Storia

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    12.4.1929, entra in servizio il regio sommergibile Antonio Sciesa

    di Carlo Di Nitto

    Il regio sommergibile oceanico “Antonio Sciesa” dislocava 1450/1904 tonnellate (emersione – immersione). Era stato impostato il 20 ottobre 1925 nei Cantieri Odero Terni di La Spezia. Varato il 18 agosto 1928, entrò in servizio il 12 aprile 1929.
    Appartenente alla classe “Balilla”, progettata per lunghe navigazioni al di fuori del Mediterraneo, dal 14 settembre 1933 al 25 febbraio 1934 partecipò ad una lunga ed impegnativa crociera che dal mar Rosso, tramite la circumnavigazione del’Africa, prevedeva il rientro in Italia attraverso lo Stretto di Gibilterra. Il battello, in questa esperienza, dimostrò buone qualità per operare per lunghi periodi in mari caldi.
    Nel novembre 1936 operò in appoggio alle forze franchiste durante la guerra di Spagna.
    Allo scoppio del Secondo Conflitto mondiale effettuò missioni in Adriatico, sulla costa orientale della Sicilia, nelle acque nord africane ed egiziane.
    Dal marzo 1941 al maggio 1942 fu posto in disarmo. Nel giugno 1942 ritornò operativo destinato, per il suo elevato tonnellaggio, in missioni di trasporto di carburante, viveri e munizioni per il fronte libico. Il 6 ottobre 1942 attaccò con siluro un sommergibile nemico, ma pur avendo avvertito un forte scoppio che fece pensare all’affondamento del battello avversario, questo attacco non venne mai riconosciuto da parte britannica.

    Il 3 novembre 1942 partì da Taranto per Tobruk con 85 t. di munizioni. Il 6 arrivò nel porto di destinazione. Lo stesso giorno, alle ore 16.00, durante le operazioni di discarica, fu colpito da tre bombe durante un attacco aereo. Durante l’attacco caddero sull’unità 23 uomini (5 ufficiali e 18 tra sottufficiali, sottocapi e comuni). Venne quindi portato all’incaglio nel vano tentativo di recuperarlo.
    Il 12 novembre 1942, lo scafo semi affondato fu fatto saltare prima dell’abbandono della base.
    Fu radiato ufficialmente dai ruoli del Naviglio Militare il 19 ottobre 1946.
    Nel 1949 il relitto fu riportato a galla da maestranze italiane, rimorchiato a Taranto e successivamente demolito.
    Ebbe la sigla SC e il suo motto fu “Tiremm innanz”.
    ONORE AI CADUTI

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    12.4.1942, varo del regio sommergibile Nichelio

    di Carlo Di Nitto

    Battello della classe 600, serie “Platino”, il regio sommergibile Nichelio dislocava 710/870 tonnellate (emersione/immersione). Varato il 12 aprile 1942 presso i Cantieri O.T.O di La Spezia, era entrato in servizio il 30 luglio successivo. Fino alla data dell’armistizio effettuò 19 uscite operative tra le quali vanno evidenziate quella del 18 gennaio 1943, durante la quale colpì un aereo che l’aveva attaccato con bombe e mitragliando; quella del 12 luglio 1943 durante la quale mise in fuga alcune motosiluranti nemiche che l’avevano attaccato nell’attraversare lo Stretto di Messina e quella del 19 luglio 1943 quando verosimilmente affondò un piroscafo con una coppia di siluri. Alla data dell’8 settembre 1943, obbedendo agli ordini ricevuti, si consegnò a motosiluranti inglesi che lo scortarono prima a Salerno e poi a Malta. Rientrato a Taranto, fino alla fine delle ostilità effettuò altre 45 uscite operative, tra le quali ben 7 per far sbarcare operatori su coste controllate dai tedeschi.
    Fu radiato il 01.02.1948 e consegnato in conto riparazioni danni di guerra all’U.R.S.S. il 07.02 successivo, con la sigla Z 14 al posto del nome. E’ rimasto in servizio nella Marina sovietica fino al 1960.

