bergonzoli

di Claudio 53 (foto per gentile concessione dell’autore)

Nato l’1 novembre 1884 a Cannobio (Novara) è stato una figura mitica dell’Esercito Italiano che iniziò la sua lunga carriera militare come Ufficiale della riserva. Sempre in prima linea, pluridecorato, ha partecipato:
da Sottotenente alla Guerra Italo-Turca;
alla Prima Guerra Mondiale prima da Capitano e poi come Maggiore al Comando di un Battaglione;
alla Guerra d’Etiopia nel 1935 col grado di Generale di Brigata, fu ferito e dopo la convalescenza fu inviato in Spagna;
alla Guerra civile Spagnola da Comandante della Divisione d’Assalto Littorio (Medaglia d’Oro per l’azione di Santander);
Comandante del XXIII Corpo d’Armata nel 1939 col grado di Generale di Divisione (incarico superiore).
E’ ancora in comando a Bardia allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Dopo la morte di Balbo passò alle dirette dipendenze del Generale Graziani con il quale partecipò alla fallimentare campagna d’Egitto che si arrestò a Sidi el Barrani, anche per difficoltà logistiche. Ciò consentì agli Alleati di passare al contrattacco, respingere gli italiani e porre sotto assedio da mare, da terra e dal cielo la cittadina di Bardia.
In tale occasione, Mussolini scrisse a Bergonzoli: “Vi ho dato un compito difficile ma perseguibile dal Vostro coraggio e dalla Vostra esperienza da vecchio e intrepido soldato – il compito di difendere la fortezza di Bardia fino all’ultimo. Sono certo che la ‘Barba Elettrica’ e i suoi impavidi soldati resisteranno ad ogni costo, leali fino all’ultimo.” La risposta di Bergonzoli non si fece attendere: “Sono consapevole di questo onore e ho riportato oggi alle mie truppe il Vostro messaggio – semplice ed inequivocabile. A Bardia siamo e ci resteremo.
Durante la prima offensiva britannica, a Bardia ripiegarono, al Comando del gen. Bergonzoli, anche i resti delle Divisioni italiane provenienti dalla zona ad ovest di Sidi el Barrani (Divisioni Catanzaro, Cirene, Marmarica, 23 marzo, 28 ottobre). Gli attacchi iniziarono il 10 dicembre 1940 e terminarono con la resa il 5 gennaio 1941.
Il generale Bargonzoli riuscì a sfuggire alla cattura e a percorse a piedi circa 120 km raggiungendo Tobruk. Catturato successivamente dagli inglesi fu deportato prima in India e poi fu consegnato agli americani che lo rinchiusero in un campo di prigionia negli Stati Uniti. Tornò in Italia nel 1946 e visse a Cannobio fino alla morte, avvenuta il 31 luglio 1973. Tuttora riposa in una modesta tomba nel cimitero del paese.


Veniva chiamato da tutti “Barba Elettrica”, anche dai corrispondenti di Guerra nazionali ed internazionali, per via della sua barba fluente e per il suo dinamismo e coraggio. E ‘stato uno dei pochi generali italiani popolare anche tra gli inglesi, anche loro lo chiamavano “Whiskers Electric”.
Nella sua lunga carriera ebbe le seguenti decorazioni: Medaglia d’Oro al Valor Militare (Guerra civile spagnola – battaglia di Santander, 1937), due Medaglie d’Argento al Valor Militare, una Medaglia di Bronzo al Valor Militare, una promozione sul campo per meriti di Guerra, la Croce Militare Britannica e due decorazioni dell’Ordine Militare di Savoia (oggi Ordine Militare d’Italia), che come noto sono le più alte onorificenze per i militari e si posizionano sulla divisa prima di qualsiasi Medaglia al Valore.


Motivazione della Medaglia d’Oro al Valore
«
Ufficiale Generale di alte qualità militari, combattente della guerra italo turca, della grande guerra e di quella per l’impero, dove già aveva sparso il suo sangue generoso, ha dato in terra di Spagna nuova prova del suo eccezionale valore. Alla testa di una divisione volontari nella quale aveva trasfuso il suo entusiasmo e la sua certezza del successo, sempre primo e sempre presente ove fosse una resistenza, più delle altre tenace, da superare; comandante accorto e sereno e ad un tempo combattente audace fra gli audaci, attraverso dieci giorni di continui e violenti combattimenti, cui partecipava come fante in prima linea, conduceva le sue truppe alla vittoria. Santander, 14-26 agosto 1937.»

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