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    Paolo Massari (Bari, 8.4.1921 – 3.12.1943)

    di  Contrammiraglio (r) Michele Dammicco

    … riceviamo e con orgoglio misto a commozione pubblichiamo.

    (Bari, 8.4.1921 – 3.12.1943)

    Il Sottocapo motorista navale Paolo Massari è deceduto nel bombardamento al porto di  Bari il 3 dicembre 1943. Oggi la sorella 93enne ha donato questa documentazione all’Associazione Nazionale Marinai di Bari.

    La motonave requisita quale incrociatore affondata nel porto di Bari con altre 10 navi.
    La nave U.S.A. aveva un carico di iprite.

    Dello stesso argomento sul blog:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2021/12/2-12-1943-bari-quella-storia-top-secret-dimenticata%e2%80%a8-4/

  • Attualità,  Per Grazia Ricevuta,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    Come è stata la vita di Giuda noi lo sappiamo?

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Buongiorno ai naviganti,
    come è stata la vita di Giuda noi non lo sappiamo!
    Ognuno di noi ha la possibilità di tradire! Ognuno di noi è un piccolo Giuda!
    La dignità umana non è polvere giunta dal deserto ma è quella che dobbiamo avere e non vi è scusa, no, non vi è ragione per affidarla ai traditori. Patrie gloriose, indifese da chi non ferma tanta decadenza, bloccate dalla casta, vilipese.
    La chiesa cristiana celebra il tradimento, e il popolo riprende coscienza.
    Spero, ma io non ho più tempi lunghi, pertanto posso solo seminare, finché rinasca la nuova aurora.
    Spero giunga il sole dell’intelletto a riportare dignità e rigore fino a creare il potente effetto che renda innocuo il mentitore.
    Spero…
    Amen!

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    Cesarino Gatta (Parma, 21.8.1911 – Mare, 8.4 1943)

    segnalato da Paolo Baroni

    (Parma 21 agosto 1911- Mare di Villasimius 8 aprile 1943)

    Figlio di Sabino e di Palmira Cordiviola. Laureatosi a Parma nel 1936, allo scoppio della seconda guerra mondiale riuscì così a farsi assegnare alla Marina e a imbarcarsi sul cacciatorpediniere Da Mosto con il grado di capitano, quale medico di bordo. Prese parte alla violenta campagna militare per il Canale di Sicilia e quindi, avuta una licenza, rientrò a Parma. Richiamato a Trieste per essere imbarcato, gli giunse la notizia che tutti i compagni del Da Mosto erano tragicamente periti: il cacciatorpediniere, mentre era diretto verso il porto triestino, era stato infatti affondato. Nessun uomo dell’equipaggio si salvò. Assegnato all’Andrea Doria, nel corso di un bombardamento, mentre prestava le cure ad alcuni feriti, rimase colpito a una gamba. Fu ricoverato per un periodo di convalescenza, dopo cinquantatré mesi di servizio sul mare, nell’ospedale Sicilia a Taranto. Una volta dimesso, venne mandato sulla nave ausiliaria Loredan, che prestava servizio tra Civitavecchia e Olbia e Civitavecchia e Cagliari. Nell’aprile del 1943, mentre la nave era in vista delle coste della Sardegna, fu affondata da un sommergibile inglese. Metà dell’equipaggio riuscì a mettersi in salvo, ma il Gatta vi trovò eroica morte.


    Alla sua memoria fu concessa la medaglia d’argento al valor militare, con la seguente motivazione:
    Ufficiale medico di elevate doti professionali, imbarcato su unità di scorta gravemente colpita da un siluro, infondeva al personale fiducia e coraggio ed incurante della propria incolumità, accorreva presso un gruppo di feriti per portare loro il suo soccorso materiale e morale. Mentre l’unità affondava rapidamente egli, respinte le esortazioni dei camerati che lo invitavano a salvarsi sull’ultima imbarcazione calata in mare, rimaneva sulla nave nell’assolvimento del suo compito generoso ed umano. Scoppiata la Santabarbara, veniva travolto con l’unità nell’esplosione e con essa scompariva: luminoso esempio di abnegazione e di elevate virtù militari”.
    FONTI E BIBL.: Gazzetta di Parma 5 luglio 1963, 4; Decorati al valore, 1964, 88.

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    8.4.2018, nel ricordo di Mario Fusco

    Addio signore dei mari,
    anche se molti non ti conoscevano, mi sento di dire a nome di tutta la grande famiglia dei marinai, che occuperai per sempre un posto speciale nei nostri cuori.
    Come tutti i marinai impavidi, hai vissuto una vita intensa e fuori dal comune, una vita straordinaria come la tua fine terrena, tra cielo e mare.
    Ti giunga gradito dai tuoi ragazzi, un abbraccio grande, profondo e trasparente, a te e ai tuoi cari, grande come quel mare che ci portiamo dentro e che nessuno mai, per nessun motivo, potrà inquinarci. 