    Nella foto, il battello è ripreso quando si consegnò alle motosiluranti inglesi (sullo sfondo una ML “Fairmile B” britannica) conseguentemente alla proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943.
    Una triste foto …

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    Stefano Pugliese (Catanzaro, 12.4.1901 – Cirò, 22.8.1978)

    a cura Filippo Bassanelli

    BANCA DELLA MEMORIA(Catanzaro, 12.4.1901 – Cirò, 22.8.1978)

    Filippo Bassanelli per www.lavocedeòmarinaio.comStefano Pugliese è nato a Catanzaro il 12 aprile 1901. Allievo dell’Accademia Navale di Livorno dal settembre 1915, nel luglio 1920 conseguì la nomina a Guardiamarina, imbarcando su unità della Squadra Navale dove assolse vari incarichi e partecipò a lunghe crociere addestrative all’estero. Dopo aver conseguito il brevetto D.T. (Direttore del Tiro), ebbe imbarchi su navi da battaglia e nel febbraio 1934 ebbe, per 15 mesi, il comando del sommergibile Nereide. Promosso Capitano di Corvetta nel dicembre dello stesso anno, imbarcò sull’incrociatore Pola con l’incarico di 1° Direttore del Tiro. In seguito ebbe il comando del sommergibile Balilla sul quale partecipò ad alcune missioni speciali durante la guerra civile spagnola. Promosso Capitano di Fregata nel gennaio 1939, nel maggio successivo ebbe l’incarico di Comandante in seconda sull’incrociatore Giuseppe Garibaldi, rimanendovi fino al novembre 1940, allorché assunse il comando dell’incrociatore San Giorgio, impegnato nella difesa antinave e contraerea della rada di Tobruk. Il 22 gennaio 1941, delineandosi l’imminente caduta in mani nemiche della Base Navale di Tobruk, sosteneva ferma e valorosa azione di comando, intervenendo efficacemente in funzione antiaerea e battendo obiettivi terrestri e, ricevutone l’ordine, ordinò l’autoaffondamento dell’unità al suo comando la cui bandiera fu, in seguito, insignita di Medaglia d’Oro al Valor Militare… ma il suo cannone continuava a sparare sempre!
    Regia nave San Giorgio - www.lavocedelmarinaio.comTratto prigioniero e rimpatriato al termine del conflitto nel grado di Capitano di Vascello – che aveva ottenuto nel dicembre 1942 – ebbe vari incarichi tra i quali quello di Capo di Stato Maggiore della 5a Divisione Navale, il comando dell’incrociatore Montecuccoli e quello del Deposito C.E.M.M. di Taranto. Promosso Contrammiraglio nel gennaio 1950, Ammiraglio di Divisione nel marzo 1954 e Ammiraglio di Squadra nel dicembre 1957, resse, in questi gradi, il comando D.A.T. Marina, il Comando Autonomo M.M. della Sicilia e quello della 2a Divisione Navale. Destinato al Ministero Marina con l’incarico di Direttore Generale per il personale del C.E.M.M., nell’ottobre 1959 ebbe il comando del Dipartimento M.M. dello Ionio e del Canale d’Otranto ed il 30 novembre 1962 assunse il comando NATO dell’Area del Mediterraneo Centrale con sede a Napoli. Il 13 aprile 1964 venne posto in ausiliaria per limiti d’età. Mori a Cirò (Catanzaro) il 22 agosto 1978.

    Stefano Pugliese Capitano di Fregata - www.lavocedelmarinaio.com
    Medaglia d’Oro al Valor Militare (*)
    Comandante di incrociatore corazzato di tipo antiquato, assegnato alla difesa fissa antinave e contraerea di Piazzaforte Marittima oltremare, continuamente sottoposta all’offesa aerea delle vicine basi dell’avversario, sosteneva con incrollabile fermezza e valorosa azione di comando l’ardua missione. Investita la Piazzaforte da forze soverchianti, interveniva efficacemente anche contro obiettivi terrestri e, ricevuto l’ordine, faceva abbandonare ordinatamente la nave dopo averne predisposto la distruzione. Tornato a bordo con pochi animosi, nell’imminenza dell’invasione della località, per accertare ed accelerare la combustione delle micce di accensione, pur avendo constatato che l’incendio sviluppatosi presso il deposito munizioni centrale ne rendeva imminente la deflagrazione, con eroica perseveranza assicurava l’innescamento degli altri depositi per rendere totale la distruzione della nave finché, sorpreso dalla sopravvenuta deflagrazione dava, nella tormentosa situazione creata da successive esplosioni e dalla nafta incendiata, prove mirabili di serenità e di forza d’animo.
    Tobruk, 26 novembre 1940 – 22 gennaio 1941.

