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28 Marzo 1941 (Matapan)

di Marino Miccoli

(*) …A largo di Capo Matapan, quella notte, c’era mio padre Antonio, classe 1910. Era il giorno del suo 31° compleanno, quel 28 marzo 1941. Con la qualifica di Capo-cannoniere telemetrista era di servizio in coffa, a bordo del “Fiume”, superbo quanto temibile incrociatore pesante della 1^ Divisione navale della Regia Marina, diretto a recare soccorso all’incrociatore gemello “Pola” fermo e ferito su quel mare che di lì a poco tempo sarebbe diventato un inferno…

Anche lo “Zara”, con i cacciatorpediniere “Alfieri”, “Carducci”, “Oriani”, “Gioberti” fanno rotta per raggiungere il “POLA”; ancora per  alcuni momenti le loro prore solcheranno il Mediterraneo in quella notte fredda, fredda e gelida come la morte che tra pochi istanti avrebbe  sfiorato mio padre, lo avrebbe come accarezzato con il suo falcione in quei tremendi attimi di fuoco.
Sì, la morte sotto forma di acciaio rovente vomitato dalle bocche da fuoco da 381 mm. della flotta inglese in agguato, proprio come una valanga di fuoco che annienta, estingue e tutto distrugge guidata dal RADAR che per la prima volta veniva usato a scopi bellici.
Ecco… alle 22:28 col partire delle prime salve la morte inesorabile  abbatte la sua falce:
spara la corazzata “Valiant” ed è fuoco, fiamme, esseri umani che bruciano…;
spara la “Barham” ed è fuoco, fiamme, urla bestiali di smisurato dolore di marinai che bruciano come torce…;
spara la “Warspite” ed è fuoco, fiamme, ferro incandescente e mare rosso di giovane sangue, mare costellato di  poveri corpi straziati, dilaniati, ridotti a brandelli … galleggeranno  ancora per pochi minuti. Quegl’incrociatori da 10.000 tonnellate di stazza, ancora per poco, saranno come cullati dalle onde divenute crudeli per mano dell’uomo consapevole artefice di questa carneficina..
Ma che cosa è rimasto, di umano, in tutto questo?

Oh, grande ed eterno Iddio,
invocato così nella Preghiera del Marinaio,
poni al più presto la fine,
nella Tua misericordia,
a questa immane sofferenza!
Tu che sei il Signore del cielo e dell’abisso,
ricevi nel Tuo grembo questi tuoi figli,
annegati e dispersi
a causa di quell’assurda atrocità
chiamata guerra.
Dalle tenebre abissali
accogli questi giovani marinai
alla luce del Tuo volto!
Fa che mai, mai più i mari
siano insanguinati
da uomini privati del bene
più prezioso: la vita.

Matapan … scandendo questo nome mi sembra di udirei tristi rintocchi di una campana a morto;
Matapan … e duemilatrecentootto cuori di giovani marinai italiani cessano di palpitare;
Matapan… 28 marzo 1941: 35° 30 Nord – 21° 00 Est laddove ha trionfato la morte!

A largo di Capo Matapan, quella notte, c’era mio padre (*).


(*)
Pregiatissimo signor Ezio Vinciguerra,
dopo aver visitato il suo stupendo sito ho deciso di inviarLe questa mia poesia che vuole rappresentare un mio modesto omaggio a tutti i Marinai della Regia Marina caduti a seguito dell’agguato che la flotta inglese tese la notte del 28 marzo 1941 a quella italiana. In quella triste occasione gl’inglesi fecero per la prima volta uso del radar: alle ore 22:30 circa il Regio Incrociatore Fiume, su cui era imbarcato fin dal 1938 mio padre, Antonio Miccoli, affondò sotto i micidiali colpi da 381mm. delle corazzate inglesi che spararono a breve distanza.
Questo superbo quanto temibile incrociatore pesante (10.000 tonn. di stazza)della classe “Zara” sorpreso dal fuoco nemico dopo pochi minuti si inabissò in un mare di fiamme.
Degli 841 uomini che componevano l’equipaggio, 813 perirono.
Il Maresciallo capo-cannoniere telemetrista Antonio Miccoli scampò a quella immane tragedia con soltanto altri 27 superstiti. Fu preso prigioniero dagl’inglesi e internato in vari campi di prigionia situati in Egitto, in Sudafrica (Zonderwater Block) e in Inghilterra.
La prigionia durò ben 5 anni, esattamente fino al “20 maggio 1946”, giorno in cui fu rimpatriato e sbarcato a Maridepo Napoli.
Da quella data continuò la sua carriera in Marina fino al “29/3/1962”, giorno in cui andò in congedo con il grado di Guardiamarina del C.E.M.M..
Tra le varie decorazioni conferitegli, anche la nomina a Cavaliere dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” (F.O.M. 15/9/1959) da parte del Presidente Giovanni Gronchi.
Signor Ezio, consideri anche questa mia e-mail un omaggio, un riconoscimento al suo personale impegno nella realizzazione del bellissimo sito.
Non posso congedarmi da Lei senza levare il saluto alla voce:
VIVA LA REGIA MARINA! VIVA I MARINAI D’ITALIA!
Con stima Marino Miccoli

https://www.lavocedelmarinaio.com/ago09/matapan.php

Commenti

  • Bellisima storia...che tocca profondamente il cuore,e sopratutto l'Amore per il propio papa'.