    Vorrei ringraziarVi di cuore per la vicinanza nel cordoglio della perdita di mio padre.
    Il gesto di vedere intervenire uomini, marinai e incursori è stato per noi, famigliari dell’estinto, una luce che ci ha illuminato il cuore in un momento poco sereno.
    E’ grazie ad azioni simili, pensate e compiute da persone come Voi (marinai d’Italia), che gli attimi bui possono essere superati, in particolar modo mia madre è stata innegabilmente sentita e impressionata dalla vostra distinta, cordiale e impeccabile presenza.
    La decisione di inviare una piccola rappresentanza, in divisa, a rendere gli onori all’Ammiraglio Fusco, anche con la commovente lettura della preghiera del marinaio, avrebbe reso massima soddisfazione ed orgoglio al defunto Incursore.
    Ancora una volta la Marina Militare ed il Comando Incursori in particolare, si sono distinti per pregio, capacità ed onore sottolineando le qualità eccezionali degli uomini che ne fanno parte e dei loro Comandanti.
    E’ per noi famigliari un gesto obbligato, doveroso ma chiaramente sentito scrivere queste righe di debito ringraziamento a tutti.

    firmato Cap. Alessio Tommaso Fusco e famiglia

    Operazione Tarantola
    di Mario Fusco

    Stavamo prendendo parte ad un’esercitazione, mi pare fosse una “Tarantola”, e dovevamo attaccare l’ex centrale operativa di Massafra.
    Il team, aveva attraversato i terreni coltivati ad ulivo e mandarini (ricordo che ognuno di noi mentre camminava staccava a casaccio qualche mandarino sperando nel buio più pesto di cogliere quelli maturi in quanto non era ancora la stagione).
    Arrivati  nei pressi dell’obiettivo ed essendo ancora presto, decidemmo di attendere bivaccando in una grotta che si trovava a poche decine di metri dalle sentinelle. Quindi nel silenzio più assoluto approfittammo della sosta per rifocillarci.
    D’un tratto sentimmo dei rumori del tipo “crac crac” come di legno che si spezzava. Rimanemmo in attesa nel buio più nero, poi ancora quel caratteristico “crac crac”. Domandai a bassa voce:
    – “Cos’è stato?” Silenzio. Poi udii dal fondo della grotta un mormorio: era Bertacco che ci spiegava che al posto dei viveri di combattimento, aveva portato, perché regalatigli dall’allora fidanzata, delle noci, ma ancora con il guscio e stava quindi cercando di aprirle per poterle mangiare. Inutile dire che non gli fu permesso di terminare il suo pasto e che anzi al termine dell’esercitazione, fu costretto ad offrire da bere a tutto il team.
    L’attacco all’obiettivo ebbe comunque esito positivo, nonostante le noci.

    Buongiorno stimatissimo Cap. Alessio Tommaso Fusco
    adesso siamo certi che il suo (e nostro) papà, riposa in pace fra i flutti dell’Altissimo.

    Non si perdono mai coloro che amiamo, perché possiamo amarli in Colui che non si può perdere.
    Nel percorso della nostra vita talvolta si è costretti a dover affrontare momenti che hanno la parvenza di essere tristi quando una persona a noi cara sembra allontanarsi.
    La voglia di ben figurare come membri della “Grande Famiglia” a cui apparteniamo, ci deve perseguire a perorare il suo buon esempio.
    Ringraziamo Dio di averci messo sullo stesso cammino di saggezza.
    Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

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    Giovanni Cappiello (Sant’Agnello (NA), 14.4.1920 – Grottaglie, 8.4.1942)

    di Antonio Cimmino

    (Sant’Agnello (NA), 14.4.1920 – Grottaglie, 8.4.1942)

    Giovanni Cappiello nasce a Sant’Agnello (NA) il 14 aprile 1920.
    Era un marinaio della Regia Marina deceduto l’8 aprile 1942 a seguito di incidente mentre era di servizio sull’unità navale della Regia Marina “Caio Duilio”.


    La guerra era al suo culmine e il giorno 3 aprile 1942 Giovanni era di servizio in coperta sulla sua unità ormeggiata nel porto di Taranto. Quel giorno infuriava una forte tempesta, cosicché una folata di vento lo sbatté a terra facendolo battere violentemente sulle strutture in ferro della nave. L’urto gli procurò una frattura alla spina dorsale. Trasportato immediatamente all’ospedale militare della vicina Grottaglie trovò la morte l’8 aprile 1942, data di in cui il Comando Militare comunicò il lutto alla famiglia.
    Sull’elenco dei Caduti e Dispersi della Marina Militare risulta deceduto in territorio metropolitano il 10.4.1942.