    (*) La motivazione della M.O.V.M. suona esattamente come se fosse stata concessa alla Memoria e Stefano Pugliese fosse caduto nella deflagrazione della sua nave. In realtà si trattò di un curioso equivoco, in quanto il comandante del San Giorgio si era salvato ed al momento della decorazione si trovava prigioniero nel campo di concentramento di Yol, in India. Egli, all’oscuro delle notizie che giungevano dalla patria, ignorò di essere stato decorato fino a quando non fu informato dai nuovi prigionieri, mentre in Italia si credette che fosse morto.
    La targa di bronzo raffigurante San Giorgio che uccide il drago fu saldata ed esposta nel cannone 53 del D562 della nuova nave consegnata alla Marina nel 1955.
    Il campo di Yol ebbe il singolare privilegio di custodire il fior fiore dei decorati italiani di Medaglia d’Oro. Insieme a Pugliese vi erano tenuti prigionieri Durand de la Penne, Marceglia e Martellotta (catturati dopo l’impresa di Alessandria del 19 dicembre 1941) e Luigi Faggioni, fatto prigioniero dopo aver affondato con un MTM l’incrociatore York a Suda (25 marzo 1941).
    Solo il sommergibile Scirè ha ottenuto la M.O.V.M. nella storia della Regia Marina; altre M.O. sono state assegnate alla flottiglia di torpediniere dei “Dardanelli”, alla flottiglia MAS Alto Adriatico ed alla X MAS.

    regia nave San Giorgio nella baia di Tobruk - www.lavocedelmarinaio.com

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    Elia Soriente (Torre Annunziata (NA), 12.4.1922 – Mare, 1.4.1942)

    a cura di Vincenzo Marasco(*)  e Antonio Papa – Centro Studi Storici “Nicolò d’Alagno”

    (Torre Annunziata (NA), 12.4.1922 – Mare, 1.4.1942)

    Alla lieta e cara memoria del Sottocapo Palombaro Soriente Elia, Figlio di Torre Annunziata.

