Storia

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    25.3.1926, entra in servizio la regia nave Quintino Sella

    di Carlo Di Nitto

    Il regio cacciatorpediniere “Quintino Sella”, classe omonima, (sigla SE) dislocava 1480 tonnellate a pieno carico. Costruito nei Cantieri Pattison di Napoli, era stato impostato il 12 ottobre 1922, varato il 25 aprile 1925 ed era entrato in servizio dal 25 marzo 1926.
    Nell’estate 1926 compì una lunga crociera in porti greci, nel Dodecaneso, Cipro, Alessandria d’Egitto e Tobruk per rodare gli impianti e l’apparato di propulsione. Fu poi dislocato a Livorno a disposizione dell’Accademia Navale. Negli anni successivi effettuò, oltre alla normale attività addestrativa svolta prevalentemente in Alto Adriatico, anche numerose crociere estive.
    Nei primi mesi del 1936 fu inviato nei possedimenti italiani in Egeo e in Cirenaica. Rientrato in Italia, venne assegnato a Brindisi per attività locale. Nell’estate del 1939 fu dislocato come stazionario nel Dodecaneso. Qui si trovava quando l’Italia entrò in guerra e, nel Mar Egeo, esplicò prevalentemente la sua attività bellica, partecipando all’occupazione di varie isole greche e svolgendo servizio di protezione del traffico. Effettuò oltre 125 missioni percorrendo circa 44.000 miglia in zone intensamente contrastate dal nemico.

    Alla data dell’armistizio dell’8 settembre 1943, si trovava ai lavori a Venezia. Essendo imminente la caduta della Piazza di Venezia nelle mani dei Tedeschi, nel primo pomeriggio dell’11 parti per trasferirsi al sud, dopo aver imbarcato circa 300 profughi civili. Purtroppo alle ore 17.45 a circa 30 miglia a sud di Venezia, fu sorpreso da una motosilurante germanica nascosta dietro alcuni piroscafi, già catturati dai tedeschi, che aveva incrociato. Colpito in pieno da due siluri e spezzato in due, affondò rapidamente trascinando con sé 27 membri dell’equipaggio e oltre 200 civili.
    Il suo motto fu: “Virtutis praetium” (premio del valore).

    ONORE AI CADUTI
    Cesare Ciabatti, marinaio fuochista, disperso
    Salvatore Cienzo, marinaio nocchiere, disperso
    Alessandro Coppola, sergente S. D. T., disperso
    Amedeo Criscuolo, marinaio, disperso
    Giuseppe D’Henry, sottotenente di vascello, deceduto
    Domenico Dalino, capo meccanico di terza classe, disperso
    Simone Damonte, marinaio fuochista, disperso
    Sebastiano De Martino, marinaio cannoniere, disperso
    Giacomo Devecchi, sottocapo S. D. T., disperso
    Gustavo Gianese, tenente di vascello, deceduto in territorio metropolitano il 19.9.1943
    Sebastiano Gullino, sottocapo radiotelegrafista, deceduto
    Fulvio Mastracchio, tenente di vascello, disperso
    Giuseppe Matarese, aspirante (Genio Navale), disperso
    Cesare Mora, sottocapo meccanico, disperso
    Ottavio Pione, marinaio motorista, disperso
    Gennaro Raia, marinaio, disperso
    Lionello Re, marinaio, deceduto il 12.9.1943 in territorio metropolitano
    Luigi Serra, marinaio nocchiere, disperso
    Riziero Simeone, sottocapo cannoniere, disperso
    Paolo Troncossi, sottocapo segnalatore, disperso
    Natale Vannozzi, marinaio fuochista, disperso.
    (Fonte conlapelleappesaaunchiodo)

    Dello stesso argomento su blog:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2021/12/guido-cervone-gaeta-2-12-1913-8-12-2013-3/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2014/09/11-9-1943-affondamento-regia-nave-quintino-sella/