  • Sono della tua lunghezza d'onda Raimondo e poi diciamolo francamente Marino Miccoli ci sa fare con le parole... prova a leggere sul sito la storia del giovane cavaliere San Giorgio. Naturalmente gradisco un tuo personale commento. Ti abbraccio Ezio

  • Grazie a Lei, Raimondo, che ha ben capito il senso del mio scritto, che è stato dettato proprio dall'Amore (quello con la A maiuscola) che un figlio può provare per la persona che l'ha generato.

    Anche a Lei, Ezio, grazie di vero cuore per il suo apprezzamento, non solo per lo scritto dedicato alla notte del 28 marzo 1941 CAPO MATAPAN, ma anche per il positivo commento espresso nei confronti dell'inizio del mio breve romanzo storico. Spero di non deludere le Sue attese nel prosieguo.

    Sono contento che persone attente come voi due abbiano letto questo mio modesto scritto che altro non vuole essere che un modesto omaggio alla memoria di tutti i valorosi MARINAI ITALIANI periti nell'agguato che la flotta inglese tese a quella italiana a largo di Capo Matapan la notte del 28/3/1941.
    ONORE A TUTTI LORO.

  • I veri italiani sono riconoscenti e hanno tutta l'ammirazione per gente come tuo padre il quale ha preso parte con coraggio e ardore alla battaglia di Matapan e a coloro che si sono immolati nell'adempimento del proprio dovere per la Patria,grazie signor Marino per la sua testimonianza

  • Stimato Stefano,
    la drammaticità per la Regia Marina di quello che io definisco l'AGGUATO di Capo Matapan (battaglia non ce ne fu... o quasi) costituita dal triste bilancio del numero dei morti e dei dispersi (2303) è il frutto di una serie di errori, commessi a mio avviso dal Comando di Squadra e da Supermarina.
    Gli equipaggi, costituiti da Marinai che hanno dimostrato di possedere professionalità e abnegazione, ne pagarono le conseguenze.

  • Gent.mo Miccoli, sono Luigi Atzori di Serramana, che ha scritto una piccola storia su due marinai serramannesi,dispersi nella battaglia di Matapan,desideravo avere un contatto telefonico per ringraziarla delle grandi storie e di avvenimenti accaduti. Grazie Luigi Atzori

  • salve,
    sono barucca roberto figlio di Virgilio, uno dei pochi superstiti della battaglia di Capo Matapan, vorrei se possibile contattarla per inserire documenti e foto riguardo la prigionia di mio padre. aspetto notizie.

    cordiali saluti

  • dopo l'affondamento della sua nave,il Leon Pancaldo e la seguente prigionia,mio padre si chiuse in se e piu' nulla del suo passato marinaro ci parveni'.
    Nome Pietro Bruschini,classe 13, Pola,La Spezia e Tarquinia.Era nel 1932 in Cina;Grado : Maresciallo.
    inbarcato nel Leon Pancaldo. Emigrato in Belgio nel 1951 ,deceduto nel 1993.
    Cerco di ricostruire il suo passato da marinaio , ogni dato che ricevo m'aiuta a "conoscere "mio padre.
    Grazie a tutti.
    Lanfranco

  • Voglio associarmi ai vostri sentimenti.
    Mio padre, Licio Sassaroli, era un giovane guardiamarina di S.M., imbarcato sul Pola.
    Dopo l'affondamento, ed una notte in acqua abbracciato a un carabotino, fu ripescato dagli inglesi, e poi mandato in prigionia in Egitto e poi in India. Fu rimpatriato nel 1943, in uno scambio di prigionieri, e dopo le cure, (aveva contratto una malattia tropicale),integrato nella X MAS. Vedere le foto del Pola, e leggere la sua sfortunata storia, e pensare a le tantissime giovani vite spezzate, mi ha commosso. Papà non ne parlava volentieri, e posso capire il motivo.
    Un abbraccio a tutti.
    Enrico Sassaroli

  • Egregio signor Enrico Sassaroli,
    nella tragica notte del 28 marzo 1941 l'Equipaggio del regio incrociatore POLA visse più a lungo delle altre unità i drammatici momenti di guerra, perchè fu l'ultimo (dopo tristi vicende) ad essere affondato; quei Marinai hanno potuto assistere allucinati all'intero svolgersi dell'attacco inglese, dall'inizio alla fine, contro le ignare unità italiane che stavano giungendo per rimorchiarlo.
    Suo padre, come il mio (che era non distante dal suo) hanno assistito e vissuto direttamente quel macello. I nostri genitori (tra i pochi sopravvissuti) erano restìi a parlare di quei momenti di morte ed il motivo è amaramente comprensibile.
    Un cordiali saluto e una calorosa stretta di mano Le giunge da parte mia.
    Marino Miccoli

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