    Questa altra breve storia che voglio raccontare ha anch’essa inizio a Torre Annunziata. Precisamente in quel suo comprensorio, che nei primi anni del Secolo Breve, era considerato ai locali per lo più come un luogo riservato alla borghesia locale, in quanto meno urbanizzato e lontano dal trambusto di quegli agglomerati cittadini in cui era relegato per lo più il popolo torrese.
    Così, nella nascente via Vesuvio, che agli inizi degli anni ‘20 non era altro che una piccola arteria circondata da rigogliosi giardini e su cui si affacciavano poche villette e palazzotti, che dalla industriosa Torre Annunziata menava al più rurale borgo di Trecase, il 12 aprile del 1922 da Francesco e Iovino Lucia, al civico 61, nasce Elia Soriente.
    Elia, per Francesco e Lucia era quel figlio maschio tanto atteso e voluto, considerato come un dono del cielo. Ma a parte le emozioni terrene, egli, come tanti torresi ancora oggi si considerano, nasce come figlio del mare, e attratto da quell’elemento principe in quella lingua di terra dove è cresciuto, un giorno insieme ad un suo caro amico decise di intraprendere la “Carriera”. Fu così che lui e De Santis, il cui nome non ci è dato ricordare, partirono alla volta di Taranto arruolandosi in quella gloriosa Regia Marina Italiana, considerata la regina del Mediterraneo.
    Dai racconti vivi nelle memorie dei suoi parenti, nipoti e cugini, che sono cresciuti con il suo ricordo, si apprende che i due vennero fin da subito assegnati all’equipaggio dell’Incrociatore leggero Giovanni delle Bande Nere, e che solo pochi giorni dal momento della partenza dell’unità navale per un’operazione di guerra in mare aperto, avvenuta da Messina nelle prime ore della notte del 20 marzo del 1942, i due vennero divisi: toccò al De Santis sbarcare e salire a bordo di un’altra unità navale della Marina.
    Fu così che il destino di Elia cominciò a prendere la sua forma e a manifestarsi.
    Il Giovanni delle Bande Nere, uscito dal porto di Messina, così come gli venne ordinato da Supermarina, insieme alla XIII Squadriglia Cacciatorpediniere, incrociò la rotta verso il Sud del Mediterraneo con lo scopo di intercettare un convoglio navale inglese partito da Alessandria e diretto verso Malta.
    L’operazione non partì sotto il buon auspicio meteorologico. Ciò è dimostrato dai notevoli ritardi accorsi sulle partenze degli incrociatori pesanti, sempre da Messina che facevano parte della stessa divisione navale, i quali a causa del forte vento da SE ebbero problemi a lasciare gli ormeggi. Ma nonostante questo l’operazione andava portata a compimento, nonostante il mare dalla mattinata del 21, montato da un fortissimo vento di Scirocco, divenisse sempre più impetuoso.
    Nella tarda mattinata del 22, l’intera Divisione Navale comandata dall’Ammiraglio Iachino, arrivata poco lontani del Golfo della Sirte, incrociò a lunga distanza il convoglio inglese. Le due squadre cominciarono così a studiarsi con manovre di grande perizia e, lì dove potevano, a scambiarsi colpi di artiglieria navale. Nonostante le condizioni meteo marine fossero in ulteriore peggioramento e rendessero difficile sia la navigazione, sia il contatto visivo tra i convogli che la precisione dei tiri dei cannoni, l’inseguimento e lo scontro tra italiani e inglesi durò per tutta la giornata.
    Alle 16.44, ad avere il primo successo fu proprio il Giovanni delle Bande Nere su cui era imbarcato Elia, che da 14.000 metri centrò con una salva da 152mm l’incrociatore inglese Cleopatra di scorta al convoglio e ammiraglia in quel frangente, arrecandogli seri danni all’angolo destro poppiero della controplancia, lì dove vi erano i sistemi di tiro contraereo. Oltre ciò, per quella salva, il Cleopatra perse 16 marinai.
    Calato il buio volse a termine anche la battaglia, passata poi alla storia come seconda battaglia della Sirte.
    Dopo il combattimento tra le due Marine fu la tempesta di Scirocco, che nel frattempo si era scatenata oltre ogni aspettativa, a rendere alla flotta italiana difficile il rientro verso Messina e Taranto.
    A soffrire più di tutti furono le navi cacciatorpediniere come la Giovanni delle Bande Neve, che per contenere il fortissimo rollio furono costrette a ridurre sensibilmente la velocità di navigazione. Ma nonostante tutti gli accorgimenti presi, i danni del maltempo causato alle unità minori furono ingenti, tanto che due di queste, la Scirocco, ironia della sorte, e la Lanciere, all’alba del 23 marzo vennero affondate dalle sferzate di un mare arrivato fino a forza 8!
    Il Giovanni delle Bande Nere, con un equipaggio già stremato dalla lunga battaglia e da una navigazione difficilissima, proseguì in libertà di manovra verso Messina, presentandosi nel primo pomeriggio del 24 alle sue ostruzioni senza non poche avarie.
    Vista la situazione precaria della nave, bisognosa di urgenti interventi riparatori, venne deciso di cantierizzarla presso La Spezia. Ed è così che la mattina del 1° aprile del 1942, effettuato il posto di manovra, il Giovanni delle Bande Nere, scortato dall’Aviere, dal Fuciliere e dal Libra – quest’ultimo subito rientrato per un’avaria – lasciano l’ormeggio di Messina per dirigersi verso la base navale spezzina.
    Ma c’era poco da stare tranquilli e l’equipaggio lo sapeva benissimo. In quel periodo nessuna navigazione poteva definirsi sicura, maggiormente per un’unità navale malconcia come lo era in quel momento il Giovanni delle Bande Nere.