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    25.3.1938, entra in servizio il regio sommergibile Ascianghi

    di Carlo Di Nitto

    Il regio sommergibile Ascianghi, classe Adua (sigla AS), dislocava 683/856 tonnellate (emersione/immersione). Fu impostato il 20 gennaio 1937 nei Cantieri O.T.O. di La Spezia e varato il 5 dicembre dello stesso anno. Venne consegnato ed entrò in servizio nella Regia Marina il 25 marzo 1938. Tre giorni dopo fu destinato alla base di Lero.
    All’inizio del secondo conflitto mondiale, si trovava dislocato a Cagliari e venne inviato ad operare nella zona di mare compresa tra Capo Sant’Antonio (Corsica) e l’isola di Formentera (Baleari).
    Svolse numerose missioni di agguato e pattugliamento, tra le quali vanno ricordate:
    – il 21 settembre 1941, al largo di Beirut, intercettò e bloccò con lancio di siluri la petroliera “Antar”. Dopo aver dato tempo al suo equipaggio di porsi in salvo con le scialuppe, la affondò con il cannone;
    – il 3 novembre 1942, durante la navigazione da Messina a Tobruk, salvò in mare aperto 20 militari tedeschi che erano stati abbattuti con l’aereo che li trasportava;
    – il 15 novembre 1942, mentre si trovava nella baia di Bougie (Algeria), alle ore 03.40 attaccò una formazione di navi nemiche in uscita dal porto. Il lancio dei suoi siluri affondò il dragamine veloce di squadra “Algerine.

    Il 16 luglio 1943 era partito da Napoli per una missione di agguato al largo fra Augusta e Catania. Nel pomeriggio del 23 avvistò una formazione navale nemica composta da incrociatori e cacciatorpediniere contro la quale non esitò a lanciare due siluri da distanza ravvicinata. Mentre cercava di disimpegnarsi, subì una violenta caccia da parte dei CC.TT. nemici “Laforey” ed “Eclipse”. I gravi danni subiti dallo scafo lo costrinsero ad emergere, deciso però a continuare il combattimento in superficie. Appena emerso, però, fu subito centrato dalle artiglierie dei due CC.TT. che provocarono gravi perdite fra l’equipaggio ed ulteriori pesanti avarie al battello che, alle ore 16.00 circa, dopo essere rimasto pochi minuti a galla, affondò definitivamente per una via d’acqua a poppa nel punto lat. 37° 09’ Nord e 15° 22’ Est (circa 9 miglia a SE di Augusta).
    Nell’affondamento persero la vita 23 Marinai.
    ONORE AI CADUTI!

  • Che cos'è la Marina Militare?,  Curiosità,  Marinai di una volta,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    Di mio nonno Carlo conosco solo il suo nome

    di Stefano Giuntoli

    – S.O.S. RICHIESTA NOTIZIE E FOTO – 

    … riceviamo e con immenso orgoglio e commozione pubblichiamo questa struggente storia di un Ufficiale del regio reggimento San Marco.

    Buonasera Luogotenente Vinciguerra,
    invio la presente per ottenere informazioni riguardo a mio nonno, di cui purtroppo conosco solo il nome di battesimo, Carlo, ricavato dalla sola foto che ho di lui e che allego in copia, con dettagli (è il terzo in piedi da destra in divisa da ufficiale: foto nn. 1-3). Da tale foto e dalla testimonianza di mia madre, che purtroppo non lo ha mai conosciuto, ho potuto effettuare qualche ricerca, che potrebbe essere utile a una sua identificazione e i cui risultati espongo di seguito.

    Come detto, il nome di battesimo è Carlo, e sul retro della foto allegata ha scritto “Al ritorno, dopo aver eseguito una pattuglia nel territorio di Addis Abeba..”. Dalla sua divisa e da quella dei militari con lui si evince la loro appartenenza al Battaglione San Marco, nome che peraltro si legge sulla fascia del casco coloniale del soldato seduto all’estrema destra della foto. Ho potuto confrontare le divise con quella di militari in altra foto dell’Istituto Luce in cui il Battaglione sfila ad Addis Abeba (allegato n. 4) e con quella di un capitano di fregata appena sbarcato al rientro dalla campagna di Etiopia (presente nel libro di Luigi Emilio Longo, La campagna italo-etiopica (1935-1936), Tomo I, Roma 2005 Stato Maggiore dell’Esercito – Ufficio Storico, p. 531: in questa ponderosa opera la partecipazione del Battaglione San Marco è menzionata solo a p. 466, nota 490, con bibl.). Risulta probabile che questo fosse anche il grado di mio nonno Carlo (mia madre lo sentiva menzionare come “capitano”).

