di Marino Miccoli
Con questo scritto desidero fare un modesto ma dovuto e meritato omaggio a quella speciale categoria di marinai che sono i “Nocchieri” perché essi più di altri sono coloro che detengono ed esercitano l’arte marinaresca; in particolare voglio attirare l’attenzione dei pregiati visitatori de La Voce del Marinaio su di una figura marinara caratteristica e carismatica: “il Nostromo“. Pensate che la sua presenza a bordo delle navi è documentata fin dall’antichità classica; tra i vari personaggi della storia come non ricordarci di Palinuro, l’abile e fidato nostromo di Enea; la leggenda vuole che sia stato sepolto su di un promontorio del Cilento, al quale fu dato proprio il suo nome: Capo Palinuro.
Per la sua lunga esperienza negli ormeggi (momento delicato nello spostamento di una nave) il nostromo è dunque un prezioso referente per il comandante che sta ormeggiando la propria unità. Il suo importante compito include diverse mansioni riguardanti:
• l’ormeggio in banchina ed in mare della nave e di tutte le imbarcazioni interessate alla stessa;
• la provvista e il collaudo di cavi, cime, catene ed ancore che potrebbero servire a bordo;
• le manovre di carico/scarico materiali e merci varie tramite sistemi funicolari;
• il servizio di timoneria;
• la manutenzione esteriore/estetica della nave e delle lance.
Questo singolare personaggio, raffigurato spesso come una persona rozza e sbrigativa, è di fatto il depositario di tutte quelle conoscenze tradizionali dell’arte marinaresca acquisite a seguito della sua lunga attività a contatto con il mare (nelle diverse condizioni meteo). Pertanto egli non ha timore se deve affrontare delle condizioni ambientali estreme che il mare stesso a volte offre ai naviganti.
Con i trilli del fischietto il Nostromo rende gli onori a bordo delle unità della Marina Militare. Questi vengono resi al barcarizzo alle autorità che stanno per transitarvi. In antichità il fischio indicava al personale di servizio in coperta il numero di lanterne che dovevano essere utilizzate per illuminare il cammino e l’accesso al barcarizzo stesso. Ovvero al fischio “QUATTRO ALLA BANDA”, il numero corrispettivo di Marinai (4) si preparava per scendere da bordo; quindi al fischio “FUORI”, gli stessi si dislocavano in modo da illuminare la via per l’accesso al vascello, mentre al segnale “RIENTRA”, i Marinai tornavano a posto, in coperta.
I fischi eseguiti si contraddistinguono in:
– DUE ALLA BANDA, per gli Ufficiali fino al grado di Tenente di vascello e corrispondenti gradi o livelli sia militari sia civili;
– QUATTRO ALLA BANDA, per gli Ufficiali fino al grado di Capitano di vascello e corrispondenti gradi o livelli sia militari sia civili;
– SEI ALLA BANDA, per gli alti Ufficiali fino al grado di Ammiraglio di Squadra e corrispondenti gradi o livelli sia militari sia civili;
– OTTO ALLA BANDA, che sono i massimi onori, vengono tributati alla Bandiera Nazionale/Navale, ai Capi di Stato, ai Caduti.
Anche l’ammainabandiera, sia in porto che in mare, è eseguita con gli ordini al fischio. Quando il più giovane Guardiamarina ha terminato di recitare la Preghiera del Marinaio la Bandiera prima scende e poi torna a riva, questo avviene perché in mare la nave non ammaina mai la sua bandiera; ciò succede soltanto per manifestare la propria resa delle armi dinanzi al nemico.
Nella bella tradizione velica della Marina francese era proprio il Nostromo a dare il cambio all’Ufficiale di guardia quando costui si recava in saletta per consumare il pranzo o la cena in compagnia degli altri Ufficiali; allora il Nostromo mangiava in coperta, sul cassero o nei pressi dell’albero di mezzana; questo al fine di essere sempre presente e vigile tra i suoi Marinai nonché per sorvegliare la velatura e la rotta. Per questo tutti i capitani francesi rispettavano l’usanza secondo la quale il Nostromo doveva essere servito per primo, e nella maggior parte dei casi era proprio il Capitano a servirlo, non appena sul tavolo della mensa ufficiali il famiglio porgeva la prima portata. Di domenica e nelle altre festività, quando a mensa si stappavano delle bottiglie di vino pregiato, il Capitano non si dimenticava di inviargli un buon bicchiere tramite un mozzo. E quando il mozzo tornava poco dopo con il bicchiere vuoto in mano, non ometteva mai di passare vicino al Capitano per dire: “Comandante, il nostromo ringrazia”. Questo ringraziamento, indipendentemente dal fatto se fosse udito o meno dal Comandante, era assolutamente dovuto, pena una mezza dozzina di frustate.
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Commenti
Che dire ... un altro bellissimo scritto del "nostro" Marino.
Non mi resta che aggiungere un meritato ... sei alla banda!
Mi farebbe piacere, ammesso che esista dato che non riesco a trovarlo, ricevere un link per poter ascoltare i segnali con il fischio da nostromo. Ricordo anche che alla Scuola Nocchieri della Maddalena erano esposti quadri con lo spartito musicale dei segnali con fischio.
Credo che la pubblicazione sarebbe graditissima a molti.
Complimenti e grazie.
Finalmente un giusto tributo a Questa categoria di Marinai di Coperta.
Grazie Ezio ,mio padre era nostromo e ne sono sempre stato orgoglioso !!!!
Buona serata Ezio , ed e giusto che sia così, anche per il duro lavoro e responsabilità che svolgono ;;
Grazie Ezio, questo è mio padre..
Nocchiere Barrera Raimondo 49SR 0133
...PRESENTE !!!
da una vecchia traduzione di Nostromo " Uomo rozzo e buzzurro che con urla e fischi conduceva la ciurma all'arrembaggio, l'unica persona a cui era ammessa la bestemmia", proprio per dare incitamento alla ciurma. Oggi si traduce con "" Dottore in Arte Marinaresca e fine Esteta Navale""
Nostromo, era giusto il mio incarico, prima del comando a bordo di Rim.tori d'altura. Mi onoro d'aver fatto parte, di questa speciale categoria.....lo rifarei. Ciao a tutti.
io ero il nostromo del L.MOCENIGO grande sommergibile bei tempi..