    Il Sottocapo torrese Elia Soriente, che aveva stretto e sposato l’indissolubile legame col mare, lo sapeva benissimo!
    Alle 8.41 il convoglio navale italiano venne intercettato dal sommergibile britannico Urge, in appostamento nei pressi dell’Isola di Stromboli, lì dove vi era l’accesso settentrionale allo Stretto di Messina. Alle 8.54, l’Urge, già in posizione di tiro, come il cacciatore si pone di fronte alla sua preda, da una distanza di quasi 5000 metri lancia 4 siluri verso il Bande Nere. Dopo alcuni minuti una prima esplosione si verificò a centro nave, seguita da un’altra dopo nemmeno dieci secondi dalla prima: era arrivata la sua fine e con essa si stava compiendo anche il destino del nostro Elia Soriente.
    La nave colpita al cuore, nemmeno in due minuti, sbandò, si piegò nel suo centro fino a spezzarsi in due tronconi che presero la forma di due braccia alzate al cielo nel tentativo di una vana richiesta d’aiuto. Quel momento cruento durò nemmeno tre minuti e della Regia Nave Giovanni delle Bande Nere non restò più nulla se non tanti ricordi e una miriade di storie appartenenti ai suoi marinai, tra cui vi è quella del giovanissimo Elia Soriente, che sarebbe diventato ventenne da lì a qualche giorno.
    Dei 772 marinai del suo equipaggio, 381 scomparvero tra i flutti. Chi ebbe la fortuna di salvarsi, successivamente, ebbe modo poi di raccontare ogni attimo di quanto accadde in quel momento, rendendo così viva la Memoria di quei loro compagni scomparsi tra l’immensità del mare.
    Evviva il Sottocapo Palombaro Elia Soriente!

    Fonti: Archivio Anagrafe di Torre Annunziata, sez. Leva;
    www.difesa.it/Il_Ministro/Onorcaduti.it;
    www.conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.com;
    www.regiamarina.netwww.elgrancapitan.orgwww.world-war.co.uk.
    (*) digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome per conoscere gli altri suoi articoli. 

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    12.4.1917, impostazione della regia nave Palestro

    di Carlo Di Nitto

    Il regio cacciatorpediniere Palestro, classe omonima, dislocava 1180 tonnellate a pieno carico. Costruito nei Cantieri Orlando di Livorno, era stato impostato il 12 aprile 1917, varato il 23 marzo 1919 ed era entrato in servizio il 26 gennaio 1921.
    Poco dopo l’entrata in servizio, il 3 marzo 1921, fu inviato ad Antibes (Francia) per trasportare in Italia la salma di Re Nicola del Montenegro e la famiglia reale.
    Aggregato alla Divisione Navi Scuola, fu poi prevalentemente destinato a Livorno per lavori ed esercitazioni degli allievi dell’Accademia Navale.
    Dal luglio 1924 entrò a far parte dell’Armata Navale svolgendo normale attività addestrativa e di squadra nel Tirreno, toccando anche acque libiche e greche.
    Nel 1929 e nel 1930, fu inviato in missione in Turchia, in acque albanesi e nel Dodecaneso con altre unità di squadra.
    Dal 1931 al 1934 esplicò modesta attività locale e crociere in acque libiche, del Medio Oriente e delle isole italiane dell’Egeo.

    Nel 1935 fu inviato in Mar Rosso dove fu molto attivo. Quindi rientrò in Mediterraneo, nelle acque della Cirenaica dove fece base a Tobruk per circa due anni.
    Ritornato in Italia, il 1° ottobre 1938 fu declassato a torpediniera e destinato a Venezia dove esplicò discreta attività dipartimentale in Alto Adriatico.
    Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale venne impiegato nella difesa del traffico con l’Albania e missioni antisom nel Basso Adriatico.
    Il 22 settembre 1940, verso mezzogiorno, era partito da Durazzo di scorta a tre piroscafi diretti a Bari. Alle ore 18.20 furono avvistate tre scie di siluri lanciati dal sommergibile inglese “Osiris”. La pronta manovra non riuscì tuttavia ad impedire che uno degli ordigni scoppiasse all’altezza della plancia, spezzando la nave in due. La parte prodiera affondò immediatamente abbattendosi sulla dritta, mentre la poppiera si inabissò dopo circa quattro minuti.
    Erano le ore 18.30. Nell’affondamento persero la vita 72 Marinai.
    Il suo motto fu “Qui vi è gloria per tutti”, frase pronunciata nel 1859 dal re Vittorio Emanuele II durante la battaglia di Palestro.
    ONORE AI CADUTI !