    Dal libro Forze speciali italiane 1915-2020 della Anel Anivac si ricava che: “Nel 1936 il San Marco fu impegnato su diversi fronti: contro l’impero etiopico, a Tangeri e nello sbarco in Albania (1939). Il reggimento ebbe un ruolo di primissimo piano nelle campagne coloniali italiane e nella seconda guerra mondiale, venendo impiegato sia nell’Egeo che in Africa e partecipando alla difesa di Tobruk. Già dal 15 agosto 1939 il reggimento venne mobilitato: il 1 settembre Hitler invase la Polonia; vennero chiamati i riservisti, il contingente cinese fu rafforzato e il grosso del San Marco venne radunato a Pola, dove venne ristrutturato dal 1940 come reggimento, composto da due battaglioni (Grado e Bafile)”.

    Dal giornale “l’Arena di Pola” del 1939 la notizia che il 3 maggio “Caloroso saluto al Battaglione San Marco che torna a Pola reduce dall’Albania”.
    Dato che mia nonna e mia mamma sono di Pola e mia madre è nata il 16/1/1938, è estremamente probabile che mio nonno Carlo prestasse servizio nella locale caserma del Battaglione San Marco “Andrea Bafile”, di cui ho reperito una cartolina postale del 1941 (allegato n. 5) e nominata anche nel giornale “L’Arena di Pola” n. 1909 del 21/10/1975 in cui si riporta nella rubrica Pola dell’altro ieri una foto della caserma del Battaglione San Marco “Andrea Bafile” nella cui didascalia si dice che è stata scoperta nel 1934 una targa per i caduti del Battaglione nella guerra 1915/18.
    Ancora più importante ai nostri fini è la notizia riportata dallo stesso giornale del 1937 che il 7 febbraio “Giunge a Pola il Battaglione San Marco reduce dall’A.O.I. (Africa Orientale Italiana): trionfali accoglienze da parte della cittadinanza”.
    Infine, riassumendo i dati esposti sopra, per l’identificazione del cognome di mio nonno siamo in possesso dei seguenti dati:

    1) Il nome di battesimo era Carlo.

    2) Era ufficiale del Battaglione San Marco col grado (probabile) di capitano di fregata.

    3) Ha prestato servizio nella guerra di Etiopia (dove il Battaglione San Marco è stato impiegato dal 1936 al 1937), nel territorio di Addis Abeba.

    4) Era con ogni probabilità in servizio alla caserma del Battaglione San Marco “Andrea Bafile” a Pola, città in cui vivevano mia nonna e mia madre.

    5) Dovrebbe essere rientrato a Pola con il Battaglione San Marco il 7 febbraio 1937, data compatibile con il concepimento di mia madre, che è nata il 16 gennaio 1938.

    Da un controllo da me effettuato sui nominativi dei militari italiani caduti e sepolti nei cimiteri di guerra in Etiopia non è emerso alcun nome compatibile con il grado e il corpo di appartenenza di mio nonno.
    Ho interpellato per primo il Battaglione San Marco e mi è stato risposto che non dispongono dei dati che chiedevo e di rivolgermi all’Ufficio Storico della Marina. La richiesta di poter effettuare personalmente una ricerca presso l’Ufficio Storico della Marina ha avuto come cortese e celere risposta che loro non possiedono dati relativi a nominativi del personale militare e di rivolgermi al Persomil. Cosa che ho fatto, inoltrando, su loro richiesta telefonica, i dati in mio possesso riportati sopra e le foto allegate: mi è stato risposto, però, che in assenza di nome e cognome (cosa che vado appunto cercando), il loro ufficio non può effettuare alcun controllo e che non ha accesso ai dati relativi ai militari dei contingenti stanziati nelle caserme o impiegati in scenari bellici.
    Non volendomi rassegnare a non riuscire ad avere notizie riguardo a mio nonno e arrivare almeno a conoscerne il cognome, le chiederei un suggerimento su come procedere a ulteriori ricerche e a quale ente potrei rivolgermi o magari nel contempo giungere a qualche indicazione attraverso l’immagine di altri militari con lui nella foto, che qualche parente potrebbe riconoscere, se pubblicata nel suo seguito blog.
    Riassumendo, le ricerche, che vorrei effettuare, dovrebbero essere indirizzate verso l’esame di un elenco nominativo degli ufficiali del Battaglione San Marco di stanza alla caserma “Andrea Bafile” a Pola almeno tra il 1935 e il 1937 e quello degli ufficiali del San Marco impiegati in quegli stessi anni nella guerra di Etiopia e di stanza nel territorio di Addis Abeba.
    Sono consapevole che i dati in mio possesso non sono molti, ma confido nel fatto che il Battaglione San Marco era un corpo speciale numericamente non molto consistente nella guerra di Etiopia e che non molti – probabilmente – dovevano essere gli ufficiali di nome Carlo in servizio in quella campagna e di stanza nella caserma “Bafile ” di Pola.
    Per mia madre e la mia famiglia sarebbe molto importante poter arrivare a conoscere il cognome di mio nonno, punto da cui partire per ulteriori ricerche sulle sue vicende e magari poter trovare il luogo dove riposa.
    Ringrazio della cortese attenzione e spero in qualche indicazione positiva.
    Stefano Giuntoli –  via Andrea di Bonaiuto, 53 – Firenze – cell. 347/1929098

    Buonasera signor Giuntoli,
    ho impiegato quasi una settimana per le ricerche di “Carlo”.
    I quesiti che Le rivolgo sono i seguenti in mancanza del cognome o almeno della località di nascita non so che dire.
    Lei è convinto sia del suo nome di battesimo, sempre che sia Carlo, e che sia deceduto in Etiopia.
    Diciamo subito che durante la Seconda Guerra Mondiale di marinai del San Marco morti che avevano il nome Carlo sono 5 (cinque), ma nessun ufficiale fra di essi.
    Per quanto riguarda l’Etiopia Le allego l’elenco dei Caduti sepolti nei cimiteri etiopici redatto dall’Ambasciata.
    Non c’è nessun Carlo del San Marco, ovvero ci sono alcuni Carlo di cui non è scritto il reparto di appartenenza oltre ai soliti ignoti.
    Ritornando alla mia ricerca ho trovato un libro di Sergio Jacuzzi sul Marco in Africa
    di cui allego il link:
    https://www.ibs.it/san-marco-in-africa-storie-ebook-sergio-jacuzzi/e/9791220810609

    Per quanto sopra posso aiutarla pubblicando sul blog lavocedelmarinaio.com, col suo permesso, la mail integralmente, le foto, e anche la mia risposta per trasparenza e per doveroso rispetto dei lettori a similitudine di altri post dove esordisco con un S.O.S. RICHIESTA NOTIZIE E FOTO (in media lo faccio 3 volte durante l’anno solare) nell’augurio che qualcuno dia qualche ulteriore indizio utile per la sua ricerca.
    In attesa di un suo cortese cenno e nell’augurio di esserle stato di aiuto, riceva gradito un abbraccio grande come il mare della Misericordia Divina.
    Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
    7.11.2023 ore 20.30

    Buonasera gentile sig. Vinciguerra,
    per prima cosa la ringrazio di cuore del suo interessamento e del tempo che ha speso nella ricerca. Mi permetto però di rettificare alcuni punti che mi segnala.
    1) Che mio nonno si chiamasse Carlo è certo perché così si firma nel retro della foto che le ho allegato e così è sempre stato menzionato a mia madre.
    2) Io non penso che sia caduto in Etiopia e anch’io, come le avevo scritto, avevo fatto un controllo dell’elenco dei caduti nei cimiteri italiani in Etiopia.
    3) Al contrario penso che sia rientrato a Pola dall’Etiopia col battaglione San Marco ai primi di febbraio del 1937, come riportato dal giornale “L’arena di Pola”, data compatibile col concepimento di mia madre, nata nel gennaio 1938.
    4) Ritengo molto probabile che fosse di stanza nella caserma “Bafile” di Pola, città dove si trovava il grosso del Battaglione San Marco e dove viveva mia nonna e poi è nata mia madre. 