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    Quando i figli dei marinai si incontrano in rete

    di Francesco Venticinque, Valerio Civetta e Salvatore Caruso

    …e dialogano, in data 16.3.2019, sul profilo Facebook di Ezio Pancrazio Vinciguerra.

    Francesco Venticinque Ciao Ezio, il mio papà, l’ottavo da destra , seduto in prima fila.


    Francesco Venticinque Dragamine Castagno. Passaggio sotto il ponte girevole – Taranto 07.07.1956 . D.M. Capo 2.a Classe Tm/Mn….il mio papà.

    Ezio Pancrazio Vinciguerra
     Buonasera Francesco Venticinque carissimo e stimatissimo, sono foto storiche bellissime che apprezzo tantissimo e condivido nella banca della memoria.
    Mi piacerebbe se mi scrivessi qualcosa del tuo papà in modo da celebrarlo sul sito e quindi a perenne memoria sulla già citata banca della memoria. Grazie.

    Francesco Venticinque Ciao Ezio, grazie . Lo farò! Ti abbraccio.

    Francesco Venticinque Primo corso Motoristi Regia Marina. Sede Grandi Motori Navali Fiat -Torino – per addestramento nuova motorizzazione sommergibili classe Millelire e Durbo .

    Civetta Valerio Il mio Papà è in seconda fila dal basso verso l’alto 6°, da destra a sinistra (Civetta Giovanni)

    Civetta Valerio Poi imbarcato sul Regio Sommergibile Berillo.

    Francesco Venticinque Era conoscitore della foto? I nostri papà! Il mio , …..poi capo macchina del regio sommergibile Millelire ed a seguire del Durbo.

    Civetta Valerio Si la foto c’è l’ho anch’io, come l’ho vista l’ho riconosciuta subito. Mio Padre classe 1921 ha fatto anche il CREM di Pola.

    Francesco Venticinque Anche il mio.

    Civetta Valerio Sono contento di conoscerti…

    Francesco Venticinque Anch’io. Ci accomuna essere figli di veri tecnici …sommergibilisti …bellici. Buona serata.

    Civetta Valerio Buona serata Francesco …sono stato in Marina anch’io scuole CEMM – Em corso 72VA. …2 anni alle scuole. Poi imbarcato sul Cacciatorpediniere Impavido.

    Francesco Venticinque Anch’io, …tanti anni.

    Civetta Valerio Ho notato che la Tua foto è un po’ rovinata …appena posso ti scannerizzo la mia e te la mando.
    Francesco Venticinque Ok.

    Salvatore Caruso Carissimo Direttore bellissimi ricordi

    Ezio Pancrazio Vinciguerra
     LEGGERE I VOSTRI COMMENTI DI FIGLI E DI AMICI E’ RESPIRARE OSSIGENO PURO CHE DISINCROSTA, SEMPRE DI PIU’, QUESTO CUORE PECCAMINOSO DI MARINAIO EMIGRANTE DI Emigrante di poppa PER SEMPRE (MA VOTATO A DIO, PATRIA E FAMIGLIA).

    • SE VI DICO CHE VI VOGLIO BENE, MI CREDETE?
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    Fiorenzo Locci (Monastir 12.4.1918 – Mare, 1.4.1942)

    di Michael Locci e Pamela Laura Foddis

    (Monastir 12.4.1918 – Mare, 1.4.1942)

    … riceviamo e con immenso orgoglio misto a commozione pubblichiamo.

    Salve,
    sono Michael Locci pronipote del Sottocapo Cannoniere Fiorenzo Locci  deceduto il 1° aprile 1942 sul regio incrociatore Giovanni delle Bande Nere.


    Vorrei inviarli delle foto, come scopo storico e anche per ricordarlo…
    Vi ringrazio anticipatamente.


    Lo zio era nato a 
    Monastir il 12 aprile 1918.
    Saluti.