    Pertanto ciò che chiedevo era un suggerimento su come poter effettuare un controllo sull’elenco degli ufficiali del San Marco di stanza alla caserma “Bafile” di Pola tra il 1935 e il 1937 e impiegati nella guerra di Etiopia.
    Purtroppo la mia richiesta al Persomil non ha potuto avere seguito per mancanza di un cognome e l’Ufficio Storico della Marina mi ha risposto di non disporre dei dati sui nominativi dei militari. Anche il Battaglione San Marco sembra non possedere tali dati.
    È solo a questo punto che mi sono permesso di rivolgermi a lei, avendo avuto modo di apprezzare il suo seguitissimo blog.
    Se potesse indicarmi una via per poter accedere a tali informazioni le sarei molto grato, senza che lei debba impiegare il suo tempo.
    In ogni caso la autorizzo senz’altro a pubblicare le foto e la nostra corrispondenza nel suo blog “La voce del marinaio”, nella sezione che mi indicava.
    Oltre a poter produrre qualche informazione, potrebbe anche servire a qualcuno a riconoscere gli altri soldati in esse ritratti. E, non ultimo, mi sembrerà così di far tornare mio nonno a far parte a quella comunità di militari del mare a cui aveva scelto in vita di appartenere.
    La ringrazio davvero sentitamente dell’attenzione al caso che le ho sottoposto e dell’attività che svolge con tanta passione e partecipazione con il suo blog.
    7.11.2023 ore 21.14

    Buongiorno sig. Giuntoli,
    secondo me non esiste alcun elenco del personale San Marco di stanza alla caserma “Bafile” di Pola tra il 1935 e il 1937 e impiegati nella guerra di Etiopia.
    Possono esserci documenti vari con indicati qualche nome all’Ufficio Storico della Marina Militare. Occorre in tal senso andare personalmente, tramite prenotazione.
    L’Ufficio Storico, per la consultazione di tutta la documentazione, è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì previo appuntamento telefonico ai nr. 06/36807233 oppure 06/36807227 (per l’Archivio Storico) – 06/36807234 (per l’Archivio Fotografico).
    L’Ufficio Storico, come tutti gli istituti dello Stato in possesso d’archivi, non effettua ricerche per conto terzi.
    Non appena possibile pubblicherò mail e foto nell’augurio  che qualcuno ci possa dare utili informazioni.
    Le mando una mail del link appena publico.
    Pancrazio “Ezio”
    8.11.2023 ore 11.00

    Buongiorno sig. Vinciguerra,
    la ringrazio della sua risposta. Speravo che potessero esistere archivi del personale militare a cui attingere le informazioni che mi stavano a cuore. Nel frattempo consulterò il libro che mi ha indicato, alla ricerca di qualche dato che mi aiuti a collocare storicamente la vicenda umana di mio nonno. Credo che sarebbe di consolazione a mia madre, ormai anziana, avere qualche notizia del padre che non ha mai conosciuto.
    La ringrazio anche per la futura pubblicazione nel suo blog delle foto e della nostra corrispondenza. Lei sta facendo un lavoro importante per la nostra memoria individuale e collettiva, di cui dobbiamo tutti esserle grati.
    Anche se non ci conosciamo, le mando un caloroso abbraccio.
    8.11.2023 ore 11.29

    Buonasera signor Vinciguerra,
    o vorrei chiamarla semplicemente Ezio, se permette, perché lei si è subito comportato con me come una persona amica. Ho immediatamente aperto il suo blog e, oltre a ringraziarla dell’attenzione e del tempo che ha dedicato alla mia richiesta, non posso nasconderle l’emozione e la commozione nel vedere pubblicate le foto di quel nonno, di cui non ho mai saputo niente. Coltivo davvero la speranza che magari qualcuno possa riconoscerlo o riconoscere i militari presenti con lui nella foto. Non mi rassegnerò comunque, in linea col carattere dovuto al mio sangue fiorentino e istriano, e cercherò ogni via possibile che possa farmi avere qualche notizia su di lui.
    In ogni caso desidero ancora esprimerle la gratitudine mia, di mia sorella e di mia madre.
    8.11.2023 ore 20.41.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni,  Storia

    Carlo Mirabello (Tortona, 17.11.1847 – Milano, 24.3.1910)

    a cura Roberto Tento (*)

    (Tortona, 17.11.1847 – Milano, 24.3.1910)

    Carlo Mirabello nacque a Tortona (Alessandria) il 17 novembre 1847, fu ammesso alla Scuola di Marina di Genova nel 1861, conseguendo la nomina a guardiamarina nel 1865. Prese parte alla campagna del 1866 contro l’Austria, imbarcato sulla pirofregata di 1° ordine a elica Gaeta. Molto versato negli studi idrografici, partecipò alle campagne idrografiche susseguitesi dal 1870 al 1880, dando un cospicuo contributo agli importanti lavori di rilevazione idrografica e geodetica compiuti lungo le coste italiane e di alcune zone del Mar Rosso. Nel 1872 consegui la promozione a luogotenente di vascello di 2′ classe e nel 1876 di 1 classe. Ebbe lunghi imbarchi per oltre ventidue anni, tra i quali ricordiamo le navi idrografiche Monzambano e Washington, gli avvisi Rapido e Fieramosca in Mar Rosso, il comando di cannoniere e torpediniere. Promosso capitano di corvetta nel 1884 e capitano di fregata nel 1887, ebbe il comando della corvetta ad elica Vettor Pisani e della fregata ad elica Maria Adelaide. Tra le destinazioni a terra di rilievo quella di direttore dell’Istituto idrografico della Marina nel 1889.
    Promosso capitano di vascello nel 1990, fu comandante della corazzata Lepanto e durante la crisi di Creta del 1897- 1898 della corazzata Sicilia, nave di bandiera del viceammiraglio Canevaro, comandante in capo della Squadra internazionale. Per l’opera coraggiosa e di alto impegno militare e diplomatico prestata in quella missione fu decorato della croce di cavaliere dell’ordine militare di Savoia. Contrammiraglio nel 1898, ebbe l’importante carica di capo dell’ufficio di stato maggiore del ministero, corrispondente a quella odierna di capo di stato maggiore della Marina, per due anni e quindi fu comandante superiore del C.R.E. Nel 1903 assunse il comando della divisione navale oceanica in Estremo Oriente con insegna sull’incrociatore corazzato Vettor Pisani, partecipando alla campagna di Cina. Durante la permanenza in quei mari, egli, che già aveva partecipato a bordo dell’incrociatore corazzato Carlo Alberto agli esperimenti marconiani di telegrafia senza fili a grande distanza, comprese l’importanza che sarebbe derivata da un impianto radiotelegrafico da installare a Pechino, stabilendo in tal modo comunicazioni dirette con le navi nel Mar della Cina. La realizzazione di una grande stazione telegrafica nella Legazione italiana di Pechino fu conseguita in tempi brevi con l’opera di un valente ufficiale, il tenente di vascello Mario Grassi.
    Nel novembre 1903 lasciò il comando della divisione oceanica, essendo stato nominato ministro della Marina. Egli intui le esigenze dei nuovi tempi e si dedicò a una vasta opera di rinnovamento dando corso a un nutrito programma di costruzioni navali, tra le quali si ricordano le quattro navi da battaglia classe “Vittorio Emanuele”. Il suo ministero, che durò ininterrottamente fino al 12 dicembre 1909, fu fecondo di provvedimenti legislativi, di disposizioni organiche, di nuove istituzioni e opere, genuina testimonianza del suo profondo impegno Nel 1903 fu nominato senatore del Regno e nel 1906 fu promosso viceammiraglio. Mori a Milano il 24 marzo 1910.
    Quasi riprendendo vigore dallo stato agonico in cui era entrato, prima di spirare, pronunciò le note parole di vita navale “tutti in coperta! tutti al posto di manovra!”, espressione che confermava tutta la sua passione per le navi ed i suoi equipaggi.  In suo ricordo la Marina dedico al suo nome un esploratore in servizio dal 1916 al 1941.
    Tratto da Uomini della Marina 1861-1946 – U.S. Marina Militare.

    (*) per conoscere gli altri articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    Lazzaro “Rino” Pitzianti (Cagliari 24.3.1909 – Mare, 6.4.1941)

    di Francesco Melis 

    (Cagliari 24.3.1909 – Mare, 6.4.1941)

    Nasce a Cagliari il 24 marzo 1909,   Capo di 3^ classe meccanico imbarcato sul regio sommergibile Marcello, mancava il  all’affetto dei suoi cari in seguito ad azione di guerra il 6 aprile 1941, immolando la sua giovane vita per la Patria disperso nell’Oceano Atlantico.

    Attività operativa regio sommergibile Marcello
    In previsione dell’imminente entrata in guerra, il 5 giugno 1940 l’unità, al comando del capitano di corvetta Luigi Donini, prese il mare per portarsi in agguato offensivo nel tratto di mare prospiciente Capo Palos, ma fu costretta al rientro per una perdita di cloruro di metile dall’impianto di condizionamento, che aveva intossicato gran parte dell’equipaggio.
    Dopo le riparazioni l’unità riprese il mare. Fino all’ottobre 1940, effettuò tre missioni offensive in Mediterraneo, senza conseguire risultati di rilievo.
    Il 31 ottobre 1940 il Marcello, al comando del capitano di corvetta Carlo Alberto Teppati, salpò da Napoli e il 5 novembre attraversò lo Stretto di Gibilterra senza inconvenienti. Postosi in agguato al largo dell’Irlanda, il 17 gennaio 1941 avvistò un convoglio e si portò all’attacco; individuato dalla scorta avversaria, fu sottoposto ad un intenso bombardamento con lancio di numerose bombe la cui esplosione provocò una lesione alla cassa di assetto AV.

    Costretto ad interrompere la missione, nella navigazione di rientro attaccò con il cannone ed affondò il piroscafo belga Portugal da 1.550 tsl (20 gennaio 1941).
    Durante l’azione, un’ondata di eccezionale violenza trascinò in mare quattro uomini addetti al cannone, tre dei quali vennero tratti in salvo, un artigliere morì annegato.
    Rientrato a Bordeaux, il Marcello salpò il 6 febbraio 1941 per una nuova missione, ma non diede più notizie. 


    Nel dopoguerra gli inglesi hanno segnalato tre azioni antisommergibile, tutte avvenute il 21 febbraio 1941, che avrebbero potuto essere state la fine del Marcello:
    La prima ad opera del cacciatorpediniere Hurricane in posizione 56°19’ N e 7°59’ O;
    La seconda effettuata dal cacciatorpediniere Montgomery nel punto 59°00’ N e 17°00’ O;
    La terza condotta dalla corvetta Perwinkle in posizione 59°18’ N e 14°32’ O.
    Nessuna delle tre azioni coincide però con la zona d’agguato del Marcello dal 19 febbraio, cioè fra i paralleli 57° e 58° N.
    Altra possibilità è che autore dell’affondamento sia stato un idrovolante Short Sunderland della RAF, ma tale ipotesi è anch’essa poco probabile.
    Scomparvero con il sommergibile il comandante Carlo Alberto Teppani e 57 fra ufficiali, sottufficiali e marinai.
    Non vi furono superstiti fra gli uomini d’equipaggio.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    Spartaco Schergat (Capodistria, 12.7.1920 – Trieste, 24.3.1996)

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (Capodistria, 12.7.1920 – Trieste, 24.3.1996)

    Nacque a Capodistria (Pola) il 12 luglio 1920. Volontario nella Regia Marina dal marzo 1940, ed assegnato alla categoria Palombari, al termine del corso sostenuto presso la Scuola C.R.E.M. di San Bartolomeo (La Spezia) e brevettato palombaro, a domanda, entrò nella 1^ Squadriglia M.A.S. (successivamente – giugno 1941 – denominata 10^ Flottiglia M.A.S.) quale Operatore dei mezzi speciali d’assalto. Partecipò alle missioni di forzamento di Gibilterra del maggio e del settembre 1941 e all’impresa di Alessandria dell’alba del 19 dicembre dello stesso anno quando, 2° operatore del “maiale” condotto dal Capitano G.N. Antonio Marceglia portò il carico di esplosivo sotto la corazzata inglese Queen Elizabeth che, per lo scoppio della carica, affondò in porto rimanendo a lungo fuori dal conflitto per i danni riportati. Fatto prigioniero e condotto nel campo inglese n. 321 in Palestina, nell’ottobre 1944 rientrò in Patria partecipando alla guerra di liberazione nel Gruppo Mezzi d’Assalto. Congedato nel novembre 1945, fu iscritto nel Ruolo d’Onore nel grado di 2° Capo.
    E’ deceduto a Trieste il 24.3.1996

    Medaglia d’oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
    Eroico combattente, fedele collaboratore del suo Ufficiale dopo averne condiviso i rischi di un tenace, pericoloso addestramento, lo seguiva nelle più ardite imprese e, animato dalla stessa ardente volontà di successo, partecipava con lui ad una spedizione di mezzi d’assalto subacquei che forzava una delle più potenti e difese basi navali avversarie, con un’azione in cui concezione operativa ed esecuzione pratica armonizzavano splendidamente col freddo coraggio e con l’abnegazione degli uomini. Dopo aver avanzato per più miglia sott’acqua e superato difficoltà ed ostacoli di ogni genere, valido e fedele aiuto dell’Ufficiale; offesa a morte con ferma bravura, la nave attaccata, seguiva in prigionia la sorte del suo Capo, rifiutandosi costantemente di fornire al nemico qualsiasi indicazione; superbo esempio di ardimento nell’azione e di eccezionali qualità morali.” Alessandria, 18 – 19 dicembre 1941

    Altre decorazioni e riconoscimenti per merito di guerra:
    – Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Gibilterra, 1941);
    – Croce di Guerra al Valore Militare (Gibilterra, 1941);
    – Croce di Guerra al Valore Militare (Mediterraneo occidentale, settembre- novembre 1941);
    – Promozione a Sergente (1941).

    Nave Spartaco Schergat
    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Il  26 gennaio 2019, a Trieste presso lo stabilimento di Riva Trigoso, è stata varata la fregata “Spartaco Schergat”, Fregate Europee Multi Missione (FREMM)(*), commissionate a Fincantieri dalla Marina Militare Italiana nell’ambito dell’accordo di cooperazione internazionale italo-francese, con il coordinamento di OCCAR, l’organizzazione congiunta per la cooperazione europea in materia di armamenti.
    La madrina del varo è stata la signora Anna Rosa Aonzo Grillo, figlia della Medaglia d’oro al Valor Militare Giuseppe Aonzo.
    Nave “Spartaco Schergat” ha la capacità di operare in molteplici  situazioni tattiche.

    Caratteristiche tecniche
    Lunghezza di 144 metri
    Larghezza di 19,7 metri
    Dislocamento a pieno carico di circa 6.700 tonnellate
    Velocità superiore ai 27 nodi.

    (*) Il programma FREMM nasce dall’esigenza di rinnovamento della linea delle unità della Marina Militare della classe Lupo (già radiate) e Maestrale (alcune già in disarmo e le rimanenti prossime al raggiungimento del limite di vita operativo), costruite da Fincantieri negli anni Settanta.